L'Assoluto - Prima causa - Natura dell'Assoluto - Differenza fra "Panteismo" e "Dio Assoluto" -
Come conciliare il concetto di "movimento" con "l'eterno presente" - Il male (come può esserci nell'Assoluto) -
...Come spiegare chiaramente ciò, Padre?...
L'Assoluto Con
l'accenno di tempo e di spazio in dio, che abbiamo riportato alla fine del
capitolo precedente, i nostri Istruttori hanno voluto introdurci al tema di
Dio-Assoluto che è il fulcro di tutto il loro insegnamento. Il
lettore che si avvicina per la prima volta a queste pagine sull'Assoluto,
facilmente sarà coinvolto dal susseguirsi serrato degli argomenti, dalla logica
della dimostrazione e dalla profondità dei temi, la sui intesa interiorità
nasce dalla fusione di elementi del misticismo orientale, con una razionalità
di chiaro stampo occidentale. Il
lettore potrà anche rimanere a prima vista perplesso, come per qualcosa che
nella globalità gli sfugge: eppure, da queste pagine, ora distaccate, ora
incandescenti di passione dialettica, ora ironiche, ora accese di preghiera,
traspare l'invito costante ad un impegno, ad un compito, si potrebbe dire, cui
l'uomo non può sfuggire, soprattutto oggi che una indefinibile e sottile
scontentezza di sé ed un più grande
bisogno di certezze, sembrano allontanarlo dal pensiero filosofico e dalla * * * Può
darsi che l'uomo non possa mai comprendere Dio, tuttavia questa opinione non lo
esonera dal meditare su questo argomento, non fosse altro per capire come Dio
non può essere. Se noi vogliamo capire la realtà nella quale viviamo e che
cerchiamo di affrontare da diversi punti di vista, ottenendo un bagaglio di
pensieri e conoscenze chiamato cultura, non possiamo prescindere dall'idea di
Dio. Si
tratta di vedere se l'uomo di media cultura di questa civiltà possa farsi
un'idea di Dio che non sia un oltraggio alla ragione e che, al tempo stesso,
sia aderente alla Realtà. In
quest'epoca di grande razionalità, forse, non può Siccome
a Dio si fa risalire l'origine di tutto quanto esiste, prima di credere che Dio
esista è lecito che l'uomo di questa civiltà si domandi se l'Esistente ha Se, invece, si può ragionevolmente credere che il Cosmo - ossia l'insieme degli universi - finisca consumato dalla sua stessa esistenza, allora è chiaro che tutto quanto è esistito, esiste, esisterà non è Tutto in senso assoluto. Infatti, oltre a quello, esiste per lo meno una causa generatrice, cioè una causa che era prima che l'Esistente fosse. Si
sa che le osservazioni sistematiche degli astronomi moderni hanno portato alla
constatazione che noi viviamo in un Cosmo in espansione, cioè che gli universi
si Divergono
invece sullo sviluppo: infatti, secondo la La
giustezza di questa ipotesi è confermata dalla formula einsteiniana, secondo
cui la massa di un corpo in movimento è eguale alla massa dello stesso corpo a
riposo, diviso la radice quadrata di uno meno il quadrato della velocità a cui
è sottoposto il corpo diviso il quadrato della velocità della luce (1). Secondo
l'altra ipotesi, invece, gli universi, raggiunto un punto dello spazio,
invertirebbero la marcia e tornerebbero a concentrarsi nel punto ideale dal
quale partirono e dove, a seguito di una nuova esplosione, nuovamente ripartirebbero;
e così via. In
primo luogo, si può osservare che il limite dove, Ora,
ciò che è limitato non può avere una durata illimitata, e questo ci dovrebbe
bastare per concludere che se il Cosmo finisce, è chiaro che ha avuto
un'origine e quindi una causa. Ma è preferibile invece proseguire nell'esame
delle due ipotesi per vedere se ci conducono ad una diversa conclusione. (1) (N.d.R.): Mm=Mr--------------- _________ V 1 - v2 --- c2 Ora,
seguendo una rigorosa posizione ateistica, si dovrebbe evidentemente prendere
in considerazione solo la seconda ipotesi; infatti, se si ammette la prima, si
ammette la fine del Cosmo, e quindi l'inizio, e quindi la causa. Si deve invece
vedere se è possibile ragionevolmente credere che il Cosmo sia una sorta di
perenne "pulsazione", un moto
perpetuo di questi corpi celesti, oppure una trasformazione continua della
materia che lo compone. Il "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si
trasforma" sembrerebbe confermare questa ipotesi. Il
principio della conservazione della massa, dichiarato universalmente valido
dalla meccanica classica, ed il principio di conservazione dell'energia - visto
che si è scoperta la relazione che lega la massa all'energia - sono stati
invece smentiti in modo decisivo dalla scoperta dell'energia atomica: non solo,
ma anche più recentemente, dall'esame di certi fenomeni che avvengono nello
spazio intergalattico. Ora la cultura non specialistica dell'uomo medio di
questa civiltà non gli consente di addentrarsi con osservazioni scientifiche
nell'esame di eventi cosmici, ma egli può tuttavia capire dai fatti con cui si
scontra tutti i giorni, un principio molto importante e, cioè, che per fare un
lavoro ci vuole energia e che nessuna macchina e nessun sistema produrrà mai
più energia di quanta ne consumi, altrimenti il moto perpetuo non sarebbe un
assurdo meccanico. In
teoria, possiamo immaginare un moto rettilineo uniformemente accelerato che
prosegua all'infinito; oppure un gas che non divenga mai l'omonimo liquido a
qualunque pressione e raffreddamento sia sottoposto: il gas vero di Gay Lussac.
Oppure possiamo credere nello spazio come lo postula la meccanica classica,
cioè uno spazio tridimensionale, infinito, vuoto, permeabile dalla materia,
indeformabile. Ma tutto ciò non corrisponde alla realtà fisica, perché la
realtà fisica è diversa dal mondo delle astrazioni. Lo
spazio esistente sembra più simile a quello postulato Dunque
si può ragionevolmente pensare che, se il moto di va e vieni dal centro alla
periferia dei sistemi stellari si ripetesse indefinitamente, l'energia
necessaria a questo moto - ancorché si rigenerasse in qualche modo, magari a
spese della massa della materia - non si rigenererebbe mai in misura totale,
per cui a lungo andare sarebbe la stasi, cesserebbe il moto del Cosmo. Che
poi questa stati riguardi il divenire della materia o la materia in se stessa,
per l'aspetto che ci si è posti del problema, non fa alcuna differenza perché -
in conclusione - se il divenire cessa vuol dire che ha avuto un inizio ed una
causa e questo ci basta. Tuttavia
è più logico pensare che se cessa il moto in seno al Cosmo, non cessa solo il
moto di traslazione degli universi, ma cessa il moto delle particelle e dei
corpuscoli in seno alla materia e quindi cessa la materia e cessa lo spazio
emanazione della materia e cessa il tempo dimensione dello spazio. Dunque,
tutto ci porta ragionevolmente a credere che il Cosmo - per quanto immenso
possa apparire - è limitato e destinato a finire, con la materia che lo
compone, con lo spazio ed il tempo in cui sono localizzati gli eventi cosmici. Se
il Cosmo finisce è chiaro che ha avuto un inizio e se ha
avuto un inizio è chiaro che deve esistere una causa generatrice. Ecco
che l'uomo di media cultura della nostra civiltà, con i mezzi di cui dispone,
cioè la sua intelligenza e le sue conoscenze, può credere a Dio senza fare
alcuna affermazione fideistica. Naturalmente, tutte queste affermazioni sono
ipotetiche, ma se esse si fondono su dati di fatto e sulla logica, si può
tenerle in considerazione fino a che non siano smentite in qualche modo; ciò
non è contrario né alla ragione né alla scienza positiva. Per convincersi di
questo, basta pensare che anche la concezione atomica della materia è
un'ipotesi di questo tipo e noi tutti siamo a conoscenza di quanta strada sia
stata fatta dalla scienza positiva con questa concezione. Se
quindi si identifica la "prima causa" con dio, potendo credere che
l'Esistente abbia una causa, fino da ora si potrebbe ammettere l'esistenza di
Dio. Però è preferibile ragionare su questa "causa" per vedere in
quale Dio si possa credere. Prima
causa La
"prima causa", antecedente al tempo, allo spazio, alla materia, deve
essere necessariamente diversa da tutto quanto cade sotto la nostra attenzione
nel mondo dei finito, del limitato, del transitorio. si può immaginare che il
rapporto esistente fra questa prima causa ed effetto nello spazio-tempo. Anche
senza addentrarsi in considerazioni sul rapporto che esiste fra causa ed
effetto nella realtà fisica (che, per altro, è messo in dubbio da taluni che
non lo ritengono realmente esistente, ma lo ritengono frutto della nostra
abitudine a considerare costanti i legami fra certi fenomeni osservati) si può
capire che causa ed effetto, azione e reazione quali la scienza li coglie, sono
eventi spazio-temporali, che appartengono cioè ad un dato tipo di realtà, ma
che di tutt'altra natura deve essere il rapporto che lega questi tipi di realtà
con ciò che ne ha determinato l'esistenza. Perciò,
solo per comodità di linguaggio si può chiamare "prima causa" la
realtà antecedente alla Realtà esistente, tenendo presente che il rapporto che
esiste tra queste, è tutto da determinare. La
causa del Tutto, cioè la "prima causa", deve essere indipendente da
tutto, deve essere la "prima causa increata", altrimenti si dovrebbe
spostare l'esame fino a trovare la causa esistita da sempre. Poiché
siamo al di fuori del tempo e dello spazio, è opportuna una precisazione, cioè
sostituire l'avverbio di tempo "sempre" con un vocabolo più adatto:
"eternamente", perché nel linguaggio comune si confonde il
significato di "eterno", con quello di perpetuo e di perenne.
"Eterno" significa senza tempo, mentre "perpetuo" è
qualcosa che ha avuto un inizio e che continua in un supposto tempo senza fine. Dunque,
la prima causa è eterna. Se è eterna - cioè senza assoluta,
illimitata, infinita, onnipresente e se si confrontano i caratteri di questa
"prima causa" con quelli universalmente riconosciuti dalle filosofie
e dalle religioni a Dio, vediamo che si può chiamare questa "prima
causa" Dio. Se
è onnipresente è a contatto del Tutto, niente quindi può esserle ignoto; allora
è onnisciente. Osservando poi con quanto ordine e intelligenza si svolge la
vita naturale del creato, è impossibile non ammettere che altrettanto ordine,
equilibrio, intelligenza non siano in ciò che ne è stato la causa. E proprio il
generato ci conduce a fare un'altra considerazione e, cioè, che non si più
pensare che tutto quanto esiste sia stato tratto dal nulla, ma piuttosto che
Dio l'abbia tratto da se stesso, cioè che sia stato "emanato". Non
solo, ma non si può pensare all'emanato come a qualcosa di staccato da Dio, che
viva autonomamente senza negare a Dio il Suo carattere assoluto; perciò
l'Emanato deve rimanere in Dio e non si può quindi pensare a Dio e alla sua
creazione, come a due momenti diversi. L'Emanato non solo deve restare in Dio,
ma deve esservi sempre stato. Se
allora, causa e causato sono una realtà unica, Certo,
deve esservi un modo comprensibile che concilia questi due aspetti del
problema, ed è proprio da questa spiegazione che debbono scaturire i valori
antropologici, non il contrario. Errato sarebbe da valori umani immaginare la
realtà di Dio e su quelli creare un'etica: ma proprio questo errore è stato
fatto: cioè, partendo da ciò che i nostri sensi ci fanno ritenere realtà, gli
uomini hanno tratto tutte quelle concezioni del divino che ne fanno un Essere
antropomorfico, se non nell'aspetto, per lo meno nel comportamento. Invece
ci pare più proprio pensare che Egli sia la "causa di tutto", come è
stato postulato deducendo che "causa" e "causato" debbono
essere un'unica Realtà. Se
ci soffermiamo sul concetto dell'unica Realtà e Ogni
realtà, in effetti, fa parte di una sola Realtà: Dio. Perciò il percepire noi
stessi ed il mondo nel quale viviamo come avulsi da Dio, è una percezione
errata, illusoria. Ma anche nel giuoco di questa illusione, ogni E
se Egli è l'Assoluto assolutamente indivisibile, ogni Sua parte risultante da
un virtuale frazionamento non può che essere il relativo, relativamente
divisibile. Perciò
ogni manifestazione cosmica è relativamente divisibile. Ciò è vero per il
tempo, lo spazio, la materia, gli esseri della manifestazione. Infatti
se, per esempio, lo spazio fosse assolutamente indivisibile, si
identificherebbe con Dio; e se fosse infinitamente divisibile si
identificherebbe con il "vuoto", con il "nulla". Ma il
concetto di spazio è legato a quello di estensione, ed il concetto di
estensione è legato a quello di materia, perciò non può esistere uno spazio che
non sia legato in qualche modo alla materia; non può esistere uno spazio
assolutamente vuoto, perché se anche questo spazio esistesse, non potrebbe
avere alcuna dimensione, alcuna concretezza, alcuna entità. Lo
stesso principio di relativa divisibilità fa sì che gli esseri della
manifestazione siano, nella loro teoria di "sentire", susseguenti
l'uno all'altro, in numeri finiti. Cioè
i vari "sentire", che siamo noi, che sono il nostro Inoltre,
se gli esseri della manifestazione cosmica sono in numero finito, neppure le
manifestazioni sono infinite perché, se lo fossero, Dio sarebbe unicamente
manifestazione e noi sappiamo che Egli è il Manifestato ed il Non-manifestato. Perciò,
se noi potessimo anche sommare tutti gli esseri Di
infinito non c'è che Lui, cioè Dio. Dio
non può che essere l'unica Verità, l'unica Realtà, perché solo così Egli è
immutabile, infinito, indivisibile, eterno, perfetto, completo, onnipresente,
onnisciente, assoluto. Questo
è i Dio al quale possiamo credere senza far torto alla nostra ragione! * * * Il
brano che segue è tratto da comunicazioni avute molti anni fa e le definizioni
su Dio-Assoluto sono state date dalle Entità che intervengono abitualmente alle
nostre riunioni. E'
difficile descrivere a chi non le ha udite l'effetto trascinante di queste
frasi pronunciate con un alternarsi di voci e dizioni diverse. Kempis-
Dio! Parola che esprime un concetto illimitato, e - per questo - non
concepibile, che rivela la nostra limitatezza. Parola con la quale si vorrebbe
spiegare tutto quanto l'uomo non può spiegare, e che sembra rimpicciolirsi
ogniqualvolta l'umano trova la soluzione di un enigma universale. Parola con la
quale si vuole esprimere qualcosa di assolutamente esatto e definito, e che
significa, invece, tutto quanto di più vago vi sia nell'umana cognizione. Parola
che dovrebbe esprimere una realtà oggettiva e che è stata invece oggetto delle
più personali convinzioni: Teresa
- Dio! Dio! Dio! Chi è Dio? Alan
- Se devo farmi un concetto di Dio, lo immagino diverso dall'uomo. Teresa
- L'uomo non è perfetto, ma Dio deve esserlo. Dali
- L'uomo procede verso la perfezione, cioè evolve: ma Dio, essendo perfetto,
non può né migliorare né peggiorare, cioè è immutabile. Claudio
- Le forme periscono, ma Dio, essendo immutabile, rimanendo quello che è, non
può morire, cioè è eterno. Fr.
Massone - L'uomo ignora, ma Dio - essendo perfetto - non può ignorare. Egli sa
tutto, quindi è onnisciente. Fr.
Orientale - L'uomo è limitato ma Dio non può esserlo; quindi non essendo
limitato è infinito. Kempis
- Se Dio è infinito non esiste angolo del Creato ove Egli non sia. Fr.
Orientale - Alza una pietra e qui Lo troverai. Teresa
- Ti disseti ad una fonte: Egli ti disseta. Claudio
- Ti riscaldi ad una fiamma: Egli ti riscalda. Alan
- Guarda quel fiore: è in Dio e Dio è in lui. Fr.
Massone - Vedi quel piccolo insetto? Dio è pure in lui. Claudio
- Alza gli occhi alla volta del Cielo, non puoi vedere che una piccola parte di
un Cosmo, ed innumerevoli sono i Cosmi: ebbene essi sono in Dio. Dali
- Ma Dio è più che il fiore, più dell'insetto, più dei Cosmi, e nondimeno è il
Dio dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande. Kempis
- Egli nutre, sostiene, evolve l'infinitamente piccolo e l'infinitamente
grande. Alan
- Se Dio è illimitato può tutto, quindi Egli è Onnipossente. Claudio
- Niente infatti può essere al di fuori di Lui, essendo Egli completo, cioè di
nulla mancante, cioè Assoluto. Teresa
- Dio è Vita e Amore. Fr.
Orientale - Non può esistere la Vita senza l'Amore: l'Amore stesso è Vita. Fr.
Massone - Dio si manifesta internamente come Amore, esternamente come Vita. Kempis
- Vita e Amore non sono statici: Dio è immutabile, ma non statico. Claudio
- Esistere significa vivere, significa movimento. Teresa
- Egli è moto eterno. Alan
- E' Prima Causa, cioè primo movimento. Kempis
- E' Esistenza Assoluta, cioè priva di causa Dali
- Le manifestazioni ed i riassorbimenti cosmici sono espressioni, palpiti di
questa sua esistenza, poiché tale è la Sua Natura, cioè così Lui è. Alan
- Un albero viene definito pesce perché ha la natura di un albero. Claudio
- Un pesce viene definito pesce perché ha la natura di un pesce. Fr.
Massone - Posso immaginarmi un albero con la natura di un pesce e chiamarlo
albero, ma in sostanza è un pesce che io chiamo albero. Kempis
- Posso immaginarmi Dio come più mi fa piacere, ma in Realtà, per essere tale,
non può essere diverso da come è. Dali
- Egli dunque è l'Emanazione, ma non l'emanato. Non è solo i Cosmi. Fr.
Massone - Un Cosmo ha un centro e una periferia, ma tanto il centro che la
periferia sono in Dio e Dio è in essi. Fr.
Orientale - Voi pure avete un centro e una periferia e siete in Dio come
spirito e come materia, ma non avete coscienza di questa unione. Teresa
- Quando sentirete l'amore che si rivela al centro di voi, cioè nell'intimo
vostro, come vedete rivelarsi la vita alla periferia, allora questa unione sarà
cosciente Comunione. Kempis
- Ciò che vi divide da tale immensa coscienza è un illusorio senso di
separatività. Dali
- Ma voi siete sempre in Dio, come lo siamo noi, figli cari; state nascendo
alla Realtà, come foste dei semi che, gettati nel terreno, debbono divenire
piante. Alan
- L'ambiente nel quale vivete è come il terreno per il seme; quanto vi accade,
le sostanze nutrienti. Claudio
- Dio sa tutto dei suoi figli, conosce ogni loro respiro che appartenga al
passato o al futuro, conosce tutto di loro senza intaccare il loro libero
arbitrio. Teresa
- E' come il buon giardiniere che sa quando i suoi semi fruttificheranno;
tuttavia se i semi non sono gettati nel terreno non possono dare frutti. Kempis
- Se Dio è Assoluto non può esistere in Lui male reale. Fr.
Orientale - Quale grave sciagura ha colpito Teresa
- Ma Dio, come misericordia, dona ai suoi figli, in cambio delle loro lacrime,
un insegnamento, una Luce della Sua Luce. Dali
- Siete in Dio! A voi pare strano pensare che le creature, essendo in Lui, si
odino. Quando avrete compreso, amerete tutte le creature con tutto voi stessi. Alan
- Vi ripugna pensare che un insetto schifoso o un odore sgradevole siano in Dio
al pari di un profumato e grazioso fiore; pensate che le sostanze, gli elementi
che compongono un gas, diversamente combinati, possono diventare un
gustosissimo alimento. E quell'insetto non esprime forse anch'egli una forma di
vita? Claudio
- Siete voi che giudicate gradevole o sgradevole; ma in assoluto può avere
valore un simile giudizio relativo a voi stessi? Dali
- In Dio tutti siamo egualmente presenti; non esistono reprobi o privilegiati.
Egli è premio pel pio, castigo del malvagio. Teresa
- Poiché è la mano che corregge, è la misericordia che perdona. Fr.
Orientale - Egli è vero Padre: se sei giusto e buono, sarà giusto e buono con
te ed avrai pace e serenità; se ti lasci trasportare da tutto ciò che viene
dall'illusorio senso di separatività, sarà severo per correggerti. Claudio
- Ogni legge che l'uomo scopre e sfrutta a proprio vantaggio, ogni risorsa
della natura, tutto quanto insomma l'uomo possa utilizzare, è Sua elargizione. Alan
- Ma è lo stesso umano che usa in senso benefico o malefico quanto gli viene
dato o può prendere. Teresa
- Nessuno, quindi, è responsabile del vostro senso di disagio o di sofferenza
se non voi stessi, fratelli. Kempis
- Ad ogni causa il suo effetto. Alan
- Ma Dio è Amore, e questo soffrire, giusto effetto di una causa che avete
mossa, non è mai fine a se stesso. Teresa
- Ogni lacrima è una perla che va ad accrescere il tesoro della vostra
comprensione e della vostra coscienza. Dali
- Se veramente foste coscienti, o figli, ringraziereste Claudio
- Non lasciarti trasportare dall'anelito di liberazione, realtà, beatitudine
erroneamente trasferito a oggetti od illusori sogni, poiché il piacere che
potresti ricavarne passa con la velocità del tempo. Teresa
- Se china è la tua fronte, pensando a quanto lontano sei da tutto ciò, noi ti
diciamo: non considerarti perduto, ovunque ti trovi, chiunque tu sia Egli
incessantemente ti richiama a S‚. Claudio
– Ti prende dalle procellose onde e cambia ogni tua ferita in salasso. Dali
- Ti conduce attraverso le rovine dell'illusorio mondo che ti sei costruito,
alla Realtà del Suo Regno, ove dall'inizio dei giorni sei atteso. Kempis
- Qui ti riconoscerai in Lui, vedrai l'interezza del Suo Essere, lo splendore
della Sua esistenza, ed esclamerai: Ti conosco, Signore, Dio dei Santi! Sì!
Ti conosco, Signore! Tu sei l'Anziano degli Anziani, Tu eri prima che ogni cosa
fosse, Tu sei ciò che sopravvive, perché sei Colui che E'. Tutto Tu sei: Uno
dai mille volti. Sei il raro gesto pietoso del sanguinario e il dubbio maligno
dell'illuminato; sei la naturale provvida difesa e l'esterna maligna
infiltrazione; sei l'endogena forza che edifica e l'erosione che leviga. Sei
oltre ogni umana parola, ogni umano congetturare che muta nel tempo e nello
spazio, perché Sei l'Immutabile. Dali
- Beato invero, figli cari, chi va oltre il Suo poliedrico aspetto, e si
annulla in Lui, trovando un Tutto, un vivido Tutto senza incertezza né vani
ricordi; illimitata consapevolezza dell'Eterno Presente. Eterno Presente! Alan
- Ciò significa che in Lui tempo e spazio non esistono. Claudio
- Egli è infatti Coscienza Assoluta e questa Coscienza si estende nel vostro
tempo e nel vostro spazio in modo tale che, di fronte ad essa, ogni limite sul
quale si svolge la teoria del tempo e dello spazio si annulla. Nefes
- Solo quello che è finito si può misurare; ciò che è infinito resta infinito,
ogni qualsiasi unità di grandezza si adoperi al raffronto. Fr.
Orientale - Il tempo e lo spazio sussistono finché Kempis
- L'espressione grafica di questa dualità è la Croce, ovverossia due segmenti
di retta perpendicolari fra loro (per esprimere che la dualità è unica, pur
avendo aspetti diversi) colleganti, due a due opposti, quattro punti i quali
significano i termini della dualità: qui-là, oggi-ieri. Paracelso
- La Croce, simbolo di quaternario, significa appunto per gli antichi saggi il
tempo e lo spazio. Claudio
- Ma oltre l'ultima e prima dualità, là dove è il primo numero della serie, ove
l'unità del Tutto appare priva di veli, non esistono tempo e spazio. Alan
- Per voi il tempo e lo spazio esistono, finché esiste l'illusorio senso di
separatività, fino a che la vostra coscienza è limitata. Dali
- Vedete gli oggetti diversi nel colore e nella forma, ne misurate le
dimensioni e la distanza che li separa. Supponiamo che, per un istante, i
vostri occhi acquistano la capacità di vedere la struttura intima della
materia, anche solo fino allo stadio di elettroni e protoni, ed ecco che ogni
oggetto e ogni distanza sparirebbero in una visione di punti giranti intorno a
vari nuclei centrali. Claudio
- Per l'individuo il problema del tempo e dello spazio è relativo a se stesso.
L'individuo ne ha coscienza per i limiti che questo tempo e questo spazio gli
impongono. Alan
- Vi possono essere due oggetti in qualche parte del globo, lontano da qui,
separati fra loro da un certo spazio; ma non è quello che vi limita, a meno che
non entriate in relazione con quegli oggetti. Kempis
- Possiamo quindi dire che per l'individuo tempo e spazio esistono esattamente
in ciò e per ciò che lo limitano. Dali
- Da cui se ne deduce che tutta la questione rimane imperniata sulla
separatività. Claudio
- Se, infatti, voi foste uniti con il Tutto, sareste in ogni oggetto e in ogni
creatura e nella distanza che li separa; ed ecco allora che lo spazio per voi
non sussisterebbe più. Fr.
Orientale - Se poteste vivere in un unico presente ogni istante della vostra
vita, per voi il tempo non sussisterebbe più. Kempis
- Così è nell'Assoluto: ogni episodio del Dali
- Sono i protagonisti dei singoli episodi che no potendoli vivere
contemporaneamente, hanno l'illusione del tempo e dello spazio. Kempis
- Ma colui che spostando la propria attenzione, consapevolezza, coscienza, dai
piani più densi a quelli più sottili (compenetrantisi gli uni agli altri) rende
la stessa coscienza assoluta, prova il cessare del tempo e dello spazio. Claudio
- Fino al piano mentale, esattamente alla regione della forma, possiamo trovare
una successione nei pensieri ed una proporzione nelle immagini mentali che, in
un certo senso, possono esprimere qualcosa di simile al tempo e allo spazio. Fr.
Orientale - ma già nella regione della non forma vi è un profondo mutamento: le
idee archetipe contemplano determinati requisiti, ma non hanno dimensioni né
grandezze. Kempis
- La ragione pura è come un punto geometrico, che non ha forma. Alan
- Tempo e spazio esistono laddove e sin dove esistono le forme; oltre, si
annullano in un infinito presente ed in un'eterna presenza, si annullano in Lui
che è coscienza Assoluta. Dali
- Egli è il Tutto, ed unione del Tutto; Egli tutto conosce, poiché tutto
palpita e vive in Lui e per Lui. Fr.
Massone - Uno strumento musicale, pur non avendo orecchi, sa quali note il
musicista sta sonando. Kempis
- Egli conosce non per acquisizione, ma poiché tutto quanto è, è per Lui, per
le sue leggi. Alan
- Quando un essere vive, Egli non può non sapere, in quanto è Lui stesso che
gli dà vita; se Egli non sapesse l'essere non esisterebbe. Claudio
- Quando una creatura accetta o respinge una realtà, Egli non può non sapere,
in quanto è Lui stesso che è accettato o respinto. Dali
- E così è per tutto, senza limiti di tempo e di spazio, poiché tutto è
ugualmente presente in Lui. Alan
- Da ciò non dovete essere tratti in errore e pensare che tutto sia
prestabilito e niente la creatura possa decidere d'arbitrio. Se aveste una
forte memoria, potreste raccontare la vostra passata esistenza nei minimi
particolari senza tangere, in questo "ricordo-conoscenza" Fr.
Orientale - Così come voi sapete quello che avete fatto, Lui sa quello che
farete. Kempis
- Ma questo Lui non può essere localizzato se non nel Tutto. E' nell'aria
stessa che respiriamo, nelle stesse materie che ci compongono, nello spirito
che ci evolve. Fr.
Massone - E' l'infinito matematico che mai ha valore finito, che tu sottragga,
addizioni, divida o moltiplichi ad esso un numero finito. Kempis
- Egli quindi è il Tutto, pur non essendo la somma del Tutto; tutto è in Lui,
pur non essendo Sua parte costituente; Lui è in tutto pur conservando i Suoi
caratteri assoluti. Fr.Orientale
- Se un microbo fosse annullato, un intero sistema cosmico cadrebbe; eppure non
un intero Cosmo accrescerebbe di un infinitesimo ciò che Lui è. Claudio
- Per comprendere queste parole dovete demolire l'errato concetto che avete di
Dio, ampiamente dimostrato dal concetto che avete del miracolo. Alan
- Ne fate un individuo a vostra immagine e somiglianza; siete di fronte a Lui
nell'esatta posizione di un selvaggio di fronte ai miracoli del progresso
scientifico. Dali
- Attribuite al Suo intervento solo i fenomeni inconsueti ed inspiegati, ma una
volta scoperta la legge che regola e determina quel fenomeno, credete di aver
trovato chissà che cosa, la considerate a sé
stante da Dio ed irridete a chi credeva in quell'opera divina. Kempis
- Vi servite della vostra scoperta come di un'arma per combattere la Sua
esistenza, come se la legge potesse esistere in sé e per sé , o fosse una proprietà della materia. Claudio
- Laddove non vi è mistero, ove tutto è chiaro e spiegato dalle leggi, voi non
trovate Dio. Alan
- Egli avrebbe creato la legge unicamente per limitare gli uomini, ignorandoli
completamente nell'attuazione dei suoi imperscrutabili disegni. Kempis
- Ed invece le leggi ed i principi sono Sua emanazione, orditura del Suo Cosmo,
intelaiatura del Suo emanato, espressione della Sua esistenza. Claudio
- Il fenomeno dell'acqua che si sublima in vapore e del vapore che si condensa
in acqua, non è una proprietà della materia acqua, ma è determinato e regolato
da una legge che ha un ben preciso compito: della conservazione dell'ambiente
favorevole per la manifestazione della vita. Kempis
- Una legge presa a sé è fine al
fenomeno che regola; vista in funzione dell'emanato, acquista la sua reale
ragione di essere ed è una chiara testimonianza all'esistenza di una Volontà
Universale che tiene in vita l'Emanato stesso. Paracelso
- L'Emanato non può morire perché è espressione della Vita Assoluta. Kempis
- La Vita non è il risultato di fortuite circostanze le quali, come frutto del
caso, dovrebbero avere un carattere instabilissimo e tendente alla
disgregazione, ma, come ci dimostra la naturale forma di difesa di ogni vita, è
conseguenza di un'Unica Esistenza, che ci conserva esistente ed immutabile
attraverso alle infinite trasformazioni. Dali
- Le leggi, dunque, sono le condizioni per le manifestazioni della Vita e
dell'Emanato. Questa Vita rappresenta l'esatto equilibrio fra la capacità di
adattarsi all'ambiente e quella di adattare l'ambiente a se stessa che non dà
una fissità ma un movimento chiamato evoluzione. Kempis
- Erra quindi la religione predicando un Dio antropomorfo ed extra cosmico, ed
erra la scienza considerando i principi e le leggi che scopre fini ai fenomeni
che regolano. L'Iddio di una tale religione si dimostrerà inesistente: il
retaggio di una simile scienza sconclusionato ed incapace di dimostrarci
l'unità del Tutto e l'esistenza del vero Dio. Sì,
ti conosco, Signore. Tu sei l'Anziano degli Anziani. Tu eri prima che ogni cosa
fosse, Tu sei ciò che sopravvive, perché Sei Colui che E'. * * * Natura
dell'Assoluto Ogni
cosa è Dio e Dio è in ogni cosa. Il
Dio è nel tutto ed il tutto è in Dio. Dio
è un oceano infinito, ogni goccia del quale è presente in ogni cosa esistente. Così
l'insieme delle gocce forma l'oceano e l'oceano è presente in ogni cosa tramite
le gocce. Chi
conosce la natura delle gocce conosce la natura dell'oceano, conosce l'oceano. Quel
che chiamate Volontà Divina è legge. Conseguenza
della legge è l'evoluzione. La
legge è come la condizione per la risoluzione del problema algebrico. L'entità
dell'incognita deve soddisfare la condizione per poter soddisfare il problema. Soddisfare
o risolvere il problema è conoscere Dio. Conoscenza
del Dio significa conoscenza del tutto, ovvero uno stato particolare,
comprensibile a noi solamente come stato di pienezza, in quanto lo stato di
conoscenza è raggiungibile solo soddisfacendo la legge. Pregando
Dio, preghiamo per l'approssimarsi di questo stato; preghiamo chi è in questo
stato, preghiamo la Divina Goccia che è una vera entità: Dio, la quale sta
creandoci a questo stato. Iddio
è l'aleph e il tau, l'alfa e l'omega, l'a e la z, il bene e il male, lo spirito
e la materia, il tutto nel tutto, tutto in Lui. Il
male personificato non esiste, colui che nega questo Esistono
invece due forze contrarie, che però non sono mai opposte: vengono chiamate
bene e male e si possono raffigurare in natura anche nel regno vegetale ed
animale. Ciò che assorbe l'uno è rilasciato dall'altro, ossia l'uno assorbe il
carbonio e rilascia l'ossigeno, l'altro assorbe l'ossigeno e rilascia il
carbonio. L'assenza
del male determinerebbe l'assenza della libertà, senza la quale non v'è
coscienza. Tale
coscienza non si acquista fuggendo una di queste due forze attrattive, ma
essendone consapevoli. * * * Differenza
fra concetto classico di "Panteismo" e "Dio Assoluto" I
filosofi definiti "panteisti" hanno affermato alcune Volendo
giudicare, non si potrebbe che vedere, invece, un aspetto positivo del
Panteismo nel fatto che quel movimento rappresenta una tappa verso l'esatto
concetto di Dio. Una tappa che, in sé , forse non è molto precisa, ma che pur
tuttavia, vista e considerata nelle Fra
il concetto di Dio Assoluto ed il Panteismo le differenze sono abbastanza
notevoli. Innanzi tutto i panteisti in genere non esprimono un concetto vasto
di Dio. Essi
limitano la loro attenzione a quanto si poteva, allora, concepire: il mondo e
poco più oltre. E dicono Altri
accennano al concetto che Dio sia in tutte le cose, però "come" Dio
sia presente in tutti gli oggetti e nel mondo, resta un po' nebuloso. In
realtà, tutte le cose sono in Dio, e Dio è in tutte le cose, ma in questa
seconda affermazione esiste una differenza, in quanto i panteisti limitano, in
un certo senso Dio nelle cose. Invece nel dire: "Dio è presente in tutte
le cose", non Lo si limita affatto. Non vi è una presenza materiale, è
presente alla radice poiché la radice di tutto quanto esiste è Dio, è "in
Dio". Ma Dio non è solo nelle cose, Dio è in tutto. Un'altra
differenza che esiste fra panteismo e Dio Assoluto sta in questo: i panteisti
dicono che il mondo è in Dio. Ma Dio è "oltre" il mondo, Dio è nel
Cosmo e il Cosmo è in Dio, anche se Dio sta al di là del Cosmo. Non
esiste nel Panteismo occidentale l'idea dell'Emanazione e del Riassorbimento;
ma proprio per il fatto che il mondo e gli oggetti che sono nel mondo sono in
Dio, questo mondo sarebbe nella durata "eterno". Questa è una
differenza sostanziale in quanto sia gli oggetti che gli Universi, che il
mondo, che il Cosmo sono in Dio, ma non hanno una durata eterna. Hanno un ciclo
che va dalla loro emanazione al loro riassorbimento. L'Assoluto
è Colui che E'. Occorre comprendere profondamente il significato di queste
parole. L'Assoluto non ha mai avuto inizio, né mai avrà fine. Nell'Assoluto
tempo e spazio sono entità relative riferibili al Cosmo. L'Assoluto
è Vita ed Amore, e la conseguenza di ciò si chiama "movimento". Come
conciliare il concetto di "movimento" con l'Eterno Presente? Natura
dell'Assoluto è Vita ed Amore; conseguenza di questa Natura dell'Assoluto è il
manifestare e riassorbirsi dei Cosmi. L'Assoluto, quindi, permea tutto, è il
Tutto. Nell'Assoluto vi sono le Manifestazioni e le non Ogni
Cosmo è indipendente, non comunica con altri Cosmi. Ogni Cosmo è circoscritto
dal non Manifestato, è avvolto dal non Manifestato. Ma ciò non vuol dire che il
Cosmo sia isolato dall'Assoluto; è nell'Assoluto e l'Assoluto è nel Cosmo,
poiché alla radice, alla circonferenza e in tutto ciò che sta fra la radice e
la circonferenza, fra il centro e la circonferenza, è l'Assoluto. I
Cosmi, quindi, hanno una comune base, ed è l'Assoluto. Il
Cosmo evolve; che cosa significa? Il Cosmo ha un Anche
dopo il riassorbimento, qualcosa permane del Cosmo nel quale viviamo ed
evolviamo. In ultima analisi, tutto quanto esiste in un Cosmo non è che
Spirito. Infatti,
la materia del piano fisico è la condensazione dell'energia, o materia del
piano astrale; l'energia - a sua volta - non è che una condensazione della
mente, o materia del piano mentale, e così via fino ad arrivare allo Spirito.
Così che nel Cosmo nel quale viviamo, tutto Al
momento in cui il piano fisico viene riassorbito, sparisce la materia del piano
fisico, spariscono le forme, le densità stesse di questa materia, ma non vi è
nessuna distruzione, perché è come se un pezzo di ghiaccio, per l'alzarsi della
temperatura, tornasse allo stato di acqua, perdendo così la sua forma. Ciò
che dalla manifestazione di un Cosmo nasce, sviluppa, evolve, ed in questa
manifestazione del Cosmo si identifica in Dio e con Dio, nell'Assoluto, non
muore; non svanisce, anche se i veicoli di questa nascita, di questa
evoluzione, avranno seguita la sorte delle materie che componevano quel Cosmo.
Ecco perché , "oltre" il riassorbimento del Cosmo, permane
"qualcosa"; periscono le forme, le materie, i veicoli, ma ciò che si
è evoluto,
ciò che è nato, permane. Entra in diretto contatto con ciò che lo rende
immortale. Nell'Eterno
Presente non vi è né prima e né dopo; niente
può essere aggiunto o tolto dall'Eterno Presente, eppure un Cosmo che è in Dio,
che è in questo Eterno Presente, ha un inizio ed una fine. E si svolge, evolve,
secondo un preciso piano divino che, in effetti, non è che l'attuazione di una
Natura Divina. Oltre
il riassorbimento che cosa "rimane"? Le materie che componevano il
Cosmo ritornano laddove "mai" si sono staccate. Se noi, ad esempio,
ci interessiamo della materia fisica allo stato atomico, vediamo che questa
materia è quella che è, e rimane essenzialmente e strutturalmente quella che è,
qualunque forma componga. Se fissiamo la nostra attenzione sull'elemento
chimico acqua, constatiamo che è sostanzialmente e strutturalmente identico sia
che si trovi allo stato gassoso che a quello liquido o solido. Così è di ciò
che "compone" materialmente il Cosmo. Alla radice, sostanzialmente e
strutturalmente, è sempre lo Spirito. E' sempre ciò che è "al di là"
del Cosmo; che è nel Cosmo, nel Manifestato e nel non Manifestato. Che permea
il tutto, perché è il Tutto. Si
chiama Spirito quando a questo "quid" si vuol dare qualche
significato, si vuol dire qualcosa che possa farci intendere una struttura,
un'ossatura, una base del Tutto; si chiama Assoluto quando vogliamo intendere
un qualcosa che comprenda in S‚ il Tutto, e non come quantità, ma come
"sentire", come Amore e Vita. Perché il dire: "L'Assoluto è il
Tutto, e tutto è nell'Assoluto",
non è un concetto che voglia significare unicamente la vastità di questo
Assoluto che E' il Tutto e che tutto contiene, ma è - soprattutto - un concetto
che vuol significare la vastità del "sentire" dell'Assoluto; il che è
molto importante per non scivolare da questa enunciazione del Tutto, verso un
concetto filopanteistico, oppure in una concezione dell'Assoluto come una sorta
di meccanismo messo in moto, insensibile, che continua a muoversi, tutto
manifestando e riassorbendo, per una sorta di automatismo. La
Realtà è "ciò che E'". La Realtà Assoluta è Dio. La
Realtà Assoluta è "oggettiva". Mentre esiste anche una realtà
soggettiva ed è la realtà che l'individuo acquisisce
in un determinato periodo della sua evoluzione. La
Realtà Assoluta, essendo Dio, è infinita, illimitata, immutabile, onnipresente
e onnisciente. Questa Realtà Assoluta non è dall'uomo compresa in una sola
volta; possono essere viste alcune parti di questa Realtà - per così dire -
ognuna delle quali "è reale" non meno di tutta la Realtà completa.
Però queste parti possono essere acquisite dall'individuo non esattamente. Di
una stessa Realtà, facente parte della Realtà Assoluta, due osservatori possono
dare due diverse interpretazioni: accade quindi che questa Realtà, al quale fa
parte della Realtà Assoluta, diventa per questi due individui
"soggettiva". Però
esiste "un qualcosa" il quale, per Sua Natura, se per assurda ipotesi
fosse "visto", non darebbe adito a false interpretazioni, e questo è
lo Spirito. Che
cosa vuol dire ciò? Lo Spirito, essendo Unico, come numero Uno, se visto, non
può mostrare diverse facce. La
Realtà è complessa, è vastissima, infinita e può mostrarsi in varie parti
costituenti, per cui colui che la vede
(a parte l'errore di interpretazione che dà adito ad una verità soggettiva) può
vederne una parte sola e non la Realtà nella sua completezza. Mentre lo
Spirito, essendo Unico, non può essere scisso in parti costituenti. Per
fare un esempio, prendiamo un cubo colorato di un colore non ben definito. Fra
più osservatori possono esistere alcuni i quali possono vedere e definire quel
colore in modo diverso da altri. Semplifichiamo: togliamo l'incertezza relativa
al colore, poniamo che sia bianco. L'incertezza diminuisce; essendo il colore
più definito, l'incertezza non sussiste più. Fra
gli stessi osservatori vi può essere qualcuno il quale dica che la figura non è
geometricamente perfetta; allora noi semplifichiamo ancora, riduciamo il cubi a
quadrato, cioè una figura che non ha più tre dimensioni, ma due dimensioni. Fra
gli stessi osservatori può esistere ancora colui il quale abbia un'incertezza,
e dica che il quadrato non è geometricamente esatto. Però la possibilità di
falsa interpretazione sono diminuite, essendo diminuita la complessità della
figura. Diminuiamo ancora le possibilità fino ad arrivare al punto geometrico:
in questo caso il punto geometrico non può essere "visto" né
rappresentato. Ma, per ipotesi, ponendo Ora:
esiste una differenza fra Realtà e Spirito? Lo Dio
è il Tutto, e quindi è lo Spirito ed è la materia; è l'energia ed è la mente.
Lo Spirito, se vogliamo fare una scala, è ciò che "è più vicino a
Dio"; è la porta attraverso la quale si passa per arrivare alla conoscenza
di Dio e quindi, in un certo senso, è Dio privo di veli. Ma Dio è
"oltre" lo Spirito; è lo Spirito e "tutto il resto". Facciamo
ancora un esempio: supponiamo di essere in un mondo fatto di ghiaccio. Lo
Spirito sarebbe l'acqua che compone il ghiaccio, e quindi radice di questo
mondo. Ma il mondo è "tutto"; è l'acqua, è il ghiaccio, ed è tutta la
"realtà" che è espressa da questo mondo di ghiaccio. La
Realtà Assoluta può essere sperimentata solo da chi si è identificato con
l'Assoluto. Questi non è più "soggetto", ma in questa comunione
"sente" ed è il Tutto. L'identificazione con l'Assoluto non vuol dire
però annichilimento, bensì sentire il Tutto con una vivezza indescrivibile.
Colui che si identifica con l'Assoluto, oltre la coscienza cosmica, nella
coscienza Assoluta, è l'Assoluto. E se qualcosa fluisce dell'Assoluto, fluisce * * * L'Assoluto
è il Tutto, ma è, anche, l'"uno". L'Assoluto non è rappresentato
dalla totalità delle cose, ma trascende questa stessa totalità. Il Tutto è
nell'Assoluto, l'Assoluto è il Tutto ed è nel Tutto: l'"Uno dai mille
volti". L'Assoluto non è una Realtà che comprende in S‚ infinite realtà a
sé stanti, cioè una Realtà fredda, una
Realtà che risulta dalla somma del Tutto. No. "E' la totalità del Tutto,
ma è l'Uno".
E'
l'Assoluto Sentire, è l'Assoluto Amare, è l'Assoluta Nella
preghiera rivolgiamoci all'Uno; ricordiamoci che Egli è presente in noi. Ma
quale senso ha quella preghiera fatta in conseguenza E' un richiamare su di sé un "qualcosa" che immancabilmente giunge: forse non
giungerà nelle forme richieste, forse non avrà l'attuazione desiderata, forse
non significherà soddisfacimento di un desiderio manifestato; ma è un chiedere
a cui segue sempre un dare. Niente può esservi che da Lui sia ignorato, neppure
la stravagante o rozza offerta che a Lui possa rivolgere un selvaggio.
"Bussate e vi sarà aperto. Chiedete e vi sarà dato". In questo
immenso Tutto-Uno, là dove in proporzione un microscopio nulla chiede, là si
desta, vibra, vive qualcosa: è un'anima che invoca; ed ecco che da questo
infinito Tutto-Uno, per questo piccolo e pur sempre udito richiamo, ad essa
giunge una divina risposta. Questo, in effetti, è il valore della preghiera nel
concetto del Dio-Uno-Assoluto. Tutto
quanto di strano possa l'uomo fare, tutto In
questo immenso Tutto-Uno, nel Manifestato e nel non Manifestato, ed in seno
alle Manifestazioni, ai Cosmi, dove tutto è regolato, dove nulla va perduto e
quindi laddove non sembra avere posto la preghiera formalisticamente concepita,
là un semplice pensiero rivolto all'Uno è tanto forte, è tanto efficace, che è
"percepito". Ed è tale la Consapevolezza dell'Assoluto, ed è tale il
Suo Sentire l'Amore - perché Egli è il Sentire stesso e l'Amore stesso - che
questo quasi inavvertibile richiamo "è udito". * * * Il male Affrontiamo
con l'obiezione che scaturisce in chi, conoscendo il male del mondo, non riesca
a comprendere come questo male - al pari di tutte le cose - sia nell'Assoluto;
e come dall'Assoluto e nell'Assoluto siano emanati i Cosmi che sono
"relativi". Per
definizione stessa l'Assoluto è il Tutto: il Dio,
che è l'Eterno Presente e l'Infinita Presenza, conosce tutte le cose prima
ancora che queste siano conosciute ed operate dall'uomo. L'individuo
che, attraverso ai millenni, forma la propria coscienza e nasce spiritualmente,
concepisce tutte le brutture possibili fino a che la sua coscienza non è abbastanza
formata da condurlo all'identificazione con Dio, cioè renderlo partecipe della
Natura Divina. Ed è logico che sia così. Il male, pur essendo concepito solo da
chi non ha compreso la Realtà del Tutto, è un fattore dell'evoluzione
individuale. "Non è condannabile il fiore che ancora non è
sbocciato". Ecco perché la giustizia di Dio sarebbe inconcepibile senza la
Sua Misericordia. La nascita spirituale dell'uomo comprende la fase in cui
egli, sentendosi separato e distinto da quanto lo circonda, nella sua mente
concepisce il male, proprio perché non comprende la Realtà. Ma per comprenderla
egli deve compiere il cammino dell'evoluzione nell'irreale mondo della
separatività. Infatti è proprio dagli effetti che l'uomo subisce avendo
concepito il male, che egli prende cognizione di che cosa sia il male e
corregge così la sua natura interiore, fino a riconoscersi uno col Tutto ed a
trasfondere in essa l'Amore divino. Allora
dite: "Tutto è nel migliore ed unico modo possibile", non sonerà più
come conforto e controsenso, ma svelerà il vero significato che sta oltre ciò. Ogni
umana vicenda sembrerà lontana perché il suo insegnamento, importantissimo per
chi da questa deve trarre esperienza, sarà cosa superata. Il fiore sarà allora
sbocciato: l'uomo calcherà un nuovo cammino non più inconsciamente, ma sicuro
di procedere verso la sua vera Meta: il Principio e il Fine del Tutto. * * * La
legge di evoluzione, l'evoluzione spirituale, è una Verità che non è soggetta a
verifiche fino a che si comprende che lo spirito non può evolvere. Generalmente
è accettata dai più, perché ... riscatta il mondo quale è; si dice che gli
orrori, il sangue, tutto quello che arreca dolore all'uomo, esistono perché gli
uomini non sono evoluti, ma quando lo diverranno il mondo tornerà ad essere il
biblico. Eden. Accettare l'evoluzione per il suo lato accomodante, la rende
oleografica e bisognosa di essere contestata. Non solo, ma l'evoluzione
spirituale è intesa, dagli spiritualisti, come appartenente ad una visione
dell'Esistente fatta dal punto di vista del "divenire": è il classico
"divenire", divenire in meglio. Quando
vi parliamo della differenza che esiste fra "divenire" ed
"essere", voi non ricordate che su questo argomento ci sono state
perfino delle scuole filosofiche meravigliose degli antichi filosofi, per
esempio Per
esempio gli "Atomisti" dicevano che l'"essere" è
indivisibile - appunto l'atomo - e che il "divenire" risulta dalla
combinazione degli atomi da cui appunto scaturiscono le differenti materie con
tutte le loro trasformazioni; non accorgendosi che in questo modo riducevano
l'"essere" alla radice delle cose e davano al "divenire"
una stessa realtà. Evolvere
non significa "divenire", ma è il manifestarsi, in successione, di
differenti "sentire" corrispondenti a tanti "stati di
essere". E' fondamentale capire ciò. Se l'uomo evolvesse nel senso del
"divenire" non giungerebbe mai ad identificarsi in Dio; un tempo
perpetuo non basterebbe a comprendere l'Infinito. E se evolvere significasse
"perpetuo divenire", allora Infinito dovrebbe voler dire: spazio
senza limite ed eterno tempo senza fine. Dio
può essere concepito in vari modo: come causa ed Per
noi Dio è il Tutto-Uno-Assoluto che è e ciò significa L'illusione
quindi, che sarebbe l'apparenza di una realtà parte della Realtà totale,
finisce. Sicché il mutare, il divenire, il tempo, lo spazio e il trasformarsi
non relativi, illusori e finiscono. E non potrebbe essere diversamente! Un
tempo ed uno spazio non esistono possono non esistere limiti ad essi, perché
tempo e spazio sono il risultato di limiti e nono possono esistere senza di
questi. Quando
noi diciamo che il Cosmo, che è relativo, dura in Non
si raggiunge mai un "nuovo essere" col "divenire".
L'"essere" è del "sentire", della coscienza: Solo
il "sentire" appartiene alla realtà dell'"essere". Così,
quando osserviamo un'esistenza individuale nelle sue fasi comprese dal
selvaggio al superuomo, noi non osserviamo un selvaggio che "diviene"
superuomo, ma osserviamo le molteplici fasi di esistenza, cioè di
"essere" di quella individualità. Quando
diciamo che l'individuo evolve, non intendiamo dire che l'individuo
"diviene". Un'esistenza individuale è già tutta completa in sé ,
niente può aggiungersi ad essa. Così evolvere non può significare
"crescere" ma può voler dire solo che i differenti
"sentire" di quella individualità si manifestano, vivono l'attimo
eterno dell'esistenza. Ciò è incomprensibile se si crede che l'emanato si
sviluppi in un tempo oggettivo staccato da Dio vivente una Realtà senza tempo.
ecco l'errore fondamentale che ha afflitto le teologie di tutti i tempi e di
tutti i popoli. L'emanato fa parte integrante di Dio, la sua esistenza fa parte
dell'esistenza di Dio! ecco perché non può esservi un reale
"divenire" nell'emanazione. Comprendo
la vostra difficoltà ad afferrare questi concetti;
il mondo che voi osservate è un mondo che sembra in continuo divenire, la
realtà che cade sotto i vostri occhi vi pare una realtà che continuamente
divenga; ma dovete tenere presente che questo è quello che appare, non quello
che è. La
Verità è che voi non osservate un mondo che "diviene", ma è che voi
avete una visione dinamica di un mondo statico. Non è la pianta che cresce, che
continuamente "diviene", che non è più quella che era, ma siete voi
che ne osservate in successione le fasi di esistenza, voi che credete che le
fasi già osservate non esitano più. Errore! Esistono nell'eternità del non tempo! Abbiamo
cercato di farvi capire che la Realtà è tutta diversa dall'apparenza, che il
mondo che cade sotto i vostri occhi è un mondo immobile, statico. Cerchiamo di
farvi capire che la Realtà non è una che "diviene" ma una costituita
da molte che sono. L'illusione
del movimento è originata dalla natura del "sentire individuale", ma
- per comprendere ciò - dobbiamo renderci conto una volta per tutte che noi Egli
è la Realtà assoluta. Egli E', Egli disse, Egli è Che
cosa è lo "spirito"? E' l'essenza del Tutto, è l'essere del Tutto, è
l'esistere del Tutto, è il sentire del Tutto, il Sentire Assoluto, inteso come
"sentire" dell'insieme, comprendente il "sentire delle
parti". Noi siamo il "sentire delle parti", che è un
"sentire" relativo e molteplice. Il "sentire delle parti"
nasce dall'illusorio frazionamento dell'Uno-Assoluto nei "molti". Perché
"illusorio"? Se questo frazionamento fosse reale, il Tutto non
potrebbe esistere come Dio, allo stesso modo che un oceano considerabile come
un insieme di gocce, non esiste più come oceano nel momento che in queste
realmente lo si trasformasse. D'altra parte se non esistesse la molteplicità,
il "sentire assoluto" non sarebbe tale, ma sarebbe un
"sentire" unico e solo monolito. Ma
come potrebbe, in questa molteplicità, mantenersi Serie
di "sentire", dal più semplice al più complesso, sono le
individualità. Ma poiché il "sentire" più complesso comprende il più
semplice, nell'individuo inteso come momento di questa serie - cioè in noi
quali ci sentiamo - nasce l'illusione di provenire "da" di tendere
"a", cioè l'illusione dello scorrere; ma poiché i "sentire"
più complesso è il "sentire assoluto" che riassume e comprende in
sé ogni "sentire" fino ai più
semplici, questa illusione sfocia nella Realtà di dio. Noi
quali ci sentiamo, quali crediamo di essere, esistiamo solo nell'illusione,
nell'illusione della separatività. In
Realtà esiste solo Lui. Ma poiché Lui è "sentire assoluto" che
comprende e riassume in Sé ogni "sentire" ciò garantisce che la
nostra esistenza non finisce col finire dell'illusione. Il
fatto che il "sentire" più complesso comprende il più Come
il selvaggio non diviene Santo, ma l'uno e l'altro fanno parte di una stessa
individualità, così noi quali ci sentiamo, quali crediamo di essere, non
comprenderemo mai Dio, ma facciamo parte di un'esistenza che in Lui si
identifica. Il rapporto che esiste fra la nostra individualità e Lui, e come il
"sentire dell'individualità" è il "sentire" tutti i sentire
individuali al di là della successione, così il "sentire assoluto"
comprende il sentire di tutte le individualità al di là della separazione. Ma
il vero senso di queste parole traspare se si comprende che in Lui non può
esservi distinzione: "io"-"non io". Che in Lui non può
staccarsi o giungere tornare qualcuno
perché Egli è in Realtà Eterno ed Indiviso Essere. * * * Come
spiegare più chiaramente ciò, Padre? Questo Tuo essere tutti noi che ci conduce
a riconoscerci in Te? Come dirlo, se nel momento che Ti chiamo, o quando Ti
penso, non chiamo Te e non penso a Te perché Tu non sei quello che riesco a
pensare? Le parole non servono, Come
avvicinarsi a questa Realtà, se non abbiamo il coraggio di rinunciare a credere
che l'"io" sopravvive? Noi quali si sentiamo non siamo immortali, la
nostra consapevolezza finisce per lasciar posto ad un'altra più grande
consapevolezza, fino a che sentiamo che Tu solo esisti, che Tu solo sei la
Realtà. Ma neppure questo è l'ultimo "sentire", è l'ultimo
dell'illusione. Oltre,
è l'Eterna Realtà del Tuo Essere, di fronte alla quale solo il silenzio è
giusta voce.
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