Saverio Rotondi

 

CARO DIRETTORE...

Una biografia 'presentata' di Saverio Rotondi

 

 

Carissimo Luca,
ti sono grato del materiale che mi hai inviato, e penso di poterlo dire a nome di tutte le persone che ancora oggi ricordano con affetto tuo padre, molte delle quali frequentano regolarmente il sito, con aspettative che io cerco come posso di colmare. Io ricordo che appresi la notizia della scomparsa di tuo padre proprio da una copia del Ciao 2001, mentre ero, come spesso, a passeggiare in Villa Comunale. D'istinto comunicai la notizia a chi mi era accanto: amici, compagni occasionali. Quando sui loro volti lessi un'espressione di vano stupore, o addirittura di indifferenza, mi resi conto che stavo comunicando loro un mio intimo, lievissimo, senso di smarrimento, come uno che ha perso un "consigliere" e un "amico", proprio come recita quella motivazione del premio, che tu riporti nella biografia. Voglio dire che per molti di noi le parole di tuo padre sono state un punto di orientamento, per tutto quello che non potevamo chiedere né ai genitori, né ai fratelli, né agli amici. E' con questi sentimenti - che del resto tu e tutta la tua famiglia avete subito ben riconosciuti - che mi accingo a ricomporre questo tributo, come qualcosa di dovuto, che faccio io a nome di molti, come simbolico riscatto di un debito invalutabile...

Questo scrivevo rispondendo a Luca Rotondi, quando pensavo di raccogliere notizie e immagini per ricostruire la biografia del padre Saverio, direttore del Ciao 2001 dal 1970 al 1983, anno della scomparsa. Dai contatti che progressivamente andavo stabilendo con la famiglia Rotondi, non ultima una cordiale conversazione telefonica con la moglie Luigia, andava componendosi l'immagine di un nucleo ancora affettuosamente stretto attorno a questo lutto, persone che si sono chiuse nel silenzio, ritraendosi, finanche solo in via confidenziale, da ogni commento negativo o polemica... 

Eppure Rotondi è stato presto dimenticato, ed è un oblio che si protrae negli anni. Almeno un premio per la pubblicistica di settore poteva essergli intitolato, o una qualsiasi iniziativa di commemorazione, o pur semplicemente un ricordo come quello che segue, ma su pagine adeguatamente più autorevoli. 

In verità, molti sarebbero i debiti di riconoscenza nei suoi confronti. Senza Saverio Rotondi e la "sua" rivista le cose non avrebbero mai potuto essere quelle che poi sono state: tanti artisti e gruppi pop, oggi entrati nel mito, sarebbero rimasti dei semplici "cantanti" e "complessi musicali"; quella musica e quei dischi sarebbero stati inghiottiti dal commerciale avvicendarsi delle mode effimere; tutta un'industria  culturale legata a quel fenomeno non avrebbe potuto azzardare quelle produzioni discografiche o organizzare quei concerti. Questo per parlare, pur parzialmente, del concreto. Poi, non ultimi, ci saremmo noi, i lettori, che ci siamo visti rappresentati in quelle pagine, che erano specchio della cultura in cui ci siamo formati e intorno alla quale ancora oggi ci aggiriamo.

Allora quando sono arrivate dal figlio Luca le seguenti notizie biografiche, così discrete, prive di note enfatiche e di trionfalismi, ho deciso di presentarle così come mi sono giunte, mantenendo fuori da quel decoroso riserbo ogni qual motivato, condiviso giudizio di merito. Come una sorta di rispetto, quasi a non violare quella eredità sottile che lo scritto intimamente, nello stile, tramandava: ovvero quella serietà, quella modestia, quella riservatezza lontana da ogni protagonismo, che hanno contraddistinto in tanti anni di appassionato impegno il lavoro di Saverio Rotondi, per tutto il periodo che gli è stato dato di essere alla direzione del giornale da lui creato.

                                                                                         Luigi

             


 

 

FRANCESCO SAVERIO ROTONDI nasce a Benevento il 6 novembre 1933 da madre casalinga e padre costruttore – di nome Maria Grazia e Giovanni – amatissimo decimo figlio di undici fratelli (usando un linguaggio calcistico amava definirsi, per questa ragione, “mezz’ala”).

Svolge i suoi studi tra Benevento e Roma dove, presso il liceo Virgilio, consegue la maturità scientifica. Si laurea a Roma in Scienze Politiche, nel 1957.

Coltiva lo sport – sarà arbitro di calcio regolarmente iscritto per alcuni anni – e la musica, sia lirica che sinfonica che moderna sentendo un particolare trasporto, dovuto alle sue origini, per tutta la cultura partenopea, classica e popolare.

Durante il periodo universitario è elemento di spicco nel Coro Polifonico dell’Università di Roma diretto dal Maestro Franco Maria Saraceni con il quale partecipa a numerosi concerti in Italia e all’estero. Sposa nel 1961 una collega universitaria, Luigia, anch’essa coreuta, ed ha due figli, Giovanni e Luca.

Dopo la laurea, nel 1958, diventa collaboratore del Capo Redattore de “Il Messaggero” quotidiano di Roma, Prof. Luigi D’Amato, che affianca dal 1959 quale Direttore Amministrativo nella redazione del settimanale di politica ed attualità, “Vita”. Vi rimane per dodici anni circa. Poi la svolta: la scelta di dedicarsi ancora al giornalismo ma in un ramo che sente più congeniale ovvero quello musicale. E’ nominato Direttore Responsabile del settimanale “Ciao 2001” nell’ottobre 1970 che diventa, in breve tempo, la più importante e diffusa pubblicazione del genere in Italia.

Successivamente dirige altri due mensili e periodici, “Lo Sport”, “Music”, “PosterStory”, “SuperStar”, ma Ciao 2001 rimane la sua “creatura” a cui dedica passione ed energie perché sente in modo particolare il legame con i suoi giovani lettori ai quali, come paterno amico, cerca di trasmettere attraverso il giornale messaggi sui valori ed il senso della vita.

Ciao 2001 cresce e, affermandosi, regala al suo direttore molti ed importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali. Emblematica la motivazione del Premio Internazionale “OSCAR ITALY 1973”, attribuito alle personalità più qualificate della vita associativa che recita: “Saverio Rotondi, giornalista , direttore del settimanale Ciao 2001, attraverso il giornale che dirige, è l’amico e il consigliere dei giovani d’oggi che guardano al domani. La sua personalità moderna, estroversa, precorritrice ha attinto la prodigiosa capacità di far vivere il presente come conquista attuale del futuro”.

Nel 1983, il 2 dicembre, la sua vita termina per una grave malattia. Ha 50 anni e lascia un vuoto ancora oggi incolmabile nella sua famiglia e in coloro che lo hanno conosciuto. Sulla sua scrivania, l’agenda è aperta sugli appuntamenti già fissati per il giorno seguente, preludenti a nuovi progetti che hanno l’obiettivo di un giornale sempre in cammino.

In questi cenni, c’è la sintetica storia di un ragazzo del sud che, come tanti altri, riesce a “farsi strada” da solo in una grande città, e che all’età di 50 anni, amava dire di sé di avere avuto la fortuna di vedere realizzate le proprie aspirazioni, sia in campo affettivo che in quello lavorativo, oltre ogni aspettativa tanto da non potere desiderare di più.

L’augurio è che il contenuto di queste righe possa essere motivo di speranza e di fiducia per tutti coloro che non hanno sostegni su cui contare se non la propria capacità e la propria volontà.  

 

 

 

 

Ciao 2001