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STORMY SIX

IL COUNTRY-ROCK

di S. T.  (da Ciao 2001 n. 31 del 4 agosto 1971)

 

 

Si sono presentati al I Festival di Musica di Avanguardia e Nuove tendenze andando in finale con il disco “Rossella” e “La manifestazione”, che narra di un ragazzo morto durante gli scontri in seguito da una protesa studentesca. Si tratta degli Stormy Six. Quest’ultimo pezzo lo composero due anni fa e divenne poi la cronaca di una realtà tragica.

Stormy Six, sei scatenati, che poi non sono neanche più sei ma il nome è rimasto tale. Ora sono Massimo Villa, Franco Fabbri, Luca Piscitelli e Antonio Zanuso, quattro giovani universitari di Milano. I primi due studiano, rispettivamente, chimica pure e filosofia, gli ulTimi due architettura. Probabilmente hanno vissuto le giornate calde del loro Ateneo in questi ultimi anni e assistito alle lotte senza respiro dei gruppi più attivi. Loro stessi non credono alla rivoluzione hippy come modo per cambiare le cose, ma sono al contrario convinti che i problemi sociali si risolvono con una presa di posizione politica. Non credono neanche tanto al messaggio musicale, ma vogliono comunque fare della buona musica, e non solo puramente formale.

Gli Stormy Six sono nati come complesso nel 1966, appartengono cioè alla prima generazione del pop italiano e sono sopravvissuti a scioglimenti e altro sull’esempio dei Dik Dik. Con questi infatti hanno condiviso i primi successi. Prima di Stormy erano appunto sei. Dopo la prima esperienza “on the road” (la tournée italiana dei Rolling Stones) la formazione si sciolse e rimasero solo Fabbri, autore delle canzoni e chitarra conduttrice, Piscitelli, chitarra ritmica, e Zanuso, batteria. Questi tre, insieme a Claudio Rocchi, entrato nel gruppo poco prima della divisione, sostituirono il complesso a quattro che rimase “Stormy Six”. Nel 1968 gli Stormy incidono un LP intitolato “Le idee di oggi pe la musica di domani”, con canzoni di Fabbri e Rocchi che pure nelle limitazioni tecniche dimostra ancora oggi di contenere gIà quelle influenze e quegli sviluppi di musica “country” di cui solo ora, dietro la spinta di Elton John, James Taylor e Crosby, Stills, Nash & Young, si comincia a parlare in Italia. Dopo l’incisione di un singolo con “La luna è stanca” e “Lodi”, traduzione di pezzi dei Creedence Clearwater Revival, gli Stormy Six si separano da Claudio Rocchi, diretto verso altre musiche e altre filosofie e accolgono fra loro Massimo Villa, che suona il basso nell’attuale formazione.

Nel 1970 Massimo Villa, Franco Fabbri, Luca Piscitelli e Antonio Zanuso incidono “Alice nel vento” e “Il venditore di fumo” e nel 1971 “Rossella” e “Leone”, tutte canzoni di atmosfera “country-rock”, vicine al clima dei Creedence Clearwater Revival, della Band e di John Mayall nei brani di tendenza più spiccatamente americana. Questi sono gli artisti che gli Stormy Six ammirano maggiormente, insieme agli inevitabili Crosby, Stills, Nash & Young ed ai Rolling Stones.

La loro aspirazione è di essere paragonati a The Band, il gruppo di Bob Dylan, e l’accostamento non è poi forzato: infatti gli Stormy, come i ragazzi di The Band suonano musica “country-rock” con testi di ispirazione sociale e fiabesca, come loro occupano un posto di secondo piano nel panorama del pop, forse perché arrivati troppo presto a non concedere spazio alla musica “pesante”, come loro hanno una presa di posizione riguardo ai problemi sociali che affliggono il mondo. Ora al Festival di musica d’avanguardia a Viareggio hanno fatto indubbiamente la loro parte. E forse sarà con tale manifestazione l’inizio di una rapida ascesa nel mondo della canzone alla ricerca di quel posto di primo piano che per certe circostanze non occupano, pur potendolo.

                                                                                                                                                                        S. T.

 

 

Ciao 2001