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GIORGIO LO CASCIO

INTIMAMENTE ITALIANO

di Manuel Insolera (da Ciao 2001 n. 11 del 17 marzo 1974)

 

 

L’inatteso e meritatissimo successo ottenuto da Antonello Venditti nel corso di questi ultimi mesi è riuscito finalmente a focalizzare l’attenzione del pubblico su una piccola ma agguerrita schiera di giovani cantautori romani, maturatisi nel corso di questi ultimi anni nell’ambito del Folkstudio, il quale, come si sa, costituisce tuttora uno dei più autentici e sinceri “punti di ritrovo” per tutti coloro che sentono realmente di aver qualcosa di nuovo e di personale da dire, maturato in circuiti più o meno alternativi e quindi ancora non contaminato dalle variopinte “piacevolezze” del business. E’ tuttavia logico che quando un artista si sente artisticamente “pronto”, egli sia spinto a ricercare un contatto diretto con un pubblico molto più vasto: di qui l’inevitabile “compromesso” dei dischi, delle tournées, della promozione pubblicitaria: compromesso che resta tuttavia positivo se l’artista riesce a preservare il suo linguaggio e a resistere ai condizionamenti e alle imposizioni della propria casa discografica (a questo proposito c’è da dire che proprio in Italia il fenomeno è particolarmente vivo e le ingerenze delle case discografiche sul lavoro dei propri artisti sono spesso pesanti, umilianti, inaccettabili, anche al limite dello sfruttamento; uno stato di cose, questo, che pone discograficamente il nostro paese alla più oscurantistica posizione di retroguardia rispetto al resto del mondo, esclusi i paesi a regime totalitario, ove il lavoro dell’artista è sempre rispettato e spesso incoraggiato dalla sua casa discografica).

Ritornando al nostro argomento, il compromesso di cui parlavo si è dimostrato ampiamente positivo, per ora, nel caso dei giovani cantautori formatisi nell’ambito del Folkstudio: Antonello Venditti si è imposto nel migliore dei modi, il suo ex compagno di lavoro Francesco De Gregori si è dimostrato a sua volta una stimolante realtà per la musica italiana di oggi, e ora altri solo compagni delle serate del Folkstudio (come quell’Edoardo De Angelis che con “Lella” ha composto una delle canzoni italiane più belle in assoluto di questi ultimi anni) cominciano a far parlare di sé.

Uno di questi è appunto Giorgio Lo Cascio, un giovanissimo cantautore di ventidue anni, ma con già alle spalle una buona dose di esperienza, sia di vita, sia artistica (già nel 1971 egli si esibiva in duo con De Gregori, prima che quest’ultimo formasse i Theorius Campus con l’amico Venditti). Il folk americano (Bob Dylan e Peter Paul e Mary in particolare), gli chansonniers francesi, sono stati i primi punti di riferimento di Lo Cascio come degli altri del Fokstudio, modelli dai quali egli però ha saputo ben presto distaccarsi per creare un suo personale microcosmo poetico, semplice e lineare, intimamente italiano, pacato e personale. Il primo album di Lo Cascio, “La mia donna”, è dedicato alla giovane moglie Ivana, e ripercorre nell’arco di dieci brani l’itinerario della loro storia, esprimendo però sentimenti validi anche generalmente, cioè capaci di comunicare a qualsiasi ascoltatore.

La musica e la poesia di Lo Cascio ci mostrano una vena intimista, quieta, fatta di piccoli sentimenti che proprio dalla semplicità traggono la loro profondità; il tutto espresso attraverso una musica acustica, arpeggiata, che non disdegna però di arricchirsi tramite gli apporti del moog, del flauto, del pianoforte, delle percussioni. Qualcuno vi potrà trovare alcuni punti di contatto con De Gregari, ma ricordiamoci che tutti questi artisti hanno avuto una lunga esperienza formativa in comune, per vui è chiaro che siano presenti alcune convergenze stilistiche nelle loro rispettive opere. Trattandosi di un artista nuovo al pubblico, abbiamo preferito terminare questo breve servizio introduttivo facendo parlare lo stesso Lo Cascio, il cui disco è stato prodotto da Antonello Venditti e presenta, nel ruolo di accompagnatori, alcuni tra i nostri migliori giovani musicisti, tra i quali il chitarrista di jazz d’avanguardia, Maurizio Giammarco e lo stesso Venditti al piano.

D.: Le canzoni del disco sono state composte tutto insieme o hanno seguito l’evoluzione della tua storia d’amore?

R.: Alcune sono state scritte durante la mia storia, e infatti vi si nota una certa alternanza dei sentimenti; altre sono state scritte dopo il mio matrimonio, e mi sembrano maggiormente contemplative.

D.: Cosa hai in mente per il futuro?

R.: Il mio secondo disco sarà un po’ un banco di prova ove sperimenterò vari tipi della mia ispirazione, per cercare di definire una strada precisa per le mie tematiche: per questo, sia musicalmente che tematicamente, credo che sarà un album alquanto vario e composito.

D.: Quale ritieni sia la principale importanza dei nuovi cantautori nell’ambito della musica italiana?

R.:Il fatto più importante è, a mio parere, quello dell’effettivo rinnovamento proposto dai testi, quindi a livello tematico: e questa decisiva influenza ha già cominciato a farsi sentire anche nell’ambito più tradizionale della musica leggera, ove si può notare una chiara tendenza a proporre testi poeticamente validi.

                                                                                                                                                                               Manuel Insolera

 

 

Ciao 2001