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HUNKA MUNKA
IL "BIG" TIMIDO
di Vittorio Spada (da Ciao 2001 n. 37 del 15 settembre 1971)
Chi
l'ha ascoltato dice che è veramente eccezionale e che riesce a far
tutto con il suo meraviglioso strumento modificato secondo le sue
inventive. Da un organo Hammond comprato di seconda mano, ne è venuta
fuori una macchina meravigliosa e complicata che solo lui sa usare.
Incuriositi andiamo a trovare questo strano personaggio che ha fatto
colpo su tutti coloro che finora l'hanno ascoltato. Ci accompagna un suo
amico, Gilberto, ed anche lui, come gli altri, non smette un attimo di
decantare la bravura e la particolarità della voce e del suono di Hunka
Munka. Dopo aver percorso quasi mezza città, ci troviamo in un
quartiere periferico e da una villetta, circondata da un bel giardino,
sentiamo uscire la musica di un organo che invade l'aria intorno. Hunka
Munka è qui. E' infatti lui il nuovo personaggio che siamo venuti a
trovare. Entriamo nella casa e al momento restiamo scossi per gli strani
oggetti che la popolano. Ma manifesti di cantanti ed altri che parlano
di tornei di volo; un'elica e modelli di apparecchi, strani pezzi di
macchine e progetti non ultimati e, da ultimo, una gigantografia di un
organo. Finalmente
entriamo nella stanza adibita a studio. E' una stanza molto grande ma,
nonostante questo, dobbiamo strisciare tra il muro e lo strumento per
poter vedere il nostro amico nascosto tra una canna e l'altra. Gilberto
ci dice di non disturbarlo dato che sta provando un nuovo accorgimento e
vuole vedere subito i risultati. Ci sediamo buoni buoni in un angolo e
aspettiamo che finisca. Nel frattempo mi guardo intorno ed anche qui
vedo che la meccanica e l'elettricità imperano, ovunque fili e
cacciaviti, canne, amplificatori, ecc.
Hunka
Munka è l'opposto del suo nome. Ci si aspettava un tipo grande e grosso
ed invece siamo davanti ad un ragazzino piccolo e magro, biondo con gli
occhi azzurri. Gli occhi sono la parte più mobile del suo viso e con
essi esprime tutte le emozioni che prova. In
questo momento la musica è finita e possiamo parlare con lui. Dopo le
solite presentazioni è ansioso di presentarci la sua creazione e subito
si butta in un discorso tecnico a noi, profani, incomprensibile, l'unica
cosa che posso riportare è l'immensità di questo organo. Hunka Munka
suona letteralmente contornato dalle canne e le tastiere fanno invidia a
quelle di una cattedrale. Finalmente riusciamo a strapparlo
dall'ammirazione che ha per questo strumento e riusciamo, sebbene a
fatica, a farci raccontare qualcosa di lui. Mentre parla, le sue mani
continuano a scorrere nervosamente sulla tastiera, oppure giocano con un
elastico e, fra un "do" e un "la", riusciamo a sapere
che ha venticinque anni, che è nato a Varese, che è sposato ed è
appena diventato padre per la seconda volta. Ha iniziato così per caso:
da un incidente aereo (è pilota) a cantante. Quattro anni fa, durante
un volo ebbe un incidente, riuscì a cavarsela riportando solo
ferite non gravi. Solo le mani ebbero la peggio e, su consiglio del
medico che lo aveva in cura, prese a fare degli esercizi al piano per
rimettere in moto le articolazioni. Fu così che, Roberto Carlotto,
questo è il suo vero nome, cominciò a suonare il piano. I primi passi
furono difficoltosi ma, a poco a poco, cominciò a provare gusto e si
dedicò con passione a quella che un tempo era stata terapia, ora
divenuta hobby. Questo fu il suo inizio. Poi, un po' per passatempo, un
po' per passione iniziò a suonare con i "Big 66", un
complesso che si esibiva nei dintorni di Varese. In breve cominciò a
farsi notare e passò ai "Cuccioli" e con loro vinse qualche
premio. Alla fine passò come organista ufficiale dell'Anonima Sound e
divenne anche cantante. Con questo complesso rimase fino allo scorso
anno, riscuotendo successo in molti clubs, fra i quali l'Altro Mondo di
Rimini. A questo punto Hunka Munka interrompe il suo discorso, è
ansioso di farci ascoltare il pezzo che presenterà al Festival di
Mestre: "Fino a non poterne più". La nostra conclusione, dopo
l'ascolto è solo una: Hunka Munka è veramente bravo. Quando ci chiede
il nostro parere lo vediamo emozionarsi come un bambino. E' la prima
volta che parla con un giornalista e la cosa lo mette in imbarazzo. Ci
dice che è stato Gilberto a fargli balenare l'idea di diventare
cantante, che lo ha portato in una casa discografica; e così ha fatto
il primo disco. Questo è tutto e non ha altro da aggiungere. Ci
incamminiamo verso l'uscita e appena voltiamo le spalle sentiamo la
musica che invade la stanza. La testa è bassa, china sulla tastiera.
Ormai è "fuori" solo lui, con la sua musica e il suo organo. Vittorio Spada
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