Materiali / Dossier LUCIO BATTISTI

 

LUCIO BATTISTI HA MIRACOLATO LA TV

di Romolo Belardi e Pino Guzman(da "Ciao 2001" n. 42 del 20 ottobre 1971)

 

 

Dal diario di un ragazzo romano. Giovedì 23 settembre 1971: "Ho vissuto una serata indimenticabile. E pensare che niente faceva prevedere un evento che non esiterei a definire storico. Era una tranquilla serata di fine estate: le massaie borbottavano per il vertiginoso aumento dei generi alimentari, i giornali parlavano di Nixon che aveva illustrato la situazione venutasi a creare dopo la "fluttuazione " del dollaro. Herrera continuava a ripetere, come un disco rotto, che la Roma avrebbe conquistato il quinto posto. So preannunciava dunque una serata tranquilla, ma anche monotona, che le mie risorse auree erano ridotte al lumicino e ciò m'impediva l'accesso in una sala cinematografica, sia pure a livello parrocchiale.

"Non restava che tentare la strada della televisione, ma con prospettive assai poco allettanti. Quando schiacci il pulsante sai già cosa ti capiterà di vedere: Vittorio Orefice con l'immancabile farfalla (è sempre la stessa, oppure ne ha anche un'altra?...) che commenta i lavori del Consiglio dei Ministri, il colonnello Bernacca che ti annuncia con aria solenne che domani farà bel tempo (in tal caso corro subito a tirar fuori dall'armadio il mio favoloso ombrello a scatto), Jader Jacobelli che presenta la duemilionesima puntata di "Tribuna sindacale". Per un ragazzo come me è assai difficile incocciare in un programma interessante. Quella sera comunque il programma prevedeva una trasmissione per lo meno passabile: uno spettacolo musicale dedicato a Lucio Battisti e intitolato "Tutti insieme". Meglio di un calcio negli stinchi sarà, pensai premendo il pulsante. Ma subito caddi in preda ad un cupo pessimismo: vuoi vedere che si tratta della solita stucchevole biografica musicata del cantante di successo?

"Ma avevo sbagliato le previsioni, per fortuna. Nessuna presentatrice apparve e vidi venire alla ribalta, uno alla volta, i protagonisti della trasmissione i quali, con Lucio Battisti al centro, intonarono "Let the sunshine in". Per poco non svenni: c'erano quasi tutti i miei complessi preferiti, dai Dik Dik alla Premiata Forneria Marconi, la formazione che tanto successo aveva ottenuto al Festival Pop di Viareggio patrocinato dal nostro giornale: dalla Flora, Fauna e Cemento alla Formula Tre, da John Congos a Mia Martini, altra trionfatrice di Viareggio, da Lally Stott a Bruno Lauzi. Eppoi lui, Lucio Battisti.

"Il programma ebbe inizio e fu tutto un crescendo di emozioni. NOn abituato a questo genere di show televisivo ad un certo punto temetti di sentirmi male. Cosa inaudita: Battisti ed i suoi amici cantavano davvero! Pensate: uno spettacolo di canzoni in tv senza l'impiego del "play-back"! Roba da collasso. E niente testi banali, con i pezzi che si susseguivano senza soluzione di continuità. Semplicità, buon gusto, ritmo e soprattutto uno spettacolo fatto su misura per noi giovanissimi. Non si era mai vista una cosa del genere in televisione. Per questo non mi sembra affatto esagerato parlare di serata indimenticabile.

Finalmente i tanto bistrattati complessi, cui i dirigenti di Via Teulada chiudono la porta in facci in occasione di "Canzonissima" ed altre trasmissioni del genere, si potevano prendere una bella rivincita, potevano dimostrare la validità della loro musica, del loro senso della scena. Del resto il prepotente ritorno dei complessi - che appena un paio di anni fa frettolosi e sprovveduti osservatori davano per spacciati - è testimoniato dalla attuale "Hit Parade" che vede ai primi posti i Pooh, la Formula Tre, i Middle of the Road, i Profeti, gli Ocean, i Dik Dik.

"Insomma con lo spettacolo di Lucio Battisti si è avuta la dimostrazione che si possono allestire show piacevoli, moderni, interessanti, con tanta buona musica e niente parole. Il piccolo miracolo è stato reso possibile dalla sensibilità e dalla intelligenza di Mogol, di Battisti e del regista della trasmissione, Francesco Dama. I tre autori dello show hanno agito tenendo sempre presente il fattore-base: la trasmissione era diretta ai ragazzi e dunque andava impostata come avrebbero fatto dei ragazzi. E' stato l'uovo di Colombo. Una cosa tanto facile che mai era venuta in mente ai dirigenti della televisione in passato.

"A questo punto non c'è che da augurarsi che si sia trattato di un felice esperimento e non di un "numero unico" destinato quindi a restare senza un seguito. E' giunto il momento che i dirigenti di Via Teulada si rendano conto che quella dei complessi è una realtà che non può più essere ignorata: il cantante solista ormai è in ribasso in tutto il monto, mentre la scelta del pubblico, anche quello non più giovanissimo, si indirizza verso le formazioni d'avanguardia, le sole capaci di dire qualcosa di nuovo, d'introdurre un discorso che spazzi via finalmente le troppe cose banali e inutili che si ascoltano nei tanti festival di casa nostra.

Ed è giunto anche il momento che la televisione pensi un po' di più al pubblico giovane. Non soltanto in campo musicale (a proposito: complimenti ai programmatori i quali hanno inserito la trasmissione "Pop studio" nella stessa sera dello show di Battisti. Come dire: quando a tordi e quando a grilli). Quel poco di musica pop che la televisione ci regala andrebbe per lo meno dosata con maggiore acume.

"Più musica giovane nei programmi tv. Ma soprattutto più programmi tv per i giovani. I ragazzi di oggi non s'interessano soltanto di musica, anzi il loro orizzonte è sempre più vasto. i loro interessi sempre più ampi, la loro sete di sapere sempre più acuta. Diamo quindi ai ragazzi inchieste, dibattiti, servizi che tocchino da vicino i loro problemi, il loro mondo, ma senza usare il tono distaccato tanto caro a certi uomini preposti alla realizzazione dei programmi, senza la immancabile retorica "made in Italy" (il "Cuore" è già stato scritto...). Eppoi chiamiamoli questi giovani, spalanchiamo loro i cancelli di Via Teulada, Facciamoli partecipare alle trasmissioni, interroghiamoli, ascoltiamo le loro idee, discutiamo con loro con franchezza, con sincerità.

"Percorrendo la strada dell'impegno e dell'intelligenza si possono raggiungere senza fatica traguardi importanti. Ne abbiamo avuto la dimostrazione con lo spettacolo di Lucio Battisti, Quasi un miracolo in una tranquilla serata di fine estate, Dal diario di un ragazzo romano; quanti anni dovranno passare prima che io possa rivedere un programma come quello dedicato a Lucio Battisti? Ragazzo abbi fede: il seme è stato gettato ed il fiore presto germoglierà.

                                                                                                                                                                           Romolo Belardi

 

Probabilmente non era nelle intenzioni di Lucio Battisti creare un vero o proprio clan musicale sul modello di quello di Celentano. Eppure questa grande famiglia formata da compositori, interpreti, strumentisti, produttori, oggi esiste, anche se è evidente come sia proprio Battisti a fare la parte del leone: canta, scrive il novanta per cento delle canzoni, produce, scopre talenti, dirige l'orchestra, suona numerosi strumenti.

In pochi anni di attività il reatino ha composto insieme all'inseparabile Giulio Rapetti alias Mogol, decine e decine di best-sellers: basti pensare che ben diciotto suoi brani sono entrati a far parte dell'Hit Parade radiofonica. Come Come cantante ve ne ha posti sei, i restanti così suddivisi: tre per Mina, tre per la Formula 3, due per l'Equipe 84, e per i Dik Dik, ed uno ciascuno per Bruno Lauzi e Patty Pravo. Ma numerosissime altre sue composizioni hanno sfiorato queste vette: da "Mary oh Mary" di Lauzi, a "Un'avventura" dello stesso Battisti e di Wilson Pickett, a "Per te"  di Patty Pravo. Il primo suo brano ad entrare nelle alte sfere della nostra classifica fu "29 settembre" affidata all'Equipe 84, che restò al primo posto quattro settimane. In seguito Battisti tornò sulla cima con "Mi ritorni in mente" (2 settimane), "Anna" (7 settimane) e infine col suo ultimo grande successo, "Pensieri e parole", che ha battuto ogni record di permanenza al primo posto, regnando per quattordici settimane consecutive.

Attualmente, poi, Lucio conta ben sei brani nella rosa dei più venduti: due interpretati da lui stesso ("Pensieri e parole" e "Dio mio no". Quest'ultima canzone è stata, come ricorderete, censurata dalla RAI), più "Eppur mi son scordato di te" della Formula 3, "Amore caro amore bello" di Bruno Lauzi, "Vendo casa" dei Dik Dik, e "Amor mio" di Mina.

Ma quello che ci interessa in modo particolare sono i componenti del suo gruppo, principalmente incentrato intorno all'etichetta formata da Battisti, la Numero Uno.

Bruno Lauzi, genovese, uno dei più importanti cantautori italiani della seconda generazione, quella venuta fuori tra il '63 e il '66. E' tornato prepotentemente alla ribalta da quando Lucio Battisti lo ha riscoperto, affidandogli l'anno scorso "Mary oh Mary" e "E penso a te" ( che è diventato poi un grosso successo francese nella locale versione di Jean-Francois Michael) e quest'anno la già citata "Amore caro, amore bello", accoppiata nel 45 giri ad uno dei vecchi brani più semplici ed ispirati della produzione di Lauzi, "una casa nel parco".

Quattro sono principalmente gli autori delle musiche: Battisti naturalmente, Lauzi, Mario Lavezzi e Damiano Dattoli.

Gli ultimi due fanno parte di uno stesso gruppo, i Flora Fauna & Cemento, che ha esordito nel '70 con due versioni italiane di successi esteri: "Superstar", con parole di Pagani, dall'omonima rock-opera di Lloyd e Webber, e "Il ponte", traduzione del celebre pezzo di Simon & Garfunkel "Bridge over troubled water". Quest'anno hanno posto sul mercato un brano di Mogol-Battisti: "Un papavero". Mario Lavezzi è stato per circa tre anni l'organista dei Camaleonti; ed è curioso osservare che il suo provvisorio sostituto nel gruppo milanese, Gabriele Lorenzi, è finito anche lui nel clan di Battisti e più precisamente nella Fromula 3, il pi popolare fra i complessi della Numero Uno. Insieme ad Alberto Radius ex dei Quelli, chitarrista, e Tony Cicco, batterista e cantante. A Lavezzi si devono grossi successi, tra i quali soprattutto "Il primo giorno di primavera", i Dik Dik portarono in cima ad Hit Parade nell'estate del '69.

Altri due gruppi che Battisti ha tenuto a battesimo sono quelli della Verde Stagione e della Premiata Forneria Marconi.

I primi, dopo essersi imposti con la rielaborazione della "Primavera" di Grieg e con la versione italiana di "Question" dei Moody Blues, si sono immersi di nuovo quest'anno nel mondo del classico, proponendo niente di meno che la celeberrima "Per Elisa" di Beethoven, con la trascrizione dei fratelli Ihle e le parole di Mogol, che nella loro versione è diventata "Senza Elisa".

Esordiscono invece in questo '71 quelli della Premiata Forneria Marconi. Sono: Mauro Pagani, voce flauto e violino, ex dei Quelli, Franco Mussida, chitarra, Franz Di cioccio, batteria (che divide la sua attività fra questo gruppo e la Nuova Equipe), Flavio Premoli, organo, e Giorgio Piazza, basso. Nomi che però non sono del tutto nuovi: appaiono infatti nei LP di Battisti "Amore e non amore" e di Fabrizio De André "La buona novella". Ne parleremo più diffusamente non appena uscirà il loro primo LP.

I Formula 3, che in due anni sono diventati il gruppo italiano più popolare, hanno seguito sempre fedelmente la musica di Battisti con una sola eccezione: "La folle corsa", presentata all'ultimo Sanremo in coppia con Little Tony che anche se è firmata da Carlo Donida, è di chiaro stile battistiano. E' curioso rilevare che anche l'unico brano non suo inciso da Battisti è di Donida: "Prigioniero del mondo", il suo primo 45 giri. Il trio rappresenta la faccia più straniera di Battisti, quella dove meno compare la componente italiana del cantautore, che raccoglie appunto le sue matrici nella tradizione dei Paoli, dei Tenco, dei Lauzi appunto, e lascia il posto ad un'aggressività fedele al rock inglese, ed allo sfruttamento degli strumenti. E' molto considerata la solista di Alberto Radius: il referendum di Ciao 2001 la piazzò al 16o posto assoluto con quasi duecento voti.

L'ultimo rampollo del clan di Battisti è Adriano Pappalardo. Tutto hanno una grandi fiducia in lui, e sono convinti del suo successo. Vocalmente è forse il più dotato di tutti (ricorda, come timbro, oltre ad alcuni negri, Johnny Hallyday). Il suo primo, e finora unico, disco è "Una donna" composta da DAmiano Dattoli.

In questi giorni l'ambiente battistiano è un po' scosso: si è infatti sparsa la voce che Lucio, al quale sta per scadere il contratto che lo lega alla Ricordi, sia per passare proprio alla Numero Uno. In fondo, sarebbe giusto, perché è piuttosto controproducente il fatto che il clan lavora per una determinata etichetta, mentre il suo capo è altrove.

                                                                                                                                                                                   Pino Guzman

 

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