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IL SOUND SURREALE
DEGLI ALLUMINOGENI
di Vittorio Spada (da Ciao 2001 n. 43 del 27 ottobre 1971)
Gli
Alluminogeni non sapevano di esserlo quando si trovavano in vacanza per
conto proprio sulla Riviera Ligure. Fu dopo l'incontro al mare , dopo
una serie di confidenze, dopo aver iniziato un'amicizia, che tutti e tre
si trovarono ad un certo punto a Torino, dove vivevano, in casa di uno
di essi Patrizio Alluminio. Diventarono lì Alluminogeni: invece di
farsi una serie di drink, raccontarsi barzellette e i più recenti
flirts, Patrizio, Daniele e Guido danno mano agli strumenti, come se
quell'atto fosse giù segnato dalle mani del destino e tacitamente si
accordano, suonano, vanno avanti, continuano. Ognuno accenna i propri
motivi che ha ruminato per mesi nella tesa e gli altri gli vanno dietro.
Da quest'incontro nasce un "sodalizio" musicale, come lo
chiamerebbe Leopardi, ovverossia un gruppo, che non esita a scegliersi
un nome. E lo fanno si presume in onore di Patrizio Alluminio, che è il
capo complesso, organista e cantante, compone quasi tutte le canzoni e
diversi testi, oltre all'organo suona anche chitarra e pianoforte, ha
studiato piano per cinque anni al liceo musicale Viotti di Vercelli. Daniele
Ostorero stessa età 22 anni è studente in giurisprudenza, suona
batteria e bongos, compone anche lui i testi, chiamato
"l'inglese" per amore dell'ordine e della meticolosità, è
alto 1,80. Sembra comunque che non sia per niente puntuale e questo gli
conserva integra una certa fetta di latinità. Il terzo, che ha
sostituito Guido, è Enrico Cagliero, studente in ingegneria
elettronica, capelli neri, occhi grigi, peso mosca, suona chitarra e
basso elettrico, Riunirli, loro che poi sono sempre insieme, per parlare
un po', non è stata impresa facile. Patrizio, studente in medicina, era
impegnato a sezionare cadaveri (sembra che dopo la musica sia la sua
passione preferita), Daniele stava provando l'auto sportiva di un amico
e si inebriava con i cilindri, Enrico, chiamato anche "transistror",
era appunto dedito alla costruzione di un nuovo marchingegno elettronico
che ho capito serviva a fare un caffè premendo semplicemente un
bottone. Finalmente
raggruppati, rivolgo loro alcune domande sul tipo di musica che suonano.
E' forse il modo migliore per interessarli. Gli Alluminogeni, in breve,
hanno partecipato al Festivalbar e al Cantagiro, al Disco per l'estate
1971, al 1° Concorso della
musica d'avanguardia. In ottobre è uscito il disco "Troglomen",
dalla colonna sonora originale del film "quando gli uomini armarono
la clava e le donne fecero din don", al quale hanno partecipato in
veste di attori. Questi gli Alluminogeni in sintesi. Ora
- domando - come giudicate la vostra produzione musicale? Se
ci si sofferma un momento in questo tanto importante settore, vien fatto
di chiedersi: "che genere non è ancora stato inventato?". Si
potrebbe rispondere, senza tema di smentita, che tutto è già stato
fatto. Invece,
a questo punto, arriviamo noi, "gli Alluminogeni". Noi infatti
siamo convinti di non aver creato nulla che già esista. Il nostro
genere non è affine a nessun altro che, in atto, goda buona salute o
che stia per tramontare o che sia già spirato. La
nostra non è presunzione né immodestia interessata, in quanto i
giudizi dei critici potrebbero insorgere immediatamente per stroncarne
ogni validità. Affermiamo,
però di aver trovato una nuova formula in un periodo in cui già
sembrava impossibile. Come chiamare questo improvviso parto della mente
o della sensibilità artistica di un trio che muove i suoi passi in una
giungla tanto fitta? "Musica Sensitiva" è la risposta. Nella
definizione apparentemente retorica, in quanto tutto oggi si attribuisce
a sensazioni personali nuove è tuttavia centrato quel tanto di
originalità e quindi di "diverso" che pone questa musica e le
relative canzoni in una collocazione a parte.
"Qual
è la prova di quello che dite?" La
prova più evidente di quanto affermiamo è che il nostro obiettivo
principale non è l'orecchiabilità e la conseguente commercialità del
prodotto, bensì è l'ascolto sereno soprattutto responsabile di coloro
che intendono evadere dalla logora divisa di tutti i giorni. Questo
genere infatti segue non un filo conduttore prefabbricato, ma è
mutevole, nel corso dell'esecuzione, proprio come mutevole è l'umore
dell'uomo, nel periodo di un sempre crescente sviluppo tecnologico. Tutto
ciò è riscontrabile sul piano pratico, nel contesto del nostro primo
33 giri: "Scolopendra". Già il titolo dell'album presuppone
un discorso decisamente impegnato. E' una successione schematica di
interpretazioni di dimensioni quotidiane portate su di un piano quasi
favolistico e surrealista. Le
varie tappe di questa opera si intrecciano senza che l'una possa far
prevedere la successiva pur avendo un filone logico che le unisce. Si
passa così al tema della vita, trattato in "Scolopendra", dove
l'essere umano pur non essendo sminuito nei suoi sentimenti, viene
portato al livello di briciola cosmica. Si passa poi alla natura nel
brano: "La natura e l'universo" nel quale la delicatezza quasi
monotona della componente naturale riesce a tener testa alla grandezza
pesante, e quasi ossessiva dell'immensità del creato. "Caleidoscopio"
rispecchia il tema del sogno con tutta la sua varietà di imprevisti
contrastanti con la crudezza di un attimo qualsiasi della giornata. Chi
di noi non si è mai chiesto se vi possa essere vita materiale su
qualche altro pianeta o in qualche altra galassia? Noi lo trattiamo come
interpretazione del tempo, e "Pianeta" ne è la raffigurazione
musicale. Le
successive come "Costruendo astronavi" e
"Thrilling", sono le interpretazioni dello spazio e della
paura, mentre il discorso si fa ancor più serio ne "La stella di
Atades", favola costruita sul tema della metempsicosi. Noi
quindi come facilmente si può dedurre, ci siamo preoccupati di ottenere
nuove sfumature pur essendo solo sette le note musicali e ventuno le
lettere dell'alfabeto, evitando in particolar modo di venire dipinti da
tonalità di Oltreoceano. Questo
perché abbiamo deciso di cercare per i popolo latino più sognatore per
natura di quello anglosassone, un sistema musicale più adatto alle sue
caratteristiche. Dalla
possibilità o meno della riuscita di ciò, dipendono quindi i nostri progetti
futuri.
Vittorio Spada
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