Giacomo Cerutti
Il portarolo
Pinacoteca di Brera
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Cerutti dipinge, con commovente semplicità e partecipazione, molte
tele che raffigurano la vita quotidiana del popolo. Ma la sua attenzione
verso i ceti umili non ha nulla di miserabilistico. Il ragazzo
rappresentato non ha per nulla la faccia smunta o patita; è un tipo umano
con un suo stile ed una sua sopra eleganza. Le
galline e la suntuosa cesta di uova che porta con sè la dicono
lunga sulla sua condizione di popolano dignitoso come lo era il Renzo del
Manzoni. Anche il
cesto portato sulle spalle e dipinto con mirabile verosimiglianza, se
pur coi segno dell'uso quotidiano, non è frusto e sbrindellato.
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Veronese
Cena in casa di Simone
Pinacoteca di Brera
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Sono famose le cene di Veronese. Il pretesto era sempre un episodio della Bibbia,
la lo scopo vero era quello di dipingere i grandi banchetti pubblici
di Venezia. Anche qui Gesù,
inviato a pranzo in casa del fariseo Simone dove incontra Maddalena, la
peccatrice pentita che bagna di lacrime e di unguenti i suoi piedi,
rimane relegato al margine sinistro del quadro. Al centro
del quadro invece c'è la veduta di un giardino con un portale classico
e a destra ci sono
i banchettanti che guardano un po' distratti a quel che avviene tra
Gesù e la peccatrice. Anche Simone,
pure sorpreso per l'accaduto, sembra sul punto di voler riprendere ad
assaggiare le abbondanti portate, che vengono messe in tavola da un
inserviente con un copricapo
arabo, rappresentante della Venezia cosmopolita e capitale del
mediterraneo al tempo di Veronese.
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Domenichino
La caccia di Diana
Galleria Borghese
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Non si tratta di una caccia, ma di una gara di tiro con l'arco tra le ninfe
di Diana, probabilmente ispirata da Virgilio che descrive i giochi
organizzati da Enea in onore del padre. La Dea mostra i
premi nelle sue mani (un arco, un cerchio d'oro e una faretra), mentre
accanto una ninfa mostra i
premi minori. Gareggiano
cinque ninfe che hanno come bersaglio un uccello legato
ad un palo. Domenichino ci mostra la gara nel suo svolgimento
dinamico: l'arco ancora tesa delle ninfe, un cane tenuto a fatica.
Nascosi a destra due
pastori ammirano le ninfee
nude cariche di un erotismo raffinatissimo.
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Andrea del Sarto
Madonna col Bambino
Galleria Borghese
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Due
diagonali attraversano il quadro: una dai toni smorzati attraversa la
figura della Madonna, l'altra più luminosa passa per le figure dei due
bambini. All'interno di questa struttura i personaggi sono posti,
dagli sguardi in dinamica e significativa relazione tra loro:
Giovanni ( sorridente, in alto) guarda Gesù (in basso col volto contratto
in un sorriso drammatico), Maria, assorta, fissa il vuoto, in basso, quasi presa
da un dubbio assillante. I corpi
dei bambini sono forzati a torsioni innaturali che danno al quadro una
espressività violenta, che un po' contrasta con il dolce viso di Maria. Ad
ispirare il volto
della Madonna fu Lucrezia Fede, che Andrea del Sarto sposò più tardi.
Il Vasari dice che Andrea sarebbe stato più grande "se non avesse
trascurato sé e i suoi prossimi, per lo appetito di una donna che lo tenne
sempre povero e basso".
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