Regia:
Ermanno Olmi
Origine:
Italia,
Ano: 2003
Durata:
100'
PERSONAGGI
E INTERPRETI
Il vecchio
capitano: Bud Spencer
Vedova
Ching: Jun Ichikawa
Confidente:
Sally Ming Zeo Ni
Nostromo:
Camillo Grassi
Ammiraglio
Ching: Makoto Kobayashi
La storia
A causa di
un fraintendimento d’indirizzo, un giovane studente occidentale viene
condotto in un teatrino-bordello per clientela in cerca di forti,
trasgressive, emozioni. Appena varcata la soglia del portoncino illuminato
da una lanterna cinese, ecco che viene subito introdotto alla esplicita
realtà delle libere seduzioni. Tuttavia, allo sconcerto iniziale, a poco
a poco e magicamente si sovrappone l'incanto di una rappresentazione
teatrale.
Nel
teatrino-bordello un attore nelle vesti di vecchio capitano passeggia sul
palcoscenico, narrando la storia di una giovane corsara cinese: la vedova
Ching, il cui marito fu ammiraglio della flotta piratesca armata da una
società di “anonimi azionisti”. Per debellare il flagello dei
banditi, i generali dell’imperatore offrirono al condottiero il perdono,
qualora egli scegliesse di sottostare agli ordini del governo. Ma alla
conversione dell’ammiraglio gli “azionisti”reagirono, complottandone
l’assassinio che avvenne tramite un astuto piano di avvelenamento. La
vedova, sconvolta ed oltraggiata dal tradimento, giurò vendetta e
convinse le sue ciurme a rifiutare altre offerte, per dedicarsi in proprio
ad abbordaggi e saccheggi. La piratessa Ching così, dopo l'eccidio del
marito corsaro, sconvolta ed oltraggiata, diverrà il pericolo numero uno
per l'impero, del quale avrà anche il coraggio di attaccarne le navi
commerciali che navigano sotto la sua protezione. L'impero subisce una
serie di scacchi finché non si decide di mandare contro la piratessa un
così gran numero di navi da guerra "che l'orizzonte non bastava a
contenerle tutte"….
Il genere
Il maestro
bergamasco racconta la sua storia abbandonandosi
alla metanarrazione , usando cioè l'espediente del teatro nel teatro,
servendosi del genere favolistico con gli stilemi e le caratteristiche
proprie di questo genere. Si vedono le battaglie, pennacchi di fumo
segnalano lo scoppio di un cannone, ma non vediamo mai il sangue e la
realtà della sofferenza. È appunto lo strumento del teatro, dove si
racconta la storia, che viene
in aiuto all'atmosfera di placido distacco, mediando ulteriormente tra
colui che narra e coloro che ascoltano. Tutto concorre a creare
l’atmosfera di favola:
dalla scelta musicale che, oltre a canzoni della tradizione
popolare cinese, annovera brani tratti da Stravinsky, Berlioz e Ravel;
alla curatissima fotografia («faremo un film colorato come le lacche
cinesi, come la Cina che ci immaginiamo e che forse non è»), ai
costumi teatraleggianti, ai colori
(quelli degli aquiloni, delle trionfali dimore di una sovranità
corrotta), all’affettuosa inflessione dell’io narrante, uno splendido,
ritrovato Carlo Pedersoli (non più Bud Spencer).
È, cioè,
un film di pirati dove non ci sono nè arrembaggi nè battaglie
sanguinose E poi quell'immenso cannone, quella flotta esorbitante, quella
mostruosa novità, la nave a vapore che
ci viene incontro con la leggerezza di un racconto di fantascienza.
Il finale, come tutte le favole che si rispettino, è
emblematicamente lieto, come lieti, e lievi, sono quegli aquiloni che in
luogo delle bombe cadono sulle navi dei pirati ormai accerchiati. Sono
aquiloni che raccontano una storia. Una storia di pace e
riappacificazione. E da quel momento "le voci delle donne
rallegravano il giorno cantando dietro i paraventi".
Perché
l'autore del rustico "Albero degli zoccoli" ambientato
nella campagna bergamasca e della "Leggenda del santo bevitore"
ispirato al romanzo dell'austriaco Joseph Roth che si svolge a Parigi, si
è cimentato nel racconto di una favola, per di più così esotica e
apparentemente lontanissima da lui e da noi?
Risponde Olmi in una intervista: «Era costume degli imperatori
cinesi perdonare chi si pentiva, ancor prima di Confucio. Il perdono
naturalmente è anche un valore cristiano. La storia della piratessa Ching
assomiglia alla parabola del figliol prodigo, e io ne ho fatto una favola,
perché solo le favole oggi hanno un lieto fine, e
perché solo in modo fiabesco oggi puoi parlare di pace. Se io
avessi fatto un film realistico, sul presente, per predicare contro le
guerre, apparirei buonista,
banale, e tutti si chiederebbero da che parte sto, politicamente, mentre
la metafora permette di esprimere le proprie utopie senza apparire
ridicoli».
Il tema
Il tema
fondamentale quindi è
espresso da questa frase: "Il perdono è più forte della
legge", pronunciata alla chiusura del film, che racchiude
l'intima essenza di "Cantando dietro i paraventi" di
Ermanno Olmi.
Ermanno
Olmi regala al cinema un messaggio di pace, e lo fa rifiutando gli
strumenti tradizionali della denuncia utilizzati
da altri importanti registi, quali Bertolucci, Bellocchio ed
Amelio. A differenza di questi, ci espone un racconto
lontano dal frastuono della battaglia, una storia
gentile che si svolge in un altrove storico-geografico o
cronachistico, proprio della favola, che trasfigura gli eventi, realmente
accaduti (Leggendo anni fa un vecchio libro sui pirati, Olmi ha scoperto
il poema epico di Yuentsze Yunglun, pubblicato a Canton nel 1830, che
esalta le gesta della piratessa vedova Ching, realmente vissuta alla fine
delXVIII secolo, che alla fine si consegnò al giovane imperatore
ottenendone il perdono) e li intreccia in un tessuto onirico che
predispone alla serenità, semplicemente offrendola come un’esigenza
dello spirito.
Ci sarà
una ragione alta se il rigoroso Ermanno Olmi ha realizzato un film
spettacolare, apparentemente stravagante e infantile, tre anni dopo quel
capolavoro solenne e straziante che è stato "II mestiere delle
armi". E infatti, continua Olmi: «È un progetto che ha preso
le mosse almeno una decina d'anni fa, quando già si presagivano
annuvolamenti, turbolenze, nell'umore generale e si continuava a parlare
di pace per nascondere progetti di guerra. A pensarci bene se risalgo alla
fine della seconda guerra mondiale, ed io avevo 13 anni, c'era questa
certezza, che dopo tanto orrore ci sarebbe stata pace eterna: e invece già
si erano decise divisioni che avrebbero proseguito lo scontro e mantenuto
un clima di guerra continua. Ora so che la pace non ci sarà mai e che la
possiamo sognare solo nel contesto di una favola».
Il presente
Un film di
pirati senza arrembaggi e battaglie sanguinose, in che modo si allaccia al
presente? I pirati si definiscono onesti fuorilegge mentre gli altri, dice
la vedova Ching "le loro ladronerie le compiono al riparo di
privilegi che da sé medesimi si procurano". Non ci fa venire in
mente nessuno questa frase? E poi quell'immenso cannone, quella flotta
esorbitante, quella mostruosa novità, la nave a vapore, che fanno
dell'imperatore una potenza invincibile, non fanno pensare alla nazione più
potente di oggi, gli Stati Uniti?
Certo è
difficile immaginare che accada adesso quel che accade nella favola di
Olmi: l'imperatore, forte di cannoni enormi, di una flotta immensa, di una
terrorizzante novità, la nave a vapore, sicuro della sua facile vittoria,
anziché attaccarli invia ai pirati in attesa di essere annientati un volo
immenso di aquiloni. «Se accetti un gesto gentile devi deporre la
spada», consigliano alla bella Ching, che ben contenta esegue. Come
dire a George Bush, visto che sei il più forte, perché non provi a
tendere tu la mano e magari anche gli altri deporranno il terrorismo?
Le donne
Secondo il
poeta cinese citato dal narratore nel finale, «Da quel momento i fiumi
e i quattro mari furono sicure e liete strade. I contadini vendettero le
loro spade e comprarono buoi per arare i campi, mentre le voci delle donne
rallegravano il giorno dietro i paraventi». Ecco qua, si torna a
cantare dietro i paraventi: ma chi? Le donne naturalmente, o meglio
le donne secondo l'idea antica e nostalgica che Olmi ha del gentil sesso,
lui che da sempre ha vicino la moglie Loredana, intelligente e devota: «Ricordo
il senso di pace che da bambino, mi dava sentire nei cortili, nei campi,
il canto delle donne. Oggi le donne non cantano più:
troppa ansia, troppi impegni, troppa scontentezza. Sentire una voce
invisibile di donna dà il senso della tranquillità, della speranza».
Ma perché le donne cantano proprio dietro i paraventi, come in un harem,
come in un chiostro? «La femminilità è anche mistero, segretezza,
non esibizione, sfacciataggine, come oggi ». «Sapersi
arrendere – continua Olmi – è un’arte femminile, un gesto di
forza e di eroismo che solo le donne sanno compiere», come la vedova
Ching che depone la spada e
la corazza, e addobbandosi con gli abiti sontuosi della seduttrice, si
prostra davanti all'Imperatore per essere perdonata.
Le sorprese
Cose
sorprendenti del film.
Per la
prima volta in un'opera del probo Olmi, c’è una specie di spaesamento
erotico, un'ombra calda di sensualità. Non solo il nudo integrale e
magnifico della danzatrice-guerriera Carlene Ko («l'avevamo scelta
vestita, per la gestualità piratesca, ma quando si è spogliata, tutta la
troupe è rimasta incantata»), ma anche le fiammeggianti carezze
della non ancora vedova Ching che
tiene sul seno nudo la magnifica testa di Makoto Kibaya-shi, il giovane
ammiraglio suo sposo, o il languore con cui, seminuda sul letto, la bella
creatura scosta le gambe, invitante, o ancora quando, vedova e a capo dei
pirati, cerca il riposo della guerriera sfiorando silenziosa il torace
nudo di un marinaio.
Altro
particolare interessante: come si avvelena una persona di cui ci si vuole
disfare, in questo caso l'ammiraglio Ching, senza dar nell'occhio? Ci si
procura un verme avvelenato, (i previdenti assassini ne hanno un vaso
pieno), lo si da in pasto a una carpa che stramazza in un baleno e si
serve questa prelibatezza alla vittima designata. Risultato garantito.
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