Freccia-sx4.jpg (2157 byte)     Cantando dietro i paraventi

Regia: Ermanno Olmi

Origine: Italia,

Ano: 2003

Durata: 100'

PERSONAGGI E INTERPRETI

Il vecchio capitano: Bud Spencer

Vedova Ching: Jun Ichikawa

Confidente: Sally Ming Zeo Ni

Nostromo: Camillo Grassi

Ammiraglio Ching: Makoto Kobayashi

La storia

A causa di un fraintendimento d’indirizzo, un giovane studente occidentale viene condotto in un teatrino-bordello per clientela in cerca di forti, trasgressive, emozioni. Appena varcata la soglia del portoncino illuminato da una lanterna cinese, ecco che viene subito introdotto alla esplicita realtà delle libere seduzioni. Tuttavia, allo sconcerto iniziale, a poco a poco e magicamente si sovrappone l'incanto di una rappresentazione teatrale.

Nel teatrino-bordello un attore nelle vesti di vecchio capitano passeggia sul palcoscenico, narrando la storia di una giovane corsara cinese: la vedova Ching, il cui marito fu ammiraglio della flotta piratesca armata da una società di “anonimi azionisti”. Per debellare il flagello dei banditi, i generali dell’imperatore offrirono al condottiero il perdono, qualora egli scegliesse di sottostare agli ordini del governo. Ma alla conversione dell’ammiraglio gli “azionisti”reagirono, complottandone l’assassinio che avvenne tramite un astuto piano di avvelenamento. La vedova, sconvolta ed oltraggiata dal tradimento, giurò vendetta e convinse le sue ciurme a rifiutare altre offerte, per dedicarsi in proprio ad abbordaggi e saccheggi. La piratessa Ching così, dopo l'eccidio del marito corsaro, sconvolta ed oltraggiata, diverrà il pericolo numero uno per l'impero, del quale avrà anche il coraggio di attaccarne le navi commerciali che navigano sotto la sua protezione. L'impero subisce una serie di scacchi finché non si decide di mandare contro la piratessa un così gran numero di navi da guerra "che l'orizzonte non bastava a contenerle tutte"….

Il genere

Il maestro bergamasco racconta  la sua storia  abbandonandosi alla metanarrazione , usando cioè l'espediente del teatro nel teatro, servendosi del genere favolistico con gli stilemi e le caratteristiche proprie di questo genere. Si vedono le battaglie, pennacchi di fumo segnalano lo scoppio di un cannone, ma non vediamo mai il sangue e la realtà della sofferenza. È appunto lo strumento del teatro, dove si racconta la storia,  che viene in aiuto all'atmosfera di placido distacco, mediando ulteriormente tra colui che narra e coloro che ascoltano. Tutto concorre a creare l’atmosfera  di favola:  dalla scelta musicale che, oltre a canzoni della tradizione popolare cinese, annovera brani tratti da Stravinsky, Berlioz e Ravel; alla curatissima fotografia («faremo un film colorato come le lacche cinesi, come la Cina che ci immaginiamo e che forse non è»), ai costumi  teatraleggianti, ai colori  (quelli degli aquiloni, delle trionfali dimore di una sovranità corrotta), all’affettuosa inflessione dell’io narrante, uno splendido, ritrovato Carlo Pedersoli (non più Bud Spencer).

È, cioè,  un film di pirati dove non ci sono nè arrembaggi nè battaglie sanguinose E poi quell'immenso cannone, quella flotta esorbitante, quella mostruosa novità, la nave a vapore  che ci viene incontro con la leggerezza di un racconto di fantascienza.  Il finale, come tutte le favole che si rispettino, è emblematicamente lieto, come lieti, e lievi, sono quegli aquiloni che in luogo delle bombe cadono sulle navi dei pirati ormai accerchiati. Sono aquiloni che raccontano una storia. Una storia di pace e riappacificazione. E da quel momento "le voci delle donne rallegravano il giorno cantando dietro i paraventi".

Perché l'autore del rustico "Albero degli zoccoli" ambientato nella campagna bergamasca e della "Leggenda del santo bevitore" ispirato al romanzo dell'austriaco Joseph Roth che si svolge a Parigi, si è cimentato nel racconto di una favola, per di più così esotica e apparentemente lontanissima da lui e da noi?  Risponde Olmi in una intervista: «Era costume degli imperatori cinesi perdonare chi si pentiva, ancor prima di Confucio. Il perdono naturalmente è anche un valore cristiano. La storia della piratessa Ching assomiglia alla parabola del figliol prodigo, e io ne ho fatto una favola, perché solo le favole oggi hanno un lieto fine, e  perché solo in modo fiabesco oggi puoi parlare di pace. Se io avessi fatto un film realistico, sul presente, per predicare contro le guerre, apparirei  buonista, banale, e tutti si chiederebbero da che parte sto, politicamente, mentre la metafora permette di esprimere le proprie utopie senza apparire ridicoli».

Il tema

Il tema fondamentale quindi  è espresso da questa frase: "Il perdono è più forte della legge", pronunciata alla chiusura del film, che racchiude l'intima essenza di "Cantando dietro i paraventi" di Ermanno Olmi.

Ermanno Olmi regala al cinema un messaggio di pace, e lo fa rifiutando gli strumenti tradizionali della denuncia utilizzati  da altri importanti registi, quali Bertolucci, Bellocchio ed Amelio. A differenza di questi, ci espone un racconto  lontano dal frastuono della battaglia, una storia  gentile che si svolge in un altrove storico-geografico o cronachistico, proprio della favola, che trasfigura gli eventi, realmente accaduti (Leggendo anni fa un vecchio libro sui pirati, Olmi ha scoperto il poema epico di Yuentsze Yunglun, pubblicato a Canton nel 1830, che esalta le gesta della piratessa vedova Ching, realmente vissuta alla fine delXVIII secolo, che alla fine si consegnò al giovane imperatore ottenendone il perdono) e li intreccia in un tessuto onirico che predispone alla serenità, semplicemente offrendola come un’esigenza dello spirito.

Ci sarà una ragione alta se il rigoroso Ermanno Olmi ha realizzato un film spettacolare, apparentemente stravagante e infantile, tre anni dopo quel capolavoro solenne e straziante che è stato "II mestiere delle armi". E infatti, continua Olmi: «È un progetto che ha preso le mosse almeno una decina d'anni fa, quando già si presagivano annuvolamenti, turbolenze, nell'umore generale e si continuava a parlare di pace per nascondere progetti di guerra. A pensarci bene se risalgo alla fine della seconda guerra mondiale, ed io avevo 13 anni, c'era questa certezza, che dopo tanto orrore ci sarebbe stata pace eterna: e invece già si erano decise divisioni che avrebbero proseguito lo scontro e mantenuto un clima di guerra continua. Ora so che la pace non ci sarà mai e che la possiamo sognare solo nel contesto di una favola».

Il presente

Un film di pirati senza arrembaggi e battaglie sanguinose, in che modo si allaccia al presente? I pirati si definiscono onesti fuorilegge mentre gli altri, dice la vedova Ching "le loro ladronerie le compiono al riparo di privilegi che da sé medesimi si procurano". Non ci fa venire in mente nessuno questa frase? E poi quell'immenso cannone, quella flotta esorbitante, quella mostruosa novità, la nave a vapore, che fanno dell'imperatore una potenza invincibile, non fanno pensare alla nazione più potente di oggi, gli Stati Uniti?

Certo è difficile immaginare che accada adesso quel che accade nella favola di Olmi: l'imperatore, forte di cannoni enormi, di una flotta immensa, di una terrorizzante novità, la nave a vapore, sicuro della sua facile vittoria, anziché attaccarli invia ai pirati in attesa di essere annientati un volo immenso di aquiloni. «Se accetti un gesto gentile devi deporre la spada», consigliano alla bella Ching, che ben contenta esegue. Come dire a George Bush, visto che sei il più forte, perché non provi a tendere tu la mano e magari anche gli altri deporranno il terrorismo?

Le donne

Secondo il poeta cinese citato dal narratore nel finale, «Da quel momento i fiumi e i quattro mari furono sicure e liete strade. I contadini vendettero le loro spade e comprarono buoi per arare i campi, mentre le voci delle donne rallegravano il giorno dietro i paraventi». Ecco qua, si torna a  cantare dietro i paraventi: ma chi? Le donne naturalmente, o meglio le donne secondo l'idea antica e nostalgica che Olmi ha del gentil sesso, lui che da sempre ha vicino la moglie Loredana, intelligente e devota: «Ricordo il senso di pace che da bambino, mi dava sentire nei cortili, nei campi, il canto delle donne. Oggi le donne non cantano più:  troppa ansia, troppi impegni, troppa scontentezza. Sentire una voce invisibile di donna dà il senso della tranquillità, della speranza». Ma perché le donne cantano proprio dietro i paraventi, come in un harem, come in un chiostro? «La femminilità è anche mistero, segretezza, non esibizione, sfacciataggine, come oggi ». «Sapersi arrendere – continua Olmi – è un’arte femminile, un gesto di forza e di eroismo che solo le donne sanno compiere», come la vedova Ching  che depone la spada e la corazza, e addobbandosi con gli abiti sontuosi della seduttrice, si prostra davanti all'Imperatore per essere perdonata.

Le sorprese

Cose sorprendenti del film.

Per la prima volta in un'opera del probo Olmi, c’è una specie di spaesamento erotico, un'ombra calda di sensualità. Non solo il nudo integrale e magnifico della danzatrice-guerriera Carlene Ko («l'avevamo scelta vestita, per la gestualità piratesca, ma quando si è spogliata, tutta la troupe è rimasta incantata»), ma anche le fiammeggianti carezze della non ancora vedova Ching  che tiene sul seno nudo la magnifica testa di Makoto Kibaya-shi, il giovane ammiraglio suo sposo, o il languore con cui, seminuda sul letto, la bella creatura scosta le gambe, invitante, o ancora quando, vedova e a capo dei pirati, cerca il riposo della guerriera sfiorando silenziosa il torace nudo di un marinaio.

Altro particolare interessante: come si avvelena una persona di cui ci si vuole disfare, in questo caso l'ammiraglio Ching, senza dar nell'occhio? Ci si procura un verme avvelenato, (i previdenti assassini ne hanno un vaso pieno), lo si da in pasto a una carpa che stramazza in un baleno e si serve questa prelibatezza alla vittima designata. Risultato garantito.

 

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