Freccia-sx4.jpg (2157 byte) La trilogia di Kieslowski

Film Bianco
Polonia, 1994 di K. Kieslowski.  Commedia, 92’
Costretto al divorzio dalla moglie Dominique (Julie Delpy), parrucchiera francese, perchè non consuma il matrimonio, il polacco Karol (Zbigniew Zamarchowschi)deve rientrare da Parigi in Polonia, dove, dopo essersi arricchito, architetta un perverso marchingegno per vendicarsi della donna.
Commedia crudele incline al grottesco vuole forse suggerire che légalité si ottiene a caro prezzo? O vuole essere una metafora amara sul rapporto Est – socialismo fallito e Ovest – capitalismo vittorioso?   

Film blu
Polonia, 1993 di K. Kieslowski - Drammatico, 100’. Leone d’oro a Venezia e Coppa Volpi alla Binochet
Dopo aver perduto in un incidente d’auto il marito, compositore di successo, e l’unica figlia, Julie (Juliette Binoche) tenta di ricominciare la vita da zero, sbarazzandosi di tutto quello che la lega al passato. Si chiede in se stessa, nascondendosi dietro uno pseudonimo e va a vivere in un anonimo appartamento a Parigi. Ma prima una vicina dalla morale piuttosto equivoca (Florance Pernel), poi l’incontro con ’assistente del marito (Benoit Regent) che l’ha sempre amata e la convince a concludere il concerto lasciato incompiuto dal marito e infine la scoperta che il marito non solo aveva un amante, ma che la donna è anche incinta la convincono a ritornare alla vita.
Il film affronta il tema de la liberté, cioè della possibilità di essere davvero liberi dallo straziante ricordo del passato   

Film rosso
Polonia, 1994 di K. Kieslowski - Drammatico 99’ 
Investendo accidentalmente un cane, la modella Valentine (Irène Jacobe) fa conoscenza con un giudice in pensione (Jean-Luis Trentignant) che è abituato a spiare le conversazioni telefoniche dei vicini, ma che, intravista nella ragazza e nel suo generoso impegno per il prossimo un’occasione per uscire dal tunnel della sua misantropia, si autodenuncia.
A confronto due idee opposte: quella di Valentine che pensa che occuparsi degli altri sia un dovere come richiede il comandamento religioso dell’amore e quello laico de la fraternité; quello del giudice che pensa che non ci si può fare carico della vita degli altri e quindi si limita ad osservarle e a spiarle.   

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