Freccia-sx4.jpg (2157 byte) CON LA TESTA FRA LE STELLE
Anno 2000 - Durata 92’ - Origine Gran Bretagna - Genere Commedia - Regia Aileen Ritchie
La trama. Sono diversi anni ormai che a Donegal, un piccolo villaggio situato sulla costa irlandese, non viene celebrato un matrimonio. Gli scapoli della comunità non sembrano interessati alle poche donne maritabili e spinti da un sussulto ormonale suscitato dalla visione di un film con Bo Derek decidono di pubblicare un annuncio nientemeno che sul giornale americano "The Miami Herald" per invitare giovani americane all’annuale ballo di Santa Marta. Nell’attesa del possibile arrivo di succulente fidanzate dalla Florida, gli uomini si impegnano a migliorare il proprio look e a farsi spedire riviste per migliorare la propria conoscenza sul sesso. Un clima di seduzione inizia ad aleggiare sul paese e a coinvolgere anche le donne del posto ...
La regista irlandese tenta, senza riuscirvi completamente, di fare il verso a Svegliati Ned. Con questo piacevole film sembrava che fosse nato il filone della commedia irlandese. In realtà non esiste un vero filone della commedia irlandese, se non per alcuni aspetti; ad esempio, l'uso degli sfondi naturali finalizzati ad onorare la vicenda oppure la scelta di individuare protagonisti e caratteri all'interno di un microcosmo, il villaggio, molto piccolo, che però fa da emblema ad una situazione molto più generale. Tutto sommato però questo tipo di commedia di ambiente irlandese è una specie di propaggine di quella inglese che, oltre agli elementi classici di questo genere, si distingue per essere un cinema semicomico, comico-ironico, socialcomico, un cinema con sfondo sociale che vuole, attraverso la risata anche un po' sgangherata, mostrare delle situazioni di disagio sociale ed economico.
Con la testa fra le stelle mostra poco questo ultimo aspetto della commedia inglese. Lascia in ombra la documentazione sociale (Anche qui, però, ci sono degli operai, delle persone che lavorano, che sono in difficoltà affettiva ed emozionale o anche economica, che tentano di organizzarsi, di organizzare il proprio futuro) per mettere in risalto un altro tema classico della commedia: la guerra tra i sessi e, sia pure in maniera più marginale, anche la guerra generazionale: il piccolo e il grande, il giovane e il vecchio, il padre e il figlio Questa guerra si consumerà con vittorie e sconfitte reciproche, perchè nella commedia non c'è chi vince e chi perde. Superficialmente sembra che siano gli uomini a fare la figura peggiore (sono ancora immaturi o incapaci di vivere la propria sessualità, impacciati nelle loro scelte, ecc.). Però neanche l'universo femminile non ci fa una gran bella figura: ripicche, piccole rivendicazioni, la bacchettona di turno che poi alla fine si lega ad un ragazzo più giovane di lei (per inciso, in questo rapporto sembra risolversi il conflitto tra i sessi e nello stesso tempo anche quello generazionale).
La connotazione dello spazio non riesce fino in fondo, perchè la natura che avrebbe potuto essere una coprotagonista, diventa invece o uno stacco tra una sequenza e l'altra (il che è un po' poco) o uno sfondo sbiadito tanto che per dare forze alle immagini che devono definire il luogo e l'ambiente all'inizio c'è bisogno di un io narrante. Il clima del villaggio invece è forse l'aspetto meglio reso del film. Qui il villaggio è rappresentato con tutti i suoi luoghi: la parrocchia, che è anche il salone pubblico dove ci si incontra e si fa il cineforum, il pub, lo sport, il look e tutte quelle manie e passioni tipiche della periferia.
Riuscito è anche il disegno dei personaggi. Nonostante che la critica abbia detto che in questo film c'è troppo bozzettismo, troppi personaggi ridotti a macchiette, è però vero che con pochi tratti la regista rioesce a dare a tutti i personaggi una loro fisicità. Ce n'è uno in particolare (Kieran, il macellaio) che rappresenta proprio il tipo bassomimetico della commedia un po' sgangherata, il tipo carnale, che mette in mostra tutte le sue espressioni, anche fisiche, in maniera abbastanza volgare, ma di una volgarità bonaria e bonacciona.
Qual è il messaggio che vuole lasciarci questo film? Come in tutte le commedie il film parla di amore, di matrimoni e delle altre cose belle o brutte della vita. Queste espressioni della vita vengono viste dalla regista in un’ottica di crescita. I maschi soprattutto, single desiderosi di un matrimonio, si confrontano, come gli adolescenti, con il proprio immaginario ideale (la principessa azzurra: l'immagine idealizzata di un partner o di una possibile affettività) che poi si scontra con la realtà; ma proprio per mezzo dello scontro, della delusione, della sofferenza, i personaggi crescono. E questo è, in un certo senso, un aspetto positivo del film. Il film però ci dice anche delle cose un po' banali, terra-terra. Sembra quasi che la moralina finale di questa storiella (altro non è questo film) sia "moglie e buoi dei paesi tuoi". In fondo è questo basso messaggio che ci viene immediatamente dal film. Anche se ci si sforza di trovarvi altri messaggi più nobili, il film resta un'opera prima che risente di tutte le debolezze delle opere prime:. In definitiva è un piccolo film, ma un’opera innocua che male non ci fa, perchè è gradevolissimo, fa ridere e diverte.

Freccia-su.jpg (2534 byte)