CON
LA TESTA FRA LE STELLE
Anno 2000 - Durata 92 - Origine
Gran Bretagna - Genere Commedia - Regia Aileen Ritchie
La trama. Sono diversi anni ormai che a Donegal, un piccolo villaggio
situato sulla costa irlandese, non viene celebrato un matrimonio. Gli scapoli della
comunità non sembrano interessati alle poche donne maritabili e spinti da un sussulto
ormonale suscitato dalla visione di un film con Bo Derek decidono di pubblicare un
annuncio nientemeno che sul giornale americano "The Miami Herald" per invitare
giovani americane allannuale ballo di Santa Marta. Nellattesa del possibile
arrivo di succulente fidanzate dalla Florida, gli uomini si impegnano a migliorare il
proprio look e a farsi spedire riviste per migliorare la propria conoscenza sul sesso. Un
clima di seduzione inizia ad aleggiare sul paese e a coinvolgere anche le donne del posto
...
La regista irlandese tenta, senza riuscirvi completamente, di fare il verso a Svegliati
Ned. Con questo piacevole film sembrava che fosse nato il filone della commedia
irlandese. In realtà non esiste un vero filone della commedia irlandese, se non per
alcuni aspetti; ad esempio, l'uso degli sfondi naturali finalizzati ad onorare la vicenda
oppure la scelta di individuare protagonisti e caratteri all'interno di un microcosmo, il
villaggio, molto piccolo, che però fa da emblema ad una situazione molto più generale.
Tutto sommato però questo tipo di commedia di ambiente irlandese è una specie di
propaggine di quella inglese che, oltre agli elementi classici di questo genere, si
distingue per essere un cinema semicomico, comico-ironico, socialcomico, un cinema con
sfondo sociale che vuole, attraverso la risata anche un po' sgangherata, mostrare delle
situazioni di disagio sociale ed economico.
Con la testa fra le stelle mostra poco questo ultimo aspetto della commedia
inglese. Lascia in ombra la documentazione sociale (Anche qui, però, ci sono degli
operai, delle persone che lavorano, che sono in difficoltà affettiva ed emozionale o
anche economica, che tentano di organizzarsi, di organizzare il proprio futuro) per
mettere in risalto un altro tema classico della commedia: la guerra tra i sessi e, sia
pure in maniera più marginale, anche la guerra generazionale: il piccolo e il grande, il
giovane e il vecchio, il padre e il figlio Questa guerra si consumerà con vittorie e
sconfitte reciproche, perchè nella commedia non c'è chi vince e chi perde.
Superficialmente sembra che siano gli uomini a fare la figura peggiore (sono ancora
immaturi o incapaci di vivere la propria sessualità, impacciati nelle loro scelte, ecc.).
Però neanche l'universo femminile non ci fa una gran bella figura: ripicche, piccole
rivendicazioni, la bacchettona di turno che poi alla fine si lega ad un ragazzo più
giovane di lei (per inciso, in questo rapporto sembra risolversi il conflitto tra i sessi
e nello stesso tempo anche quello generazionale).
La connotazione dello spazio non riesce fino in fondo, perchè la natura che avrebbe
potuto essere una coprotagonista, diventa invece o uno stacco tra una sequenza e l'altra
(il che è un po' poco) o uno sfondo sbiadito tanto che per dare forze alle immagini che
devono definire il luogo e l'ambiente all'inizio c'è bisogno di un io narrante. Il clima
del villaggio invece è forse l'aspetto meglio reso del film. Qui il villaggio è
rappresentato con tutti i suoi luoghi: la parrocchia, che è anche il salone pubblico dove
ci si incontra e si fa il cineforum, il pub, lo sport, il look e tutte quelle manie e
passioni tipiche della periferia.
Riuscito è anche il disegno dei personaggi. Nonostante che la critica abbia detto che in
questo film c'è troppo bozzettismo, troppi personaggi ridotti a macchiette, è però vero
che con pochi tratti la regista rioesce a dare a tutti i personaggi una loro fisicità. Ce
n'è uno in particolare (Kieran, il macellaio) che rappresenta proprio il tipo
bassomimetico della commedia un po' sgangherata, il tipo carnale, che mette in mostra
tutte le sue espressioni, anche fisiche, in maniera abbastanza volgare, ma di una
volgarità bonaria e bonacciona.
Qual è il messaggio che vuole lasciarci questo film? Come in tutte le commedie il film
parla di amore, di matrimoni e delle altre cose belle o brutte della vita. Queste
espressioni della vita vengono viste dalla regista in unottica di crescita. I maschi
soprattutto, single desiderosi di un matrimonio, si confrontano, come gli adolescenti, con
il proprio immaginario ideale (la principessa azzurra: l'immagine idealizzata di un
partner o di una possibile affettività) che poi si scontra con la realtà; ma proprio per
mezzo dello scontro, della delusione, della sofferenza, i personaggi crescono. E questo
è, in un certo senso, un aspetto positivo del film. Il film però ci dice anche delle
cose un po' banali, terra-terra. Sembra quasi che la moralina finale di questa storiella
(altro non è questo film) sia "moglie e buoi dei paesi tuoi". In fondo
è questo basso messaggio che ci viene immediatamente dal film. Anche se ci si sforza di
trovarvi altri messaggi più nobili, il film resta un'opera prima che risente di tutte le
debolezze delle opere prime:. In definitiva è un piccolo film, ma unopera innocua
che male non ci fa, perchè è gradevolissimo, fa ridere e diverte.