LA
STANZA DEL FIGLIO
Regia: Nanni Moretti Con
Nanni Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Giuseppe Sanfelice, Silvio Orlando e Stefano
Accorsi - Distribuzione Sacher Distribuzione Durata 99' Genere
Drammatico Origine: Italia - Anno:
2001
Nel cinema di Nanni Moretti è costante e
forte il riferimento autobiografico, così che alcuni (i più cattivi, certo) leggono il
suo cinema come 1" esibizione un po' scostante di un io ipertrofico e ormai
eccessivamente querulo. Una lettura più correli a deve però riconoscere che attraverso
il suo autoritratto. Moretti non si è limitato a mostrare i suoi vezzi ( la fin troppo
celebrata passione per la Nutella, ad esempio) e le sue nevrosi e intolleranze, ma è
riuscito a comporre il ritratto di una generazione che vive con malinconia e ironia il
tramonto dei suoi sogni e delle sue utopie. Resta i! fatto che l'insistenza autobiografica
mortifica nei suoi film la struttura narrativa che. con l'eccezione di Bianca e in misura
minore di La messa è finita risulta frammentaria e di corto respiro, come consegnata alle
paginette di un diario che non riesce a farsi romanzo. Con La stanza del figlio Moretti
sembra abbandonare questo ormai compiaciuto autobiografìsmo. e finalmente riesce a
costruire un racconto compatto e fortemente strutturato. Certo non mancano nel film
rimandi e richiami a! ""vecchio personaggio" (la mania delle scarpe, la
canzone in auto... ,). ma questa volta egli tocca e esprime un dentro assolutamente nuovo
nel suo cinema, toccando con grande sensibilità i temi del dolore e della morte:
Per la verità già \\\Caro diario Moretti si era lasciato andare in una confessione non
più soltanto generazionale, mostrando nel terzo episodio k peripezie della sua grave
malattia e- nel primo episodio, trasformando una apparentemente svagata gita in vespa in
un pellegrinaggio umilissimo fino a Ostia, al monumento abbandonato che ricorda la morte
di Pasolini. Nella Stanza del figlio Moretti va ancora più a fondo, e anche se lui
insiste sul richiamo autobiografico, per cui, a suo dire. il film sarebbe /'autobiografia
di una paura, raggiunge un dolore cosi profondo da divenire solo poesia. Cosi il film,
strutturato comè intorno alla mori;; dei figlio, che Io divide nettamente in due.
trova anima e respiro narrativo e la profondità del tema offre a Nanni strutture mitiche
che dilatano la sua storia e gli danno una risonanza universale. Nella prima parte è il
racconto di una quotidianità che sembra o vuole essere cosi rassicurante, anche se
piccole crepe si aprono a segnali inquietanti (il furto del fossile dal nome troppo
simbolico e la bugia di Andrea, cosi come la sfilata quasi comica dei pazienti di
Giovanni, icone di usi dolore die si pensa di conoscere e ancora non si sperimenta: E la
prima parte del film è anche un piccolo poema della casa, come luogo di certezze e di
valori, ma come non vederne il carattere labirintico, la continuità minacciosa
(l'insistenza sul corridoio) tra lo studio dell'analista che pensa di governare il dolore
e le calde stanze dove vive la famiglia felice. La seconda parte è un piccole trattato
sul dolore e sull'elaborazione del lutto. La morte di Andrea è fulminante (ma non lo e
ogni morte, anche- la più lungamente annunciata?), rovescia ogni apparenza e lascia
ognuno nella sua nudità. Il più esposto, il più resistente a ogni consolazione è
proprio Giovanni l'uomo che conosce il soffrire. II labirinto non è più gioco, ma
prigione, lo spazio si restringe, gli oggetti assumono la sacralità di nature morte e il
viso diventa spazio e scrittura del dolore in alcuni bellissimi e struggenti primi piani,
che sembrano avere le profondità di Bergman o di Kieslowski. in questa impasse, in
questa condizione autentica che giunge la lettera di Arianna, il filo (altro segno che
attraversa il film) per uscire, forse solo provvisoriamente, dal labirinto del dolore: è
inseguendo il filo di Arianna che i tre si ritroveranno in riva al mare, sul confine,
luogo dove ogni passaggio si fa almeno credibile.
Se con Caro Diario Moretti lasciava l'adolescenza e i suoi sogni, con La stanza del figlio
entra nel dolore della maturità e lo "splendido quarantenne" si ritrova uomo,
vicino ad ogni altro uomo, in una solidarietà che salta in un colpo solo le affinità
più facili (caratteriali, sociali..), per riconoscersi nella radice autentica di ogni
fraternità.
Se un appunto si può muovere più che al film, proprio a Nanni Moretti è che il suo
diario del dolore è il diario di un dolore che resta vuoto e non riesce a cogliere la
fecondità che il dolore può contenere: ma questo è forse un dono della vecchiaia.
(Cineforum di Cassano Magnago 2001/2 - scheda predisposta dal Prof. Angelo Croci)
Filmografia
1976 Io sono un autarchico
1978 Ecco bombo
1981 Sogni d'oro
1984 Bianca
1985 La messa è finita
1989 Palombella rossa
1993 Caro diario
1998 Aprile
2001 La stanza del figlio