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Note

Anno: 2001- Nazione: Italia - Durata: 105' - Genere: commedia - Regia: Roberto Benigni

Cast: Roberto Benigni (Pinocchio), Kim Rossi Stuart, Mino Bellei, Massimiliano Cavallari

Bruno Arena, Alessandro Bergonzoni, Corrado Pani, Luis Molteni, Franco Javarone, Aroldo Tieri, Nicoletta Braschi (la Fata Turchina), Peppe Barra (il Grillo Parlante), Carlo Giuffré (Geppetto),

Dal celebre racconto di Carlo Collodi  Pinocchio, burattino di legno costruito dal falegname Geppetto, affronta mille peripezie e mille incontri per cercare di diventare un bambino. Nell'impresa lo aiuteranno il Grillo parlante e soprattutto la Fata turchina.

Commento

Come nasce il film

Fellini  ha lavorato con Benigni nel suo penultimo film Le voci della luna  e durante le riprese discute con Benigni della possibilità di fare con lui Pinocchio e dice a Benigni: “Guarda, tu sei il Pinocchio perfetto. Se dovessi fare un film su Pinocchio, userei te come protagonista, perché tu sei un Pinocchio fisiologico, naturale”Il Pinocchio di Benigni può essere visto come un omaggio a questa chiacchierata con Fellini e forse il film nasce proprio da questo episodio.

Pinocchio ha anche un secondo omaggio. Le scenografie di Pinocchio sono disegnate e costruite da Danilo Donati, uno dei più grandi scenografi del cinema mondiale, deceduto subito dopo aver consegnato i disegni a Benigni (“Sono stanco. Vado a casa”, aveva detto a Benigni nel consegnargli il lavoro. Mezz’ora dopo muore). Il lavoro di Donati è stupendo, da premio l’Oscar.

Benigni viene da una filmografia modesta: come Chaplin è un grande comico, ma  un modesto regista. Poi accade il miracolo: La vita è bella molto intenso, molto commosso, con una grande immagine dell’infanzia (Non dimenticate il bambino di quel film se volte gustarvi  il bambino Pinocchio. Tra l’altro Pinocchio è stato girato nello stesso posto de La vita è bella). Con quel film Benigni diventa un regista.

Benigni regista c’è ancora anche questo Pinocchio?

Il film e la critica

Questo film è stato accolto con un’ottica sbagliata. Da una parte c’è che lo ha rifiutato per ragioni ideologiche: Benigni è di sinistra e quelli di destra lo hanno stroncato, mentre quelli di sinistra hanno storto il naso perché, a loro dire, il film non è troppo di sinistra.

Da altre parti il film  è stato giudicato  tenendo conto dell’aderenza al famoso testo da cui proviene. È vero che Benigni parte dal libro di Collodi, ma un film è un’altra cosa; non è una pura trascrizione, è un un’opera narrativa autonoma che usa il linguaggio delle immagini: la si guarda e la si legge dal suo interno, per la sua coerenza, la sua forza poetica. Un film è un film; un libro è un libro. Hitchcock era solito dire  “da un bel libro nasce un brutto film, da un brutto libro nasce un bel film” e raccontava questa storiella : due caprette stanno mangiando delle bobine di un film; un capretta fa all’altra”Ehm, era meglio il libro”).

Il Pinocchio di Collodi e quello di Benigni

Il film comunque viene da un libro, il libro di Collodi col quale bisogna fare i conti.

Il libro di Collodi ha del miracoloso, se lo confrontiamo con la biografia dell’autore. Collodi, un impiegatuccio nevrotico, per tutta la vita non è stato all’altezza del Pinocchio; gli altri suoi scritti sono molto ma molto modesti. Il libro fu pubblicato a puntate; ad un certo punto le puntate furono sospese; Collodi riprese poi e modificò il finale. Quindi un personaggio molto problematico.

Il Pinocchio di Collodi è un libro da cui esce una doppia immagina dell’infanzia: da una parte un’infanzia libera dall’educazione repressiva, un infanzia come luogo della fantasia della creatività, dell’immaginazione e ne esce fuori un Pinocchio solare: libero e scanzonato, con la gioia della vita e del movimento. Dall’altra un’infanzia notturna e  incupita da cui esce fuori un Pinocchio anarchico, bambinaccio, carognesco, incattivito. incazzato, demoniaco.

Ne è venuto fuori un libro italianissimo, anzi toscano  fin dentro le midolla. E molto più internazionale de I promessi sposi.

Dei due Pinocchio che convivono nel libro di Collodi, Benigni sceglie quello solare ed trascura il Pinocchio canaglia. Non possiamo rimproverargli questa scelta. Il film è il film. È il Pinocchio che celebra la festa della vita. Il movimento della vita. Benigni dichiara le sue intenzioni fin dall’inizio: la fatina che appare all’inizio ci dichiara la poetica del film: “l’allegria è il motore della vita”. Il Pinocchio di Benigni non è come un romanzo  inquietante di fine 800,  dove c’era sì l’esaltazione dell’immaginario, ma c’era anche il presagio che un mondo stava finendo. Benigni prende Pinocchio come simbolo dell’immaginario. La morale del film in fondo è questa: l’immaginazione,  la creatività, la fantasia sono più forti della realtà. Questo è anche il senso profondo de La vita è bella: il bambino del campo di concentramento con la fantasia trasforma l’orrore della realtà.

Poi  Benigni fa altre scelte: Chi ha letto il libro, ad esempio, sa che la fatina ha una carica di supponenza addirittura inquietante. Qui la fatina è una mamma italiana.

Note critiche

Il film è molto ben fatto perché pensato per l’America, per i circuiti internazionali, in gran parte finanziato dalla Miramax (Benigni però è stato un duro per la scelta degli attori; gli americani  volevano imporgli i loro, per Lucignolo volevano Brat Pitt. Ma lui ha tenuto duro ed ha scelto Rossi Steward )... Questo è un film che ha  anche una bellissima fotografia, con tagli di luce  molto tenui,  dolci che richiamano la grande pittura dell’800, quella dei macchiaioli (non la luce violenta di Caravaggio). È  bellissimo per le scenografie,  per la colonna sonora di Piovani, bello il  grande ritmo del montaggio ma la regia è fiacca. Poche invenzioni, mancano  emozioni profonde. Benigni fa fatica ad inventare, non riesce a fare il Benigni (anche se a volte non mancano delle gag che appartengono al cinema comico, appartengono all’anima profonda di Benigni, come quella iniziale del tronco che balla per il paese, la pagina più strepitosa del film per la sua inventiva)  non riesce ad avare delle grandi ideazioni, perché è imprigionato nel libro da cui nasce il film. La stessa recitazione di Benigni è contenuta, non scatenata, quasi frenata dal Personaggio, come la regia è frenata dal celebre libro.  L’invenzione più bella del film (che, attenzione, non è nel libro, bella proprio perché non è nel libro) è quella della farfalla: Chi è la farfalla?  È il dio del racconto. La farfalla nel finale se ne va via per andare dove? Per andare nel luogo da cui vengono i racconti, per uscirne con  un’altra storia (come un vera fata turchina), un'altra fiaba, per consolare, sedurre, ammaliare. Peccato  però che l’invenzione non sia nuova.

Il Pinocchio di Benigni alla fin fine delude anche perché manca di la profondità,  non va dentro ai personaggi. Chi è il Pinocchio vero? È il bambino che entra a scuola come i nostri bambini per impigrirsi e ingrigirsi?. O è quell’ombra birichina ( che nel libro c’è) che è rimasta fuori? È un bene diventare burattino? Il finale è malinconico?  Questo tema interessante esce solo alla fine del film. Benigni non lo sviluppa. A.I. intelligenza artificiale, che  è una rilettura di Pinocchio/libro, ha un’altra profondità. Il bambino/Pinocchio  in quel film, non è un pezzo di legno, ma  un robot, un robot che vorrebbe essere vivo, vero. Qui manca l’incantamento de La vita è bella (che è un soggetto originale del cinema), dove la fantasia e l’immaginario erano legati, messi al servizio della tesi che la vita, nonostante tutto è bella. Qui il gioco della favola sembra avere il sopravvento.

Roberto Benigni

Nato a Misericordia, in provincia di Arezzo, il 27 ottobre 1952, Roberto Benigni debutta a vent'anni al teatro dei Satiri di Roma con 'I burosauri', diretto da Donato Sannini, comparendo in scena travestito da ufficiale dei dragoni. Successivamente scrive insieme a Giuseppe Bertolucci il monologo 'Cioni Mario di Gaspare fu Giulia'. Con la sua esuberanza gestuale e verbale, il Cioni Mario-Roberto Benigni approda presto in televisione. Nel 1977 debutta sul grande schermo in Berlinguer ti voglio bene (1977), diretto da Giuseppe Bertolucci. Poi interpreta uno dietro l'altro, La luna, I giorni cantati, Chiaro di donna, Chiedo asilo e Letti selvaggi, tutti usciti nel 1979. Dopo essere apparso ne Il pap'occhio (1980) di Renzo Arbore e ne Il minestrone (1981) di Sergio Citti, Roberto Benigni passa finalmente dietro la macchina da presa nel 1983, dirigendo la sua compagna Nicoletta Braschi in Tu mi turbi, seguito l'anno successivo dall'irresistibile Non ci resta che piangere, interpretato e diretto a quattro mani con l'indimenticabile Massimo Troisi. Nel 1988 il clown toscano sbanca i botteghini italiani con Il piccolo diavolo, mentre nel 1990 affianca Paolo Villaggio sul set de La voce della luna, ultimo e sconsolato lavoro del maestro Fellini.

Dopo il successo di Johnny Stecchino (1991), Benigni è il protagonista de Il figlio della Pantera Rosa (1993) di Blake Edwards, poi dirige e interpreta Il mostro (1994) e infine commuove il mondo intero con il fortunatissimo La vita è bella (1997), cinque Nastri d'Argento e tre premi Oscar, tra cui quello per il miglior attore protagonista, annunciato sul palco dell'Academy Awars da una commossa quanto incredula Sophia Loren.
Dopo aver accompagnato le gesta di Asterix e Obelix contro Cesare (1999), Roberto Benigni si è buttato a capofitto nell'impresa di raccontare la storia del più famoso burattino del mondo, dirigendo e interpretando il suo Pinocchio (2001), uscito nelle sale nell'ottobre del 2002 e accolto con il solito calore dal pubblico italiano.

Filmografia

La tigre e la neve  (attore,regista,sceneggiatore) 2005  - Coffee and Cigarettes  (attore) 2003  - Pinocchio  (sceneggiatore,regista,attore) 2001  - Fellini: Sono Un Gran Bugiardo  (attore) 2001  - Asterix e Obelix contro Cesare  (attore) 1999  - La vita è bella  (regista,attore) 1997  - Il mostro  (regista,attore) 1994  - Il figlio della Pantera Rosa  (attore) 1993  - Taxisti di notte - Los Angeles New York Parigi Roma Helsinki  (attore) 1992  - Johnny Stecchino  (regista,attore) 1991  - La voce della luna  (attore) 1990  - Il piccolo diavolo  (attore,regista) 1988  - Daunbailò - Edizione masterizzata  (attore) 1986  - Non ci resta che piangere  (regista,attore) 1984  - F.F.S.S. Cioè che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene?  (attore) 1983  - Tu mi turbi  (regista,attore) 1983  - Il minestrone  (attore) 1981  - Il pap'occhio  (attore) 1980  - Chiaro di donna  (attore) 1979  - Chiedo asilo  (attore) 1979  - I giorni cantati  (attore) 1979  - La luna  (attore) 1979  - Letti selvaggi  (attore) 1979  - Berlinguer ti voglio bene  (attore) 1977  -

La voce della luna

Nazione: Italia/Francia - Anno: 1990 - Durata: 118' - Regia: Federico Fellini – Cast: Patrizio Roversi, Angelo Orlando, Eraldo Turra, Syusy Blady, Paolo Villaggio, Roberto Benigni, Nadia Ottavini, Marisa Ottaviani
Il mite mattocchio Salvini, convinto che in fondo ai pozzi di campagna esistano messaggi misteriosi, trova un compagno di vagabondaggi nel patetico e paranoico Gonnella, prefetto in pensione, convinto di essere vittima di un complotto. E l'ultimo e il più sconsolato film di Fellini (anche il 1 ispirato a una fonte letteraria contemporanea: Il poema dei lunatici, 1987, di Ermanno Cavazzoni), e non soltanto per i temi di morte, follia, vecchiaia, solitudine. Di costruzione frammentata e di disordinata ricchezza inventiva (la moglie-vaporiera, la gnoccata, la discoteca e il valzer), è un desolato commento sulla volgarità e l'abominio del tempo presente, una fiaba contro il rumore di fondo e sulla necessità del silenzio.

La vita è bella

Anno: 1997 - Nazione: Italia - Durata: 120' - Genere: drammatico - Regia: Roberto Benigni - Sceneggiatura: Vincenzo Cerami -
Cast: Guido: Roberto Benigni – Zio: Eliseo Giustino Durano – Giosue:  Giorgio Cantarini – Ferruccio: Sergio Bustric - Dottor Lessing:  Horst Buchholz – Dora: Nicoletta Braschi
TramaGuido Orefice, toscano montanino ed ebreo, s'innamora sul finire degli anni '30 della maestrina Dora, la corteggia in modi stravaganti, la sposa. Sei anni dopo nell'intervallo sono venute le leggi razziali (1938), la guerra e le deportazioni Guido con il figlioletto Giosuè parte per il campo di concentramento. Dora, che ebrea non è, li segue volontariamente. Per proteggere il figlio dall'orrore, Guido gli fa credere che quel che stanno vivendo è un gioco a premi con un carro armato in palio. 6 film di Benigni regista, è il più ambizioso, difficile e rischioso e il migliore: 2 film in 1, o meglio un film in 2 parti, nettamente separate per ambientazione, tono, luce e colori essenziali i contributi della fotografia ma complementari: la 1a spiega e giustifica la 2a. Una bella storia d'amore, scritta con Vincenzo Cerami: prima tra un uomo e una donna, poi per un figlio, ma l'una è la continuazione dell'altra. Il frenetico dinamismo di R. Benigni è felicemente sfogato, la sua torrentizia oralità ora debordante ora dimezzata. Un'elegante leggerezza distingue G. Durano nel più riuscito dei personaggi di contorno. 5 Nastri d'argento, 7 nomination agli Oscar e 3 statuette (film straniero, attore per Benigni, musica per Nicola Piovani).

Collodi (Carlo Lorenzini)

Carlo Lorenzini nacque a Firenze il 24 novembre 1826, da modesta famiglia. Compiuti gli studi presso un seminario, e dopo aver iniziato a collaborare a qualche giornale fiorentino, partecipò volontario alla campagna del '48. Fondò, quindi, un giornale di satira politica ``Il Lampione'', che ebbe grande fortuna ma che fu soppresso dopo la restaurazione del '49 e sostituito da un altro ``La Scaramuccia'', e che riprese le pubblicazioni solo nel '60, al ritorno del suo fondatore dalla nuova campagna di guerra interrotta dalla pace di Villafranca.
In tutti quegli anni, il Lorenzini aveva collaborato a molti giornali, scritto romanzi e drammi teatrali, e assunto lo pseudonimo di Collodi, dal nome del borgo natìo di sua madre. E continuò a scrivere anche quando, dopo il '60, si impiegò presso la censura teatrale e poi alla prefettura di Firenze.
Non molto notevoli sono, in verità, i suoi scritti fino al 1875, e comunque non al disopra di una diligente mediocrità. In quell'anno, però, tradusse per un editore fiorentino le fiabe del Perrault, e fu certo quell'avvicinamento che gli suggerì di dedicarsi alla letteratura per l'infanzia, e gli fece scrivere parecchi volumi: Giannettino, del 1876, Minuzzolo, del 1878, e via via Il viaggio per l'ltalia di Giannettino, La geografia di Giannettino, La grammatica di Giannettino, ecc.
In mezzo a tanto lavoro (eppure, il Collodi è passato per un pigro e uno scansafatiche) nacque, tuttavia, il miracolo del Pinocchio.
Altri libri scrisse in seguito il Collodi: Occhi e nasi (1881), Storie allegre (1887), Note gaie (1892) e Divagazioni critico-umoristiche (1892). Gli ultimi due furono pubblicati postumi, poiché la morte lo colse a Firenze improvvisamente, il 26 ottobre 1890, mentre stava preparando la trama di un altro romanzo per ragazzi.
Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino, è uno dei quattro o cinque capolavori della letteratura universale per l'infanzia, ed è il capolavoro incontestato di quella italiana. Pubblicato a puntate a partire dal 7 Luglio del 1881 sul ``Giornale per i bambini'' di Ferdinando Martini, col semplice titolo Storia di un burattino e con illustrazioni di un anonimo, apparve in volume nel 1883, presso l'editore Felice Paggi di Firenze, illustrato da Enrico Mazzanti. Il numero di edizioni, ristampe e traduzioni (oltre duecento, queste ultime, sparse in tutto il mondo) pubblicate dal 1883 a oggi è davvero incalcolabile.
Enrico Mazzanti, che fu, come già detto, l'illustratore della prima edizione in volume di Pinocchio, nacque a Firenze il 5 aprile 1850. Nonostante la laurea in ingegneria, egli preferì seguire la naturale inclinazione per ll disegno illustrando dapprima opere scientifiche, poi letterarie e didattiche, e specializzandosi in tale attività così da dedicarvisi, in seguito, esclusivamente. Fu illustratore delle principali case editrici italiane, quali Le Monnier, Paravia, Hoepli e Bemporad. Morì a Firenze il 3 settembre 1910.

A.I. Artificial Intelligence

Regia di Steven Spielberg.  Con Jack Angel, Daveigh Chase, Brendan Gleeson, William Hurt, Jude Law, Frances O'Connor, Haley Joel Osment, Sam Robards, Jake Thomas. - Fantascienza, colore, 146 min. - USA, 2001
In un futuro in cui l’umanità ha subito immani cataclismi causati dallo scioglimento della calotta polare, la tecnologia ha compiuto passi da gigante. Si è ormai in grado di riprodurre esseri simili in tutto agli umani tranne che nel provare amore. David appartiene all'ultimissima generazione di robot: può anche amare. Viene affidato a una coppia il cui figlio, affetto da un male apparentemente incurabile, è stato ibernato in attesa di una cura. Vinte le resistenze iniziali David riesce a farsi amare da Monica, la sua ‘mamma’. Ma la guarigione del figlio naturale rimette tutto in discussione. David deve essere abbandonato in un bosco per liberarsene e, al contempo, salvarlo dalla distruzione. Per lui comincerà un viaggio, accompagnato da un Lucignolo/Gigolo, in un paese dei balocchi orrorifico alla ricerca della Fata dai Capelli Turchini che lo possa far diventare un bambino vero e, quindi, totalmente amato.