Parla con lei
Anno 2002 - Titolo originale HABLa CON ELLA - Durata 112 - Origine
SPAGNA - Genere DRAMMATICO/SENTIMENTALE - Regia PEDRO ALMODOVAR
Attori : Javier Camara,
(Benigno), Dario Grandinetti,
(Marco), Leonor Watling, (Alicia),
Rosario Flores, (Lydia), Geraldine
Chaplin, (Katerina Bilova), Mariola
Fuentes), Pina Bausch, (Se
Stessa), Malou Airaudo), Caetano Veloso, (Se Stesso)
Trama
Benigno è un infermiere. Nella clinica "El Bosque" si
prende cura di Alicia, una ballerina entrata in coma a causa di un incidente
stradale. Nello stesso ospedale è ricoverata Lydia, una donna torero ferita da
un toro, anche lei in coma e fidanzata di Marco, uno scrittore quarantenne.
Benigno ricorda di aver incontrato Marco durante uno spettacolo di Pina Bausch.
Un giorno lo ferma per parlare un po' e da quel momento nasce un'intensa
amicizia. Nelle ore passate tra le mura della clinica, le vite dei quattro
personaggi si intrecciano e gli avvenimenti del passato, del presente e del
futuro conducono Benigno, Marco, Lydia e Alicia verso il loro insospettabile
destino.
Commento
PEDRO ALMODOVAR è un regista ormai consolidato e questo è una dei grandi film
della stagione 2002. Si possono distinguere nella carriera di questo regista due
fasi.
Nei primi film A. è disordinato confuso, blasfemo, irriverente, dissacrate,
irruente contro tutti: la Chiesa, la famiglia; ma era affascinante, anche se
disordinato. In quei film accatastava linguaggi diversi: il cinema, il fumetto,
il teatro.
Dal ’95 in avanti, da Il fiore del mio segreto, A. ha imparato a
raccontare storie. Adesso le sue strutture narrative, prima disordinate e
scompaginate, sono molto più convincenti. Tutto su mia madre, da questo
punto di vista, è perfetto, come del resto questo film, che è ben strutturato,
diviso addirittura in capitoli con relativi titoli. Dal 95 ad oggi A. è
diventato anche un narratore, pur rimanendo qua e là
ancora un monello blasfemo e irriverente. Come ha fatto ad arrivare a
questa trasformazione? Ha seguito un modello: il melodramma. Il melodramma è un
racconto tragico, un racconto di amori difficili e impossibili. Ma HABLA CON
ELLA però mantiene la tendenza alla contaminazione. Tutto su mia madre
era finito su un palcoscenico e questo HABLA CON ELLA inizia il suo
racconto su questo palcoscenico.Non è questa la sola contaminazione: in mezzo
al film A. ci propone una trovata strepitosa: inventa un film muto surrealista
degli anni 20. Il gusto della
citazione è divenuto solido, composto, fatto con padronanza. D’altra parte il
cinema oggi ha il gusto della contaminazione dei generi. C’è l’ha la
letteratura. Nelle ultime novità della libreria ci sono libro che parlano non
solo di libri, ma anche di cinema, di televisione. È uscito recentemente un
delizioso libro intitolato L’ultimo samurai che parla dei un bambino
che vive una specie di fascinazione per la letteratura (l’Odissea), ma
anche per il film I sette samurai di Kurosawa
C’è un’altra novità nel secondo ALMODOVAR Il primo ALMODOVAR era un cinema
al femminile (Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Tutto su mia madre).
Le figure maschili era scialbe, ridicolizzate. HABLA CON ELLA invece è
un film al maschile; le due donne in realtà sono immobili e a portare avanti il
racconto sono i due personaggi maschili, in particolare Benigno[ad
interpretare questo personaggio ALMODOVAR voleva Roberto Benigni; non ha potuto
averlo e allora lo ha introdotto in una qualche maniera nel racconto], che
ha molto del clown, pur nella sua fondamentale componente tragica
Le storie di ALMODOVAR, come anche questo film, hanno dei temi forti: eutanasia,
malattia, (anche se il regista mantiene una certa capacità di divertire il
pubblico). Quantunque ritagliato
sul melodramma anche HABLA CON ELLA non è un film sul nulla; ha un tema forte,
che non è l’amore (o almeno non è soltanto l’amore come in ogni
melodramma): il tema della dedizione, la dedizione amorosa.
Proprio per questo, per il fatto che HABLA CON ELLA tratta questo
tema così tenero, così intimo come quello della dedizione, questo film non è
solo una prova di scrittura filmica, ma anche una pagina di poesia.
Il film, si diceva, ha una solida struttura: due capitoli riguardano il passato,
l’ultimo riguarda la coppia che
si forma, quello che in fondo noi non vedremo. Non solo. La struttura del film
una struttura circolare. Finisce là dove è cominciato. La circolarità
nel cinema significa che il racconto non deve essere letto come una realtà, ma
come una specie di fiaba, di mito, di racconto esemplare.
Se però è vero che finisce dove è cominciato è anche vero che l’inizio non
è uguale alla fine. La rappresentazione iniziale è una rappresentazione di
solitudine disarmante e assoluta (le due donne che danzano); l’ultima immagine
che vediamo a teatro è un’immagine idealizzata: racconta una danza di coppie:
è avvenuto qualcosa nel cerchio della fiaba di HABLA CON ELLA. È
cambiata la condizione esistenziale.
Anche Benigno,m da una parte e Marco, dall’altra ci appaiono all’inizio del
film come due spettatori (Benigno guarda dal di fuori la palestra dove le
ragazze danzano). Lo spettatore, cioè noi, è colui che sta lontano dalla realtà,
qui dal film, per poterla vedere, senza intervenire. Ma nel corso del racconto
Benigno mostra il desiderio di appartenere, non ha paura di “entrare nel
film” per attuare la sua aspirazione alla dedizione.
E in questo Benigno assume è anche una funzione educativa, quella di fare da maestro a Marco, Marco è ciascuno di noi,
l’uomo solo: viene abbandonato due volte,
è incapace di avvicinarsi alla vita (piange molto, segno di non
compromissione con la realtà, di assoggettazione alla realtà). Benigno gli
insegna che non possiamo essere solo spettatori nella vita, aiuta Marco ad
entrare dentro la vita, lo aiuta ad accettare la morte che fa parte della vita.