Freccia-sx4.jpg (2157 byte)    La leggenda del pianista sull’oceano  
Origine: Italia Anno: 1998 -  Regia: Giuseppe Tornatore - Soggetto: Da "Novecento" di Alessandro Baricco - Interpreti: Tim Roth, Pruiti Taylor Vince, Bill Numm, Mélanie Thierry - Musica: Ennio Moricone
Un bimbo viene trovato e allevato a bordo dal macchinista di colore di una nave, il "Virginian", che salpa l’Oceano. Gli viene dato il nome di Novecento. Il bimbo cresce senza mai toccare terra e mostra subito un grande talento musicale, tanto da diventare il pianista della nave. Il suo nome diventa una leggenda. Nulla, neppure l'amore, possono convincerlo a scendere....
Due possono essere la chiavi di lettura.
La nave nel cinema è il simbolo, l’immagine del mondo, dell’umanità, come in Titanic (il naufragio della società del ‘900) di Negulesco e come in E la Nave va di Fellini. Anche in questo film la nave è il simbolo dell’uomo del 20° secolo, della sua profonda instabilità e fragilità, del suo errare da un porto all’altro, cioè da una ideologi all’altra, da un modello di vita all’altro, senza mai fermarsi e radicarsi.
Ma c’è una seconda chiave di lettura. Il film (impastato di musica) può essere letto come una parabola sull’artista. Chi è l’artista? Che cosa si deve pagare per essere un artistica? L’artista è colui che è chiamato a pagare la sua vocazione col distacco dalla vita. L’artista deve vivere dentro di sè perchè possa venire fuori l’ispirazione. Novecento rimane un artista se rimane chiuso nella nave. Deve pagare l’arte con la: rinuncia all’amore, alla gloria, alla ricchezza e alla fine con la morte. Tornatore quasi santifica Novecento. La nascita verginale (La nave si chiama Virginian, non vi è nessuna traccia dei genitori carnali) e la morte sacrificale (come quella di Cristo) stanno a significare che nella concezione di Tornatore l’artista è un santo.
Il film è fragile sul piano narrativo. Ma le immagini hanno un grande fascino (i movimenti di macchina, i primi piani, i dettagli). Specialmente significativi sono i movimenti di macchina, quando accostano le immagini ai sentimenti, i movimenti alla musica.
 

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