Freccia-sx4.jpg (2157 byte) LE FATE IGNORANTI
Regia: Ferzan Ozpetek Sceneggiatura: Gianni Romoli e Ferzan Ozpetek Con: Margherita Buy, Stefano Accorsi, Serra Yilmaz, Andrea Renzi, Erica Blanc Fotografia: Pasquale Mari Montaggio: Patrizio Marone Scenografia: Bruno Cesari Costumi: Catia Dottori Musica: Andrea Guerra Produttore: Tilde Corsi e Gianni Romoli Distribuzione: Medusa Durata: 110’ - Origine:   Italia Anno: 2000

Premessa.
Quando si vede un film occorre distinguere il piano della realtà che conosciamo, quello delle nostre convinzioni e quello del mondo, delle idee, dei sentimenti che il regista ci vuole far vivere con la sua opera. Dopo aver visto un film è ozioso chiedersi se davvero nella realtà queste cose accadono più o meno così come ci sono mostrate ed è altrettanto ozioso disapprovare il comportamento dei protagonisti. Sembrano considerazioni ovvie, ma dopo la visione di certi film chioccianti c’è sempre qualcuno che cade in questi ... peccati.
La storia
Un quadro, "Le fate ignoranti", un po' surreale, da il via alla storia. Lo trova in casa la giovane dottoressa Antonia, da poco rimasta vedova e, siccome ha sul retro una lunga dedica rivolta al marito, punta da curiosità, ma morsa dal sospetto di un tradimento, va a restituirlo a chi l'ha donato. Pensa a una donna, ovviamente. Si troverà di fronte, sbigottita, a un giovanotto che vive in una comunità, in un caseggiato del quartiere ostiense, fata di donne e uomini dell'altra sponda' (forse non tutti) accomunati da una solare gioiosità" "Un amante" senza apostrofo. La borghese Antonia, entrata dapprima sgomenta, nella stramba società, finirà col capire e con l'accettare. Anzi andrà addirittura a viverci, innamorata dell'ex rivale e impegnata, come dottoressa, a curare un malato di Aids che giace in casa..
Qualche riflessione
Il regista è chiaramente indirizzato, non solo a mostrarci il variegato mondo della sessualità (qui ci scorrono davanti gli "omo", i "trans", i "bi" gli "etero" sessuali e, forse, un ermafrodito), ma anche  a dirci che la diversità deve essere compresa, accettata, come una ... "normalità" della vita. La sua intenzione è esplicitata dallo sbrigativo (pieno di ellissi) prologo e dal finale che appare posticcio;  entrambi contrastano con la esuberante parte centrale, non priva si scene erotiche esplicite,   ricco di lunghi silenzi e  pieno di colorita allegria. Ma con la parte finale - che però pare, ripeto, aggiunta in modo artificioso forse per non scontentare i benpensanti - il registra sembra dirci che il vero amore e la vera sessualità è quella "etero", l’unica sessualità che è feconda (Antonia attende un bimbo dalla marito defunto), l’unico amore fatto di dedizione (Antonia ha vissuto la vita di tutti i giorni nella sua interezza con Massimo). Quasi a sottolineare questa argomentazione il regista ci mostra Antonia che se ne va dalla casa di Michele (... quella porta che si chiude alle sue spalle...) e, all’aeroporto, la inquadra dal basso all’alto ritagliata su un luce chiara, mentre Michele, rimasto nel suo appartamento, è in quadrato dall’alto immerso un torbida atmosfera rosso-bruna. Tutto questo fa del film da un punto di vista narrativo e delle idee un’opera alquanto ambigua.
Detto ciò non si possono certo negare alcuni pregi a questa opera. Quell’alternarsi di eloquenti silenzi a momenti di chiassosa vita comunitaria, di pause di tristezza singola intercalati a coloriti quadretti corali inducono nello spettatore un avvicendarsi di sentimenti di intensità psicologica e di variopinta allegria che fanno del film un opera gradevole. Non per nulla "Le fate ignoranti" ha tenuto con grande successo le sale di tutta Italia per diverse settimane. Il pregio maggiore comunque sta nell’interpretazione dei protagonisti Stefano Accorsi, in questo periodo molto gettonato ("L’ultimo bacio" e "La stanza del figlio") e soprattutto Margherita Buy che incanta con la sua recitazione tra la sofferenza e la dolcezza infinita dei suoi occhi.

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