Il DIARIO DI BRIDGET JONES Titolo originale Bridget Jones's diary - Durata 97 - Anno 2001
Origine: Francia-Gran Bretagna-Usa Genere: Commedia - Tratto da romanzo
omonimo (1996) di Helen Fielding, nato nel 1995 come racconto a puntate sul giornale
inglese "Independent" - Regia Sharon Maguire - Attori Renee Zellweger (Bridget
Jones), Colin Firth (Mark Darcy), Hugh Grant (Daniel Cleaver), Jim Broadbent (Padre Di
Bridget), Gemma Jones (Madre Di Bridget), Sally Phillips (Sharon 'Shazzer), Jeffrey Archer
(Se stesso), Julian Barnes (Se stesso), James Callis (Tom), Embeth Davidtz (Natasha),
James Faulkner (Zio Geoffrey), Shirley Henderson (Jude), Celia Imrie (Una Alconbury),
Charmian May (Signora Darcy), Neil Pearson (Richard Finch), Salman Rushdie (Se stesso),
Claire Skinner (Magda ) Trama Bridget è una ragazza perennemente in lotta con la bilancia, il suo lavoro, la
mancanza di un uomo, gli anni che passano e le molte - a suo dire - sue imperfezioni. Come
buon proposito per l'anno nuovo, decide di prendere in mano la sua vita tenendo un diario
nel quale scrivere sempre tutta la verità. I fuochi d'artificio iniziano quando il suo
affascinante, ma inaffidabile, capo comincia ad interessarsi alla "bizzarra"
miss Jones. Si getteranno nella mischia anche una banda di eccentrici amici e,
soprattutto, una nuova conoscenza, che sembra poco simpatica ma in seguito riserverà
delle sorprese. Questo film ha una preistoria Nel 1995 una scrittrice inglese, Helen Fielding,
pubblica a puntate su un giornale, l"Independent", per tutto il 95, il
diario di una ragazza. Il diario parla di una trentenne sola, con tutti i difetti, i
limiti che sembrano essere di una donna nubile di quelletà. Il diario ha un
successo incredibile, tanto che il giornale raddoppia le tirature. L'autrice poi raccoglie
queste pagine in un libro che diventa ben presto un grande best-seller. Era quasi
inevitabile che questo best-seller diventasse un film. L'autrice naturalmente ora sta
scrivendo il seguito delle avventure di Bridget Jones. A dirigere il film è una regista
televisiva, una documentarista di grande qualità, che qui è al suo primo lungometraggio
narrativo. Lei, amica della scrittrice, è di fatto uno dei personaggi della storia. Da
questo punto di vista si deve dire che, se guardiamo alla sua genesi, questo è un film
anche "curioso".
Si tratta di una "commedia di carattere", che è una
commedia fondata su un personaggio e sulle caratteristiche del personaggio. In questo film
c'è poca "commedia di costume", un genere che ha un ben altro rilievo
artistico, molto più importante, perchè dipinge un affresco piacevole di una società,
di un momento storico. La commedia di carattere invece è legata alla felicità,
all'invenzione, alla riuscita del personaggio. Quindi questo film non è un film
impegnato, è invece un film scontato, che rientra, appunto, nei parametri della commedia
di carattere, una commedia che qui fa perno su delle vicende, tutto sommato, prevedibile.
C'è qualcosa comunque in questo film che, al di là dei suoi limiti, dobbiamo elogiare. Il diario di Bridget Jones, che sembra in maniera così astuta strizzare l'occhio
alla contemporaneità, sembra cioè voler raccontare la storia di una trentenne del 2000 o
della fine secolo scorso, in realtà è un film che non esiterebbe senza l'800, perchè la
storia de Il diario di Bridget Jones è una storia tipicamente ottocentesca. Chi ha
una certa frequentazione col romanzo dell'800 (Con Orgoglio e pregiudizio di Jane
Austen, ad esempio) si riconoscerà immediatamente nel diario di Bridget Jones. Infatti
nei romanzi dell'800 inglese era presente spesso il tema della ragazza di una certa età,
del suo bisogno di accasarsi, della smania della famiglia di accasarla. Non è un caso che
una dei protagonisti del film si chiami Darcy, che è anche il nome del protagonista del
romanzo Orgoglio e pregiudizio. Quindi il film strizza l'occhio alla
contemporaneità e all'attualità in maniera furba, ma in realtà ci ripropone le
caratteristiche e le strutture di un grande romanzo dell'800, del quale tutti abbiamo un
po' di nostalgia, perchè quel romanzo riusciva comunque a riassumere la vita come nessuna
racconto del 900 (o nessun film del 900) e poi riuscito a fare. Dietro a questo nostalgia
possiamo poi sorridere delle avventure o delle disavventure di Bridget Jones.
Ciò che poi spiega il successo de Il diario di Bridget Jones è il fatto di non
aver preso in considerazione gli aspetti più impegnanti ed intellettuali del libro.
Questo - sembra una contraddizione - è un pregio. Va dato atto alla regista, ma
soprattutto agli sceneggiatori del film (Richard Curtis e Andrew Davies, due vecchi
marpioni) di non aver voluto clonare il libro. Hanno fatto un'operazione intelligente:
hanno tolto quel versante sociologico che dentro il libro pure esiste (Il libro è
comunque il tentativo di fare il bilancio di una generazione; non a caso il racconto
apparire su un giornale e non poteva ogni giorno non strizzare l'occhio ad un difetto, ad
un vizio di una generazione). Ebbene gli sceneggiatori hanno capito che il film
apparteneva ad un contesto diverso rispetto a quello del libro ed hanno tralasciato tutto
il versante sociologico. Per fare un esempio: nel libro ha un grande rilievo il
personaggio della madre e la dinamica madre-figlia, che nel film invece è ridotto ad una
pura macchietta.
Unaltra operazione fatta dagli sceneggiatori è questa: non si poteva riproporre nel
film l'ironia che attraversa il libro (tutto percorso da un sorridere su di sè, da
continue strizzatine d'occhio che l'autrice fa al suo personaggio). Gli sceneggiatori
hanno scelto la strada più facile: al posto dell'ironia hanno messo la comicità,
prevalentemente verbale (da un punto di vista della comicità visiva il film è povera
cosa; le poche e terribili scene comiche visive sono rubate al cinema muto).
Ne Il diario di Bridget Jones non cè un vero e proprio racconto; non vi è
una struttura narrativa. Il film ha una struttura circolare: finisce dove è iniziato:
inizia col capodanno e termina con il capodanno; e ciò significa che non c'è una vera e
propria narrazione. Gli sceneggiatori hanno quindi rinunciato a raccontare una storia.
Anche questo è solo un apparente difetto. Perchè? Che cosa hanno messo gli sceneggiatori
al posto di tutto ciò? Hanno messo il personaggio. L'operazione vincente, almeno al
botteghino, è stata quella di capire che Bridget Jones è un personaggio e quella di
costruire intorno a lei tutto il film: non c'è una storia, non c'è una regia (due
angolazioni dal basso all'inizio del film e un carrello in allentamento alla fine quando
la macchina da presa si stacca dai due innamorati; poi basta. La regista ha aperto la
macchina da presa e vi ha fatto agire davanti il suo personaggio. La fortuna del film è
che il personaggio è vero, cioè è un personaggio - e questo è merito anche
dell'attrice - che riesce a trasmettere tutta la sua vitalità e la sua spontaneità. Che
cosa ci colpisce in questo personaggio? Bridget Jones, una trentenne d'assalto che, pur
incarnando, in termini di stereotipia, i difetti, i vizi, i disagi di una generazione, ha
dentro di sè una vitalità prorompente e la rappresentazione di questa vitalità va
comunque elogiata, al di là della felicità del film. Poi cè la sua spontaneità,
cioè il fatto che Bridget Jones non abbia bisogno di mediazione. Ed è questo che produce
poi anche l'effetto comico. Infatti da cosa nasce la comicità? Dall'imprevedibilità di
una situazione oppure dal rovesciamento di una situazione. Noi siamo abituati a vivere in
una società in cui tutti siamo "trattenuti", dove non diciamo mai quello che
pensiamo. Non agiamo secondo listinto o la vitalità che ci governa: "ci
tratteniamo" sempre. Nel momento in cui Bridget Jones fa qualche cosa di
imprevedibile, di "non trattenuto", nel momento in cui mostra la sua vera
identità, noi ridiamo. Questo ci deve far riflettere. Se noi fossimo tutti più spontanei
rideremmo di meno davanti a questo film.
preoccupante scoprire che noi ridiamo di un personaggio perchè questo è immediato,
spontaneo e trasparente. Questo vuol dire che nello nostra quotidianità non siamo così
immediati, così trasparenti, così spontanei. Poichè la spontaneità di Bridget Jones -
lo abbiamo detto - nasce dalla sua vitalità, se non siamo così immediati, forse la
nostra vitalità è un po' soffocata e mortificata.