Freccia-sx4.jpg (2157 byte)    «Decalogo» di Kizysztof Kieslowski
Profilo biografico del regista
Kizysztof Kieslowski è nato a Varsavia il 27 giugno 1941. Ha frequentato la scuola di Tecniche Teatrali e la Scuola Superiore del Cinema di Lodz dove si è laureato nel 1969. Ha lavorato come regista teatrale e ha diretto lavori per la televisione. È stato insegnante di regia e sceneggiatura in Polonia, in Germania e in Svizzera. Oltre al Decalogo (1987-1989) ha diretto i film La doppia vita di Veronica (1991), Film Blu (1993), Film Bianco (1994), Film Rosso (1994). È scomparso nel 1995.
Introduzione al decalogo
Si tratta di 10 brevi film (di circa 60’ ciascuno), uno per ogni comandamento, il cui contenuto oscilla tra cronaca e metafisica, tra etica ed esistenza. Anche se i racconti vivono di una vita autonoma, l’ambiente è lo stesso e spesso anche i personaggi compaiono in più di un episodio La cronaca è quella sottile e impalpabile di una umanità perduta e malinconica che vive in un anonimo quartiere di Varsavia, dominato da alti palazzoni tutti uguali. Dietro le finestre, negli snodi condominiali, lungo le scale, dietro ogni porta di quei palazzi, le dieci regole bibliche sono quotidianamente violate e tradite. Il regista descrive, senza giudicarlo un inferno morale in cui si muovono 25 personaggi che si incontrano e si intrecciano nei dieci racconti cinematografici.. L’avidità, il sesso, la menzogna, il tradimento, l’assassinio, il furto segnano dolorosamente il cammino di questi personaggi.
Ciascuno dei 10 episodi illustra uno dei comandamenti della Chiesa Cattolica, ma l’approccio alla morale è sostanzialmente laico e agnostico. I comandamenti, pur enumerati, non sono mai enunciati. I racconti sono generalmente esposti secondo una struttura binaria dove si scontrano due diversi comportamenti che però non si risolvono mai con un vincitore o un vinto, con un dannato o un redento. Il riferimento ai comandamenti non è sempre esplicito, è quasi sempre problematico, lasciando talvolta il dubbio su quale personaggio sia il suo reale destinatario. I casi narrati, anzichè aiutare lo spettatore a consolidare le proprie certezze, lo portano ad aumentare i propri dubbi e quindi a riflettere.
Decalogo uno: quando Dio è un computer
Un docente universitario vive con il figlio dopo essersi separato dalla moglie. Fa loro visita zia Irene che, essendo cattolica, contrasta con il professore che invece non crede all’esistenza di Dio. Il padre ha trasmesso al figlio la propria razionalità e gli ha insegnato ad utilizzare il computer. Un giorno il piccolo diserta l’ora del catechismo e va a pattinare su un laghetto, col permesso del padre che in base a calcoli computerizzati ha accertato che il ghiaccio non si può rompere. Il ghiaccio invece si rompe e il bambino muore. Il docente dovrebbe prendersela con il computer, invece va in chiesa e rovescia l’altare. La cera delle candele rovesciate cosparge come lacrime l’immagine della Madonna Nera di Czestochowa.
Il professore ha intuito l’esistenza di qualcosa o qualcuno che non è conoscibile attraverso la scienza? Kieslowsk non risponde, ma lo spettatore è avviato segretamente, e laicamente, a meditare sul comandamento violato.
Decalogo due: quando lo spergiuro salva una vita
Dorota ha il marito gravemente ammalato in ospedale. Lei è in attesa di un bimbo da un altro uomo. È indecisa se abortire. Se il marito vivrà, per non dargli un dolore, dovrà far scomparire la prova del tradimento. Si rivolge al primario, suo coinquilino, per sapere se il marito ha la possibilità di salvarsi. Di fronte al rifiuto del medico di emettere un verdetto, Dorota lo ricatta: "Si rifiuta? Voglio che ne abbia rimorso. Abortirò tra un’ora". A quel punto di medico dice: "Non avrò rimorsi. Suo marito morirà". E lei: "Lo giuri". Il medico ha appena finito di leggere le ultime analisi che aprono uno spiraglio alla speranza di vita del marito, ma risponde: "Lo giuro".
La contrapposizione tra i due personaggi, il medico e Dorota, è la contrapposizione tra due scelte, tra due drammi, tra due responsabilità: il dolore del marito tradito e il dramma familiare, la morte o la vita del bambino concepito.
Decalogo tre: una festa violata per non sentirsi soli.
Ewa, ex amante di Janusz, chiede a quest’ultimo di raggiungerla nella notte di Natale perchè deve ritrovare il marito che è scomparso. Janusz si fa convincere, prende una scusa con la moglie e i figli e la aiuta in questa ricerca vagabonda. Solo alla fine scopre che la donna ha mentito per passare la notte con qualcuno, per paura della solitudine.
Vale la pena violare la santificazione della festa per spendersi per gli altri? È davvero riprovevole inventare una menzogna per staccarsi dall’ombra della solitudine?
Decalogo quattro: rapporto genitori e figli.
Michael vive con la figlia Anka dopo la morte della moglie. L’amore che c’è tra loro è più esuberante e passionale di un normale affetto tra padre e figlia. Lei dice di aver trovato una lettera sigillata della madre morta di parto che stabilirebbe che la ragazza non è figlia sua. L’uomo, che ha sempre avuto dei dubbi, decide comunque di resistere alla tentazione di un rapporto sessuale che la giovane vorrebbe avere con lui. Alla fine la ragazza dirà di non avere mai aperto la lettera e la brucerà davanti a lui. Ma, poco prima che le fiamme divorino l’ultimo lembo di carta, i due fanno in tempo a leggere: "Mia adorata bambina ...".
Tutto rimarrà come prima? L’episodio esprime con grande efficacia l’inquietudine e l’ambiguità insita in un rapporto che è lineare e impermeabile a complicazioni sessuali solo per convenzione. Qui, come non mai, Kieslowski alla illustrazione di precetti catechistici preferisce sostituire la dialettica di domande e di enigmi senza dare una risposta.
Decalogo cinque: la pena di morte.
Jacek, un giovane disoccupato, uccide un tassista. Viene arrestato e affidato all’avvocato d’ufficio che cercherà di non farlo condannare a morte. Nell’interrogarlo l’avvocato scopre che il ragazzo ha appena perso la piccola sorella investita da un trattore. Il ragazzo viene condannato a morte e muore tragicamente davanti all’avvocato sconfortato per la caduta delle sue illusione ideali di fronte all’amara realtà.
Il film non è solo un lucidissimo no alla morte inflitta all’uomo dall’uomo, ma anche una riflessione sul mistero dell’uomo, sui suoi baratri, suoi sgomenti e sui suoi terrori.
Decalogo sei: che cos’è l’amore?
Tomek, un impiegato delle poste, ogni sera dalla sua stanza spia con un cannocchiale ciò che accade dentro una finestra al di là del cortile, dove abita Magda, una bella trentenne che vive in modo disinibito occasionali incontri amorosi. Il giovane diciannovenne è fortemente turbato e forse innamorato della bella inquilina. Cerca di incontrarla, ma, dopo averle confessato la sua passione, viene da questa umiliato. Per questo tenta il suicidio. Quando più tardi la donna cercherà di realizzare con il ragazzo un incontro più autentico, scoprirà che la sua passione si è esaurita.
La trasgressione sta nel voyeurismo del giovane Tomek che si risolve nella non-azione o nella nevrotica carnalità di Magda? Perchè il vero rapporto d’amore, fatto di reale compenetrazione di anime e corpi, non si realizza?
Decalogo sette: ladri di bambini.
Majka, una studentessa che vive coi genitori, a sedici anni rimane incinta di un suo professore. Ewa, sua madre, per coprire lo scandalo, fa credere che la piccola nata sia sua figlia. Un giorno Majka, in un soprassalto dell’istinto materno, porta via da casa la "figlia-sorella" e fugge con lei verso la casa del vero padre, rivelandole la sua vera identità di madre. Ma la piccola continua a chiamarla Majaka e non "mamma", come vorrebbe la ragazza. Questa al telefono accusa la madre di averle rubato l’amore della figlia.
Ma chi è il ladro? Chi è la vittima del "furto"? La madre naturale che vuole sua figlia? La madre anagrafica che gliel’ha sottratta alla nascita? Il loro è vero amore o paura dello scandalo?
Decalogo otto: è lecito mentire?
Una ragazza americana di origine polacca è giunta nelle città di Varsavia per alcune lezioni di etica. Succede che nella prima lezione l’insegnante prenda ad esempio una vicenda per proporre un problema morale: una bambina ebrea sta per esser adottata da due coniugi cattolici che così possono salvarle la vita. Ma questi desistono perchè non intendono mentire sulla sua provenienza. Dopo la lezione la ragazza dice alla professoressa di essere lei la ragazza ebrea. La professoressa a sua volta rivela alla ragazza di avere deciso di non adottarla per paura di compromettere e di fare scoprire altri rifugiati ebrei.
È l’unico episodio che fa esplicito riferimento alla tragedia ebrea della Shoah. Qui il problema da risolvere non pare quello se sia lecito o no mentire a fin di bene (lo stesso del secondo episodio), ma quello del perchè nella vita c’è chi deve salvare e chi deve essere salvato.
Decalogo nove: amore senza sesso e sesso senza amore.
Ramon, quarant’anni, cardiologo a Varsavia, è sposato con Hanka, impiegata in una agenzia di viaggi. La loro coniugalità è basata su stima e fiducia. Lui magari è attratto da una qualche cliente. Lei si concede senza strascichi sentimentali a surroghe d’occasione per mancanza di ciò che il marito non le può dare. Ramon è incurabilmente impotente: lo ha sempre sospettato e temuto, ora dopo accurati esami di laboratorio ne ha la certezza. Ne parla alla moglie, disposto a separarsene. Ma Hanka non è d’accordo e gli si rannicchia ancora più affettuosa tra le braccia. Ramon sa di non avere diritto di essere geloso, ma non riesce a sopportare l’idea che la moglie si sfoghi altrove. A sua volta Hanka entra in crisi e, pur non avendo mai confuso l’amore con il sesso, decide di chiudere le esperienze collaterali. Quando Ramon scopre che Hanka va casualmente in vacanza nella stessa località del su ex-amante, tenta il suicidio. La moglie tornerà e troverà il marito ancora vivo.
Un marito impotente può pretendere di essere amato dalla moglie? Ha diritto di essere geloso? Una moglie con un marito impotente ha diritto di rispondere, sia pure per alcuni attimi, ai richiami del suo corpo? Che cos’è l’amore? Sesso? Tenerezza? Capacità di donarsi e servire?
Decalogo dieci: l’avidità.
Due fratelli, che non si sono mai conosciuti, ricevono in eredità dal padre una vasta collezione di francobolli. Uno è il leader di una band rock con ambizioni di espansione, l’altro è afflitto da problemi familiari. Tra i due fratelli c’è la stessa indifferenza che il padre riversava sui figli, ricevendone in cambio altrettanto distacco. Poichè non hanno mai condiviso l’hobby paterno, decidono di vendere tutto. Al mercato dei francobolli ricevono da un esperto una incredibile e inaspettata rivelazione: quella collezione vale una fortuna. Decidono di venderla per risolvere ciascuno i loro problemi. Ma non trovano nessun compratore, perchè manca un pezzo della collezione. I due vengono presi dalla stessa mania del padre ed uno arriva fino al punto di offrire un rene pur di procurasi il pezzo raro. Tra i due l’indifferenza lascia il posto al sospetto.
L’avidità e la rincorsa di effimere e infide certezze allontana dal mondo e dai propri simili. Qui come in altri episodi del Decalogo. E qui come in altri episodi Kieslowski non dà una risposta alle domande: perchè si pecca? Chi è colpevole? Perchè esplodono le devastanti passioni che ci dannano? 

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