Freccia-sx4.jpg (2157 byte)    Il COMICO
Due tipi di comicità nel cinema
Ci sono due tipi di comicità che hanno radici antiche e che il mondo del circo ha vestito dei panni dell’augustus e del clown bianco.

La prima comicità è fracassona e volgare, si lega al cibo, al sesso e alla morte (Da noi, nel cinema, grande augustus è stato Totò) e muove una risata immediata e franca, espressione di buona salute e di una ottimistica immagine del mondo. Qui il ridere muove dal basso, ha a che fare con gli istinti, ha a che fare con i ... rumori del corpo A volte questa comicità è crudele: si ride delle disgrazie e dei difetti altrui: vi sono addirittura battute sull’handicap o situazioni in cui l’handicap (anche l’handicap sessuale: il gay) è messo alla berlina. A volte in questa comicità si ride sul cadavere. In questo caso si tratta a di un sorriso sardonico che serve ad esorcizzare le nostre frustrazioni e le nostre paure.
La seconda comicità (Nel cinema italiano ci viene in mente Nichetti) è più sofisticata e surreale ed è legata - come in Buster Keaton - al posto che occupa l’uomo nel mondo o, più filosoficamente, al senso e al significato del vivere: la risata che si genera è più trattenuta, cerebrale e l’immagine del mondo sicuramente pessimistica.

Quando la comicità è arte
Il comico è un genere ampiamente utilizzato dal cinema. Basti citare M. Linder, A. Deed (Cretinetti) , B. Keaton, C. Chaplin, L. Semon (Ridolini), S. Laurel e O. Hardy (Stanlio e Olio), il più recednte W. Allen, il nostro Totò, il recentissimo Benigni. Apparentemente questo genere pare finalizzato a strappare la risata e a porre lo spettatore in una condizione di spensieratezza. In realtà questo genere raggiunge vertici artistici di riguardo solo quando il riso è intriso di tristezza o tenerezza oppure quando il riso è finalizzato a distruggere i "mostri" della vita o a far pensare ai grandi temi della vita, della morte, della fame, della miseria, della libertà e della schiavitù, ecc. Non occorre ricordare che all’inizio de Il monello di C. Chaplin appare una didascalia che avverte lo spettatore che quella storia farà sì ridere, ma che commuoverà anche. Le opere migliori del nostro Totò sono quelle in cui il comico mette in scena gli emarginati, i guitti, il loro rapporto con la fame, il cibo, la miseria. Lo stesso Benigni - per non parlare de La vita è bella di cui si è già tanto detto - con Il mostro fa un’opera che comicizza la violenza per demonizzarla.
Il meccanismo psicologico del ridere
Perchè ridiamo? Il meccanismo psicologico che fa scoppiare il riso è dovuto all’improvviso irrompere di una soluzione della vicenda che noi non ci attendevamo. La nostra mente tesa verso una soluzione che appare la più logica, messa di fronte all’improvviso ad una soluzione imprevista, entra in crisi. Lo spezzarsi della tensione sfocia in una risata
Per questo i film comici vivono sulle gag. Nelle vecchie comiche in dieci minuti se ne potevano contare fino a 15. Per sopperire alla esiguità numerica delle gag nei film più scadenti il regista tende a prolungarle oltre misura, ottenendo il risultato di diluire l’effetto comico, che invece deve nasce – come si è detto - da un lampo breve e improvviso, generalmente impostato su tre/quattro inquadrature. É nota a tutti la famosa gag del cinema imperniata su tre inquadrature: 1) un signore non può vedere lo schermo perchè ha davanti due signore con un enorme cappello; 2) il signore si mette una maschera terrificante e chiama le due signore, le quali si girano indifferenti e continuano a guadare il film 3) il signore indispettito chiama le due signore dopo essersi tolto la maschera; le due signore scattano in un urlo di terrore e si alzano, abbandonando la sala.

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