Freccia-sx4.jpg (2157 byte) Billy Elliot          
Regia: Stephen Daldry Con: Jamie Bell (Billy Elliot), Julie Walters, Jamie Draven, Nicola Blackwell, Jean Heywood, Gary Lewis, Stuart Wells Origine: Inghiterra. Anno: 2000 Durata: 110' Genere: Commedia
Billy Eiliot narra l'inarrestabile forza di una vocazione: quella di un ragazzino che nell’84 a Durham, nell'Inghilterra del Nord, durante il lungo sciopero anti-Thatcher, decide di diventare ballerino. E a questo scopo intraprende una scatenata guerra personale contro tutto e tutti, un padre che lo spedisce agli allenamenti di pugilato e non vuol credere ai suoi occhi quando lo scopre in scarpette alla sbarra, un fratello macho e aggressivo, una provincia inglese di casettine rosse a schiera e ristrettezze non solo materiali, dove luoghi comuni come "il balletto per sole femmine" e "ogni ballerino è gay" sono ferocemente all'ordine al giorno. Billy. ha la fortuna di trovare qualcuno che vede in lui un diamante grezzo, un piccolo talento da portare lontano dallo squallore di una possibile esistenza passata tra il pub a ubriacarsi e gli scioperi dei minatori. Lontano dalle risse con la polizia e dall'ignoranza causata dalla mancanza di mezzi materiali. Lontano dalla provincia e nel cuore della vita: Londra, la Royal Ballet School.

Se un film è un "prodotto" - ma qualcuno pensa che potrebbe anche essere ... un'opera d'arte - questo film è un prodotto perfetto, confezionato appositamente (come si fa per i prodotti commerciali) in modo che incontri i favori e le attese retoriche del pubblico. Ecco in questo è un film il regista (che è alla sua opera prima) furbescamente sa mescolare i momenti comici a quelli commoventi , quelli umoristici a quelli socio-politici.
Il film non è però da sottovalutare, perchè contiene diversi elementi di pregio.
‹ un film inglese e si vede. Il cinema inglese ha raggiunto un livello di perfezione oggi superiore a quella di Hollywood. Il cinema hollywoodiano è straripante, cerca l'eccesso, cerca il ritmo. Invece in questo film inglese troviamo una cosa non facile da trovare: la misura, l'equilibrio tra i vari elementi.
Il primo elemento è lo sfondo storico/sociale. Tutto il cinema inglese è molto attento al dato sociale. Sullo sfondo di questo film c’è l’Inghilterra periferica, un'Inghilterra grigia e spenta (quella sfilata di case color mattone... ) che ormai è entrata nell'immaginario collettivo, che ormai è diventata un segno di riconoscimento. Come una volta andando al cinema riconoscevamo immediatamente il genere western dal paesaggio, così oggi conosciamo immediatamente la collocazione inglese di una storia, proprio perchè ha questi codici forti, paesaggistici, urbani.
Su questo primo sfondo così grigio, così opaco che richiama una dimensione di dolore e di miseria c'è un secondo sfondo più importante: quello dello sciopero. Noi siamo lontani dalla storia e dalla cultura inglese, che è una storia che si ritma nel tema dello sciopero e trova in questa cultura e in questa storia anche il tema di molti altri film. Quel 1984 per gli Inglesi è stato molto importante. Di quegli anni e su quello sciopero abbiamo visto recentemente Full Monty e Grazie, Signora Thatcher. D’altra parte il cinema inglese è stato sempre molto bravo a "rievocare"; cioè a fungere un po’ come "cinema della memoria", la memoria dei conflitti sociali. Ed altri registi sono partiti da questa intenzione storico/sociale per raccontare storie tragiche, drammatiche o commoventi. Come dimenticare Ken Loach?. Ed ecco che in questo film il racconto ha un credibile sfondo storico/sociale: il 1984: il grande sciopero dei minatori. Questa vicenda è solo sullo sfondo della storia principale, ma ne raddoppia la drammaticità.
La vicenda principale è quella molto individuale di un ragazzino undicenne. In molti film l’apertura verso l'ottimismo di una storia è sempre rappresentato da un bambino. Nei un momenti di difficoltà sociale, di difficoltà politica il bambino è la cartina di tornasole che indica che si può uscirne. Questo ce lo ha insegnato il nostro cinema del neorealismo che spesso, in una condizione tragica, in un momento storico difficile, mette al centro della storia un bambino, che trova sì degli ostacoli, ma degli ostacoli che verranno superati, come in ogni buona fiaba.
Ebbene sul doppio sfondo dell’Inghilterra periferica e dello sciopero dell'84 il regista racconta la storia del bambino, ma la racconta facendo uso di una struttura fiabesca. Non si vuole dire che la storia di Billy non è reale, ma che quella storia viene raccontata come una storia fiabesca. Dalla fiaba viene la situazione di partenza: la morte della mamma (l'allontanamento di cui soffre Billy), che è fortemente generativa come avviene in tutte le fiabe (alla fine sono i suoi gioielli che permettono a Billy di andare a Londra a sostenere la prova vincente per entrare nella Royal Ballet School). Della fiaba abbiamo l’aiutante magica che è la maestra di ballo (attrice raffinatissima, tra l'altro, è in gara per il premio Oscar); abbiamo la figura paterna che fa da antagonista che poi si sdoppia e diventa anche lui aiutante magico. La bellezza di questo film viene proprio dall'aver messo su uno sfondo realistico questa fiaba bella. Però il regista non dimentica mai lo sfondo storico sul quale nascono e si agitano altre storie. Se non fosse così, non capiremmo il perchè di quella bambina bionda che vediamo più volte al margine della strada: quella bambina bionda è lì a ricordarci altre storie non fiabesche, più dolenti, più dolorose. La scena in cui verso la fine del racconto la bambina saluta Billy che parte per Londra diventa uno dei momenti più toccanti del film, proprio perchè questa bambina non appartiene alla fiaba e ci ricorda la realtà dolente dentro la quale si muove la fiaba.
Infine occorreva trovare un linguaggio che esprimesse la storia fiabesca del bambino. Ebbene il regista utilizza come linguaggio la danza. Questo ultimo elemento, quello del linguaggio, è quello più interessante del film. Il regista vuole dirci che i linguaggi, in questo caso la danza, ci liberano, ci danno la possibilità di riscatto, di creatività, ci rendono o possono farci diversi. E il film ha il momento più felice nel mostraci il corpo bambino goffo all’inizio (un corpo da brutto anatroccolo) che progressivamente, educandosi al movimento, si libera dentro il gesto della danza. La vera gioia che attraversa questo film è la gioia di un corpo che cresce, che si libera della sua goffaggine, dalla legge di gravità fino a volare letteralmente (si ricordi una delle ultime inquadrature di Billy ballerino adulto). La danza è qui la celebrazione del movimento come espressione della vita, della vitalità, della determinazione, dell'ostinazione, del coraggio. Quando a Billy un componente della commissione chiede perchè gli piaccia la danza, lui risponde rievocando l'immagine dell'elettricità, un’immagine che ci dà l'idea del movimento etereo. Quello del linguaggio è l’elemento che fa da colla a tutti gli altri aspetti sopra analizzati e dà a questo film una unità, una compattezza al punto da avergli garantito un grande successo in tutto il mondo.
Questi sono gli aspetti validi del film. Ma non mancano le pecche. La sicurezza del racconto fiabesco, che è il più collaudato che esista, toglie al film l'opportunità di indagare per esempio dentro alcuni temi psicologici che nel film si affacciano con evidenza, ma che il regista lascia cadere. Sarebbe stato molto interessante vedere lo sviluppo del rapporto tra Billy e il padre. Ovviamente questi approfondimenti, nello scivolare rapido della fiaba, non possono essere resi (la fiaba non può fare psicologica). Nel film c'è un altro bel tema che viene trascurato. Billy ha 11 anni e sta entrando dentro l'adolescenza e uno dei temi che cominciano a fribrillizzargli dentro è quello dell'identità sessuale. Questo tema si affaccia qua e là dentro il racconto e dentro la velocità del racconto anche attraverso la presenza di un amico che vive quel momento in modo del tutto particolare.
Dobbiamo poi rimproverare al regista due o tre cadute di tono. Una è quella di averci fatto ritrovare l'amico gay nel finale, quando Billy adulto, si esibisce in teatro. Si tratta di una trovata un po' superficiale, perchè il tema dell'omosessualità e dell'incerta identità sessuale durante la preadolescenza - che affiora, come si è detto, in modo così evidente nei rapporti tra i due amici - doveva essere trattato con maggiore profondità. L'averci fatto notare che uno, Billy, ha risolto l'ambiguità approdando ad una certa identità sessuale e che l'amico è approdato ad un'altra, è uno schematismo un po' banale. Un'altra stonatura è quella luce artificiale in palestra che illumina la maestra di Billy rimasta sola dopo che Billy è andato a Londra. In un film così attento all'ambientazione e alla atmosfere reali e autentiche è una vera ingenuità. C'è poi un altro errore. Una sequenza bellissima è quella in cui i due ragazzi, mentre sono da soli in palestra dove Billy ha messo all'amico il tutù, vengono sorpresi dal padre. Qui Billy, stupito, frustrato e spaventato. inizia a ballare (balla sempre dopo una frustrazione, come quando non riesce da andare a Londra la prima volta e si mette a ballare in modo indiavolato per la strada fino a doversi davanti ad un muro - simbolo dell’ostacolo che gli impedisce di realizzarsi). Ebbene una delle sequenze più belle e più poetiche del film viene rovinata dalla trovata di far ballare Billy su una musicaccia che le toglie l'emozione pura e forse il senso più segreto e più profondo del film stesso. Sarebbe stato meglio un bel silenzio. 

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