Popoli Americani

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Il lettore avveduto avrà notato come gli enigmi archeologici riportati in quest'opera si dividano essenzialmente in due categorie: quelli che fanno riferimento a presunte conoscenze perdute, sviluppate dai nostri antenati grazie all'ingegno dei singoli o per altri versi attribuite a un apporto di carattere esterno (extraterrestri, civiltà tecnologiche antediluviane ecc...), e quelli che si riferiscono alla storia non ancora conosciuta dei popoli antichi. Non sempre infatti i misteri archeologici devono per forza essere intesi secondo i canoni della cosiddetta archeologia spaziale. L'archeologia ufficiale è già di per se stessa una scienza in cui i misteri abbondano. E i suoi enigmi non sono meno affascinanti di quelli in cui vengono chiamate in causa ipotesi a volte al limite del credibile.

L'antica città di Teotihuacan, è proprio uno di questi misteri canonici, per il quale la parola mistero è usata, una volta tanto senza alcun imbarazzo, anche da dotti accademici.

 

 

All'ombra delle piramidi

Teotihuacan sorge su un grande altopiano non molto distante da Città del Messico, ad un altitudine di circa 2300 metri. Qui i suoi costruttori avevano solo l'imbarazzo della scelta nel decidere dove collocare gli edifici, visto che il pianoro è paragoabile a un'immensa tabula rasa. La città, che copre una superfice di circa 23 chilometri quadrati, venne comunque edificata in una posizione strategica, nel punto di incontro, cioè, di importanti strade e nel luogo in cui la Valle del Messico si collega al Golfo del Messico. Questa sua posizione favorì un fiorente scambio culturale e soprattutto commerciale con le popolazioni limitrofe e garantì per secoli lo sviluppo della città che divenne popolosa e prosperosa.

Il visitatore che si reca a Teotihuacan resta subito impressionato dalla mole del più massiccio dei monumenti ivi presenti: la Piramide del Sole, edificata nei primi secoli della nostre era. Si tratta di una costruzione a quattro piani alta circa 73 metri e i cui lati misurano 225 metri. Sorge spontaneo il paragone con la Grande Piramide di Cheope in Egitto che è alta almeno il doppio, ma è un paragone che non può comunque sminuire l’importanza del monumento messicano che deve avere in ogni caso richiesto sforzi sovrumani ai suoi costruttori. Si calcola che siano stati almeno tremila gli operai coinvolti nell’edificazione della piramide. Tremila uomini per oltre trent’anni di lavoro ininterrotto. Più di due milioni e mezzo di tonnellate di mattoni essiccati al sole sono stati utilizzati nel corso dell’opera che naturalmente dimostra anche profonde conoscenze astronomiche e matematiche, oltre che ingegneristiche, da parte della civiltà che l’ha prodotta. L’asse della piramide è infatti orientato perfettamente in direzione est-ovest, ovvero nel senso del passaggio del sole nel cielo. Molto probabilmente questa costruzione simboleggia il centro dell’universo, con i quattro angoli che corrispondono ai quattro punti cardinali e con il vertice che significherebbe il centro della vita. Nei primi anni Settanta venne scoperta dagli archeologi una cavità sotto la piramide. Si tratta di una galleria a pochi metri sottoterra che si dirige per un centinaio di metri verso est. Molto probabilmente questa cavità era utilizzata come sito di culto ma è curioso constatare che in epoca Precolombiana i popoli di quella terra consideravano simili gallerie il ventre da cui il sole e la luna e tutto il genere umano erano sorti agli inizi dei tempi.

Poco distante sorge un’altra piramide, detta Piramide della Luna. Costruita intorno al II secolo d.C. è più piccola della precedente (i suoi lati misurano 145 metri e la sua altezza è di 42 metri) per quanto altrettanto ben conservata e ugualmente imponente.

Dalla Piramide della Luna si estende il lunghissimo Viale del Morti (circa tre chilometri). In realtà si tratta di una serie di cortili e spiazzi aperti ognuno dei quali è largo un centinaio di metri. Ai lati di questi cortili si innalzano delle basse piattaforme che gli Aztechi prima e gli Spagnoli poi pensarono essere tumuli funerari. In realtà entrambi sbagliavano perchè gli antichi abitanti della città avevano un costume funerario del tutto particolare. Usavano infatti cremare i corpi dei defunti e seppellirne le ceneri sotto il pavimento delle abitazioni.

Il Viale dei Morti attraversa poi quella che viene definita la Ciudadela, la cittadella. Si tratta di un complesso di costruzioni recintate da un perimetro quadrato con i lati lunghi più di 600 metri. La Ciudadela era il complesso cerimoniale della città e sorgeva nelle vicinanze del Gran Conjunto che era invece il quartiere amministrativo. Nelle vicinanze della Ciudadela sorge il tempio di Quetzalcoatl, il monumento più conosciuto di questo centro urbano. In questa piramide a sei piani o gradoni, incontriamo alcuni elementi architetonici che diverranno poi tipici in tutta la Mesoamerica: le alfardas, ovvero le rampe di protezione delle scalinate dell’edificio e il cosiddetto talud-tablero ovvero l’interruzione del corpo inclinato della piramide (talud) per mezzo di unità sporgenti (tableros). Le pareti del talud sono decorate da bassorilievi raffiguranti serpenti, mentre sui gradoni sovrapposti sono ben visibili le colossali teste di Quetzalcoatl, il Serpente Piumato, che si alternano con quelle di una divinità forse collegata con il mais e con la pioggia.

Da un punto di vista urbanistico la città era divisa in quartieri organizzati lungo le due lunghe direttrici principali: il Viale dei Morti e un altra lunga strada che lo intersecava a circa tre chilometri dalla Ciudadela.

 

I costruttori

Il principale mistero di Teotihuacan riguarda le sue origini. Non sappiamo con esattezza chi ha fondato questa città.

Inizialmente si era pensato al popolo azteco, ma in realtà esso ricevette per così dire in eredità il complesso da un’altra civiltà. Quando gli Aztechi scoprirono il sito, infatti, esso era già in rovina da ben settecento anni. Tuttavia non esitarono a impossessarsene e a dargli un nome suggestivo: Teotihuacan, per l’appunto, che in lingua nauhatl significa la città dove nascono gli dei.

È molto probabile che Teotihuacan commerciasse con gli altri popoli degli altipiani messicani e forse addirittura intratteneva con essi rapporti di supremazia.

Quel che è certo è che la sua influenza culturale fu determinante in tutta l’America Centrale. In tutto il Messico sono stati ritrovati vasi prodotti a Teotihuacan tra il II° e il VII° secolo d.C. in un’epoca in cui la città era in piena fioritura e contava più di duecentomila abitanti.

Poche altre cose sappiamo dei misteriosi abitanti di questa metropoli del mondo antico. Possedevano una scrittura, che però non è mai stata decifrata, ed è possibile che ci sia stata una produzione libraria, sebbene nessun testo sia mai giunto fino a noi. Sappiamo anche che molto probabilmente il loro sistema di numerazione era molto simile a quello degli Olmechi ed era perciò composto da un insieme di barre e punti.

Sicuramente erano un popolo particolarmente dotato dal punto di vista artistico. Celebri sono le maschere di pietra ritrovate sul posto, realizzate con la nefrite, il basalto o la giada e decorate con conchiglie e ossidiana. L’ossidiana era un materiale molto richiesto e apprezzato nel mondo antico. Molti indizi portano a pensare che a Teotihuacan vi fossero almeno 350 punti di lavorazione di tale minerale che permetteva di costruire oggetti acuminati.

Altrettanto misteriosa, come spesso accade per le città del Centro e del Sudamerica è la repentina decadenza di Teotihuacan. Alcuni studiosi incolpano il clima che si sarebbe inaridito, provocando dapprima una dimunuzione del raccolto e poi una terribile carestia. L’unica cosa che sappiamo è che verso il 700 la città fu incendiata da alcune popolazioni barbare provenienti da nord che vi si insediarono poi per ben duecento anni.