William Shakespeare


SONETTO CXIII

1° Versione

Da quando ti lasciai l'occhio ho nell'anima, e quel che nel cammino mi governa si parte dai suoi atti e cieco è in parte e manca in fatto, pur se veder sembra; chè forme al cuore non rimanda:uccello fiore figura che fugace allacci, nulla di questi all'anima discende nè ferma la visione quel che abbranca; ma rozze scorga o delicate immagini l'essere più ammaliante o il più deforme la notte o il giorno, il mare o la montagna corvo o colomba, al tuo aspetto li forma. D'altro incapace, colma sol di te, falso mi fa l'anima mia più vera.

2° Versione

Da quando ti ho lasciato il mio occhio è nella mente, E l'occhio che mi guida mentre vado in giro Abbandona il suo ruolo: è in parte cieco, Sembra vedere, ma in realtà è assente: Al cuore non trasmette più nessuna forma D'uccello, di fiore... nessuna forma che il cuore possa afferrare; L'occhio afferra ma non spartisce con la mente, Nè trattiene in sè l'immagine che ottiene; Che veda la più brutta o più gentil visione, Il viso più dolce o quello più deforme, Il monte o il mare, la notte o il giorno, Il corvo o la colomba... a tutti dà i tuoi tratti. Incapace di contenere altro, colma di Te, La mia mente più vera rende falso ciò che vedo.

Testo Originale

 
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