LA CULTURA POPOLARE E LE TRADIZIONI
(a cura di A. Vigliermo, presidente del Centro Etnologico Canavesano)

In queste poche righe vi proponiamo un viaggio singolare, un itinerario culturale particolare tra la gente che anima e protegge con la sua presenza i verdi alpeggi e i lussureggianti spalti boscosi che si specchiano nelle acque del Chiusella. Naturalmente anche per questo viaggio c'è un biglietto da pagare. II costo consiste nello sforzo che dovrete sostenere per cercare di stabilire un dialogo con la gente della valle, per tentare di instaurare con essa un rapporto puntuale, attento, costante e continuo, che conduca alla stima reciproca e che vi porti gradualmente e spontaneamente alla conoscenza e alla comprensione delle sue tradizioni. Siamo d'accordo che il prezzo non è dei più  favorevoli né dei più economici, cercare o meglio volere un dialogo con la gente non è sempre facile, ma cercheremo di aiutarvi, di indicarvi quelle strade che, più agevolmente di altre, possano avvicinarvi ad una realtà culturale in cui convivono echi di antiche leggende con futuristiche premesse tecnologiche. Camminiamo dunque lungo il Chiusella e seguiamo il girovagare sbarazzino di queste acque , acque che nascono dal Monte Marzo come a marzo nasce la primavera, un periodo non solamente calendariale ma u n simbolo di rinnovamento legato all'anelito di libertà che dai tempi del Tuchinaggio ai moti rivoluzionari del primo '800, fino ai momenti tragici della Resistenza, ha sempre infiammato i cuori degli abitanti della valle. In ogni paese c'è una memoria, un cippo, una lapide che ricordano i nomi di coloro che hanno donato la vita per tutti noi. Ricordate questi nomi, oltre che per un civile sentimento d i riconoscenza anche perché essi vi aiuteranno ad individuare luoghi e toponimi di notevole interesse culturale. Entrate nei paesi, in ognuno vi troverete almeno un'associazione capace di accogliervi e presentarvi le caratteristiche peculiari della zona. Volgendo lo sguardo alla pubblicità murale coglierete le segnalazioni delle molteplici manifestazioni e di chi le organizza. Ben presto vi accorgerete che bande musicali e Pro loco sono le organizzazioni maggiormente diffuse sul territorio. Seguendo l'attività di queste associazioni vi troverete al centro del dibattito culturale che infiamma e appassiona gli intraprendenti valligiani, sicuramente vi troverete coinvolti in quei momenti festosi dove la gente è più disponibile al dialogo e diventa più “trasparente”, palesando senza finzione la propria origine culturale, rivelando senza timore le intime motivazioni del proprio agire. La musica, sia suonata che cantata, è il mezzo espressivo più comunemente usato dai valchiusellesi per manifestare i propri sentimenti. Ogni momento di vita trova una sua particolare caratterizzazione con suoni e canti specifici. La musica accompagna i coscritti, precede e segue il feretro, salutava la partenza e il ritorno degli emigranti, onora le priorate, solennizza le funzioni civili e religiose,crea l'allegria del carnevale, portava il ballo nelle “buile”, nelle strade, sulle piazze,  nei pianeggianti spazi erbosi degli alpeggi  più fortunati. Forse il perenne vociare del Chiusella ha portato nel cuore di ognuno la passione per la melodia e per il ritmo ora calmo e suadente ora svelto e sincopato delle sue acque cristalline. Ma ci sono sicuramente motivazioni storiche più profonde, l'amore per questo linguaggio universale si nutre di orgoglio campanilistico, si alimenta con quel desiderio di libertà dello spirito che ricerca continuamente, ad ogni livello di istruzione, la sua espressione più alta nel mondo etereo dei suoni. Per la musica bandistica Brosso è una capitale, Rueglio un'esperienza tutta particolare, Alice, Issiglio, Lugnacco, Pecco e Vico completano il caleidoscopico panorama musicale che coinvolge, tra effettivi ed allievi, almeno 500 musicanti. Accanto alle bande fiorisce tutta un'attività svolta da altri complessi meno numerosi, che, a seconda del paese di origine, sono detti “ël trumbi” ( Rueglio), “quintet” ( Brosso) o “fanfare”. Si tratta di piccoli gruppi di strumenti a fiato (talvolta compare anche la fisarmonica) che forse in origine hanno generato le bande stesse da cui ora provengono e che rappresentano il fiore all'occhiello della tradizione musicale locale. Brosso e Rueglio sono i paesi che vantano le migliori tradizioni canore fra le quali si ricorda l'usanza di cantare “Le Martine”, cioè fare la serenata alle ragazze che lavoravano nelle case o nelle stalle da dove rispondevano cantando ai saluti augurali, agli inviti amorosi, alle facezie audaci e alle frasi sibilline, a seconda dei casi. Da questo fermento attorno alla musica, da questo amore per il canto nasce a Vico la Corale Val Chiusella. Bernardino Streito, laureato in fisica, diplomato al conservatorio di Torino, insegnante al Liceo Musicale di Ivrea, ha dato vita ad una esperienza straordinaria, unica, che ha richiamato l'attenzione del maestro Mino Bordignon, una delle massime autorità del canto corale, che lo ha voluto con se a Milano. Infatti ora Bernardino Streito, pur continuando a seguire la sua Corale Val Chiusella, insegna canto corale al Conservatorio di Milano, nella sede staccata di Como e collabora col maestro Mino Bordignon alla guida del Coro Municipale della Città di Milano. La “Famija Trauseleisa”, di Trausella, prepara le feste dei bambini in onore dei giovanissimi ospiti delle colonie biellesi che hanno sede sulle rive del Chiusella, e organizza la festa patronale nei primi giorni di settembre. Traversella , Vidracco e Vistrorio affidano l'organizzazione delle loro feste alle Pro Loco o al Gruppo Alpini. Feste patronali, momenti d'incontro con giovani e anziani, manifestazioni estemporanee che valorizzano le risorse locali (come quelle che si svolgono al camping Chiara, un ospitale punto di riferimento per gli amanti della vita all'aria aperta), costituiscono l'attività di queste associazioni. 
 

BALLI e DANZE
(dati e informazioni di seguito riportate sono purtroppo datate 1989)

La “Famija 'd la Val Ciüséla” è l’associazione che raccoglie gli appassionati di danza tradizionale. II gruppo, che ha sede a Vico, fu fondato nel 1950 da Natalino Vietti. Allora il gruppo partecipava alle sfilate durante feste e Carnevali, mentre dal 1980 si dedica maggiormente al ricupero e allo studio di passi di danze antiche. Eseguono varie danze, ma le più tipiche sono “La Canavesana”, “Festa in Famiglia” e lo “Spirù”. La musica su cui eseguono le loro coreografie è eseguita dal “quintët” che occasionalmente si trova disponibile. II gruppo veste i costumi tipici dei valligiani ed è costituito attualmente da circa 25 persone. A Rueglio è da poco sorto il “Gruppo ël Truwinat”, indirizzato verso lo studio e la riproposta dell'opera del poeta-scienziato Pietro Corzetto Vignot. Di questo caposcuola, che utilizzando la parlata ruegliese ha saputo descrivere con tratti inimitabili il carattere dei propri concittadini, vi potrà raccontare molti particolari il dottor Fortunato Oggeri, che ha affrontato seriamente lo studio di questo personaggio veramente singolare. Le ragazze vestono “ël Froch” sia quello “da festa” che quello da “tüc i dì" mentre i ragazzi indossano “la strëita”. II repertorio è vario, fa spicco la “curènta” ed altre allegre trovate che i giovani utilizzano per divertire e coinvolgere il pubblico nelle loro evoluzioni. 
 

LA CUCINA

Cosa si mangia in Val Chiusella? Pressapoco le stesse pietanze di una qualunque zona dell'Italia nord-occidentale. Ma, prima dell'avvento dei supermercati con i variopinti banconi stracolmi di ogni genere di cibi in scatola, precotti e surgelati, in Val Chiusella, come in altre vallate limitrofe, era di casa una gastronomia povera che doveva sfruttare le poche risorse della sua terra. Principali ingredienti erano la segala, il mais (importato dalla pianura), le patate, le noci, i prodotti derivati del latte, nonché i prodotti spontanei dei boschi e dei pascoli (erbe, funghi, ecc.) che venivano sfruttati per ampliare la varietà della dieta. Era il periodo dell'autoconsumo con pochissime derrate acquistate nei negozi alimentari. II cibo, apparentemente povero, era in realtà molto nutriente, ricco di sali minerali e vitamine, sostanze indispensabili alla vita che oggigiorno, grazie alle coltivazioni intensive e alla raffinazione spinta, sono quasi scomparse dalle nostre ricche tavole. Quello che segue è dunque un invito a riscoprire ricette antiche, buone da gustarsi, semplici da cucinare eppure impegnative per la ricerca degli ingredienti genuini. 
 

POLENTA E FUNGHI TRIFOLATI

Occorrente per 6 persone: per la polenta 1,5 kg di farina di mais macinata a pietra da non più di sette giorni, sale; per i funghi trifolati 1 kg di porcini freschi, 1 bicchiere di olio, 3 spicchi di aglio, 15 g di burro, 5 acciughe, prezzemolo trito, un cucchiaio di limone e sale. Mettere a bollire l'acqua nella tradizionale pentola di ghisa (“brons” in dialetto) e naturalmente su fuoco di legna. Aggiungere il sale quando l'acqua bolle e la farina, a pioggia, rimestando con una frusta per sciogliere gli eventuali grumi. Quando l'impasto sarà abbastanza consistente, girare la polenta ogni tanto con un bastone, curando che il fuoco non sia troppo alto. In circa 40 minuti la polenta sarà pronta e potrà esse re rovesciata su un piano di legno, dove verrà tagliata a fette regolari con un filo di cotone. A parte, spazzolare accuratamente e dolcemente i porcini senza usare acqua, che ne diminuirebbe l'intenso profumo, e poi tagliarli a fettine sottili. Mettere sul fuoco una padella con un po' di olio e tre spicchi d'aglio interi da togliersi appena indorati. Travasare i funghi nella padella facendoli cuocere a fuoco brillante, e intanto aggiungere sale. Quando la cottura è ultimata, mettere nei funghi una noce di burro impastata con le acciughe, ben schiacciate con la lama di un coltello. Tenere ancora la padella sul fuoco, tanto da far sciogliere il burro e scaldare le acciughe. In ultimo, aggiungere il prezzemolo trito e qualche goccia di succo di limone.
 

LA MINESTRA DI CASTAGNE (“vianda” in dialetto)

Procurarsi delle castagne seccate naturalmente e già perfettamente  pelate. Mettere a bollire una manciata di castagne e due di riso, a persona, in abbondante acqua poco salata. Se il riso è integrale cuoce nello stesso tempo delle castagne, altrimenti occorre bollire separatamente e si perde in sapore. Quando la cottura è quasi ultimata, condire con latte intero: è un ottimo piatto unico invernale. 
 

“SUPA D'AIUCHE”

Le “aiuche” (Phyteuma balleri, la più comune) sono piante erbacee perenni che crescono su terreni abbastanza fertili (prati degli alpeggi) ad altitudini comprese fra i 600 e i 2000 metri a seconda della specie. In pratica si raccolgono due specie che si distinguono per la forma della fogila: cuoriforme o lanceolata. Ovviamente occorre raccoglierle prima che fioriscano e cioè, a seconda della quota, fra aprile e maggio.
Bollire le “aiuche” in pochissima acqua salata (tenere conto che si riducono molto con la cottura). In una pentola di terracotta disporre un primo strato di “aiuche” e ricoprirlo con fette di pane raffermo (la zuppa verrà meglio con il pane integrale), spolverare, facoltativamente, con parmigiano grattugiato. Stendere un secondo strato di “aiuche” e così via fino ad esaurimento, ma terminare con uno strato di pane. Per ultimo aggiungere lentamente il brodo di cottura delle erbe, un po' di burro fuso (secondo il gusto, ma attenzione alle arterie!) e, a piacere, spolverare con delle spezie. Far cuocere su una stufa a legna a fuoco lento per almeno due ore (“mituné la supa”), oppure mettere in forno caldo per 40 minuti, curando che non attacchi sul fondo.
 

CIPOLLE RIPIENE AL FORNO

Ecco un piatto tipico per quei giorni di festa veramente importanti, piatto che viene servito come dessert. Scegliere delle grosse cipolle, toglierne la parte superiore e incidere la parte centrale della base per permetterne lo svuotamento. Mettere a bagno del pane raffermo e impastarlo con uvetta, la cipolla tritata, amaretti sbriciolati e un uovo. Aggiungere zucchero, se lo si ritiene necessario, e riempire le cipolle con l'impasto. Prima di infornare disporre un po' di burro su ogni cipolla e cuocere in forno ben caldo (180º C) fino alla completa doratura.

!! È comunque sempre meglio ricordare che la descrizione di una portata è spesso più semplice della realizzazione !!

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