Capitolo tutto a sé, meritano i funghi. D'altronde con
l'approssimarsi della stagione autunnale i boschi della valle si animano
di cercatori di funghi: col cestello cotto il braccio si incamminano alle
prime luci dell'alba inoltrandosi fin nei recessi più segreti delle
fitte boscaglie. In Val Chiusella infatti la natura del terreno, l'umidità
del clima, l'humus del sottobosco e dei pascoli concimati sono quanto mai
favorevoli allo sviluppo di questa forma di vegetazione crittogamica che
costituisce (prima ancora di fornire la sostanza per prelibate pietanze)
un magni- fico ornamento dei boschi allorché le foglie cominciano
ad ingiallire e a cadere al suolo. La raccolta dei funghi, in Val Chiusella
è regolamentata ed occorre procurarsi il necessario tesserino e
limitarsi ad una determinata quantità giornaliera pro-capite; ma
prima ancora delle leggi, dovrebbe essere il buon senso a sconsigliare
eccessive e sconsiderate raccolte. Inutile cogliere funghi troppo maturi
o prossimi alla marcescenza, destinati appena di ritorno ad essere gettati:
meglio lasciarli in loco a spandere le spore che consentono la riproduzione;
altrettanto si può dire dei funghi troppo piccoli, che è
bene lasciar crescere, anche se saranno destinati a rallegrare la tavola
di qualche altro cercatore. Delle innumerevoli specie fungine solo una
piccola parte è veramente velenosa e parecchie, anche se non ben
conosciute da tutti e comunemente non raccolte, sono commestibili. Allora
perché prendere a calci o bastonate funghi ritenuti a torto maligni?
A che serve questo insensato accanimento contro così fragili fruttificazioni
della natura? I funghi, tutti quanti, non solo sono belli (anche se velenosi
come la splendida Amanita muscaria) ma, soprattutto, svolgono una insostituibile
funzione, anello nella catena degli organismi viventi. II fungo, in qualità
di saprofita, distrugge le sostanze già morte, come le ceppaie o
i vecchi tronchi caduti, provocandone la decomposizione e preparando il
terreno ai nuovi virgulti. In quanto parassita provoca dei danni
circoscritti, poiché si limita ad attaccare le piante deboli o ammalate.
Ma la sua funzione più importante è quella del legame di
micorriza che forma con gli alberi; essa dà luogo ad un reciproco
scambio di sostanze nutritive e favorisce un migliore sviluppo delle piante
stesse. I boschi ben curati sono difatti più ricchi di funghi e
il fungo stesso, con la sua umile presenza, fornisce alle piante dei composti
azotati complessi che esse non potrebbero procurarsi attraverso la fotosintesi
clorofilliana e che si trovano nel terreno in condizioni da esse non assimilabili.
È dimostrato che in assenza di micorriza l'albero vegeta stentatamente,
e prima o poi cessa di vivere. La conoscenza di queste cose dovrebbe suscitare
un maggiore rispetto verso i funghi, che non dovrebbero essere presi in
considerazione soltanto per i loro pregi culinari.
Venendo ad esaminare le più diffuse specie di funghi della
Val Chiusella troviamo, in primo luogo, il prelibato e ricercatissimo porcino;
predilige i boschi di castagno (è il caso del Boletus edulis o reticulatus)
e di faggio (il Boletus aereus). È da ricercare nelle stazioni abbastanza
soleggiate dove però, non tollerando il calore troppo diretto, la
luce sia come filtrata dalla cortina del fogliame. Un poco meno pregiate
sono le cosiddette "crave", i porcinelli (cioè il Boletus scaber
e, quella rossa,Bolefus rufus); sono tipiche delle betulle e si possono
trovare in buone quantità. Frequenti, sotto tutte le latifoglie,
sono le russole, i lattari, varie specie di Tricolomacee, nonché
lo squisito gallinaccio (Canterellus cibarius) . Nei pascoli si rinvengono
le mazze di tamburo (Macrolepiota procera), i prataioli, i coprini e le
gambesecche (Marasmius oreades). L'ovolo regale (Amanita cesarea) è
una vera rarità e può dirsi ben fortunato il cercatore che
riesce a trovarlo. Tra i funghi velenosi molto diffusa è l'Amanita
muscaria, specialmente sotto le betulle dove si propaga in colonie di numerosissimi
esemplari; per il suo vistoso cappello rosso a puntini bianchi è
troppo ben conosciuta per indurre qualcuno in errore, che d'altra parte
non avrebbe gravi conseguenze essendo la sua velenosità piuttosto
blanda. Ben più insidiosa è la temibile, mortale Amanifa
phalloides, che presenta il cappello verde-olivaceo e richiede, per essere
determinata senza possibilità di errore, discrete conoscenze micologiche.
Non essendo il caco di approfondire in questa sede l'argomento, si invitano
tutti alla prudenza diffidando di prove e conoscenze empiriche come anche
dei presunti "esperti".
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