LA FLORA
In relazione alle differenti fasce altitudinali comprese nel territorio della Val Chiusella, che vanno dal livello della pianura ad altezze massimali di 2700-2800 metri, è possibile distinguere diverse zone o "orizzonti" vegetativi.
Senza entrare nei dettagli, piuttosto complessi, di una suddivisione orizzontale dei vari piani di vegetazione (in cui entra in gioco anche l'orientamento geografico), è possibile distinguere, a grandi linee, tre diversi settori in cui cercare di classificare le innumerevoli varietà di specie botaniche presenti in valle. 
1) Piano basale, compreso tra la pianura e poco più di 900 metri di quota. Nella fascia superiore presenta un carattere submontano e ha come limite il termine delle foreste di latifoglie (principalmente il castagno e il faggio); comprende i prati falciabili e presenta caratteristiche fortemente influenzate dalia secolare opera di antropizzazione. 
2) Piano montano, compreso tra i 1000 e i 2000 metri. Comprende le praterie e i pascoli alpini, gli arbusteti e le conifere. Le piante resinose non sono però diffuse in valle allo stato spontaneo, ma presenti quasi esclusivamente in boschi di impianto artificiale. 
3) Piano culminale, situato al di sopra dei 2000 metri. Di carattere prettamente alpino e subglaciale, a livello delle cime più elevate. Presenta estese praterie aride e steppose (Carex e Festuca) e zone rocciose con muschi e licheni. Per nulla alterato dall'opera dell'uomo, ha serbato intatte le sue caratteristiche originarie che rendono possibile rinvenire interessanti varietà di fiori alpini. Soprattutto nella parte più interna della valle, dove si innesta con le valli Soana e di Champorcher (di cui ricalca le caratteristiche geomorfiche), presenta il terreno adatto allo sviluppo di una flora assai variegata, comprendente anche alcuni pregevoli endemismi. Nel piano basale e montano, il territorio della Val Chiusella è in buona misura occupato dai boschi che si presentano abbastanza estesi e fitti. In passato pare che fossero ancora più folti ma dovettero subire, nel corso del secolo scorso, un massiccio abbattimento per fornire materiale combustibile alle fucine minerarie che erano in quel periodo in piena attività. A partire dagli anni '30 del nostro secolo si è cercato di riparare ai danni provocati con opera di rimboschimento a cura dell'amministrazione Forestale dello Stato, e in seguito a numerosi interventi i risultati appaiono già più che apprezzabili. Un vivaio forestale è posto sulla strada che sale da Alice a Vico, dove numerose giovani piantine (specialmente conifere) sono preparate per essere trapiantate ove sarà necessario. Tra le più diffuse specie arboree, le seguenti meritano qualche cenno particolare. II castagno (Castanea sativa), è certamente la latifoglia più diffusa in valle. Un tempo i suoi frutti gustosi costituivano una delle principali risorse alimentari della popolazione locale, e venivano cucinati secondo numerose ricette. Si è giustamente parlato in proposito di una vera civiltà del castagno, ormai tramontata. La raccolta delle castagne non si effettua più ovunque sistematicamente e i secolari, grossi alberi innestati (che producono i frutti migliori) sono diventati rari perché abbattuti o attaccati da malattie.Si sono in compenso estesi maggiormente i boschi cedui, formati da piante giovani sottoposte a taglio periodico, governati per ricavarne legname. La betulla (Betula pendula), pianta aggraziata ed aerea nel suo fogliame che ben si adatta ai terreni magri e sassosi. Da notare i gruppi di betulle che sono riuscite a vegetare culle pietraie incredibilmente aride e riarse del monte Betogne sopra a Vico. È la pianta di alto fusto che in valle si spinge a maggiori altezze (sin verso i 1500 metri). II sorbo. Ve ne sono due varietà simili: il sorbo montano (Sorbus aria) e il sorbo degli uccellatori (Sorbus  aucuparia); si notano per i loro grappoli di bacche rosse che perdurano tutto l'inverno e conferiscono una nota di colore al bosco quando è ormai del tutto spoglio. Gli uccelli sono molto ghiotti di queste bacche, provvidenziale alimento in una stagione in cui scarseggiano altre risorse alimentari. II faggio ( Fagus sylvafica). Non esistono più in valle faggete allo stato puro ma questa pianta si mescola sporadicamente ad altre latifoglie; alcuni maestosi alberi fanno spicco sui pascoli e giungono sino al limite superiore della vegetazione arborea. II frassino (Fraxinus excelsior è tenuto in considerazione dai contadini e piantato in lunghi filari lungo i fossati o al margine delle proprietà agricole. Viene sottoposto a regolare potatura in quanto le sue fronde sono utilizzate per costituire le lettiere degli animali. L'acero di monte (Acerpseudoplatanus) è una pianta dal bel fogliame che in autunno si tinge di mille sfumature; abbastanza diffusa allo stato spontaneo, è anche coltivata a scopo ornamentale. La quercia (Quercus robur). Sono scarse le piante di questa specie, che potrebbero raggiungere maestose dimensioni. Più diffuse le roverelle (Quercus pubescens) presenti nei boschi cedui dove a volte, a seguito di un intensivo sfruttamento con tagli troppo ravvicinati, si è degradata a stato semiarbustivo. La robinia (Robinia pseudoacacia). Comunemente chiamate "gaggie", queste piante, di importazione extraeuropea, si sono molto diffuse in bassa valle colonizzando spontaneamente i vasti territori incolti. I loro fiori profumati offrono il nettare alle api, che vengono di conseguenza a produrre una pregiatissima qualità di miele, e il legno è molto apprezzato come combustibile. L'ontano (Alnus incana) è una pianta molto rustica che vegeta lungo il greto dei torrenti e sui terreni poveri e sassosi. Note anche col nome dialettale di "vernè", queste piante tendono ad occupare rapidamente i pascoli abbandonati, diffondendosi soprattutto in uno stadio di vegetazione semiarbustivo. Sono il primo indice della degradazione della cultura agricola, ma presentano l'aspetto positivo di consolidare i terreni franosi e trattenere il dilavamento causato dalle piogge. II larice (Larix decidua). È stata da molti sottolineata la carenza delle conifere in Val Chiusella. Questo non è del tutto esatto. Le conifere, per loro natura, sono piante che sono in grado di spingersi sin verso i duemila metri; questo in Val Chiusella non avviene e poco sopra i mille metri viene praticamente a cessare la vegetazione ad alto fusto. La mancanza di alberi nella fascia tra i mille e i duemila metri è stata da molti collegata ad una presunta assenza di foreste di aghifoglie, che invece sono presenti (e in misura anche consistente) ad altezze inferiori, dove però, mescolandosi ad altre piante, spesso non vengono notate. Visitando la valle nella stagione autunnale ci si può meglio rendere conto di questo osservando i numerosi gruppi di larici che, con il bel colore dorato delle loro fronde, con evidenza nella macchia boschiva. La maggior concentrazione di larici si ha attorno al lago di Meugliano, dove si mescolano ad altre essenze resinose. Degni di rilievo sono pure i folti boschetti di larici posti nei pressi delle cave di Vico. La presenza di queste belle piante è stata possibile solo grazie all'opera di rimboschimento (effettuata spesso da volontari) nel corso dei primi decenni del secolo. L'abete. Più antico pare essere il piantamento della foresta di abeti bianchi (Abies alba) che sovrasta Fondo e che costituisce l'unico bosco di conifere che superi, sia pure di poco, i mille metri. L'abete rosso (Picea abies) si rinviene molto più sporadicamente, piantato in ogni caso a scopo ornamentale, come alcuni grandi esemplari che svettano a fianco delle case coloniche. Volendo enumerare tutte le specie di fiori presenti in valle, ne verrebbe un lungo ed arido elenco di nomi botanici, percui ci si limita a citare solo alcune delle specie più caratteristiche e diffuse. Il narciso (Narcissus poeticus) si pone forse come il fiore più rappresentativo,quasi un emblema della valle e infatti ad esso viene intitolata una sagra paesana che si celebra ogni anno nel mese di maggio. Pianta velenosa e infestante (viene infatti rifiutata dal bestiame), forma bianche distese sui prati attorno ai mille metri, a volte così fitte che par quasi che abbia nevicato, ed emana un intenso odore che può causare un lieve senso di malessere. L'eleganza delle sue corolle e il candore dei suoi petali fanno però dimenticare gli aspetti negativi e, pur inviso ai contadini, viene molto ammirato dai turisti. Tra i fiori del sottobosco troviamo il Geranium selvaticum, varie specie di orchidee ( Orchis militaris ed altre), l'Aconitum variegatum, l'Anemone narcissiflora, il ciclamino (Cyclamen europeanum), il mughetto (Convallaria majalis), le bianche campanelline del Leucojum vernum, il primo fiore a comparire dopo la stasi invernale. Sui pascoli alpini sono invece i crochi (Crocus albiflorus o purpureus) ad annunciare l'arrivo della primavera con le loro corolle bianche o rosate (sono la stessa specie in sinonimia), seguono le genziane (Gentiana acaulis e verna), le viole (Viola calcarata), le primule (Primula auricula ed hirsuta), varie specie di ranuncoli tra cui il bellissimo botton d'oro (Trollius europeanus), gli anemoni (Pulsatilla alpina). Chiude in autunno il ciclo della fioritura il colchico ( Colchicum autumnalis), solo in apparenza simile al croco primaverile. Tra i cespugli fioriti, abbondanti sono le ginestre, i rododendri e l'erica,nonché gli alberelli del maggiociondolo (Laburnum anagyroides), pianta molto decorativa assai diffusa allo stato spontaneo e che forma sulle pendici vere cascate di grappoli fioriti giallo-oro. Vicino agli alpeggi, dove il terreno è grasso di concime, si trova in abbondanza il Rumex alpinus, e al margine degli acquitrini si notano i bianchi piumini dell'Eriophorum scheuchzeri Tra i fiori dell'alta montagna si rinvengono comunemente le soldanelle (Soldanella pusilla), che compaiono al margine dei nevai in via di scioglimento, le profumate nigritelle (Nigritella nigra), il ranunculus glacialis, i colorati pulvini della Silene aucalis, dell'Androsace alpina e di varie specie di sassifraghe. La stella alpina (Leonfopodium alpinum) non è molto diffusa, e per incontrarla bisogna spingersi sin sulle più elevate pendici delle catene montuose, specialmente verso il Monte Marzo. Tra le erbe aromatiche non mancano l'achillea (Achillea moscata e nana) e, in non molte stazioni, il prezioso genepy (Artemisia atrata e mutellina). Tra le piante endemiche (cioè ad areale ristretto e specifico), i botanici hanno segnalato la presenza della Minutaria rupestris, del Cardamine plumieri e della bellissima Cortusa matthioli; specie presenti anche nelle valli di Piamprato e di Champorcher, che presentano un analogo substrato alternante calce a micascisti. Inoltre sugli gneiss si trovano le stazioni più occidentali della Campanula excisa. La bellezza e il pregio di questi fiori sono strettamente legate all'ambiente in cui essi vivono, ambiente spesso ostile di cui costituiscono una tenace e quasi commovente manifestazione di vita. Raccolti e portati altrove perderebbero ogni significato. Qualsiasi appassionato della montagna o amante della natura dovrebbe astenersi dal cogliere o danneggiare i fiori alpini.

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