.............
Il testo
e le immagini in b/n
sono state tratte
dal libro:
"L' antica Pieve
di S.Vito
Ferrarese"
Scritto dal Prof.
GIUSEPPE
RIVANI
.........
Archidiocesi di
Ravenna e Cervia
AreaFerrarese
Storia, Monumenti, Foto storiche, Dialetti, Usanze....
Sito ottimizzato per una risoluzione di 800x600
pixel
| |
Ritornando alla chiesa, la lapide già ricordata nel
1686 ci fa dunque sapere che sul finire del sec. XVII, venne invertito
l'orientamento della costruzione basilicale e che questa fu riformata
secondo il gusto dell'arte barocca, che ha saputo si darci dei veri
capolavori, ma che, in campagna soprattutto, nella trasformazione di
chiese medioevali ci ha lasciate le più ibride e brutte costruzioni. |
|
Alla generale riforma di allora si sono aggiunti i
cosiddetti restauri dei secoli successivi, i quali ancora di più, hanno
contribuito a distruggere e a cancellare quanto rimaneva visibile d'antico
nella povera costruzione mutilata. Insieme alla chiesa anche il campanile
ha dovuto subire un taglio di muro alla base per la collocazione di un
altare dedicato a S.Eurosia. In tal guisa la chiesa che contava già tanti
anni di vita gloriosa era giunta a noi: con una ibrida facciata al posto
delle absidi antiche: con una cadente abside, che addossata al campanile,
col moto delle campane sempre più veniva minacciata nella sua stabilità;
con i muri perimetrali notevolmente strapiombanti: colla piccola cripta
distrutta ed interrata; con l'interno travestito nell'aspetto più
decadente; alterata per di più nelle proporzioni, con la sopraelevazione
delle navate minori e la demolizione superiormente di parte della navata
maggiore.
|
|
Unici elementi originali conservati erano: le arcate
interne di divisioni delle navi (vedi "Struttura"),
gran parte dei muri perimetrici con le sole mensolette del coronamento e
con le finestre feritoia. Dell'antica facciata era rimasta la fondazione e
una piccola parte in elevazione con un solo archetto pensile e incompleto
del coronamento; delle tre absidi
e della cripta i soli muri di fondazione
o poco più. Quando D. Giacomo Mazzotti, nel 1913
prese
il governo della parrocchia, oltre alla perdita del tradizionale provento,
trovò la chiesa del tutto deturpata e ridotta con il campanile in misere
condizioni di statica... |
...ciò che ancor più contribuiva allora a
rendere difficile il trovare un sacerdote
che si assumesse il grave
compito di compiere, senza mezzi adeguati, il restauro
degli insigni
monumenti. Soltanto nel 1925 l'arciprete, impaziente di porre mano al
progetto dell'Ufficio regionale di Ravenna, iniziò i lavori di scavo e di
assaggio, demolendo una cappella laterale, rimettendo in luce le
fondazioni delle absidi, (gia scoperte dall'egregio architetto Ecchia nel 1915) scoprendo i vestigi della cripta e della facciata. frammenti di
plutei, della mensa d'altare e laterizi manubriati romani.
|
Il 16 giugno
successivo, dopo
una straordinaria adunanza con più influenti e
volonterosi parrocchiani e, presi accordi con il Municipio di Ostellato(Fe),
il quale ha voluto subito generosamente ed esemplarmente essere il primo
contribuente con una offerta di £.12.000, vennero iniziati i lavori di
restauro con la demolizione della facciata moderna e la liberazione dei
sepolti vestigi absidali dell'antica costruzione. |
|
Il 13 luglio si iniziarono i lavori di ricostruzione con
la direzione tecnica dell'Ing. Vincenzo Miranda di Migliarino(Fe) (che, come
tecnico del Comune di Ostellato(Fe), aveva già approntato il progetto di
massima in base a quello dell'architetto Ecchia) ed a opera del capomastro
Mario Battaglia, direttore della Cooperativa Edilizia fra i muratori del
Comune, e del fratello Giuseppe. Il 15 successivo con l'arciprete canonico
Gaetano Botti, invitto e noto restauratore della chiesa e degl'edifici
parrocchiali di Sala Bolognese, il quale era stato già largo di consigli
e di approvazioni all'opera dell'arciprete Mazotti, mi trovai per la prima volta a S.Vito e contemporaneamente ad un improvviso e provvidenziale
sopraluogo del Comm. Corsini R. Soprintendente all'arte medioevale e
moderna dell'Emilia e della Romagna. Dico provvidenziale perchè, malgrado
il fatto che i lavori erano stati iniziati a sua insaputa e senza la sua
dovuta autorizzazione, ciò servì tuttavia molto bene alla definizione
con la massima fedeltà stilistica di ogni particolare architettonico e
decorativo delle absidi, cripta e facciata, ricostruite sugli avanzi
antichi, perchè sul posto allora e successivamente a Bologna ha potuto di
conseguenza ottenere in merito i suoi preziosi consigli e le sue
autorevoli approvazioni.
|
|
Nello stesso anno
1925 sono state così ricostruite le
tre absidi, ed è stato riportato il pavimento della chiesa al livello
antico. Sul finire del medesimo anno, demolita l'abside moderna cadente,
è stata ricostruita la facciata con la caratteristica bifora e col
semplice portale arcuato di cui si è rinvenuta qualche traccia. Nel 1926,
sempre con l'intelligente collaborazione dell'Ing. Miranda e ad iniziativa
ed opera dell'Arciprete, sempre in attività esemplare sul ponte e fra i
suoi operai, sono stati sopraelevati i muri della navata maggiore, si sono
ricostruiti i tratti di muro cadenti delle navate minori riportandoli
all'altezza originale, ricomponendone i coronamenti e le monofore;
dovunque poi è stata rifatta la copertura a capriate in legno. |
Ultimo lavoro è stata la ricostruzione della cripta e
quindi del presbiterio e della scala d'accesso al medesimo. Questa cripta
ridotta alla navata maggiore, con due accessi laterali dalle navate
minori, è stata ricomposta nelle sue tre navate coperte
da volte a
crociera sulle tracce antiche mediante interessanti frammenti antichi,
quali colonne, capitelli e basi di stile greco-romano, tutti rinvenuti
sul posto e nei luoghi vicini. Una base è costituita da un antico
capitello di carattere greco rovesciato e già usato come pila d'acqua
santa in chiesa, un'altra è una base di epoca romana e di sapore puro
greco rinvenuta arando nel campo, in possessione Colombara. I fusti di due
colonne sono in marmo: dei quattro capitelli uno a larghe foglie lacustri
parrebbe di tardo stile greco-romano, gli altri sono invece di stile
tardo-romanico. Anche gl'altari della cripta e del presbiterio sono stati
ricomposti con elementi archeologici. Quello della suggestiva e raccolta
cripta è costituito dal già ricordato sarcofago romano per le spoglie
mortali dell'innocente bambina di 4 anni (vedi "I ritrovamenti"), sopra di esso fa da mensa d'altare una lastra
di pietra d'Istria.
L'altare del presbiterio, con mensa a quattro
colonnette in marmo bianco di Verona, opera del marmista Cavara di
Persiceto, il quale ha pure eseguito il tabernacolo
della cripta, è
sostenuto nella parte centrale dal cippo romano di marmo greco già
appartenente alla tomba del ricordato Camurio Prisco condottiero della XIV
coorte delle milizie di Roma. Ogni altare è fornito di candeliere in
ferro battuto. opera del Sig. Armando Casadio di Bologna. Dalla grandiosa
opera di restaurazione della chiesa anche la quadrata torre campanaria ne
ha tratto un primo e notevole beneficio, perchè nel suo angolo
nord-ovest, ove s'innesta alla facciata, e alla base, ove era la cappella
barocca e un'ampia finestra, è stato oggetto di razionale consolidamento
e restauro. |
[ Home ] [ I ritrovamenti ] [ La struttura ] [ Le origini ] [ Le riforme ] [ I benefattori ] [ Foto ]
|