Defenestrazioni di Praga

 

Defenestrazioni di Praga Due avvenimenti che caratterizzarono la storia della Boemia nel corso del XV e del XVII secolo.

Il primo si verificò nel clima di tensione religiosa e politico-sociale che oppose il popolo boemo, trascinato dalle istanze riformatrici del predicatore Jan Hus, alle gerarchie ecclesiastiche e al trono tedesco e fu il fattore scatenante delle guerre hussite: il 30 luglio 1419 alcuni seguaci hussiti gettarono dalla finestra del municipio di Praga il borgomastro e i suoi consiglieri che si rifiutavano di liberare alcuni loro correligionari dal carcere.

Il secondo episodio avvenne il 23 maggio 1618 sempre nella capitale del regno di Boemia, e fu il fattore scatenante della guerra dei Trent'anni. Quel giorno, i conti Martinic e Slavata, luogotenenti governatori e consiglieri del re cattolico di Boemia, l'imperatore tedesco Mattia d'Asburgo (in effetti già sostituito dal suo successore designato, Ferdinando II d'Asburgo), furono interpellati al Palazzo Reale di Hradcany a Praga da un centinaio di nobili protestanti, che contestavano, in nome della "lettera di maestà" del 1609, l'amministrazione del paese da parte dei cattolici. Di fronte alla resistenza dei consiglieri, i gentiluomini li aggredirono, insieme al loro segretario Fabricius, e li gettarono dalla finestra.

L'incidente fornì l'occasione ai protestanti di ribellarsi apertamente contro l'autorità imperiale cattolica e fu sfruttato da entrambe le parti: dai protestanti, che vi vedevano il simbolo della loro liberazione, e dai cattolici, che lo consideravano un segno della barbarie dei loro antagonisti. I nobili cechi, designando un re effimero e insignificante nella persona del calvinista Federico V, elettore della Renania-Palatinato, trascinarono l'Europa in un drammatico conflitto che fece risorgere rivalità politiche, economiche e religiose.

 

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