LA
STORIA DEL PRODIGIOSO QUADRO
DI "MUROROTTO"
Con i solenni festeggiamenti in onore della sua Patrona, il
popolo palermitese, fedele alle antiche tradizioni di fede e di
amore, rivive ogni anno la storia del prodigioso quadro di
MUROROTTO ", raffigurante la Madonna della Luce, che
gelosamente si conserva nella Chie-sa Arcipretale di Palermiti.
Ed ecco la storia come ce la tramandarono i nostri padri.
Era una sera dell'anno 1720. Una sera come tutte le altre, umile
e serena, tinta all'orizzonte dal sole infuocato che aveva già
preso la china dietro i seghettati monti dell'Appennino calabro.
I lenti e misurati rintocchi dell'Ave Maria annunziavano il finir
del giorno e invitavano gli uomini ad abbandonare il lavoro per
far ritorno nella riposante quete delle proprie case.
Alcuni contadini di 5. Vito sullo Jonio, umili e semplici come la
terra che avevano lavorato tutto il giorno, ritornavano anch'essi,
quella se-ra, dal lavoro dei campi senza che nessun pensiero
turbasse le loro semplici menti se non quello d'intraprendere all'indomani,
dopo il riposo notturno, il consueto lavoro d'ogni giorno.
Attraversavano essi una amena località di campagna denominata
"Murorotto", quando un ina-spettato fenomeno si
presentava ai loro occhi. Fasci di vivida luce si aprivano il
varco tra un foltissimo groviglio di roveti e cespugli che
ricoprivano un muro mal ridotto dal tempo e dal-le intemperie.
Lo strano fenomeno fu senz'altro interpreta-to come una
manifestazione del cielo, un attestato di predilezione divina per
quell'umile e laborioso popolo. Senza indugio, si provvide all'immediato
estirpamento di quei pungenti arbu-sti che dovevano nascondere
qualcosa di straordinario, di divino. Ad opera compiuta, apparve
nel mezzo di quel muro semidiruto, tuttora esistente, un rude ed
antico quadro raffigurante una leggiadra Madonna vestita di rosso
e ammantata di azzurro, portante sul braccio sinistro Gesù
Bambino e nella mano destra una fiaccola ardente.
L'entusiasmo dei presenti fu grande e immensa la gioia. Inni di
giubilo, di amore e di rin-graziamento si elevarono alla Madonna
del cie-lo; grida di tripudio e di esultanza la salutarono
Vergine SS. della Luce.
La notizia del prodigio si diffuse in ogni dove; immense schiere
di pellegrini accorsero devoti alla Luce di misericordia, della
bontà e del divino amore. Mo:ti furono i miracoli, esteso il
culto.
La viva preoccupazione dei fedeli fu allora rivolta a dare alla
prodigiosa Icone una degna dimora. Mani robuste si misero subito
all'opera per distaccare da quel vecchio muro il prezioso
affresco, ma inutilmente. Il quadro non si muoveva. Si
avvicendarono nella prova muratori di S.Vito, Gagliato, Petrizzi,
Cenadi, Olivadi e Centrache, ma tutto fu vano. Lo scoraggiamento
e la trepidazione s'impossessò di tutti i pre-senti. Si
attendeva dalla Vergine una nuova rivelazione, un nuovo segno di
predilezione.
Si vide giungere sul luogo del prodigio un altro pellegrino, un
muratore di Palermiti, un certo De Marco. Come gli altri, anch'egli
volle tentare la difficile prova di distaccare dal muro quadro
doppiamente prodigioso. Al primo colpo da lui vibrato, l'affresco
si mosse, si scostò lentamente, finché, fra lo stupore e la
mera-viglia di tutti, si staccò completamente dal muro.
Chi doveva avere il prodigioso quadro? Ognu-no portava avanti i
propri diritti. Tra un tumultuoso vociare nessun accordo venne
raggiunto. Finalmente dopo tanto discutere, una risolutiva
proposta venne da tutti accolta: deporre il qua-dro su di un
carro tirato da due giovenche e stabilire come sua dimora il
luogo in cui il car-ro si sarebbe fermato spontaneamente. Ansia,
trepidazione e timore accompagnavano i pellegrini dei diversi
paesi lungo il cammino segnato dalle innocenti giovenche, ma
voluto dalla Provvidenza divina.
Il carro oltrepassò S.Vito, scansò Cenadi, attraversò Olivadi
e Gentrache e si diresse verso Palermiti. Era già sera. Il rosso
sipario del tramonto stava per chiudere sulla scena di questa
vale di lacrime un sacro poema di amore divino e di cristiana
fede.
lì carro arrivò a Palermiti fra la viva ansia di quel popolo
umile e semplice. Pareva volesse passare oltre. Fervide preghiere
ed accorate invocazioni si elevarono alla Vergine Santa perché
stabilisse quivi la sua dimora. Il carro rallentò il passo, si
diresse verso una via interna del paese, era la via della chiesa.
Qui giunte, le giovenche non si mossero più, anzi sotto il peso
del carro si inginocchiarono. Il prodigio era compiuto.
La Madonna della Luce aveva scelto Pa-lermiti come sua prediletta
dimora. Suonarono a festa le campane, inni di lode e di ringra-ziamento
furono elevati da schiere di candide verginelle.
Da quel giorno memorabile la gente palermitese ha a chi confidare
le sue ambascie e le sue speranze, le sue gioie e i suoi dolori.
(1)
(1) Nell'agosto del 1967, ad iniziativa e a cura del Circolo
culturale Amicizia di Palermiti, si volle rievo-care nella sua
fedeltà storca, la venuta della Madonna della Luce su un carro,
tirato da due giovenche, da Murorotto a Palermiti, attraverso i
Comuni di S. Vito, Ce-nadi, Olivadi e centrache. La stupenda e
suggestiva ma-nifestazione destò in tutto il circondano vivo
entusiasmo e commozione profonda.