Memorie Sparse

 

Queste memorie sono state rilevate in epoche diverse a da varie persone

dai libri parrocchiali rinvenuti nella chiesa.

 

1523

Il 21 agosto essendo vacata la Cappella di Calenzano per rinunzia del Prete Alessandro Gucci Canonico di S.Miniato a presentazione di Riccio di San Filippo di Riccio da Roffia procuratore dei Magnifici ed Eccellentissimi Signori Priori della Libertà e Giustizia del Popolo Fiorentino (quali sembra che allora fossero padroni dell’altare della cappella di San Iacopo posta in chiesa di Calenzano) furono investiti i Frati, Capitolo e Convento degli Agostiniani della SS.ma Nunziata di Samminiato con bolla di Donato Fiorelli da San Miniato Canonico di detto luogo, sotto il Vicariato di Giovanni Cavalcanti Proposto della Collegiata dei Santi Genesio e Maria (attuale chiesa del Duomo di San Miniato).

Rogò il contratto in faccia del Convento Ser Silvestro Stefani Samminiatese il dì 1 Agosto 1523.

Vi fu obbligo nella detta Cappella di una messa il giorno di S.Lucia, e un’altra il giorno di San Iacopo, ed il Convento ne tira dal Sig. Canonico Buonaparte lire 49,3 l’anno.

1577

Allivellamento dei beni della cappella di San Iacopo di Calenzano al Sig. Bartolomeo Arrighetti al prezzo di lire 40 annue trasformato successivamente in un moggio di grano.

1754

Il 30 maggio, ricorda il parroco Canonico Ludovico Buonaparte, di giovedì si fece solennemente l'orazione della Via Crucis con la benedizione fatta dal molto Rev.mo Padre Giacomo Del Monte di Firenze minore osservante, con l’intervento di otto sacerdoti, che tutti per comodo del popolo, celebrarono la Santa Messa e assisterono alle confessioni.

Dopo pranzo si fece la solenne processione colla Via Crucis preceduta dalla predica fatta dal detto Padre con l’accompagnamento di molte persone, che con fatto che fosse giornata piovosa nondimeno passarono 150 persone, e data la benedizione, e fatto il rinfresco se ne tornarono tutti in casa.

1754

Il 24 giugno, il parroco Canonico Ludovico Buonaparte fece l’erezione della Via Crucis a Marzana su commissione dei Marchesi Migliorati

1754

Il 1 settembre giorno di domenica fu esposto per tre giorni in Duomo il SS. Crocifisso di San Miniato, detto di Castelvecchio.

1756

Il 23 maggio giorno di domenica si espose un Crocifisso a Sant'Agostino che erano passati 60 anni che non era stato esposto ed il Canonico Ludovico Buonaparte cantò la Messa solenne, si parò da diacono Padre Lorenzo Taglialagamba curato di Pancoli, e il Frediani per Suddiacono, ed il giorno dopo il Vespro si fece la processione fino alla Piazza di San Bastiano, e fu portato il Crocifisso sotto il Baldacchino, erano cinque mesi che non era piovuto, e la notte piovve, ma poco.

1757

Il Sig. Filippo Buonaparte fece demolire la cappella di San Iacopo di Calenzano, come si rileva dai libri dei livelli e censi della curia, poiché il suddetto e i suoi discendenti devono dare al Convento dei Frati Agostiniani lire 17 e soldi 3 annue per dieci anni a causa della demolizione della Cappella del podere di Calenzano stimata dai periti scudi 70.

1757

Il 8 Dicembre si scoperse il Crocifisso di Castelvecchio e si portò in processione per la Città tutta e fummo liberati dall’inondazione, che era vicino alla Scala e minacciava la rovina di tutto il piano.

1758

Il 25 Luglio si scoperse il Crocifisso di Castelvecchio per ottenere la pioggia.

1864

Il 29 Settembre l’allora parroco Carlo Bertini portò i cresimandi per l’amministrazione del Sacramento della Confermazione, presso la chiesa Arcipretale di Santa Maria Assunta di Castelnuovo di Val d’Elsa dove officiò il Vescovo di Volterra Mons. Giuseppe Forgioni.

Di seguito è trascritta l’annotazione fatta dal suddetto parroco sul registro delle Cresime della parrocchia:

" Essendo rimasta vacante la sede Vescovile fin dall’aprile scorso 1863, per morte del Monsignore Francesco Maria Alli-Maccavani; e considerando che per la iniquità di questi tempi di politici sconvolgimenti, e di feroce persecuzione alla Chiesa di Cristo, e alla Santa Sede Apostolica, moltissimo tempo ancora sarebbe durata la vacanza, che sopra, onde troppo a lungo sarebbero stati privi i giovinetti del mio Popolo delle grazie, e doni spirituali del Sacramento della Confermazione; e considerando altresì che a tale bisogna si poteva agevolmente ovviare nell’occasione che, in Castelnuovo di Val d’Elsa, luogo non molto di qui lontano, il Mons. Forgioni Vescovo di Volterra, stantechè in sua giurisdizione, veniva, come mi giunse notizia, ad eseguire la sacra Visita Pastorale, ed amministrare il Sacramento in proposito: quindi è che, dietro le preci, da me infrascritto Parroco ad esso avanzate, e debitamente autorizzato dal proprio ordinario Mons. Proposto Giuseppe Conti Vicario Capitolare, condussi a Castelnuovo suddetto i fanciulli di questo mio Popolo idonei anco da 5 anni in là, ad essere Cresimati da Mons. Vescovo su lodato, al quale io pure prestai assistenza, insieme col suo Clero, in tutta la sacra Funzione."

1872

il 14 luglio fu benedetto dal Parroco Don Giovanni Giannoni, per autorizzazione, avuta da Mons. Annibale Bamberi, il nuovo Camposanto fatto a spese del Comune di San Miniato, e il primo cadavere ivi sepolto fu di un certo Francesco Scali di Giuseppe, da questo giorno si dismise l’uso di seppellire i morti in chiesa.

1944

Il 22 luglio, nel pomeriggio, giunsero a Calenzano gli avamposti delle pattuglie americane guidate da un giovane capitano, ma nella chiesa e nelle case circostanti vi trovarono insediati i tedeschi che avevano l'ordine di rallentare l'avanzata alleata per dar modo alle loro truppe in ritirata di attraversare il fiume ARNO presso Marcignana. Il capitano americano con l'aiuto della V brigata partigiana, inizio' l'attacco alle postazioni nemiche e la battaglia si protrasse per tutta la notte con combattimenti di casa in casa, al mattino i tedeschi si ritirarono lasciando molti prigionieri e alcuni mezzi corazzati. In questa battaglia, che fu la maggiore avvenuta nel Samminiatese rimasero sul terreno 33 soldati morti.

La Chiesa, che fu il centro della battaglia, riportò gravissimi danni al tetto. Comunque non vi fu nessun morto fra la popolazione civile.