Dall'Asse al Vettore

Luca Galofaro, Digital Eisenman An Office of the Electronic Era, Birkhäuser, Basilea 1999 e Digital Eisenman, Uno studio dell'età elettronica, Testo&Immagine, Torino 1998

 

 

 

 

Come mai prima d'ora l'esigenza più forte dell'uomo è quella di comunicare, di stringere relazioni, di informare e di essere informato. La grande spinta all'individualismo che stiamo vivendo ha forse acuito un'esigenza del tutto naturale per l'essere umano: sentirsi appartenente a qualcosa di più grande, sebbene siano cambiate le modalità di tale bisogno. L'architettura trova in questo panorama nuove spinte: la ricerca di uno spazio che sappia comunicare se stesso in maniera chiara e non banale. In questo panorama si muove l'opera e lo studio di Peter Eisenman, delineato in maniera interessante da Luca Galofaro.

I problemi con i quali si confronta Eisenman sono proprio quelli della definizione di uno spazio nuovo, di una forma di architettura che abbia un forte significato sociale. L'approccio nuovo, che è sottolineato da Galofaro, è quello che riguarda l'uso degli strumenti: Eisenman conosce la nuova tecnologia, la sa usare e sa combinare i nuovi strumenti con quelli più classici della progettazione: Plastici - Modelli diagrammatici – Modelli informatici. Lo spazio viene indagato in maniera innovativa, modificando concezioni ed approcci abituali: dallo spazio bidimensionale si passa ad uno spazio tridimensionale, che permette di dar forma all'opera ancor prima che questa venga realizzata; dalla geometria euclidea a quella boleana, in un continuo di sperimentazioni e sovrapposizioni. Gli strumenti informatici fanno sì che tutto ciò diventi fattibile e praticabile: la simulazione ci permette di studiare la forma in movimento, di passare dalla rappresentazione bidimensionale dell'asse a quella tridimensionale del vettore.

La forza del metodo di Eisenman sta inoltre nel lavorare per gradi, per livelli, senza perdere mai di vista l'obiettivo iniziale, per poi ricomporre in un'unica soluzione finale il lavoro sull'opera.

Tutto questo senza mai dimenticare l'importanza della tradizione del luogo su cui si interviene. Mi sembra che grande forza prendano i suoi progetti proprio da questo dato: l'integrazione continua, culturale e spaziale, con l'ambiente fisico e spirituale in cui s'inseriscono.

Luca Galofaro, raccogliendo la sua personale esperienza di studio e lavoro, chiarisce le modalità e la raffinata ricerca critica di Eisenman nel panorama moderno: il clima che si respira all'interno dello studio di progettazione, la sfida che ogni progetto genera passo dopo passo, la continua “crisi”che genera ogni volta un nuovo valore e che permette di trovare soluzioni veramente nuove. L'analisi dettagliata di alcuni dei noti progetti di Eisenman aiuta inoltre a chiarire concetti complessi: lo spazio tra, il vuoto, la visione intuitiva, lo spazio come sorpresa. Tali concetti sono trasformabili in architettura grazie proprio agli strumenti digitali e al metodo usato. Lo scopo ultimo di questo lungo lavoro penso possa essere riassunto nelle parole di Eisenman stesso, riportate nel testo:

L'architettura dovrà essere in grado di mettere in discussione sia il suo modo tradizionale di esprimere il significato che quello di risolvere il problema della funzione. E quindi sia la sua funzione sociale che i suoi attuali metodi di legittimazione. (Eis 5)

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