La lunga crisi dell'Ottocento
 
 

_LE RICERCHE FIGURATIVE_

Alla fine del secolo XIX l'architettura sperimenta l'eclettismo, o variabilità degli stili. Poichè l'architettura è in questo momento esclusivamente disegno, si riscoprono in varie ondate stili storici di vario tipo: stile rinascimentale puro, gotico, neogotico, barocco; ma anche stili diversi e lontani: assiro, babilonese.

E' in questo momento che comincia a sorgere una riflessione sullo stile del tempo: si cerca uno stile che sia proprio del tempo nuovo ed omogeneo in sè. Ecco la nascita dell'Art Noveau, il Liberty in Italia. Si caratterizza dall'accettazione di alcuni prodotti e materiali nuovi introdotti dalla rivoluzione industriale: il ferro, il vetro. Tali materiali vengono usati in maniera sostanzialmente artigianale e decorativa. Tale architettura, grazie anche ai nuovi mezzi di comunicazione, avrà una grande risononza nel mondo, soprattutto per i legami coloniali che legavano l'Europa al resto del pianeta.

Altra caratteristica fondamentale di questo nuovo stile è il ripensamento di alcune suggestioni derivate dal mondo naturale (stile floreale), con meccanismi completamente diversi e innovativi.

In questo panorama la stazione ferroviaria diviene luogo di incontro-scontro tra i due lontani mondi dell'architettura e dell'ingegneria: è l'elemento simbolo di questa crisi. Per capire quello che succederà poi, bisogna fare un passaggio all'interno delle arti figurative.

Entra in gioco un nuovo attore: il paesaggio metropolitano (o forse anche paesaggio mentale)con il suo movimento, i suoi mezzi di trasporto, le sue aggregazioni; da sistema chiuso si passa a un sistema aperto. Tale spazio entra nell'immaginario di poeti, come Baudelaire, di artisti, di pittori, che si misura con questa nuova presenza: nasce la concezione del tempo libero, che struttura luoghi e spazi della città. L'idea dell'impressionismo è quella di usare una modalità che catturi questa mutevolezza del fare contemporaneo: i pittori cercano di cogliere la frammentarietà del nuovo mondo, che diviene espressione, lente per guardare la realtà.

Interviene poi un nuova contraddizione, intuita inizialmente da Paule Cezanne: contrapposta alla visione frammentaria e mutevole della rappresentazione, si insinua una tendenza geometrica o volumetrica. Lavorando in questa contraddizione emerge una delle idee fondanti del movimento successivo: Cezanne naviga tra le due componenti, sottendendo sempre un'unità geometrica nei suoi lavori. Capisce che può esistere una dialettica nuova tra presenza dell'oggetto e la sua autonomia nel quadro, dialettica indagata non più per via sintetica, ma per via analitica: la visione prospettica, sintetica, che unisce gli oggetti in maniera contestuale, diviene antiprospettica, analitica, che descrive le unità singolarmente, in maniera geometrica e volumetrica (dalla prospettiva alle proiezioni di Monge: l'oggetto è studiato in maniera analitica, senza essere contestualizzato). Le opere di Cezanne esprimono in maniera chiara il passaggio avvenuto: si perde il punto di vista della prospettiva; Il drappo non è più cornice, ma è elemento autonomo della composizione, indagato per quello che è, in maniera analitica; ogni elemento è autonomo, non legato ad una logica di insieme, di composizione (l'ombra segue ogni singolo oggetto, non le regole naturalistiche).

Paesaggio mentale (P), logica analitica (A), individualismo (I), logica seriale (S). Quest'ultima, insieme all'analiticità, è presente nei quadri di Caille Botte: parole sostanziali nel mondo industriale hanno per la prima volta una risonanza nel mondo estetico. La logica analitica è il senso profondo del paesaggio industriale.

Il processo studiato da Cezanne viene compreso ed estremizzato: nasce il cubismo analitico, grazie a Picasso e Braque. Diventano esplicite alcune idee di Cezanne: non esite la visione unitaria, non esiste la prospettiva, si introduce una compresenza di fatti plastici autonomi l'uno dall'altro, si usa un appiattimento antiprospettico, ma non antivolumetrico, grazie al chiaroscuro. Tutto è arbitrario.

Non si ha paura del brutto; l'arte è distruzione, dunque l'arte è negazione.

Si crea una nuova estetica, fatta di distruzione, di negazione, di brutto: deve dare una nuova visione del mondo, dunque non può escludere nulla.

 

 

 
 
Vai alla lezione del prof. A. Saggio