Connessione stabilita...

I due titoli parlano chiaro: lo spazio è al centro dell'indagine. Ed è quello spazio di cui non si ha più percezione, che non contiene più la dimensione domestica dell'abitare.

La riflessione si sposta ora su due concetti: quello di "pubblico" e quello di "privato". Sebbene da sempre i due termini sono stati visti come opposti, credo che oggi più che mai questa netta opposizione abbia perso valore.

La sfera del pubblico, dello spazio comune, deve esser vissuta come sfera privata, propria di ogni singolo. Un ambito contiene l'altro, con esso dialoga e la compenetrazione dei due genera complessità nuove.

E' la dinamica del salto che dobbiamo tornare a capire: come si può passare da un sistema all'altro, come si può sentire proprio uno spazio che è di tutti. Credo che la percorribilità di uno spazio, il suo poter essere vissuto (poter lasciare un segno del proprio viaggio) siano momenti fondanti.

Placeless si lega in maniera armonica con il primo concept: dà una chiave di volta divertente e interessante per poter rivitalizzare lo spazio della città e per poter creare quell'intervallo che è di tutti, nessuno escluso.