<<ABBI PAZIENZA, CHè IL MONDO è VASTO E LARGO>>

<<Il mondo... è una superficie piana come quella di una carta geografica, sulla quale i flatlandesi scivolano senza sovrapporsi. La loro è una società rigidamente gerarchica: la casta più vile è quella delle donne, semplici righette con sulla punta un occhio, come aghi; viste dall'altro estremo, le donne diventano invisibili, così che a loro basta rivoltarsi per scomparire. Se un maschio per caso si imbatte nell'invisibile didietro di una donna, può rimanere trafitto, per ciò la legge impone alle femmine l'obbligo di dimenarsi sinuosamente, senza sosta, per evitare incidenti>>.

da "Flatlandia", Edwin A. Abbott

Maurits Cornelis Escher, Rettili

Mi incuriosisce sempre osservare le nuovissime generazioni: il loro rapporto con il mondo della tecnologia, della comunicazione, dell'informatica. Rimango stupita, e con me le generazioni più mature, di quanto il loro rapporto con la quarta dimensione sia del tutto naturale: non c'è bisogno di fare il salto, è come se fossero già al di là di quel precipizio che separa le nostre epoche, hanno già imparato l'arte del volo pindarico nelle diverse dimensioni. Il loro paesaggio mentale da sempre contiene le informazioni di questo spazio pluridimensionale: non c'è bisogno di spiegare come ci si muove e come si debba saltare da un livello all'altro, nè bisogna chiarire che ogni sistema ha un suo modello di riferimento e un suo tempo e spazio. Tutto è totalmente naturale.

Probabilmente perchè lo spazio tridimesionale non è più una verità assoluta e oggettiva. Esiste oggi la possibilità di viaggiare su più sistemi paralleli che hanno spazi e tempi propri, ciascuno valido nel suo mondo; tutto questo, per coloro che non sono abituati a vivere tridimensionalmente, è un panorama assolutamente plausibile e accettabile. Forse è addirittura l'unico dei mondi possibili.

Bisogna dunque imparare ad uscire dagli schemi prestabiliti, fare tabula rasa e aprire alla fantasia la nostra mente per entrare in un paesaggio più complesso, che scardina le certezze e i punti di riferimento adottati sino ad oggi, che crea un mondo fluttuante, fatto di flussi e continue trasformazioni, delle quali siamo i padroni e gli artefici.