Monte Guidi




Monteguidi fu fino alla prima metà del XIII sec. un castello della famiglia degli
Aldobrandeschi, potente casato di origine longobarda, che già vantava immensi
possedimenti in ampie aree della attuale Toscana ed anche al di fuori di essa.
Le dimensioni del borgo sono modeste, poco oltre i 130 metri di lunghezza
per 40 di lunghezza, e la cerchia muraria oggi risulta quasi invisibile.
Monteguidi offre al visitatore alcuni interessanti edifici di chiara origine medioevale
e due chiese, quella della Visitazione e quella di Sant'Andrea e San Lorenzo.
Mentre la prima non offre molto al visitatore, la seconda conserva al suo interno
alcune opere degne di interesse; citiamo una Madonna con Bambino, della Bottega
di Niccolo' di Segna, una predella ripartita in 15 scomparti raffigurante i Misteri del
Santissimo Rosario ed una Madonna del Rosario, attribuite al Casolani, pittore nativo
del vicino borgo di Mensano, morto nel 1607. Dietro la chiesa è possibile vedere forse
l'unico tratto delle mura di fortificazione originali, mentre, adiacente alla facciata
si notano i resti di una torre in pietra inglobati in una casa.

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Monteguidi era un antico castello degli Aldobrandeschi, che alla metà del sec. XIII
era già sottomesso a Siena. Aveva una forma allungata in senso nord sud, con
una dimensione massima di circa 130 metri, mentre quella trasversale non superava
i 40 metri. Purtroppo oggi non c’è quasi più traccia delle antiche mura, mentre sono
ancora conservate le due porte poste alle estremità dell'asse maggiore. Della porta
settentrionale resta soltanto un arco in pietra a tutto sesto.
La porta meridionale, è ben conservata e si compone di un arco esterno in pietra
e di uno più profondo a volta, in mattoni dalla parte interna.
Delle mura si è perso invece quasi ogni traccia, salvo un brevissimo tratto di quelle
di levante, rintracciabili quasi dietro la chiesa di S. Andrea. Lungo la via centrale,
via Cavour, sono schierate alcune case che conservano evidenti strutture medievali
e due torri in pietra. La Chiesa di S. Andrea e S. Lorenzo, situata presso la porta
nord, è romanica. Trasformata dai rifacimenti subiti in varie epoche, conserva
dell'edificio antico, l'arco in mattoni e conci di pietra circondato da un fregio in
cotto e il piccolo portale sul fianco sinistro, con l’architrave in pietra, sorretto
da due mensole.




All'interno, sul primo altare a destra è una tela di Alessandro Casolani (Mensano
1552/53 Siena, 1607), la Madonna del Rosario. Accanto alla Madonna sono
rappresentati i Santi Domenico e Caterina da Siena, in basso i fedeli in preghiera
e nello sfondo una chiesetta, forse quella di Monteguidi, con il popolo in processione.
E' datata agli inizi degli anni 1590 l'attività del Casolani nel territorio di Casole e della
vicina Radicondoli, ove il pittore si trasferì da Siena per qualche tempo.L'esecuzione
di quest'opera dovrebbe risalire dunque a quegli anni, come dimostra anche un
confronto con le opere documentate di quel tempo.
Presso la porta sud vi è la piccola chiesa della Visitazione. Monteguidi, antico castello
degli Aldobrandeschi pertutto il secolo XIII, è attestato nel testamento di Ildebrandino
VIII del 1208, ma lo ritroviamo poi in tutti i patti di divisione di questa famiglia.
Tuttavia alla metà del secolo doveva già essere strettamente legato a Siena e godere di
una certa autonomia se, nel 1251, per le discordie sorte con i comuni di Mensano e della
Selva, i Senesi ne convocavano gli uomini perché si impegnassero a non provocare
disordini e otto anni dopo chiesero al comune di Monteguidi di mandare 25 pedoni
ben armati nell’esercito inviato a Grosseto.

Occupato temporaneamente da un gruppo di ribelli, alla cui testa era Provenzano Salvani,
nel 1268 ne fu deliberata la riconquista che fu resa definitiva da una campagna militare
del 1300, seguita da un formale atto di sottomissione, confermato nel 1304, quando venne
concesso agli abitanti di Monteguidi un vero e completo stato di “comitatinanza”.
Dal registro preparatorio per la tavola delle possessioni del 1318, per il castello di
Monteguidi apprendiamo che dentro il castello erano allora, non confinanti con le mura,
cioè disposte lungo la strada centrale, 96 case, mentre a confine con le mura ce n’erano 28.
Tra le case, diciamo del centro, ve ne erano due dei Malavolti, una delle quali comprendente
una torre e l’altra il basamento di una torre. Nel 1339 Monteguidi faceva parte del vicariato
e del distretto di polizia di Mensano. Nel 1372 gli abitanti dovettero chiedere aiuti alla
Repubblica per la riparazione delle mura. Meno di mezzo secolo dopo inizia la successione
rapida di queste richieste di restauro, tanto frequenti da non permettere di capire se erano
dovute a continui deterioramenti delle mura o se talvolta sono ripetizioni o solleciti di
domande precedenti rimaste inascoltate. Si comincia nel 1417 dopo nuova richiesta dei
“poveri humicciuoli de la terricciuola” di Monteguidi per poter rifare le mura in parte
cadute e in parte pericolanti. Nuovamente nel 1437 si decide di rifare dette mura,
rovinate in gran parte per un terremoto, scartando anche l’ipotesi avanzata di
restringere la cerchia, come si può vedere dalla delibera, che si pensa possa essere
interessante riportare per intero :

 

“... Avuto respetto quanto sia utile quello castello in quello luogo et che si non vi fusse
se vorrebbe fare, perché, ultra l’essere bellissimo sito et la frontiera ultima de nostri
terreni e confini de quella parte et conforto ad Casole, Menzano, Radicondoli, Belforte
et de tucta la Montagnuola et per ogni tempo grande loro riparo et battifolle ad
Montecastellide Volterra. E bene che pochissimi huomini ve sieno che sonno in tucto
ad numero XXXV et ad minore guardia, non di manco è veduto et bene examinato
per più ciptadini et mahestri che anno veduto quello luogo che per niente se scemiel
cerchio anticho, perché scemandosi vi sarà molto maiure spesa che riparare le vecchie
benchè sieno fracassate et rotte, si per li terremoti et si permancamento, oltre de questo
per lo sito del luogo verrebbe adsai meno forte chenon è al presente. Ma quello che
seguerebbe de inconveniente grandissimo sarebbe che la maiure parte de le case de
quilli povara huomini se desfarebbono, la qual cosa sarebbe uno cacciarli via et dove
sono pochi al presente non ve rimarrebbe quasi persona...”

Ciò però non valse a calmare l’incalzare delle richieste che si ripetono nel 1443 e nel
1448. Pochi decenni dopo la storia si ripete: ed i documenti ci parlano ancora di
rifacimenti e restauri alle mura nel 1474, nel 1480 e nel 1494. Ma ormai la storia del
dominio senese, in bilico tra le spinte che arrivavano dalla politica delle grandi potenze,
stava volgendo al suo epilogo e la situazione in alcune località appare piuttosto
confusa. Nel 1547 il commissario di Monteguidi, come quelli di Mensano e Radicondoli,
venne richiamato all’obbedienza e subito dopo le stesse comunità furono condannate
per aver fornito contro gli ordini del commissario, vettovaglie e animali alle truppe
spagnole. Pochi anni dopo la guerra era ormai effettiva con tutte le sue conseguenze
ed il governo cercava di distribuire i propri mezzi dove gli sembrava più necessario:
così gli uomini di Monteguidi ricevettero l’ordine di portare a Mensano la polvere
che avevano. Verso la metà del 1554, quando la situazione stava precipitando, la
posizione di Monteguidi appariva evidentemente così precaria che il governo dette
ordine al Capitano Buonsignori di spostarvi subito a guardia 20 o 25 dei cento fanti
inviati a Casole. Ma ormai tutto era inutile e meno di tre mesi dopo cadde Casole
e con essa tutte le altre località della zona.

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