Larderello
La natura, in Italia, è stata avara di depositi di olii
combustibili e di risorse fossili.
Ma nel sottosuolo toscano la generosità della terra non
è mancata: il vapore soffia
abbondante dalle viscere ed è ora protagonista di un centro
di eccellenza sulla
geotermia. Dal mare di Marina di Cecina ci si inoltra nell'entroterra
toscano
attraversando pinete rilassanti e di un intenso verde. Poi all'improvviso
la terra
comincia a soffiare vapore da fenditure sparse nel terreno e
l'aria si impregna
di un nauseante odore di uovo marcio. Non per niente la valle
che conduce a Larderello,
in provincia di Pisa, è stata creduta a lungo terra "infernale",
terra dove il demonio
sfogava la sua ira e imprecava contro il mondo: la Valle del
Diavolo. Oggi
Larderello è stato designato come futura sede di un centro
di eccellenza sulla
geotermia: una tessera di un network internazionale per lo scambio
di esperienze
e per il coordinamento di azioni tese a contribuire al futuro
sostenibile della
geotermia nel mondo. Sì perché da cento anni la
leggenda sulla natura diabolica
è stata sfatata e l'Alta Val di Cecina si è trasformata
in un'area all'avanguardia per
lo sfruttamento del vapore proveniente dal sottosuolo: circa
un quarto dell'energia
elettrica prodotta in Toscana proviene proprio da qui.
La storia
Il 4 luglio del 1904 il principe Piero Ginori Conti dimostrò
che il demonio non
aveva nulla a che spartire con il vapore e con il puzzo che dominava
la Val
di Cecina. Come per magia incanalò un soffione in una
condotta, inviò il vapore
a un piccolo impianto trasformatore e accese cinque lampadine.
Fu da quel
momento che l'Italia si segnalò al mondo come primo stato
a sfruttare l'energia
geotermica per produrre energia. Nel 1913 a Larderello nacque
il primo impianto
di generazione che produceva 20, timidi, kW/h (kilowatt/ora).
Via via il complesso
si è poi fatto più articolato: nel 1963 l'Enel
entrò in scena acquistando tutte le
attività minerarie e geotermoelettriche e dando nuovo
slancio all'attività produttiva.
Gli impianti geotermici oggi e domani
Su una superficie di circa 400 Km² sono attive oltre 30
centrali e circa 466
sono i chilometri di acquedotti e vapordotti che disegnano un'intricata
ragnatela
su tutta la regione. Il bacino tradizionale dell'Alta Val di
Cecina si è ampliato:
i pozzi si spingono fino alle pendici del Monte Amiata e i vapordotti
tatuano
tutto il paesaggio delle Colline Metallifere. Di soffioni di
vapore non se ne
vedono più tanti: l'oro bianco è incanalato nelle
condotte sopraelevate che
conducono agli impianti, dove lavorano oltre mille persone e
dove si producono
oltre 5 miliardi di kWh annui di energia elettrica. Grazie a
questo dato
eccezionale, pari al 25% dell'energia totale, la regione Toscana
ha già superato
gli obiettivi comunitari del 2010, legati all'attuazione del
protocollo di Kyoto.
Per il futuro la regione intende incentivare lo sfruttamento
diretto del calore
geotermico attraverso l'ampliamento del sistema di teleriscaldamento
e mira a
migliorare ulteriormente la governance ambientale. Anche l'Enel
ha avviato
un piano di investimento da 65 milioni di euro per realizzare,
entro il 2008,
dodici nuovi pozzi esplorativi alla ricerca di giacimenti vergini.
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