Scuole senza soldi, i presidi scrivono ai genitori
Cari genitori,
non c’è più un centesimo. Trecento
presidi aderenti all’Asal,
associazione scuole autonome del
Lazio, hanno preso carta e penna e
hanno rivolto un drammatico appello
alle famiglie per spiegare che in
cassa non ci sono soldi per
garantire il normale funzionamento
delle scuole. Non un centesimo per
pagare i supplenti, né i fondi per
le visite fiscali. «Da settembre la
bolla finanziaria - scrivono i
presidi - comincerà a scoppiare
negli istituti con un effetto
domino. Chi non potrà più pagare
fallirà come succede nelle imprese.
Bisogna intervenire prima».
E infatti già da stamattina sono
partite 41.739 lettere. «Un fatto
storico, che non ha precedenti», ha
detto Paolo Mazzoli, preside del
115° circolo e presidente dell’Asal.
Per imbucarle, qualche preside si è
autotassato, da qualche parte ha
pagato il comune.
Nella lettera i dirigenti spiegano
le ragioni dell’emergenza: per il
2009 non ci sono fondi per il
funzionamento (quelli con cui si
compra tutto il materiale, anche
quello per le pulizie), i soldi per
le supplenze sono stati ridotti del
40%, quelli per i corsi di recupero
non ci sono e neppure per le visite
fiscali che il ministro Renato
Brunetta ha reso obbligatorie anche
dopo un giorno di assenza.
Casse vuote dunque e lo Stato deve
oltre un miliardo di arretrati alle
scuole per i soldi che hanno
anticipato negli scorsi anni per le
supplenze. Una situazione già
critica a cui si aggiungono i tagli
della ministra Gelmini e
l’insicurezza degli edifici (il 52%
nel Lazio non ha certificato di
agibilità).
E dunque dall’anno prossimo,
avvertono i presidi, «le scuole
saranno costrette a elemosinare più
soldi alle famiglie, gli alunni
senza supplenti saranno smistati
altrove, il recupero sarà un terno
al lotto e in molte scuole non si
potrà fare l'ora alternativa alla
religione.
«La situazione è gravissima- insiste
Pietro Perziani, preside del
Viscontino di Roma- le scuole del
Lazio hanno un credito di oltre 170
milioni di euro nei confronti dello
stato per spese anticipate, in
Italia fanno 1,5 miliardi, ma i
soldi non arrivano». «Per le visite
fiscali ad oggi non stiamo pagando
le Asl - aggiunge Mazzoli -. Tra
poco o falliranno loro o falliamo
noi».
Dall'Unità del 19 maggio 2009