ALBENGA 27 MARZO 2009
Aprire un congresso, il X della nostra associazione , è sempre un momento importante che non
può sfuggire
ad una
serie di
emozioni non
rituali: il
ritrovarsi tra
amici vecchi
e nuovi, il
fare, da
parte e
a nome
della segreteria
uscente , un
bilancio delle
attività fatte,
il progettare
il futuro. Ma
soprattutto riscoprire insieme
il senso
della nostra
associazione oggi, quando tutto
sembra invitarci
a
curare il
nostro privato,
ad
armarci di
una dose
di sano
realismo, a
dimenticare
perché la
memoria è
un fardello
inutile in
un paese
che si dice
proteso verso una modernità senza scopo.
Apriamo, infatti,
il
nostro
congresso in
uno dei
momenti che
ritengo il
più
problematico della storia di
questo paese.
Ad una
crisi economica
dai confini
inediti si
accompagna la
quotidiana erosione
dei diritti
fondamentali : dall’espropriazione
del proprio
corpo (vd.
la querelle sul testamento
biologico) fino alla
negazione del
diritto del
nome ai
bambini dato
che il ddl sulla sicurezza prevede una norma, passata quasi inosservata,
che impedisce la registrazione
alla nascita
dei figli
di cittadini
stranieri
irregolari, in
palese
violazione della
Costituzione e
della
Convenzione ONU
sui diritti
dell'infanzia e
dell'adolescenza.
(Le
conseguenze di
tale modifica
normativa
sarebbero gravissime: i bambini non
registrati alla
nascita resterebbero senza
identità, completamente
invisibili; vi è
inoltre il forte rischio che i
bambini nati
in ospedale non
vengano
consegnati ai
genitori privi
di permesso
di soggiorno e
siano
dichiarati in
stato
d'abbandono ).
Passando
per le
impronte
digitali ai bambini
Rom, alle
ronde. Mentre
la Chiesa
tuona per
ché
il suo
magistero sia
norma della
legislazione italiana. E
i primi
a saltare,
come in
ogni
momento di
crisi
economica, sono
i diritti dei più deboli, i diritti dei minori.
Il
tutto all’interno di
una cornice
di democrazia
parlamentare intatta sia
pure sempre
più sottoposta a spinte autoritarie secondo una visione
per cui chi governa sta al vertice di una struttura
piramidale che
adotta le
procedure top
down ,
per cui
la bontà
dei governanti
si evince dalla
loro
intraprendenza e
capacità di
prendere
decisioni, fare e promuovere
il fare, mentre
la
partecipazione dei
cittadini viene
considerata come
un indebolimento
dell’autorevolezza di
chi è
chiamato a
governare. Mi
sembra calzante
l’analisi di
Zagrelbeski in
AA.VV Sinistra
senza sinistra,
idee plurali per uscire
dall’angolo ”
Una domanda
classica della
sociologia
politica è:
cosa tiene
insieme la
società? Oggi
la domanda si è spostata,
ci si
chiede
addirittura se di
società, cioè
di relazioni
primarie spontanee, non imposte forzosamente,
si possa ancora parlare. In effetti, poiché convivere pur
bisogna, vale
una relazione
inversa: a
legame sociale
calante,
costrizione crescente.
Non è forse
questa la
nostra china
costituzionale? Una
china su
cui troviamo,
da un lato, per esempio,
indifferenza
per
l’universalità dei
di ritti,
per la
separazione dei poteri,
per il rispetto
delle procedure e
dei tempi
delle
decisioni, per
i controlli, per la
dialettica parlamentare,
per la
legalità, per
l’indipendenza
d ella
funzione
giudiziaria: indifferenza,
in breve, per ciò che qualifica come
liberale una
democrazia;
sostegno, dall’altro,
alle misure
energiche, alla concentrazione
e alla
personalizzazione del potere,
alla democrazia
di investitura, all’antiparlamentarismo,
al fare
per i
l fare,
al decidere
per il decidere: in
breve, a ciò
che qualifica invece
come
“autoritaria” la
democrazia……
Fino ad
una legittimità
illegale.
E
il berlusconismo (
ed uso
consapevolmente questa dizione
come categoria
sociologica) mostra tutti i
suoi segni
nel ripiegamento
della società
su se
stessa,
nell’incapacità di
indignarsi, nell’individualismo che
sempre più
ci
caratterizza. Questo
individualismo assunto
come paradigma
della modernità
a
cui ci
si amo
un po’
tutti
subalternamente piegati
è il prodotto
della crisi
dei luoghi
di riproduzione
sociale, delle
identità
collettive, della politica come passione civile.
Più
che mai,
oggi, allora
un’associazione
come la
nostra ha
il dovere
di esistere
e faccio nostre,
trovandole più
che mai
attuali, le
parole con
cui nel
2000 Marisa
Musu si
congedava da noi
. Siamo
però convinti
che sono
propri
dell’uomo il
disagio
della
solitudine e la
volontà di
superarla
unendosi ad
altri
uomini. Non
siamo certi
che altrettanto innati siano il
senso della
giustizia e
il desiderio di
eliminarla. Essi furono
però certamente
presenti nei genitori fondatori
del Cgd
e noi
che fummo
tra loro
possiamo
affermare che
in quel lontano 1976 l’esigenza
primaria che ci mosse fu
quella di contribuire ad offrire ad ogni bambino
pari opportunità di vita
serena e
degna, ne
l
quadro di
una maggiore
giustizia per
tutti gli esseri umani.
Oggi, più e
meglio di
trent’anni fa,
abbiamo la
consapevolezza
che essere
genitori in
Italia pur con tanti problemi
e angosce,
è un
privilegio
rispetto alla
condizione dei padri
e delle madri
dell’India,
dell’Angola, del Brasile,
di due terzi
del mondo.
Proprio di
fronte alle
dimensioni cosmiche
del problema
abbiano coscienza
di
aver fatto
poco,
pochissimo, un granello di
sabbia, poche
gocce d’acqua.
Ma poiché
credevamo allora e
crediamo
tuttora che i
grandi
obiettivi, i
grandi progetti
trovino l
a linfa
vitale nelle
piccole cose
di ogni giorno, nelle
cose difficili,
come scrisse
Gianni Rodari,
siamo convinti
che anche
le associazioni
come la
nostra e
tante tante
altre ad
essa simili,
laiche
e cattoliche,
abbiano un
ruolo indispensabile che
arricchisce la società impedendone l’omologazione e la
desertificazione. Sentiamo profondamente nostri l’impegno che
non del ega, l’assunzione di responsabilità, la difesa
dei diritti
dei minori,
la denuncia,
l’andar e
controcorrente
anche se
scomodo e
poco appagante. Come dice
Zapatero nel
riaffermare…
La
nostra profonda
fede nella
democrazia, il
rifiuto
dell’abdicazione alla responsabilità
che implica
la consegna
della stessa politica nelle
mani della
tecnocrazia
o del
populismo:…. Non
è possibile una
democrazia forte
senza una
cittadinanza forte,
senza cittadini
con diritti,
con risorse
economiche educative
culturali….Il liberalismo economico
non produce
cittadini forti
produce se
mai persone
che vivono
nella
insicurezza e
nell’incertezza( Marco Calamai
e A. Garzia
“Zapatero Il socialismo dei cittadini” Feltrinelli 2006.)
Per
questo abbiamo con
coerenza in
questi tre
anni proseguito la nostra
battaglia per
una scuola rispettosa
di tutti
i bambini
e le
bambine, democratica e di
qualità che
rendesse effettivo
il nuovo
obbligo
scolastico a
16 anni
in un
biennio
unitario, orientativo
e non
nelle forme
succedanee di
una formazione
professionale
oggi sottratta
alla stato
di sperimentazione.
Ci ha
accusato l’on. Aprea nel corso dell’audizione
alla VII Commissione
sul suo Disegno di legge
di non
volere
cambiamenti, di essere
refrattari ad ogni
miglioramento che si
vuole introdurre nella scuola.
NON
E’ VERO! Da anni
vogliamo che
la scuola
cambi. Non abbiamo mai chiuso
gli occhi di fronte a cattive
applicazioni del modulo
e del
tempo pieno
(pur essendo
questi i
modelli pedagogici a cui
crediamo), da sempre
sappiamo che
la scuola media
costituisce un limbo senza
continuità col segmento
che lo
precede ed
ancora, a
più di
quarant’anni
dalla scuola media
unica, spesso con l’unica ambizione di essere propedeutica al segmento di istruzione successivo,
troppo
frammentata e
disciplinare. Da
anni sappiamo
che i
nostri ragazzi
si perdono al biennio delle
scuole
superiori, che
spesso manca
nella scuola
una seria
cultura della
valutazione e
dell’orientamento,
che la
scuola è
poco flessibile e sorda ai nuovi saperi e
alle nuove competenze
che la
nostra società
complessa esige.
Da anni
vogliamo aprire
un confronto
ampio sul
tema della
valutazione del
sistema scuola,
di cui non abbiamo timore,
pur sapendo
che tocca
molti nervi
scoperti anche
a sinistra.
Non ci
piacciono i
sondaggi e
le statistiche
declinate
demagogicamente a
dimostrazione della bontà
delle scelte dei decisori politici.
Rifiutiamo un
cambiamento che ci
fa arretrare
di anni;
un cambiamento
che vuole
inchiodare tutti
i bambini
alla situazione
sociale e
culturale di
provenienza
senza alcuna
possibilità di emancipazione,
rifiutiamo un
cambiamento in
cui, incuranti
dell’interesse generale
di tutto
il paese,
i genitori
abbiano un
unico diritto:
quello di
spendere la
“quota capitaria”
nella scuola
che più
corrisponde ai loro
sogni;
rifiutiamo la
scuola delle
classi ponte; rifiutiamo una scuola che contraddice la
Costituzione.
Da
sempre convinti della
necessità di
riformare
gli OO.CC.
e di una necessaria
nuova cultura della partecipazione, siamo a difendere gl i organismi di rappresentanza di classe, di istituto,
di
territorio di
fronte
all’attacco sfer rato
contro di
essi dal
D.L. Aprea,
consapevoli che
il loro azzeramento
costituirebbe un pericolosissimo
punto di
non ritorno
nella vita
democratica. .L’azione
partecipativa è già
in sé
un valore
quando crea
una cittadinanza
informata e svolge un’azione formativa, rendendo i
cittadini consapevoli dei l loro diritti e dei relativi doveri.
Troverete in
cartellina tra il
materiale
documentar io,
la lettera
con cui
, insieme
al CIDI
e all’UDS (gli
stessi con
cui qualche
mese prima
avevamo
stipulato un
patto per
la scuola)
ci rivolgevamo al Ministro
Gelmini
chiedendo il
suo intervento
sui temi
che definivamo
irrinunciabili per la scuola italiana.
La
risposta (quella
reale) è
arrivata ad
agosto, quando
dalle pagine
del Corriere
il Ministro ha
spiegato il
suo pensiero:
torniamo a prima
del ’68
spartiacque di tutti
i mali
della società.
E’
un difficile rapporto
quella della
destra al
governo col
tema della
memoria: per
il ministro
Moratti si trattava
di un
punto e
a capo
pedagogico ,
per il
ministro Gelmini
un colpo
di spugna su quarant’anni non solo
di esperienze pedagogiche del nostro
paese, ma anche
di storia. Non
avere memoria
è una
patologia, non
uno stato
di benessere:
chi non
ha memoria, chi non sa chi è e da dove proviene, non può
coniugare i tempi del futuro.
E
non basta
allora inventare”
Educazioni alla
cittadinanza” lasciandole
alla
sperimentazione e alla buona
volontà delle
scuole, quando
si diventa
cittadini per
altre strade
a cui
concorrono tutte
le discipline.
Non si
contrasta il
disagio giovanile di
una generazione
a cui abbiamo
negato il futuro,
col cinque
in condotta.
N on
siamo fautori
di un
lassismo morale
teso solo a coccolare
i giovani
e sappiamo
molto bene
quali siano
le conseguenze
di un’educazione non autorevole,
ma non
crediamo ad
un a
valutazione in
condotta
normata da ben tre
(!) Regolamenti
susseguitisi nell’arco di
pochi mesi
e presentata
come un’ulteriore arma in
mano ai
docenti, in
quella guerra
guerreggiata che
sembra essere diventata la scuola così come i media la presentano.
Né
giova alla relazione
educativa con
le famiglie il
voto numerico,
che
ci allontana
dall’Europa tutta,
quando
certifichiamo le
competenze degli
allievi in
uscita: le
competenze o si
possiedono o
non le
si hanno
e non
sono definibili
con un
voto numerico.
Più gravi
le conseguenze di un voto solo numerico sul versante dei
diversamente abili!
Ci
siamo opposti alla
proposta di
una scuola povera in
cui uno
standard di
24 ore viene considerato
l’unità di
misura dei
saperi di
un bambino
del XXI secolo nelle
piazze, nelle
scuole, rispondendo
a centinaia
di genitori,
pubblicando manualetti sulle
iscrizioni, moduli alternativi, chiedendo in tutte le sedi istituzionali il
ritiro del decreto, dando voce a tutti coloro non avevano la
legittimità istituzionale per
farlo. Fino
al ricorso
al Tar
del Lazio
contro il Piano
Programmatico
firmato insieme
al CIDI
e al
circolo
didattico Iqbbal
Masih di
Roma, non perché crediamo in
modo
privilegiato alla
via giudiziaria, ma perché
non ci
fosse nulla di intentato rispetto
alla sordità
di un
governo ch
e
non ha
mai voluto
realmente
interloquire col Paese. Nei prossimi giorni verrà depositato il
secondo ricorso avverso i Regolamenti. Abbiamo
riscoperto il
valore d’essere
associazione: senza
nulla togliere
alla ricchezza,
alla creatività dei movimenti
dei genitori
che ci
hanno confermato
che la
scuola può
ancora essere
in questo paese
una trincea
democratica, l’associazione ha
posto al
servizio del
paese la sua esperienza
sedimentata negli anni,
la sua
passione democratica, i suoi accreditamenti
istituzionali. Sono stati mesi faticosi a contatto con i
territori ed i loro bisogni. Mesi in cui
molti di
noi si
sono spesi
generosamente e senza
risparmio
intrecciando relazioni
e diventando punto di
riferimento per molti
in una
battaglia in
cui da sempre crediamo:
quello della
scuola pubblica
come terreno
privilegiato per il
mantenimento della democrazia in Italia.
Credo
sia questo surplus
di valore
che ci
connota
rispetto alle
mailing list
di genitori che animano
lo spazio
informatico: alla necessaria
diffusione di
notizie che
la nostra
epoca richiede,
l’associazionismo
aggiunge l’impegno
e la
responsabilità
personale, in carne
ed ossa, dei
suoi associati che
non si
nascondono e
non nascondono le
loro scelte
dietro l’apparente neutralità dell’informazione.
La
tesi n.1
sulla
scuola fa
parte
integrante di
questa
relazione. Troverete in
essa parte
dei documenti prodotti
dall’associazione sia
nel corso
dell’ultima assemblea direttivo
di Castellammare, sia il
testo
dell’ultima audizione
sostenuta
presso la
VII Commissione della Camera sul
D.L. Aprea
perché siano
patrimonio comune. E’
ovviamente un work
in progress: spetterà al
Congresso
trasformarlo in
un documento
compiuto che
ci serva come base di
lavoro per i prossimi anni-
A
me il compito
dello stato
dell’associazione: posso con
piacere
annunciare la
tendenza al
consolidamento dei CGD locali operanti e alla loro
crescita numerica: regolarmente iscritti al
31
dicembre 2008
sono 41
CGD locali
(il
quarantaduesimo CGD Alta
Val Sangone
(CN) è operante
dai primi del
2009). Sono
ad oggi
regolarmente costituiti in
Coordinamenti regionali la Liguria, la Toscana, la
Campania, il Piemonte.
La
campagna di
tesseramento ha
dato esiti
positivi in
molte regioni:
la Liguria
che oggi
ci ospita e a cui
va il
nostro
ringraziamento per
lo sforzo
organizzativo e
la
disponibilità dimostrata,
ha raggiunto
il maggior
numero di
adesioni in
Italia.
Raggiungere il
maggior numero
di tessere non
era un
imperativo fine
a se stesso
e privo
di valore
politico: continuiamo
ad essere
l’unica
associazione laica
di genitori di questo
paese. Chiedere
di aderire ad essa ha anche un alto valore simbolico in
un momento difficile come questo.
Nei
tre anni intercorsi dall’ultimo Congresso abbia mo organizzato due Incontri Internazionali di
Castiglioncello “Il Bambino
ir-reale” ed
“Il Bambino selvaggio”
che hanno
riscosso un buon
successo. In particolare
l’ultimo ha
stretto intorno
a noi
una comunità
di studiosi
che, iscrivendosi al CGD,
ha dichiarato
la sua
disponibilità a proseguire
l’attività di ricerca
con noi. Vent’anni e più di Bambini sono in Italia un
patrimonio unico: una tradizione e una storia da non perdere; un
gioiello di famiglia da esporre
con orgoglio. Il
Comune di Rosignano che pubblicherà
in un
unico volume
gli atti
degli ultim
i
tre “Bambini”
intende con
noi e
con un Comitato
scientifico
scelto tra
i molti
studiosi che
a Castiglioncello si
sono
avvicendati, creare
una community 2.0;
una sorta
di archivio
pedagogico interattivo, prezioso
punto di
riferimento in Italia.
Nel
2007, l’anno intercorso
tra i
due bambini,
abbi amo
organizzato ben
tre convegni
a Roma di
rilevanza
nazionale: “Il
Bambino e
lo schermo” all’Ara Pacis il
13/02/07 in
cui abbiamo
riunito il
mondo politico
che si
occupa di
beni
culturali per
discutere delle
nostre proposte
sulla revisione dei
prodotti
cinematografi ci
e la
tutela dei
minori; “Le
regole sul
banco” sul
tema del
bullismo il
13/03/07 in
collaborazione
con CGIL
Formazione e ricerca, con
cui prosegue il
lavoro
congiunto indicato
dal n
ostro
protocollo (un
altro prodotto
della fatica congiunta è
il video
con Ascanio
Celestini a
disposizione di
coloro lo
volessero per
visioni private) e
“Cara Marisa ”
il 18/04/07
presso la
casa della
memoria di
Roma col
sindaco Veltroni per presentare la fatica editoriale del CGD
“La casetta degli attrezzi”.
Non
è stato un
lavoro facile
per un’associazione ch e
vive
esclusivamente del
tesseramento e
del convegno di
Castiglioncello; che non
ha privilegi
e che
paga con
francescana povertà la sua
irrinunciabile autonomia. Dobbiamo
però dota
rci,
almeno a
livello
nazionale, di
una maggiore
capacità progettuale, di competenze
che ci
permettano di progettare
per disseminare i nostri contenuti ed essere maggiormente
conosciuti.
TRE
ANNI DI LAVORO
La Segreteria uscente
si è
riunita, a
sue spese, in media
tre volte
l’anno nella
sede nazionale di Roma, ma si è privilegiato lo strument o delle Assemblee-Direttivo che si sono svolte
rispettivamente a Vico
Equense (2006),
Roma (2007), Castellammare (2008).
Abbiamo avuto la possibilità
di interloquire
col mondo
della politica
e del
sindacato sui
destini della scuola italiana e verificare al tempo
stesso l’attenzione che ci veniva riservata. I documenti
prodotti sono insieme alla tesi n.1 parte integrante di questa
relazione. Abbiamo continuato il nostro lavoro nel
Comitato Tv e Minori (Federazione Emittenti Radio
Televisive private); Comitato media e minori presso l’ex Ministero
delle Comunicazioni
Consiglio Nazionale degli Utenti (organismo diretta emanazione
dell’AGCOM) Commissioni di Revisione Cinematografica presso il
Ministero dei Beni Culturali FONAGS
FORAGS
Abbiamo sostenuto
una serie
di audizioni
alla Camera
e al
Senato,
collaborato coll’attualmente
inesistente
Ministero della
Famiglia;
prodotto per
la Commissione
Bicamerale Infanzia
della passata
legislatura un dossier
sulla fruizione
dei media
da parte dei
minori e sui
sistemi di
tutela in
Italia. (oggi
non
riusciamo ad
avere con la
attuale presidente della Bicamerale,
forse perché
impegnata a
fare l’opinionista al
Grande Fratello, una relazione virtuosa).
Con
il Convegno” Da bambini a cittadini” del 12/13 dicembre 2008 organizzato da Camina, associazione
dei Comuni
amici
dell’infanzia e
dell’
adolescenza è iniziato
un rapporto
virtuoso, che può preludere ad iniziative comuni. (vd.
www.camina.it).
Abbiamo inaugurato, grazie alla dedizione di alcuni membri della Segreteria un rapporto di collaborazione con Save
the Children sia per il pro
getto EASY 4 sia per l’annuale rapporto governativo sullo
stato dell’infanzia di cui siamo
responsabili per una sezione.
Quanto al lavoro nel
Fonags,
dall’avvento del
nuovo
dicastero il nostro
lavoro più
che essere propositivo ha assunto un aspetto difensivo:
siamo almeno riusciti ad evitare che le associazioni
genitori fossero
usate dal
Ministro come
cassa di
risonanza per
la bontà
di una riforma cui ci
opponiamo; siamo riusciti
ad ottenere
un monitoraggio
nazionale sull’attribuzione
del cinque
in condotta;
siamo riusciti
a fare
passare qualche
emendamento al Regolamento sulla valutazione.
Abbiamo partecipato
alla riunione
a Madrid
della CE
PEP,
anch’essa in
crisi in un’Europa che sta
dimenticando la laicità come valore portante della convivenza.