Testo di legge Mozione 1-00033 Cota su Classi
di inserimento per extracomunitari
Mozione 1-00033 Cota ed altri - Camera dei Deputati - 14
ottobre 2008
La Camera ,
premesso che:
il crescente fenomeno dell'immigrazione ha modificato
sensibilmente il modello organizzativo del sistema scolastico
italiano;
l'elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi
scolastiche della scuola dell'obbligo determina difficoltà oggettive
d'insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti;
il diverso grado di alfabetizzazione linguistica si rivela,
quindi, un ostacolo per gli studenti stranieri che devono affrontare
lo studio e gli insegnamenti previsti nei programmi scolastici, e
per gli alunni italiani che assistono a una «penalizzante riduzione
dell'offerta didattica» a causa dei rallentamenti degli insegnamenti
dovuti alle specifiche esigenze di apprendimento degli studenti
stranieri;
tale situazione è ancora più evidente nelle classi che vedono la
presenza di studenti provenienti da diversi Paesi, le cui specifiche
esigenze personali sono anche caratterizzate dalle diversità
culturali del Paese di origine, tanto da indurre gli insegnanti ad
essere più tolleranti e meno rigorosi in merito alle valutazioni
volte a stabilire i livelli di competenza acquisiti dagli alunni
stranieri e italiani sulle singole discipline;
dai dati forniti dal ministero dell'istruzione, dell'università e
della ricerca la crescita di alunni stranieri, registrata nell'anno
scolastico 2007-2008, è pari a 574.133 unità, con un incidenza del
6,4 per cento rispetto alla popolazione scolastica complessiva;
tale situazione è determinata dalla crescita degli alunni
stranieri nel triennio 2003-2005 intensificatasi anche per effetto
dei provvedimenti di regolarizzazione (legge n. 189 del 2002 e legge
n. 222 del 2002);
rispetto alle nazionalità si confermano ai primi posti i gruppi
di studenti provenienti dai Paesi dell'Est europeo, in particolare
la Romania che, nell'arco di due anni, è passata dal 12,4 per cento
(52.821 alunni), al 16,15 per cento (92.734 alunni), superando la
numerosità degli alunni provenienti dall'Albania (85.195 pari al
14,84 per cento), e dal Marocco (76.217 presenze, pari al 13,28 per
cento);
la disomogenea distribuzione territoriale di alunni con
cittadinanza non italiana, molto concentrata al Centro-Nord e scarsa
al Sud e nelle Isole, interessa circa 37.000 punti di erogazione del
servizio scolastico, rispetto ai 57.000 presenti in ambito
nazionale. È evidente il divario esistente tra i primi e i secondi,
determinato dalla necessità per i primi di adeguare gli aspetti
organizzativi e didattici all'attività di integrazione degli alunni
stranieri;
la più elevata consistenza di alunni stranieri si trova nella
scuola primaria e secondaria di I grado (il 7,7 per cento frequenta
la primaria, il 7,3 per cento la secondaria di I grado, il 6,7 per
cento le scuole dell'infanzia). Gli istituti di istruzione
secondaria di II grado, pur non raggiungendo complessivamente i
valori delle presenze registrate nella scuola primaria e secondaria
di I grado, registrano l'8,7 per cento del totale degli studenti.
Tra questi ultimi la maggior parte è concentrata nei professionali,
dove rappresentano l'8,7 per cento del totale degli studenti, mentre
nei tecnici raggiungono il 4,8 per cento e nei licei sono appena
l'1,4 per cento;
l'osservazione a livello territoriale evidenzia che l'incidenza
degli alunni con cittadinanza non italiana è particolarmente
significativa in Emilia-Romagna,Umbria, Lombardia e Veneto dove essi
rappresentano più del 10 per cento della popolazione scolastica
regionale;
la presenza di studenti stranieri nel Centro-Nord è quindi
superiore alla media italiana fino a raggiungere i 12 studenti
stranieri ogni 100 in Emilia-Romagna, mentre nel Mezzogiorno
l'incidenza percentuale varia tra l'1,3 e il 2,3 per cento ad
eccezione dell'Abruzzo con il 5 per cento;
di grande attualità risultano i dati sulla presenza di alunni
nomadi, essi raggiungono le 12.342 unità e pertanto rappresentano il
2,1 per cento degli alunni stranieri. Più della metà degli alunni
nomadi frequenta la scuola primaria;
relativamente al rapporto tra la frequenza delle scuole statali e
non statali e le loro suddivisioni tra i diversi gradi della scuola,
si registra la presenza del 90,3 per cento di alunni stranieri in
scuole statali, mentre il restante 9,7 per cento risulta iscritto in
istituzioni scolastiche non statali;
i Paesi di provenienza degli alunni stranieri, sui 194 censiti
dall'Istituto nazionale di statistica, sono ben 191. Nelle scuole
della provincia di Bergamo, ad esempio, i dati del 2005 registravano
la rappresentanza di 118 cittadinanze, a Perugia 109, a Pesaro 90, a
Siena 80, a Latina 78;
l'osservazione sull'esito scolastico degli alunni italiani a
confronto con quello degli alunni stranieri rivela che nelle scuole
dove sono presenti alunni con cittadinanza non italiana si riscontra
una maggiore selezione nei loro riguardi che finisce per incidere
sui livelli generali di promozione: il divario dei tassi di
promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è -3,36 per
cento nella scuola primaria, -7,06 per cento nella secondaria di I
grado, -12,56 per cento nella secondaria di II grado, in cui più di
un alunno straniero su quattro non consegue la promozione;
la presenza di minori stranieri nella scuola si inserisce come
fenomeno dinamico in una situazione in forte trasformazione a
livello sociale, culturale, di organizzazione scolastica:
globalizzazione, europeizzazione e allargamento dell'Unione europea,
processi di trasformazione nelle competenze territoriali
(decentramento, autonomia ed altro), trasformazione dei linguaggi e
dei media della comunicazione, trasformazione dei saperi e delle
connessioni tra i saperi, processi di riforma della scuola;
il fenomeno migratorio sta assumendo caratteri di stabilizzazione
sia per le caratteristiche dei progetti migratori delle famiglie,
sia per la quota crescente di minori di origine immigrata che
nascono in Italia o comunque frequentano l'intero percorso
scolastico;
la Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia sancisce
che tutti devono poter contare su pari opportunità in materia di
accesso alla scuola, nonché di riuscita scolastica e di
orientamento;
la scuola italiana deve quindi essere in grado di supportare una
politica di «discriminazione transitoria positiva», a favore dei
minori immigrati, avente come obiettivo la riduzione dei rischi di
esclusione;
la maggior parte dei Paesi europei ha costruito luoghi
d'apprendimento separati per i bambini immigrati, allo scopo di
attuare un percorso breve o medio di alfabetizzazione culturale e
linguistica del Paese accogliente. La presenza di bambini stranieri,
ma anche nomadi o figli di genitori con lo status di rifugiati
politici, implica l'aggiunta di finanziamenti e di docenti, e
l'organizzazione di classi di recupero successive o contemporanee
all'orario normale, di classi bilingue, oppure con la presenza di
assistenti assunti a tal fine;
in Grecia, ad esempio, le scuole con un gran numero di alunni
stranieri, figli di genitori nomadi o di greci rimpatriati,
organizzano delle classi propedeutiche o delle sezioni preparatorie
per l'insegnamento del greco, ma anche della linguad'origine, per
facilitare l'integrazione di questi bambini nel sistema educativo.
Queste classi e sezioni usano materiale didattico specifico e
possono essere seguite da insegnanti ordinari che effettuano delle
ore supplementari, insegnanti di sostegno temporanei o da insegnanti
con qualifiche specifiche a orario ridotto. Il rapporto ufficiale
alunni/insegnanti da rispettare è di 9-17 alunni per insegnante
nelle classi propedeutiche e di 3-8 alunni per insegnante nelle
sezioni preparatorie. L'assegnazione delle risorse dipende dalla
presenza di un numero di alunni sufficiente per poter organizzare
una classe o sezione;
le gerarchie istituzionali del precedente Governo di
centro-sinistra hanno rigettato la proposta della Lega Nord, sulla
necessità di istituire dette «classi propedeutiche», considerandole
addirittura «luoghi di segregazione culturale», o «mere strategie di
integrazione degli alunni immigrati», ritenendole «soluzioni
compensatorie di carattere speciale», avvolte in schemi stereotipi e
folkloristici;
la pedagogia interculturale del centro-sinistra, attraverso
l'affermazione dell'«universalismo», ha lasciato l'iniziativa alle
singole scuole e agli enti locali che, pur avendo agito in maniera
equilibrata, non possono attuare strategie per il superamento dei
problemi derivanti dall'accoglienza e dalla formazione degli
studenti stranieri. Le normative sull'immigrazione del 1998 e del
2002 (Testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 e
legge n. 189 del 2002) contengono indicazioni utili sulla funzione e
sull'uso dei cosiddetti «spazi dotati di strumenti appositamente
dedicati», demandando alle scuole e agli enti locali l'iniziativa e
la gestione di tali spazi e strumenti mirati all'istituzione di
percorsi specifici di alfabetizzazione linguistica di durata
variabile;
i dati forniti dal ministero dell'istruzione, dell'università e
della ricerca evidenziano come il problema dei ripetenti e della
dispersione scolastica incida soprattutto sui ragazzi stranieri.
Secondo tali dati, il numero degli studenti stranieri ripetenti è
del 4 per cento nella scuola primaria, dell'8 per cento nella scuola
secondaria di primo grado e arriva al 14 per cento nella scuola
secondaria di secondo grado. In riferimento a quest'ultimo ciclo di
istruzione si rilevano, inoltre, incongruenze tra la classe
frequentata e l'età, incongruenze che riguardano circa il 75 per
cento degli studenti stranieri;
la dimensione della scuola, la quantità di stranieri rispetto
alla popolazione scolastica e la quantità di cittadinanze concorrono
al successo o all'insuccesso scolastico di tutti gli studenti;
dai dati ministeriali si rileva che per i diversi ordini di
scuola gli alunni stranieri sembrano ottenere maggiori risultati
quando sono ridotti di numero;
la densità della presenza di alunni con cittadinanza non italiana
in piccole scuole sembra non favorire livelli elevati di esiti
positivi. Tale fattore si determina maggiormente nelle scuole
secondarie di secondo grado dove il decremento degli esiti in
rapporto alla maggiore consistenza di alunni stranieri è ancora più
accentuato: negli istituti di piccole dimensioni con gruppi minimi
di studenti non italiani, il tasso di promozione degli alunni
stranieri scende dal 93,29 per cento (da 1 a 5) fino al 78,64 per
cento (da 11 a 30) se vi sono consistenti gruppi di alunni
stranieri. Negli istituti di medie dimensioni (da 101 a 300 alunni
complessivi) si passa dal 91,79 per cento al 78,46 per cento; negli
istituti maggiormente dimensionati si passa dall'89,87 per cento
all'80,26 per cento; ciò vuol dire che il tasso di promozione di
alunni stranieri nelle scuole primarie e secondarie di I grado è
inversamente proporzionale alla dimensione della loro presenza nella
scuola;
l'elemento della presenza di molte diverse cittadinanze nelle
scuole, pur non coincidendo necessariamente con esiti negativi
finali degli alunni stranieri, rappresenta un fattore condizionante
del complesso sistema educativo e formativo che influenza l'intera
classe;
le sopraccitate analisi sugli esiti scolastici sono importanti
poiché consentono di comprendere determinate categorie di alunni per
i quali l'obiettivo, oltre a quello degli apprendimenti, è anche
quello dell'integrazione del sistema scolastico e del sistema
sociale;
questa tipologia di alunni con cittadinanza non italiana consegue
determinati esiti scolastici, in rapporto al livello di conoscenza
della lingua italiana, alla dimensione temporale di scolarizzazione
nel nostro Paese, alle misure di accompagnamento per la loro
integrazione all'interno e all'esterno dell'ambito scolastico;
tali misure risultano infatti determinate sia dal numero degli
studenti stranieri, sia dalle diverse nazionalità presenti nella
stessa classe o scuola e dalle conseguenti differenti situazioni
culturali e sociali che generano molteplici esigenze cui dare
risposta,
impegna il Governo:
a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla
scuola di ogni ordine e grado, favorendo il loro ingresso previo
superamento di test e specifiche prove di valutazione;
a istituire classi di inserimento che consentano agli studenti
stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di
frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana,
propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi
permanenti;
a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie
oltre il 31 dicembre di ciascun anno, al fine di un razionale ed
agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre scuole e a
prevedere, altresì, una distribuzione degli stessi proporzionata al
numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena
integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di
soli alunni stranieri;
a favorire, all'interno delle predette classi di inserimento,
l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari,
attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che
tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla
legalità e alla cittadinanza:
a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri,
tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente);
b) sostegno alla vita democratica;
c) interdipendenza mondiale;
d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese
accogliente, senza etnocentrismi;
e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del Paese
accogliente;
a prevedere l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente
da assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma
triennale delle assunzioni di personale docente disciplinato dal
decreto-legge n. 97 del 2004, convertito, con modificazioni, dalla
legge n. 143 del 2004, alla cui copertura finanziaria si provvede
mediante finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge
finanziaria.