DON SANDRO BIANCHI
E' dal lontano 1975 che don Sandro è parroco a Carate. E' stato il 19 gennaio 1975 che ha fatto il suo ingresso. Veniva da Appiano Gentile dov'era stato coadiutore per dieci anni. ".. Un nome oscuro, un prete che viene da lontano e che forse tra noi nessuno conosce", si scriveva allora su "Il Volto di Carate" alla notizia della sua nomina.Lo abbiamo visto per la prima volta alla sera del 30 dicembre in una riunione del Consiglio Pastorale e ancora sul Volto di Carate leggiamo: "... poi parlò don Sandro, un intervento improvvisato al momento. Quelle parole forse più nessuno le ricorda con esattezza, ma certamente ce ne è rimasto il sapore, sapore di un'umiltà vissuta come fondamento alla propria esistenza, sapore di una semplicità che rende grandi, sapore di un amore verso chi ancora non si conosce che sconcerta perché vuole essere solo servizio. Lo abbiamo sentito immediatamente come prete innamorato di Dio, assillato dal compito di condurre a Lui tutti coloro che gli sono stati affidati. Forse perplesso di fronte a una successione che molti hanno ritenuto difficile, ma fiducioso nell'aiuto di Dio che lo aveva chiamato a Carate.".
Nell'omelia della messa del giorno dell'ingresso, che don Sandro ha voluto concelebrare con i coadiutori (allora erano don Cecilio, don Roberto e don Alberto), diceva parlando dei preti: "A voi non bastano uomini con poteri celesti, volete che abbiano gli occhi pieni di cielo. A voi non bastano uomini che leggono il vangelo, volete che ne siano bruciati. A voi non bastano uomini che fanno l'eucarestia in un rito, volete che siano essi stessi immolazione e lode incessante.
A voi non bastano uomini che salutano augurandovi "Il Signore sia con voi", volete che abbiano essi la bontà del Signore, che abbiano il suo genio nel cercarvi e nell'ascoltarví, che abbiano il Suo coraggio, la Sua compassione e il Suo continuo restare in mezzo a voi per servirvi. Ed ecco delinearsi con le vostre attese le nostre paure... e già i nostri rimorsi! Non siamo come ci volete. E non lo saremo!...Non perché manchi la sincerità alla nostra passione sacerdotale, non perché altre mire fuori del vostro bene ci muovono, non perché altra gloria se non quella del Padre noi cerchiamo, ma solo perché ogni giorno troveremo i nostri propositi travolti dalla nostra debolezza...
Noi vorremmo darvi un esempio di chiarezza, perché possiate vedere fino in fondo che i nostri desideri sono davvero grandi, davvero magnifici, e solo il nostro essere uomini non ci fa essere in pienezza uomini di Dío...
E dovremo sempre venirvi a confessare di non avere dato quanto vi era dovuto in pensieri, in parole, in opere, in omissioni cioè in vuoti di amore» (cfr. Il Volto di Carate, febbraio 1975).
Non vogliamo ricordare questo momento per trovare occasione di inutili panegirici, il recente passato ed il presente sono nella mente di tutti.
Il prete è innanzitutto dono di Dio, ed è Lui che dobbiamo prima di tutto ringraziare per il dono della sua presenza, al di là della persona che con tutti i propri limiti la interpreta. Poi dobbiamo dire grazie a don Sandro, che tra noi ha speso gli anni della sua maturità con un'attività, umile, silenziosa ma scrupolosamente attenta al bene della comunità di cui il Signore l'ha chiamato ad essere pastore. E ciascuno di noi può dire che sono stati anni di attenzione nei riguardi di don Sandro nel senso che ha almeno un poco pregato per lui perché il Signore lo aiuti nel suo ministero?
Ci sono tanti modi per dimostrare la propria riconoscenza ma questo è sicuramente il migliore.
Da "Il Volto di Carate" n. 1 - gennaio 1995