Alcuni testi sull'astronomia e sull'astrologia

 

Brani tratti dalle opere di Seneca

 

Che cosa è l'astronomia

(Seneca, Naturales quaestiones, II 1, 1)

 

Omnis de universo quaestio in caelestia, sublimia, et terreae dividitur. Prima pars naturam siderum scrutatur, et magnitudinem, et formam ignium, quibus mundus includitur: solidumne sit coelum, ac firmae concretaeque materiae, an ex subtili tenuique nexum, agatur, an agat, et infra se sidera habeat, an in contextu sui fixa, quemadmodum sol anni vices servet, solem re retro flectat, cetera deinceps his similia.

Tutte le ricerche sull'universo si dividono in astronomiche, meteorologiche e geologiche. La prima parte studia la natura dei corpi celesti, la grandezza e la forma dei fuochi in cui è racchiuso il mondo, se il cielo sia un corpo solido e fatto di materia robusta e compatta o sia intessuto di materia sottile e leggera, se sia mosso o muova, se abbia gli astri al di sotto di sé o infissi nella sua struttura, in che modo mantenga l'alternarsi delle stagioni, faccia muovere il sole all’indietro, e altre questioni simili a questa.

 


 

La terra

(Seneca, Quaestiones naturales II, 5, 1)

 

Terra et pars est mundi et materia. Pars quare sit, non puto te interrogaturum, aut aeque interroga quare caelum pars sit ; quia scilicet non magis sine hoc quam sine illa universum potest esse, quod cum his uniuersum est, ex quibus, id est, tam ex illo quam ex ista, alimenta omnibus animalibus, omnibus satis, omnibus stellis diuiduntur.

La terra è sia parte sia materia del mondo. Perché sia parte, non credo che me lo chiederai, oppure chiedimi allo stesso modo perché il cielo sia parte del mondo: poiché è evidente che l'universo non può esistere senza questo più di quanto possa esistere senza quella. <La terra è materia del mondo>, perché essa comprende tutte le sostanze dalle quali provengono gli alimenti che sono distribuiti a tutti gli animali, a tutti i vegetali, a tutte le stelle.

 


 

Il lento cammino della conoscenza

(Seneca, Quaestiones naturales VII, 25, 1-5 - prova maturità classica 2000)

 

Multa sunt quae esse concedimus; qualia sunt? Ignoramus. Habere nos animum, cuius imperio et impellimur et revocamur, omnes fatebuntur. Quid tamen sit animus ille rector dominusque nostri, non magis tibi quisquam expediet quam ubi sit. Alius illum dicet spiritum esse, alius concentum quendam, alius vim divinam et dei partem, alius tenuissimum animae, alius incorporalem potentiam; non deerit qui sanguinem dicat, qui calorem. Animo non potest liquere de ceteris rebus, ut adhuc ipse se quaerat. Quid ergo miramus cometas, tam rarum mundi spectaculum, nondum teneri legibus certis nec initia illorum finesque notescere, quorum ex ingentibus intervallis recursus est? Nondum sunt anni mille quingenti ex quo Graecia stellis numeros et nomina fecit, multaeque hodie sunt gentes quae facie tantum noverunt caelum, quae nondum sciunt cur luna deficiat, quare obumbretur. Haec apud nos quoque nuper ratio ad certum perduxit. Veniet tempus quo ista quae nunc latent in lucem dies extrahat et longioris aevi diligentia. Ad inquisitionem tantorum aetas una non sufficit, ut tota caelo vacet; quid quod tam paucos annos inter studia ac vitia non aequa portione dividimus? Itaque per successiones ista longas explicabuntur. Veniet tempus quo posteri nostri tam aperta nos nescisse mirentur.

Sono molte le cose di cui ammettiamo l’esistenza, ma ignoriamo quali siano le loro qualità. Tutti concordano sul fatto che abbiamo un intelletto, dal cui comando siamo spinti ad agire e ne siamo richiamati; che cosa tuttavia sia questo intelletto che è nostra guida e signore, nessuno potrà spiegarlo, così come non potrà spiegare dove esso sia. Qualcuno dirà che è spirito, altri parleranno di una sorta di armonia, qualcuno dirà che si tratta di una potenza divina, di una parte di un dio, altri ancora parleranno della parte più sottile dell’anima, qualcuno di pura potenzialità. Non mancherà chi affermerà che è sangue, chi parlerà invece di calore. Dunque, l’intelletto, che è ancora alla ricerca di chiarire se stesso, non può avere visione chiara delle altre cose. Perché dunque proviamo stupore del fatto che le comete, spettacolo tanto raro nel cielo, non siano ancora soggette a leggi ben definite e non siano noti l’inizio e la fine della loro cammino, che torna a noi dopo lunghi intervalli di tempo? Non sono ancora trascorsi mille e cinquecento anni da quando i Greci contarono le stelle e diedero loro un nome e ci sono ancora oggi persone che conoscono il cielo solo per il suo aspetto immediato, che non conoscono ancora il perché delle eclissi di luna, la ragione del suo oscurarsi. Non è molto tempo che noi conosciamo queste cose grazie alla scienza. Verrà un tempo in cui la luce e lo studio continuo di un’età più lunga illumineranno queste cose che ora rimangono oscure. Una sola epoca non è sufficiente allo studio di fenomeni tanto grandi, anche se si dedicasse tutta allo studio del cielo; che dire poi del fatto che non dividiamo equamente i nostri anni, tanto pochi, tra lo studio e altre vane occupazioni? Dunque, questi fenomeni saranno spiegati dopo una lunga serie di anni. Verrà un tempo nel quale i nostri posteri si stupiranno che noi si fosse ignari di cose tanto evidenti.

 


Brani tratti dalle opere di Plinio il Vecchio

 

 

L'universo

(Plinio il Vecchio, Naturalis historia, II 1)

 

Mundum et hoc quodcumque nomine alio caelum appellare libuit, cuius circumflexu degunt cuncta, numen esse credi par est, aeternum, inmensum, neque genitum neque interiturum umquam. huius extera indagare nec interest hominum nec capit humane coniectura mentis.

[2] Sacer est, aeternus, immensus, totus in toto, immo vero ipse totum, infinitus ac finito similis, omnium rerum certus et similis incerto, extra intra cuncta conplexus in se, idemque rerum naturae opus et rerum ipsa natura.

[3] Furor est mensuram eius animo quosdam agitasse atque prodere ausos, alios rursus occasione hinc consumpta aut hic data innumerabiles tradidisse mundos, ut totidem rerum naturas credi oporteret aut, si una omnes incubaret, totidem tamen soles totidemque lunas et cetera etiam in uno et inmensa et innumerabilia sidera ...

 

 


Home del Certamen sull'astronomia (2007)

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