Alcuni piatti presenti nel Satyricon di Petronio

 

Apponitur primae magnitudinis aper

Advenerunt ministri ac toralia praeposuerunt toris, in quibus retia erant picta subsessoresque cum venabulis et totus venationis apparatus. Necdum sciebamus mitteremus suspiciones nostras, cum extra triclinium clamor sublatus est ingens, et ecce canes Laconici etiam circa mensam discurrere coeperunt. Secutum est hos repositorium, in quo positus erat primae magnitudinis aper, et quidem pilleatus, e cuius dentibus sportellae dependebant duae palmulis textae, altera caryatis, altera thebaicis repleta. Circa autem minores porcelli ex coptoplacentis facti, quasi uberibus imminerent, scrofam esse positam significabant. Et hi quidem apophoreti fuerunt. Ceterum ad scindendum aprum non ille Carpus accessit, qui altilia laceraverat, sed barbatus ingens, fasciis cruralibus alligatus et alicula subornatus polymita, strictoque venatorio cultro latus apri vehementer percussit, ex cuius plaga turdi evolaverunt. Parati aucupes cum harundinibus fuerunt, et eos circa triclinium volitantes momento exceperunt. Inde cum suum cuique iussisset referri, Trimalchio adiecit: "Etiam videte, quam porcus ille silvaticus lotam comederit glandem." Statim pueri ad sportellas accesserunt quae pendebant e dentibus, thebaicasque et caryotas ad numerum divisere cenantibus.

Entrano dei servi e sistemano sui triclini dei copriletti che avevano ricamate sopra le reti e cacciatori appostati con in mano gli spiedi e tutti gli arnesi per la caccia. Non sapevamo ancora cosa dovessimo immaginare, quando da fuori della sala si leva un grande baccano, ed ecco che dei cani della Laconia entrano e si mettono a correre all'impazzata intorno alla tavola. A ruota arriva una grossa teglia sulla quale giganteggia un enorme cinghiale con in testa un berretto da liberto: alle sue zanne sono appesi due piccoli cestini di palma intrecciata, pieni uno di datteri freschi e l'altro di secchi. Tutto intorno c'erano dei maialini di pasta di mandorle che, essendo attaccati più o meno alle mammelle, facevano capire che si trattava di una femmina. Ce li regalano, da portarli poi via a fine cena. A tagliare il cinghiale non si presenta quel Trincia che aveva fatto le parti coi polli, ma un energumeno barbuto con le gambe fasciate e un mantello damascato sulle spalle. Impugnato un coltello da caccia, il tipo cala un colpo tremendo nel fianco del cinghiale e dallo squarcio ne esce uno stormo di tordi in volo. Ma lì c'erano già pronti gli uccellatori con tanto di canne, e in un battibaleno li riacciuffano mentre quelli svolazzano per la sala. Dopo aver ordinato di darne uno a ogni invitato, aggiunge: "Guardate un po' che ghiande prelibate si pappava quel porco selvatico!". Due schiavetti afferrano i cestini che pendevano dalle zanne del cinghiale e distribuiscono agli invitati i datteri freschi e quelli secchi.

Petronio, Satyricon, 40


 

 

 

 

 

 

 

L'antipasto

Repositorium allatum est cum corbe, in quo gallina erat lignea patentibus in orbem alis, quales esse solent quae incubant ova. Accessere continuo duo servi et symphonia strepente scrutari paleam coeperunt, erutaque subinde pavonina ova divisere convivis. Convertit ad hanc scenam Trimalchio vultum et: "Amici, ait, pavonis ova gallinae iussi supponi. Et mehercules timeo ne iam concepti sint. Temptemus tamen, si adhuc sorbilia sunt." Accipimus nos cochlearia non minus selibras pendentia, ovaque ex farina pingui figurata pertundimus. Ego quidem paene proieci partem meam, nam videbatur mihi iam in pullum coisse. Deinde ut audivi veterem convivam: "Hic nescio quid boni debet esse", persecutus putamen manu, pinguissimam ficedulam inveni piperato vitello circumdatam.

Viene portato un vassoio con sopra un cestino contenente una gallina di legno che aveva le ali aperte a cerchio, come di solito fanno quando covano le uova. Subito si avvicinano due servi che, sul sottofondo assordante della musica, cominciano a frugare in mezzo alla paglia e tirano fuori una serie di uova di pavone che distribuiscono tra i commensali. Di fronte al colpo di scena, Trimalcione si volta e ci comunica: "Amici, ho fatto mettere sotto la gallina delle uova di pavone ma, per dio, mi sa che ci sia già dentro il pulcino. In ogni modo vediamo un po' se si possono ancora inghiottire". Noi allora prendiamo dei cucchiaini che non pesavano meno di mezza libbra e rompiamo quelle uova ricoperte con un impasto di farina. Io stavo quasi per buttar via il mio perché mi sembrava che dentro ci fosse già il pulcino. Ma poi, quando sento un habitué di quelle serate dire "mi sa che qui dentro c'è qualcosa di buono", frugo un po' con la mano dentro al guscio e ci trovo un beccaccino da favola immerso in salsa piccante di tuorlo.

Petronio, Satyricon 33


 

 

 

 

 

 

Mensa prima

Rotundum enim repositorium duodecim habebat signa in orbe disposita, super quae proprium convenientemque materiae structor imposuerat cibum: super arietem cicer arietinum, super taurum bubulae frustum, super geminos testiculos ac rienes, super cancrum coronam, super leonem ficum Africanam, super virginem steriliculam, super libram stateram in cuius altera parte scriblita erat, in altera placenta, super scorpionem pisciculum marinum, super sagittarium oclopetam, super capricornum locustam marinam, super aquarium anserem, super pisces duos mullos. In medio autem caespes cum herbis excisus favum sustinebat. Circumferebat Aegyptius puer clibano argenteo panem. (…) Ad symphoniam quattuor tripudiantes procurrerunt superioremque partem repositorii abstulerunt. Quo facto, videmus infra altitia et sumina leporemque in medio pinnis subornatum, ut Pegasus videretur. Notavimus etiam circa angulos repositorii Marsyas quattuor, ex quorum utriculis garum piperatum currebat super pisces, qui tamquam in euripo natabant.

Era infatti una grossa teglia rotonda che aveva tutto intorno i segni dello zodiaco, sopra ciascuno dei quali il cuoco aveva piazzato una specialità appropriata al simbolo: sull'Ariete dei ceci di Arezzo; sul Toro un quarto di bue; sui Gemelli testicoli e rognoni; sul Cancro una corona; sul Leone fichi africani; sulla Vergine una vagina di scrofa; sulla Libra una bilancia con una focaccia in un piatto e un polpettone nell'altro; sullo Scorpione un pesciolino di mare; sul Sagittario un gufo; sul Capricorno un'aragosta; sull'Acquario un'oca; sui Pesci due triglie. Al centro, poi, una zolla di terra strappata con tutta l'erba attaccata sosteneva un favo di miele. Uno schiavetto egiziano distribuiva pane caldo in giro prendendolo da un forno portatile d'argento. ... (…) Quattro servi entrano ballando al ritmo di un'orchestra e scoperchiano il vassoio. E cosa ti vediamo dentro? Capponi, mammelle di scrofa e, al centro, una lepre con tanto di ali che sembrava un Pegaso. Agli angoli del vassoio notiamo anche quattro statuette di Marsia, che da piccoli otri innaffiavano di salsa piccante dei pesci che ci sguazzavano dentro come in un braccio di mare.

Petronio, Satyricon 35-36

 


 

 

 

 

 

 

 

Mensa secunda

Iam illic repositorium cum placentis aliquot erat positum, quod medium Priapus a pistore factus tenebat, gremioque satis amplo omnis generis poma et uvas sustinebat more vulgato. Avidius ad pompam manus porreximus, et repente nova ludorum remissio hilaritatem hic refecit. Omnes enim placentae omniaque poma etiam minima vexatione contacta coeperunt effundere crocum, et usque ad nos molestus umor accedere.

Ci avevano già piazzato un grosso portavivande con sopra delle focaccine: al centro, imponente, un Priapo fatto in pasticceria, reggeva in grembo, secondo l'uso comune, frutti di ogni genere e uva. Al colmo della gola allunghiamo le mani su tutto quel ben di dio, e all'improvviso una nuova invenzione ci riporta il sorriso sulle labbra. Infatti non appena le tocchiamo, da tutte quelle focaccine e da quella frutta schizza fuori dello zafferano che con un getto sgradevole ci arriva fino alla faccia.

Petronio, Satyricon 60


Home del Certamen sull'alimentazione (2008)

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