Autori e trattatti romani sulla veterianaria

 

Nel periodo romano, Catone (234-149 a. C.), Varrone (116-27 a. C.), Virgilio (71- 19 a. C.) e Columella (ca 2-4 a. C.-40 d. C.) riferirono su diversi rimedi per trattare malattie di animali domestici.

 

Marco Porcio Catone nacque a Tuscolo (Frascati) nel 234 a. C.; scrisse il De re rustica, un libro sull’agricultura. Preconizza l’uso del cavolo per ogni sorta di malattie sia umane che equine. Per il trattamento della scabbia delle pecore raccomanda l’applicazione di una mistura costituita dal sedimento di olio d’oliva, estratto di lupino e buon vino.

 

Marco Terenzio Varrone (116-27 a. C.), generale di Pompeo, fu un egregio scrittore e nel suo monumentale Rerum rusticarum descrisse, a differenza di Catone, delle ottime misure per allevar il bestiame, vale a dire buona alimentazione, buon allevamento, e mantenimento degli animali in buona salute. Interessante è l’intuizione di Varrone sulle cause della malaria che precede di diversi secoli le scoperte di Laveran.

 

Publio Virgilio Marone (71-19 a. C.), poeta cesareo, scrisse in versi latini le Georgiche, un prezioso libro sull’agricultura  anche sulla veterinaria. Virgilio, infatti, noterà – tra l’altro – i ditteri (Hypoderma spp), che infastidiscono i bovini, e la scabbia delle pecore. Per il trattamento di quest’ultima affezione, Virgilio propone unguenti con zolfo misto a schiuma d’argento, pece e cera.

 

Lucio Giunio Moderato Columella (ca 2 - 4 a. C. - 40 d. C.), nato in Spagna, fu il più grande scrittore di agricultura e di veterinaria dell’epoca romana. Il suo De re rustica, è un famoso trattato che consta di 12 libri. Nei libri VI e VII il Columella descrive molte affezioni dei cavalli, buoi, pecore e suini; non tralascia le malattie dei cani. Fu uno dei primi autori a consigliare l’isolamento degli animali ammalati.

Le descrizioni dei metodi curativi sono semplici e privi di superstizione; per eliminare le pulci nel cane raccomanda l’uso del cimino (Cummin cyminum) mescolato con elleboro bianco. Per il trattamento degli ascaridi dei vitelli raccomanda l’uso dell’artemisia (Artemisia spp); oggi è infatti noto che le artemisie contengono la santonina, una sostanza avente azione vermifuga.

 

Fonte: Raffaele RONCALLI AMICI, Il trattamento e la cura degli animali attraverso i secoli, in Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria, Lastra a Signa (FI), 23-24 Settembre 2000. Disponibile on line

 


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