Cristiano Mattia Ricci - intervista a Dino Serra gallerista d'arte contemporanea trapanese.
"Retornos de lo vivo lejano" in mostra alla Quadreria del lotto

 

 

       

Vorrei introdurre questa breve intervista con il vissuto della mia esperienza a Trapani, in occasione della mostra “Retornos de lo vivo lejano” presso la galleria d’arte contemporanea Quadreria del Lotto.
E desidero anche dire che in questo nuovo contesto mi sono reso conto di quanto l’esperienza umana venga sempre prima, in ordine d’importanza, di quella artistica.

Questo incontro ha avuto inizio attraverso quella modalità di “viaggio” a cui sono avvezzo da tempo, che si sperimenta tramite un utilizzo pressoché costante di Internet. Così ho scoperto l’esistenza di questo piccolo spazio trapanese, dei suoi artisti, ed ho avuto modo di conoscere Dino Serra e il suo mondo.
Ci siamo tenuti in contatto telefonico per una mezza dozzina di mesi; poi in ottobre, finalmente, ci siamo conosciuti di persona. La mia esperienza diretta della città di Trapani è stata motivo di intensa gioia, si è rivelata un momento di stimolo e conoscenza. L’allestimento della mostra, le scelte di natura estetica conseguenti, sono state solamente una piccolissima parte di ciò che interiormente in quei giorni ho vissuto.

Voglio raccontare, in verità, di un’amicizia particolare e profonda, sviluppatasi in un brevissimo arco di tempo. Dino Serra è un punto di riferimento essenziale per la cultura artistica trapanese, e non solo.
La città è ricca di autentici artisti e intellettuali: un luogo forse poco conosciuto per queste sue spiccate qualità, benché particolarmente vive. Tra gli artisti che ho avuto la fortuna di conoscere e incontrare, sono rimasto affascinato dalle qualità umane e dalla maestria pittorica dell’artista e amico Enzo Romeo: un pittore complesso, dal percorso sempre in evoluzione; un uomo affascinante e di rara simpatia.
Più anziano ma altrettanto vitale è l’artista Mario Cassisa. Quest’uomo è conosciuto finora dai trapanesi soltanto per le inesauribili avventure della sua vita, per i suoi continui spostamenti nel mondo e per la sua amicizia con Leonardo Sciascia. Nei primi anni Cinquanta è stato a Chicago, studente di “action painting” presso la casa-atelier dell’artista Mark Tobey.

Il maestro Cassisa vive in una “casa museo” (così dice l’insegna) presso la via Poeta Calvino. Per chi vada a Trapani anche una volta soltanto, è imprescindibile la conoscenza del maestro. Altre persone che ho avuto modo d’incontrare, come l’artista Antonio Sammartano e l’architetto Vittorio Maria Mancuso, mi hanno convinto che si tratti di gente speciale, affabile, colta, creativa e originale.
La vita nel Milanese, da cui provengo, i suoi codici statici, la sua mancanza di calore umano e di proficue relazioni interpersonali, hanno contribuito a fare di questa mia breve permanenza una sorta di rivelazione delle possibilità in positivo dell’animo umano, dei suoi toni colorati.
Desidero però soffermarmi sulla personalità del gallerista e amico Dino Serra, che più di altri ho frequentato; non mi dilungherò tanto sulle cortesie e gentilezze che ha usato nei miei confronti, quanto sulle peculiarità della sua personalità speciale.

Dino Serra è un gallerista “diverso” per profonda passione, non uno dei molti mercanti d’arte italiani ed esteri. Anzi, l’aspetto più commerciale del fare artistico, l’idea economica associata all’opera, gli ripugna, ed è criterio d’esclusione nella scelta personale che fa degli artisti per la sua galleria.
La visione dell’arte che lo contraddistingue è intesa quale fenomeno rigenerante dell’anima: una sorta di “semplice” terapia alle brutture della vita, ai sempre imprevedibili ritorni, nel percorrere la vita, d’una mancanza di senso.
Il contatto con l’Arte viene da lui vissuto come momento anche educativo per sè e per la sua famiglia, per i suoi concittadini e amici; si tratta, per lui, di dare significato aggiunto alla propria quotidianità, in un confronto personale ma attivo col proprio tempo.
Dino Serra è un uomo dal carattere spiccatamente creativo, mai prevedibile, dal pensiero inarrestabile. La disciplina per la quale pare più “tagliato”, è il sogno; attribuendo a questo un ruolo di primo piano nell’economia di una vita ben spesa.
La Quadreria del Lotto, il prezioso sogno di via Mancina a Trapani, ha ospitato in diverse occasioni il lavoro di persone colpite da disturbi psichici come di artisti nazionali ed internazionali. In particolare, quest’attenzione al sociale ha creato gratificazione e nuovi stimoli ai malati locali, rendendogli dignità con l’arte. Alcuni di loro, a riprova dell’effettiva utilità in tal senso della galleria, sono diventati assidui frequentatori delle mostre ed hanno sviluppato un interesse specifico per gli aspetti della creatività.

In una delle nostre conversazioni, Dino Serra mi ha spiegato dell’uso originario del suo spazio: “La città aveva sino a quarant’anni fa tre esattorie del lotto, di cui l’attuale galleria era la terza”; e ancora,
“I trapanesi hanno sognato, in questo luogo. Hanno sognato ricchezze, pur se materiali. Questo spazio è, sin dalla sua origine, un luogo adibito al sogno”. Così nel rispetto d’una propria personale vocazione, viene allo stesso tempo confermato il rispetto per la storica vocazione d’un luogo; “Altra lieta sorpresa è stata la scoperta di un settecentesco arco in tufo, precedentemente murato”, e nel raccontarmi di questa sua recente scoperta gli s’illuminano gli occhi, rivelandomi un pensiero quasi “magico” associato alle proprietà di questo specifico luogo.
Il termine “Quadreria” è termine dal sapore antico, secentesco, e corrisponde al più specifico amore per i quadri di Dino Serra. Sebbene si occupi d’arte contemporanea, discorrendo egli rivela un profondo amore per l’arte del passato, e in particolare la pittura del Seicento. L’amore per la nostra storia dell’arte è il movente della sua ricerca nella contemporaneità. La sua visione dell’arte passa ininterrotta tra passato e presente.

 


Vuoi raccontarci cosa ti ha spinto ad occuparti d'arte, quali ragioni del profondo...

Ad un certo punto della mia vita ho avvertito il bisogno, la necessità di dare un senso a gran parte della mia vita, che non poteva essere soddisfatta solo dal ricorso a valori tradizionali. Cresceva in me l'urgenza di controbilanciare con altri valori una esistenza che tentava di appiattirsi su interessi di basso profilo, alienanti e spesso squallidi.
Nasce da questa autoanalisi il "sogno" QL. Un colpo d'ala, servito a riconvertire la mia sensibilità, a dissetare la mia coscienza con il ricorso all'arte. Una scelta terapeutica e di necessità. Una scelta per certi versi obbligata per chi sa leggersi dentro e sa guardarsi attorno.


Quali parametri usi nella scelta che fai d'un artista; cosa cerchi nell'arte e che cosa trovi?

Sono un fruitore e un propositore d'arte molto curioso. La curiosità mi porta spesso ad indagare la personalità e l'opera di giovani artisti che tentano nuovi linguaggi di comunicazione. Questa premessa non è certo il criterio di scelta, ma rappresenta il "luogo di scelta" all'interno del quale mi muovo cercando esclusivamente la qualità non solo pittorica, ma soprattutto di pensiero; una cornice che deve racchiudere capacità introspettive, dell'artista prescelto, di assoluto livello.

I primi anni della Quadreria hanno visto una folta presenza di artisti europei ed extraeuropei; prevedi di proseguire in questa direzione?

Ritengo che una giovane galleria d'arte contemporanea debba sentire il dovere di ricercare sinergie, approcci ed esperienze per il mondo. In quest'ottica, sulla via della Qualità, chiunque si incontri, italiano o straniero che sia, alla QL troverà spazio.

Puoi descriverci il tuo punto di vista sulla situazione artistico-culturale sicilana?

La situazione artistico-culturale della Sicilia non è delle migliori, secondo me per due ordini di ragioni: la scarsa sensibilità per la cultura in genere dimostrata dalle amministrazioni locali, e non ultimo anche una certa capacità (tutta nostra) di saperci piangere addosso aspettando che altri facciano qualcosa. Ciononostante, la grande ricchezza culturale che ci ritroviamo ci permette di galleggiare.

Come immagini il futuro della Quadreria?

Con tanti giovani artisti bravi che si susseguono, pronti a cogliere l'opportunità che la QL offre loro, perché nel frattempo hanno visto che altri che hanno transitato alla Quadreria del Lotto sono diventati artisti affermati, apprezzati, quotati e famosi. Tipo Cristiano Mattia Ricci da Milano.

 
 

 

Retornos de lo vivo lejano, presso la Quadreria del lotto

 

 



 
 
 

Retornos de lo vivo lejano

12 ottobre - 2 novembre 2003 - Galleria d’Arte Contemporanea Quadreria del Lotto
via Mancina 3, Trapani ITALY

Domenica 12 ottobre 2003, presso la Galleria d’Arte Contemporanea Quadreria del Lotto di Trapani, si è inaugurata la personale Retornos de lo vivo lejano, dell’artista milanese Cristiano Mattia Ricci.
La mostra è curata dalla Quadreria del Lotto, uno degli spazi più rilevanti e vitali dedicati, a Trapani, alle proposte della giovane arte contemporanea italiana e straniera.

Cristiano Mattia Ricci, nato nel 1973, è attualmente laureando presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano; si dedica alla pittura da diversi anni. Contemporaneamente coltiva una forte passione per la poesia, pubblicando suoi testi su riviste del settore ed antologie di poesia contemporanea (Nuovi Confini, "Il Teatro del Tempo"Akkuaria, Pulcinoelefante). In occasione dell’esposizione delle sue opere presso la Quadreria del Lotto, si terrà un reading di sue poesie.

Nel 2001 fonda a Milano l'associazione culturale Il Cerchio Azzurro: uno spazio anche virtuale (www.cerchioazzurro.cjb.net) di riflessione aperta sui temi e le problematiche dell’espressione artistica di oggi e di sempre, nelle sue varie sfaccettature (arte visiva, poesia e letteratura in genere, musica).
Il titolo della mostra è tratto da una raccolta poetica di Rafael Alberti; si tratta di un libro del 1952, scritto anni prima dell’esilio del poeta dalla Spagna franchista.

Ho scelto questo titolo - dice l’artista - non per un amore mio particolare verso il passato, bensì per un amore mio particolare verso questo poliedrico artista e poeta. Il titolo può sembrare infatti ingannevole, e può far pensare ad un’arte conservatrice, reazionaria, appunto fatta di ritorni. Chiarisco subito che non amo il passato in particolare, ma neppure amo molti aspetti del presente. La mia pittura è lontana da qualsiasi forma di realismo, da qualsiasi estetica di figurativismo realistico, comprese quelle contemporanee. Ho voluto fare una pittura solamente inventata dalla mia testa, con forti influenze musicali, fatta dello stesso tessuto della musica. E per questo, senza inizio né fine”.