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Mail
Art di massa ma non di mercato
Più
che nei suoi aspetti formali è nelle caratteristiche specifiche
che la Mali Art (arte postale o posta artistica) non somiglia a nulla
di preesistente che io conosca.
Rispondente
ad esigenze individuali già manifestate in vari casi, l'esempio
più diretto possono essere le lettere di Van Gogh al fratello Teo,
corredate di schizzi e riferimenti diretti al lavoro pittorico, la Mali
Art è stata razionalizzata indicativamente nel metodo da Rai Johnson
(Detroit 1927 - New York 1995) intorno al 1960, e trasformata in uno strumento
di comunicazione o intercomunicazione.
Data
l'agilità ed il basso costo della produzione e della veicolazione,
interventi manuali (in genere collages) su carta comune trasmessi per
via postale, l'assenza di rigide normative e selezioni preventive, la
difficoltà di controllo o di censura in qualsiasi condizione, insieme
all'aspetto autoriproduttivo che le era proprio, con spiccate caratteristiche
esponenziali (in questo va registrata una somiglianza con le tristemente
famose "catene di S. Antonio, ma solo per quanto riguarda il
meccanismo), il fenomeno non poteva che riguardare fasce larghe ed eterogenee
di personalità espressive, seppur marginali ai consorzi istituzionali
ed accademici, come a quelli mercantili, che dai primi traggono legittimazioni
culturali in cambio di notorietà. Anzi, non di rado i mercanti
d'arte avversano questa forma espressiva, cosa del tutto comprensibile
poiché, nel caso di artisti ben quotati sul mercato dei collezionisti
(Enrico Baj, Shozo Shimamoto ed altri), interventi manuali, diretti e
comunque firmati dai maestri vengono scambiati alla pari, per via postale,
con i lavori di emeriti sconosciuti che non offrono alcuna possibilità
di quotazione.
I
messaggi che viaggiano in questo circuito sono per la maggior parte di
tipo visuale, il testo ha speso solo una funzione integrativa (ma ciò
riguarda il rapporto in cui stanno fra loro, all'interno dell'intuizione,
la genialità della concezione e la fatica dell'esecuzione), tuttavia,
fra quanti praticano la testualità, è interessante ed apprezzabile
l'assemblaggio ottenuto coi titoli di un argomento di spicco o con gli
slogan di una campagna pubblicitaria particolarmente martellante, nonché
le varie tecniche di accostamento degli stessi.
Nell'insieme
dei materiali circolanti nella Mail Art, pure in assenza di correnti minimamente
definite, già da un'osservazione superficiale è possibile
distinguere due grandi versanti su cui si allinea la produzione internazionale:
uno, di cui fanno parte il Nord America, la Gran Bretagna ed il Giappone,
che in modo approssimativo ricompone l'area di influenza culturale di
lingua anglosassone; l'altro che raggruppa quella di matrice latina, Europa
Occidentale, Sud America, con qualche appendice nel Quebec e nei paesi
balcanici (l'Europa Orientale non ha un'anima ben definita e l'Islam,
che per la sua matrice culturale dovrebbe propendere più per il
testo che per l'immagine, è scarsamente presente).
Il
primo dei due versanti si caratterizza per l'esaltazione della possibilità
di contatto come test della capacità comunicativa, che diventa
preponderante e determinante sul messaggio comunicato. Quindi vi si possono
trovare assemblaggi costituiti da tickets, adesivi pubblicitari, parti
di imballaggio, immagini di vario tipo, in molti casi ritratti del mailartista
stesso, ed altri materiali riciclati, i quali vengono riprodotti in fotocopia,
a volte numerati ed addizionati del timbro e del logo del mittente, e
spediti a decine di destinatari della rete in tutto il mondo, per essere
alterati e nuovamente spediti ad altri fino a ritornare al primo, che
li espone e quindi li archivia. Ciò che muove la comunicazione
e mantiene attivo il circuito, il network, sembra essere dunque il puro
desiderio di affermazione della propria esistenza nell'ambito del circuito
stesso (in altra sede si potrebbero analizzare le affinità con
i graffitisti dello spary).
Il
secondo versante, quello latino, privilegia invece il contenuto del messaggio
come mezzo per esprimere il concetto. Più strettamente legato al
tema, sia esso dato da un progetto comune o scelto in base a criteri individuali,
si esprime maggiormente attraverso l'intervento manuale nella composizione
di ogni singolo messaggio, ricavandone quindi un originale, il quale,
poiché richiede maggiori tempi di esecuzione, viene inviato da
un numero più limitato di destinatari scelti con criteri più
selettivi. E' in questa particolare accezione che il testo, scritto a
mano o riprodotto con varie tecniche, trova maggiori occasioni di inserimento,
poiché la velocità di esecuzione diventa meno determinante.
Se ne può quindi dedurre che l'affermazione della personalità
sia considerata preponderante sulla capacità di comunicazione,
e che ciò che muove il meccanismo sia la volontà di stabilire
un rapporto di tipo dialettico fra il mittente ed il destinatario. Nel
primo caso invece sorge il dubbio che sia ritenuto più importante
il perfezionamento del rapporto con il mezzo tecnologico
Qualcuno
potrebbe tuttavia avanzare riserve sull'eventualità di considerare
la Mail Art come un tipo di scrittura, e se ne potrebbe certamente discutere.
In ogni caso si dovrà prendere atto che tali differenziazioni si
sono determinate spontaneamente, e che sono riferite, o quanto meno riferibili,
a particolari aree linguistiche le quali non possono essere scollegate
dall'ambiente nel quale si sono sviluppate, e di conseguenza alla realtà
che vi è venuta stabilendosi; il fatto che ciò sia avvenuto
fornisce quindi numerosi elementi che possono deporre a favore di un'ipotesi
affermativa.
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