S. GIORGIO DEI GENOVESI

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Situata nella parte più esterna del quartiere della Loggia, a poca distanza dalle mura civiche oggi scomparse, la Chiesa di S. Giorgio dei Genovesi fu costruita tra il 1575 e il 1596. La chiesa di S. Giorgio venne edificata in sostituzione di quella di S. Luca, qui esistente,appertenuta ad una Confraternita di Genovesi. La “nazione” genovese possedeva una cappella, dedicata a S Giorgio, nel chiostro di S. Francesco di Assisi. Nel 1575 si decise l’edificazione di una chiesa di maggiori dimensioni e di aspetto magnifico. Fu denominata “dei Genovesi” perché di proprietà della comunità che aveva scelto il quartiere della Loggia per ostentare il ruolo dominante assunto dalla comunità ligure a Palermo, sostituitasi ai Pisani nel monopolio bancario e nelle principali attività mercantili della Sicilia e del Regno di Napoli. La commissione e l’esecuzione del cantiere fu affidata al piemontese Giorgio Di Faccio.

Dall’aspetto monumentale, la chiesa si presenta a tre navate con cappelle laterali, non visibili esternamente ma incassate nel muro. Per la sua struttura mancante di portico sulla parte frontale, è l’esempio più autorevole dell’architettura rinascimentale palermitana. In essa convivono e si fondono in nuovo assetto spaziale, sia le componenti della tradizione costruttiva locale, sia le concezioni di classica armonia e di dinamismo della luce, derivante da l’interpretazione dell’architettura rinascimentale italiana. La facciata occidentale, è in pietra da taglio, impostata secondo motivi intelaiati e definita sullo scorcio del ‘500 da accenni prebarocchi nelle due volute superiori, nelle avvolgenti volute del loculo ovoidale e nel fregio sotto il cornicione. L’edificio infatti è iscritto in un perfetto rettangolo e rivela in alzato la sua complessità: sia l’uso strutturale dei gruppi di colonne tetrastili, riprese dal più emblematico documento dell’arte normanna, la Cattedrale della città, sia la spinta verticale data dagli alti sovrassesti che sostengono gli archi e le volte,consentono continui rimandi della luce, che penetra generosa dalle alte finestre. Nell’icrocio tra il transetto e il coro, lo spazo interno rende perticolare rigore dinamico: coppie di colonne sovrapposte, hanno qui lo scopo di rendere più significativo l’organismo strutturale del capo croce a sostegno del tiburio ottagonale. Da questo si sviluppa la cupola a catino, sostenuta da pennacchi sferici. Nel corpo centrale si aprono quattro cappelle per lato con eleganti edicole scolpiti a motivi rinascimentali nelle quali sono posti dipinti di vari autori, come l'Estasi di S. Francesco di Gerardo Astorino, La Madonna Patrona di Genova di Giovanni Andrea De Ferrari, il Martirio di S. Giorgio o e Battesimo di Gesù di Jacopo Palma, la Madonna del Rosario e Santi di Luca Giordano, pittore testimone del barocco napoletano, il San Luca di Filippo Paladini, che confermano ulteriormente come Palermo in quel tempo fosse una città cosmopolita a dimensione europea, che intratteneva scambi culturali con il resto d’Italia. Lapidi sepolcrali ornano il pavimento, testimoniando con il loro aspetto la concorrenza e l’ostentazione di ricchezza e potere fra le famiglie genovesi. Tra le lapidi quella di Nicola Colombo, parente dello scopritore d'America e della pittrice cremonese Sofonisba Anguissola, sposata in seconde nozze con un ricco mercante genovese stabilitosi a Palermo. Nel 1720 fu definito il cappellone, ornato da stucchi eliminati nel XIX secolo; l’altare reca una statua di Santa Rosalia giacente. Purtroppo ignoti hanno spogliato nel tempo la Chiesa di suppellettili sacre, sedie, armonium, cornici, etc...Alla fine del secolo XX, oltre che per il culto, è stata utilizzata per manifestazioni culturali: convegni, concerti e mostre di grande rilievo. Dopo un accurato restauro delle tele da parte dell'Assessorato Regionale BB.CC.AA e con la collaborazione, l'interessamento e l'impegno ecomomico del Rotary Club Palermo Sud, del Rotary Club Palermo ed il Rotary Club Palermo Teatro del Sole, la Chiesa il 23 Ottobre 2002 è stata riaperta ormai soltanto al culto e per alte manifestazioni religiose. Viva è la speranza di vederla presto, nel suo splendido apparato interno, pareti e marmi, interamente restaurata.

 

CENNI STORICI SUGLI ARTISTI DI SAN GIORGIO DEI GENOVESI

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