CENNI STORICI SUGLI ARTISTI - CHIESA S. MARIA IN VALVERDE

Antonino Grano - Pittore

Pittore e incisore, nato intorno al 1660 e morto nel 1718. Fu un seguace di Pietro Novelli ed ebbe modo di completare la sua formazione a Roma, frequentando, grazie al Calandrucci, la cerchia del Maratta. Affrescò numerose Chiese palermitane, in particolare la cupola e i pennacchi della Martorana, la Cappella del Crocifisso nel Duomo di Monreale, la Chiesa di S. Maria di Valverde, la Chiesa di S. Antonio, la Gancia, l'Oratorio della Dame, Casa Professa, il Monastero delle Vergini, la Pietà. Fu collaboratore di Giacomo Amato. Morì lasciando incompiuti i decori a fresco dell'Oratorio di S. Caterina d'Alessandria.

Olivio Sozzi - Pittore

Il pittore Olivio Sozzi, nasce a Catania nel 1690, e muore nel 1765 a Spaccaforno(oggi Ispica), all'età di 75 anni, precipitando da un ponte-impalcatura durante il completamento degli affreschi nella cupola della Chiesa Grande di S. Maria Maggiore, ove è sepolto. Impara l'arte del disegno a Palermo,dove sposa Caterina Cappello,una donna ricca,grazie alla cui dote può completare la sua preparazione pittorica .
Dal 1729 inizia un soggiorno romano presso l'antica bottega del maestro Sebastiano Conca(1680-1764), a sua volta allievo del Solimena (1657-1747). Risiede a Roma per parecchi anni,durante i quali assorbe la lezione del classicismo romano,ma,soprattutto si ispira alla luminosa lezione di Corrado Giaquinto(1703-1765) con il quale entra in rapporti di familiare e cordiale amicizia . Dopo Roma,raggiunge Palermo,dove nasce il suo primogenito,che farà poi, come l'omonimo nipote, Olivio (1771-1833), lo stesso mestiere del padre .
Nella seconda metà del Settecento in poi, fino alla morte, decide di tornare in Sicilia per intraprendere un'attività frenetica per cui Luigi Scuderi, noto biografo etneo ,Lo definisce "esimio dipintore catanese " .
Per S. Nicolosi, " le sue barocche composizioni erano,come quelle del contemporaneo acese,Paolo Vasta, grandiose e di drammatico contrasto luminoso ; predilegeva gli scorci arditi,come era richiesto d'altronde dagli edifici che le sue pitture adornavano : le Chiese.....Era un pittore alla moda,in quel secolo felice per le arti,tra i preferiti quando si doveva affrescare una Chiesa o adornarla con pale d'altare " .
Sue opere trovansi a Catania presso la Chiesa della Martorana, la Chiesa di S. Maria in Valverde e la Chiesa di S Agostino. Molte altre presso diverse Chiese di Catania, Militello, Naso, Tusa, Gioiosa, Patti, Avola, Melilli, Ispica, Paceco, Trapani, Mezzojuso, Comiso, Canicattì.

Paolo Amato - l'Architetto della Santuzza

Paolo Amato (Ciminna, 24 gennaio 1634 – Palermo, 3 luglio 1714) è stato un architetto italiano, arrivato a Palermo al seguito del fratello Vincenzo; nella capitale diventano entrambi sacerdoti, poi Paolo comincia a studiare la matematica e la prospettiva. E'un autodidatta, ma le prove della sua bravura sono così convincenti da indurre il Senato a conferirgli la cittadinanza onoraria e aggirare le Sicule Sanzioni del 1672, che proibivano la nomina degli ecclesiastici in quanto non sottoposti alla giurisdizione civile. Volto della Palermo barocca, fu architetto del Senato dal 1687 al 1714: la sua nomina risale al 22 agosto 1687 ma nello stesso atto ufficiale leggiamo che il sacerdote da molti anni serviva l' illustrissimo Senato, come ingegnere. Capomastro per le opere in muratura e, circostanza per niente secondaria, «architetto per l' apparati fatti nella solennità di Santa Rosalia». Una volta architetto del Senato, Paolo Amato supera brillantemente molteplici prove. La città è un cantiere affollato di monumenti sacri e profani, effimeri o proiettati nell' eternità promessa dai marmi policromi. Lui sfoggia il suo eclettismo progettando fontane come quella del Garraffo, altari e intere chiese come quella del monastero del Santissimo Salvatore, un teatro della musica e poi di nuovo tanti altari decorati con marmi mischi: non ci sono cesure fra lo spazio sacro e quello profano della città, l' architetto del Senato è onnipresente. Ma la prova da tutti attesa è quella del Festino, che assieme celebra la santa e la città e i cui preparativi possono continuare per un anno intero coinvolgendo gli abitanti nella preparazione di strade, piazze, teatri e chiese. Tutta la città è coinvolta nell' allestimento di un' architettura che ha il suo momento culminante nella processione e nella sfilata dei carri trionfali, scandita in ogni suo momento: le Quarant' ore, la messa solenne nella cattedrale, le corse dei cavalli, le notturne cavalcate delle Magistrature cittadine e dell' arcivescovo, i fuochi d' artificio prodotti da enormi «macchine da fuoco». La città esalta la sua vocazione teatrale, è tutta un palcoscenico. Il primo carro trionfale risale al 1686, con la sua realizzazione Paolo Amato si guadagna la nomina ad architetto del Senato. Nella cronaca di Vincenzo Auria il carro è una costruzione effimera ma esaltante, progettato per stupire: ci appare sollevato da terra su quattro grandi ruote, il primo piano a forma di capricciosa conchiglia tutta d' oro su cui svetta l' aquila di Palermo e fra le sue ali «con gesto d' allegrezza» si innalzava un trono dove in piedi, con in mano una bandiera vittoriosa, si mostrava trionfante Santa Rosalia. La città si autocelebra, Paolo Amato è il suo architetto-sacerdote: affonda le mani nel mito e nei simboli per celebrare la gloria onirica di una Palermo che è parte del sistema imperiale spagnolo e ha perduto ogni autonomia, che è capitale ma trasmette le direttive di un centro lontano. Tutto viene utilizzato nel barocco inanellarsi dei significati: Omero e le sacre scritture, Virgilio e la Cabala. Come scrive Maria Clara Ruggeri Tricoli, l' erudizione locale attinge con tranquilla indifferenza a ogni tradizione conosciuta, purché serva a nobilitare la città e i suoi abitanti: cioè gli antichi antenati di Santa Rosalia e degli stessi palermitani. L' architetto officia il crescendo delle celebrazioni, anno dopo anno disegna gli apparati festivi, il carro e la macchina dei fuochi, il ricco addobbo della Cattedrale e gli altari dei vari ordini monastici che ai Quattro Canti gareggiano in sfarzo e voglia di stupire. La città ripropone il proprio mito di città felice, libera e sovrana: Paolo Amato ne interpreta lo splendore regale e solare, con la sua invenzione del carro trionfale rende visibile il confuso aspirare alla gloria di una capitale che ogni anno torna a magnificare se stessa: SantaRosalia-aurora incede sul carro solare tirato da cavalli bianco-rossi-fulvo-neri, che dall' aurora alla notte simboleggiano il glorioso anche se confuso destino riservato alla città. L' architetto del Senato aspira a coniugare la retorica barocca della meraviglia, che vuole conquistare il popolo, con il rigore dell' erudito che indugia nel virtuosismo. Le sue creazioni destinate all' eternità e quelle effimere ripropongono lo stesso calderone di miti, sono sempre cosparse di metafore esaltanti: predilige le colonnine tortili che hanno il compito di significare la presenza divina, simbolo dell' architettura dell' universo. Nella cattedrale parata a festa, Palermo e la Sicilia esaltano il proprio essere centro del Mediterraneo, eredi di una tradizione imperiale che ignora le non sempre esaltanti vicende storiche. Nel Festino del 1691 la cattedrale è addobbata con un puntiglioso elenco di virtù regali che dalla Sicilia pacificheranno il mondo; nel 1695 il Festino si ricollega alle radici ebraiche di una Palermo che rivendica il suo sentirsi erede della corona di Gerusalemme e Paolo Amato addobba la Cattedrale ricreando al suo interno, simbolicamente riunite, una chiesa, una sinagoga e una moschea: anche se la tolleranza è ben lontana dall' essere praticata e l' Inquisizione vigila occhiuta. Interprete perfetto della poetica della meraviglia, sacerdote di una religione che nelle città barocche è soprattutto spettacolo e magnificenza d' apparati, Paolo Amato continua a riproporre un sogno di gloria che sempre più diventa effimero: come le architetture che sfolgoranti declamano improbabili destini dove solo il passato esiste. Perché, mentre a Palermo per un intero anno tutta la città prepara la sua festa, un nuovo ordine mondiale si sta affermando e le sue parole d' ordine non sono più il fasto e la meraviglia ma la poco scintillante rivoluzione capitalista. Che sembra lontana ma già incalza e in Sicilia, negli stessi anni in cui l' architetto Paolo Amato inventa carri trionfali, vende merci prodotte in lontane manifatture. Siamo nell' anticamera di un sottosviluppo di là da venire, che nessuno avrebbe sospettato. Di sicuro non il Senato, che cerca di allietare la vita dei palermitani con lo splendore delle feste e gli onesti trattenimenti dei giorni feriali. Ed è ancora Paolo Amato a realizzare un «teatro della musica» fuori Porta Felice, inaugurato nell' aprile del 1682 con un libretto che al solito celebra le glorie della città e da allora diventa il cuore di feste in onore dei potenti di turno. Si preparavano guai futuri, ma la vocazione a sorprendere è autentica: nel 1699 dalle due fontane di Porta Felice sgorga vino anziché acqua, e una superba macchina da fuoco disegnata dal nostro architetto era ancorata a mare, dove sparava giochi pirotecnici che colmavano gli occhi di meraviglia. - AMELIA CRISANTINO

 

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