CENNI STORICI SUGLI ARTISTI - CHIESA S. MAMILIANO

 

GIUSEPPE GIACALONE - ARCHITETTO

Capomastro e architetto, attivo dalla metà XVI secolo. Di recente, su prove documentarie da Salvo Di Matteo, gli è stato attribuito il prospetto esterno della Porta Nuova a Palermo, uno degli esempi più significativi del manierismo palermitano. Nativo del quartiere del Capo, apparteneva a una famiglia di capomastri. Lavorò alla copertura della Chiesa di S.Maria la Nuova e al Convento di Santa Cita, del quale gli viene assegnato il chiostro. Nel 1588 lo troviamo impegnato nella costruzione del palazzo Castrone-S.Ninfa. Intorno al 1608 sovrintese alla realizzazione della scenografica scalinata di Caltagirone.

ANTONELLO GAGINI - SCULTORE

Antonello Gagini (o Gaggini) (Palermo, 1478 – Palermo, 1536) è stato uno scultore e architetto italiano che operò soprattutto a Genova , in Sicilia e in Calabria. Figlio dello scultore Domenico Gagini, è fratellastro dello scultore Giovanni II Gagini. Risiede e lavora a Palermo dove dà un'organizzazione industriale alla bottega ereditata, assorbendo i lombardi Andrea Mancino e i Berrettaro, già concorrenti, ed educando tutti i figli al mestiere così redditizio da permettergli di aver due botteghe: una presso il Duomo, vero cantiere di lavorazione, l'altra al porto dove mostra lavori finiti, pronti all'esportazione in tutta la Sicilia e in Calabria, e scalo per commercio non solamente di marmi. Collabora da giovane col padre, ma nel 1498 è già un maestro autonomo con le Madonne di Bordonaro e di Nicotera, seguite dalle sculture del 1503 per il duomo di Palermo e il duomo di Corleone. Poi trascorre un periodo a Messina, denso di opere; tornato a Palermo compie dal 1504 al 1517 l'Arca di Santa Zita. Egli studia architettura non solo col padre (che, per testimonianza del Filarete, era stato allievo di Brunelleschi e aveva conosciuto opere di Francesco di Giorgio Martini), ma anche nei suoi viaggi in Toscana per acquisto di marmi, e studia il trattato di Vitruvio, di cui lascia per testamento una coppia al figlio Fazio. Trova anche il tempo per un soggiorno a Roma presso Michelangelo dal 1504 al 1506, collaborando alla tomba di Giulio II, poi al ritorno a Siracusa nel 1507 realizza il monumento Cardinas e infine a Palermo la tribuna del duomo dal 1507 al 1511, affiancata da una fittissima attività per le chiese del capoluogo e del territorio. Ricordiamo nella sagrestia del duomo palermitano la bella Madonna della Scala. Autore anche del complesso marmoreo della Pietà, sita nella chiesa Matrice Maria SS. Addolorata in Soverato superiore (CZ). Nel periodo dal 1517 al 1526 a Palermo scolpisce i mausolei nella chiesa di Santa Zita; dal 1519 al 1526 l'altare di San Giorgio per la cappella dei Genovesi nella chiesa di San Francesco,la preziosa statua della Madonna della Neve(1529) a Santa Lucia del Mela nel omonimo Santuario. Alla sua morte lasciò cinque figli: due di prime nozze (Giovanni Domenico e Antonino), tre di seconde (Giacomo, Fazio e Vincenzo). Alcune delle sue sculture sono esposte presso Palazzo Abatellis a Palermo.

PIETRO AQUILA - PITTORE

Pittore e incisore italiano (Marsala 1640 - Alcamo 1692).
Formatosi presso il pittore e incisore napoletano Pietro del Po, è andata quasi completamente perduta la sua produzione pittorica, tranne alcune opere di soggetto sacro che sono conservate nella chiesa della Pietà a Palermo (Parabola del Figliuol Prodigo, Abramo e Melchisedec), nella chiesa del chiostro di S. Maria delle Vergini (S. Benedetto) e affreschi nella Cappella del Rosario in Santa Cita.
La sua fortuna è legata all'attività di incisore di traduzione delle opere dei grandi maestri del Cinquecento e del Seicento, come Raffaello, Annibale Caracci, Pietro da Cortona, C. Maratta e altri.
Il nipote, Francesco Faraone (Palermo 1676 - Roma 1740 ca.), attivo a Roma, fu anch'egli incisore di traduzione

FILIPPO PALADINI - PITTORE

Filippo Paladini (Val di Sieve, 1544 – Mazzarino, 1614) è stato un pittore italiano. Assieme a Bernardino Poccetti e Giovanni Stefano Marucelli dipinge la facciata del Palazzo dell'Orologio di Pisa. La sua vita fu attraversata dalla violenza per un oscuro episodio occorso nella zona di Santa Croce, a Firenze, nel 1587 aggravato da un nuovo episodio l'anno successivo. Pure per Paladini sembra accertato l'interessamento dei Colonna a protezione del pittore, che si rifugia a Malta nel 1589. Segue un periodo buio nella sua vita, che soltanto nel 1601 si trasferisce in Sicilia, al servizio dei Branciforte di Mazzarino. L'incontro con il Caravaggio ha luogo nel 1609 ed è decisivo. Il pittore, che muore nel 1614, viene sepolto a Mazzarino oppure, secondo una diversa tradizione, nella chiesa di S. Ignazio all'Olivella, che custodisce due opere chiave della sua arte. Molte chiese siciliane conservano i suoi dipinti, realizzati durante gli ultimi anni di vita: Vizzini, Palermo, Enna, Caltanissetta, ma è a S. Ignazio dell'Olivella, nel cuore di Palermo, che sono ancora custodite dai Padri Filippini due opere tra le più significative del Paladini, l'ultima delle quali conserva l'impronta caravaggesca, influenza stilistica del grande lombardo connessa alla fede implacata postulata dalla Controriforma cattolica. Completa il soggiorno palermitano del pittore la Negazione di Pietro, anche questa di impronta cavaraggesca, dipinta nel 1613 e custodita per molto tempo in una collezione privata palermitana, finita nel mercato antiquario, recentemente recuperata dall'Assemblea Regionale Siciliana e adesso esposta a Palazzo dei Normanni.

VINCENZO DEGLI AZANI DA PAVIA - Pittore manierista del Cinquecento, uno degli artisti più significativi del periodo. Qui è necessario fare una precisazione: alla parola manierismo, non va attribuito il significato negativo che ha assunto nella modernità, ma riferita a quei tempi simboleggia la sofferenza dell'uomo di fronte all'inquietudine scatenate dal sacco di Roma ad opera dei vandali nel 1527. Con i famelici barbari, il mondo si fa più confuso, i pensieri più aggrovigliati. Vincenzo, che apparteneva alla famiglia pavese degli Azani, si trasferì a Palermo una prima volta già nel 1519, dove visse fino al 1520, data in cui sembra essersi allontanato dalla città per un soggiorno a Roma. Ciò gli valse l'appellativo di "Romano". Durante la permanenza nella capitale, divenne uno degli allievi di Raffaello ed instaurò rapporti con Polidoro. Con questi poi si trasferì definitivamente a Palermo. Il vasto catalogo dell'artista offre numerosi elementi dell'arte manierista: la Pala Madonna e Santi nella Chiesa di S. Pietro a Palermo (oggi presso la Galleria di Palazzo Abatellis), la tavola con la Madonna in Gloria nella Chiesa di S. Maria degli Angeli ad Agrigento, il Profeta Daniele e il Re David nella chiesa della Gancia a Palermo, e tante altre.

 

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