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Testimonianze

 

"Mia cara, amo la droga più di te!"


La storia di Angelo
Mi chiamo Angelo, ho 37 anni, abito in provincia di Napoli, sapete in uno di quei paesi non tanto messi in evidenza nella cronaca di Napoli, ma dove sotto sotto camminano tante cose, che sbalordirebbero se venissero pubblicate.

I miei genitori erano persone abbastanza tranquille, erano dei semplici lavoratori. In famiglia eravamo 10 e, poiché eravamo in troppi, io fui cresciuto dalla sorella di mia mamma e da suo marito.
I miei 'genitori adottivi' però, erano l'opposto dei miei genitori naturali. Mio zio praticava la magia ed era benestante. Affascinato da quel benessere, a 15 anni, poco dopo aver finito la scuola dell'obbligo, iniziai ad andare con mio zio per lavorare con lui e per imparare a praticare anch'io la magia. La mia vita si allargava sempre di più nel benessere e nei piaceri, e facevo di tutto per dimenticare di essere figlio di operai. Da ragazzo tranquillo, molto bravo e umile, diventai così orgoglioso, arrogante e sofisticato a causa di quello stile di vita. Conobbi delle persone dell'ambiente malavitoso, e io vedevo in loro un livello molto alto di vita, così decisi di frequentarli per raggiungere il loro stesso livello di vita. Uscivo in particolare con uno di loro che era molto rispettato in zona e frequentavo con lui locali notturni, pub, quartieri alti, ecc. Arrivai alla massima sfrenatezza di vita: mi mancava solo la droga.
La mia prima esperienza con la droga la feci una notte che passai interamente fra donne e "coca".
Dopo alcuni mesi, cominciai a sniffare eroina per ottenere un maggior risultato nello sballo e per avere ancora più appagamento. E così andai avanti per anni, fu come un ciclo continuo.
Entrando nel campo dell'eroina, lentamente si raffreddarono i rapporti con gli amici più intimi, che si ruppero definitivamente quando divenni tossicodipendente cronico. I problemi aumentarono come mai prima, perché oltre agli amici, anche il rapporto con la mia ragazza, durato circa 10 anni, era in crisi. Infine mi stufai, e l'abbandonai, dicendole che amavo più la droga che lei.
Avevo perso il sorriso, ogni cosa mi dava fastidio. Odiavo tutto e tutti fino alla nausea e, più ero disgustato, più andavo avanti con l'eroina. Ho sniffato eroina per sette anni, per due ho fatto uso di cocaina (insieme all'eroina), e per tre mi sono bucato.
Durante quegli anni consumai centinaia di milioni di lire, poi, esaurito il mio denaro, mi dedicai alle rapine e ad altro. Col passare del tempo, ero sempre meno lucido mentalmente, e il fisico ne risentiva dell'abuso di droga che facevo, perciò non fui più in grado di fare rapine, furti, truffe, ecc. Quindi, per soddisfare il mio bisogno di droga, ingerivo psicofarmaci, metadone, fino a cadere nell'alcool. Bevevo Campari e gin dalla mattina alla sera, normalmente ne consumavo 20 al giorno. Non valevo più niente, e inoltre facevo pena alla mia famiglia, che si preoccupò di cercarmi un posto dove poter risolvere il grave problema che avevo. Così, un amico di famiglia, che conosceva il Centro Betel, li portò lì a parlare del mio caso. Il giorno dopo subito mi portarono all'ufficio dove feci un colloquio. Non volli accettare il regolamento interno di Betel, e me ne andai. Per un mese, dopo quel colloquio, sono caduto sempre più in basso nella droga ma, grazie all'insistenza di un mio fratello, che mi riaccompagnò al Centro Betel, quella volta ci restai.
Mi sentivo talmente nel buio che non riuscivo più a vedere le cose. Arrivato in comunità, mentre mi perquisivano, all'improvviso ho sentito una gran pace intorno e ho visto un gran luce davanti a me. Evidentemente la stavo vedendo solo io, perché non la notò nessuno di quelli che stavano con me in quel momento. Comunque mi sono sentito immerso in quella "cosa" (luce, pace, senso di gioia, benessere ecc.) - soltanto che adesso mi mancano le parole adeguate per descriverla. In quel momento sapevo di essere arrivato nel posto giusto, anche se era tutto nuovo per me.
Andò tutto bene per un tempo finché, ancora una volta, mi feci distrarre dai miei pensieri negativi, non dando valore a quella luce che mi si era rivelata quella sera. Dentro di me, però, avevo provato qualcosa di forte, sebbene non sapessi da dove proveniva. Pensavo di andarmene, ma qualcosa dentro mi tratteneva. Mi ricordai di quel momento iniziale, e decisi di andare avanti nel programma comunitario vedendo ogni giorno che tutti mettevano in pratica i valori della Bibbia. Col tempo iniziai a capire il perché si faceva. Così, pian piano, anch'io andai alla ricerca di un qualcosa, pur non sapendo di che cosa si trattasse. Ho proseguito quel percorso, e molte volte il Signore mi ha parlato attraverso la Sua Parola, cioè, la Bibbia. Ho ascoltato la Sua voce, quella voce interiore che comunicava con il mio essere più intimo, e alle fine mi son reso conto che Lui, il Signore, era l'Unico che avrebbe potuto colmare quel gran vuoto che il mondo con i suoi valori aveva creato in me, e che io avevo cercato di riempire con la droga, le donne, i soldi, ecc.
Oggi ho deciso di seguire il Signore con tutto il cuore e con tutta l'anima, e mi sento davvero benedetto in tutti i sensi. Non solo non mi drogo più, Dio mi ha trasformato e, pur essendo ancora lo stesso Angelo, tuttavia sono una persona nuova!


 

SENZA LA DROGA NON MI PIACEVO!

 

"Mamma, mamma! Svegliati! Non lo farò più! Te lo giuro! Mamma!"Nonostante l'implorassi, lei restava svenuta sul pavimento . Mi abbassai in lacrime scioccato tentando di rianimarla e continuando a gridarle: "Non lo farò più …. Non voglio più quei soldi. Per favore, alzati! Cosa ho fatto!" Non riuscivo a credere di essere arrivato al punto di picchiare mia madre.
Per l'ennesima volta le stavo chiedendo del denaro per bucarmi giurandole che sarebbe stato l'ultimo buco. Era diventato ormai un'abitudine chiederle soldi per drogarmi. Ero pieno di rabbia per la brutta astinenza che in quel momento passavo. Il suo "no" mi mandò su tutte le furie e non fui più in grado di controllare le mie azioni. Le diedi due schiaffi con tutta la forza facendola svenire. Mi sentii un verme! Per me era la fine!

Mi chiamo Salvatore, ho 29 anni, e sono di Napoli. Con la morte improvvisa di mio padre nell'86, mi veniva a crollare un mito. Ero figlio unico ed adoravo mio padre. Credevo che non gli sarebbe mai potuto capitare niente di grave perché lui, il mio idolo, era forte, un bravo musicista di 36 anni, per il quale provavo tanto amore ed ammirazione per come lui era, cioè, un bell'uomo con tanto fascino e sempre accerchiato da amici e belle ragazze. Aveva una macchina sportiva molto appariscente, ed una moto grande: tutto ciò che un ragazzino di 13 anni desidera avere da grande. Mi sforzavo di essere come lui ma avevamo due caratteri troppo diversi. Lui era così esplosivo nella sua spontaneità con tutti, ed io così riservato; per me era uno sforzo riuscire a somigliargli . Dopo la sua morte, mi trovai a dover dimostrare a mia madre e a me stesso di essere una persona decisa e matura, in grado di saper prendere le giuste decisioni. Ma non era vero!

Subito dopo, a 14 anni, cominciai con il mio primo spinello. Non mi piaceva perché invece di farmi avere un carattere brillante, mi rallentava, mi faceva essere ancora più timido di quanto già non lo fossi, allontanandomi da quella visione che avevo di mio padre. Non era quello che cercavo e così, giorno dopo giorno, per me fu un continua ricerca di esperienze nuove provando ogni cosa che la società mi potesse offrire.


In quegli anni l'eroina e la cocaina erano molto di moda tra i giovani. "Ecco, quello che cercavo, questa sostanza mi fa essere come mio padre". Ben presto mi resi conto che anche non avendo ancora alcuna dipendenza fisica, senza la droga non mi piacevo e non ero così interessante nel rapporto con gli altri e così, volendo esserlo, cominciai a farne un uso giornaliero. Infatti, verso i 16 anni, aiutato da amici più grandi di me, mi bucai per la prima volta. Ormai c'ero dentro fino al collo, anche perché all'inizio per me era così facile drogarmi e nasconderlo alla mia famiglia, non avendo ancora il bisogno costante di rubare.

Verso i 18 anni, frequentando i locali notturni con i miei amici, conobbi l'ecstasy. Ben presto diventammo uno dei primi gruppi che organizzava serate e spacciava ecstasy all'interno delle discoteche. I miei amici, che fumavano solo hascisc e "calavano" ecstasy ed LSD, non ammettevano che le persone facessero uso di eroina; tuttavia a me piaceva e continuavo a consumare eroina di nascosto da loro, e pian piano mi allontanai da quel gruppo. In quel mondo, oltre alla droga, regnava anche l'omosessualità e l'ambiguità sessuale. Ti potevi trovare nelle situazioni più strane, avere rapporti con ragazze delle quali forse dopo non avresti ricordato neanche il nome, ma allora era solo un vanto, un dimostrarsi e dimostrare agli altri di essere uomo. Oggi mi ricordo di quell'atmosfera in maniera molto offuscata, come se fosse stato un sogno.
Dentro di me c'era sempre quella brama di voler essere come gli altri, poiché mi sentivo profondamente diverso. C'era costantemente quella penombra che mi perseguitava, un'ombra che cercavo di soffocare con tutte le mie forze! Ricordavo di un passato molto più lontano, durante la mia adolescenza, un passato che mi portava all'affannosa ricerca di essere come gli altri e che mi aveva condotto ad una trappola quasi perfetta, che avrebbe segnato la mia vita.

Io e la mia famiglia avevamo l'usanza di trascorrere le feste e le vacanze estive a casa di un nostro parente stretto, e tutto fu normale fino a quando avevo 9 anni. Mio cugino, che aveva allora 17-18 anni, cominciò ad insegnarmi cosa era il sesso ed io ero in quell'età dove si prova molta curiosità a riguardo. Lui mi mostrava giornali e video pornografici, in particolare quelli dove erano raffigurate scene omosessuali; in questo modo travisò in me l'immagine del sesso, dicendomi che quella non era altro che una forma come le altre. Così, per qualche anno, tra me e lui ci fu una forma di gioco segreto nel quale io acconsentivo ma senza provare alcun piacere, lo facevo solo perché era il modo che avevo conosciuto e che avevo scoperto facevano in tanti.
Desideravo tanto essere come gli altri! Questo 'gioco' finì non appena maturai quel poco da capire cosa erano realmente i miei gusti sessuali; avevo 13 anni, ma già avevo già una grossa ferita dentro. Odiavo con tanta rabbia quella persona che aveva abusato di me con l'inganno ed aveva approfittato della mia innocenza infantile. Anche se quell'esperienza e quella persona erano state rinnegate e scacciate dalla mia mente, quando mi trovai nel baratro e nella disperazione dell'astinenza incontravo volontariamente degli omosessuali per denaro o addirittura in cambio di una dose.

Anche se tutto questo mi faceva schifo e non mi dava alcun piacere, mi autogiustificavo, sostenendo che quello per me era solo uno scheletro nell'armadio che ormai faceva parte di me e del mio passato che ogni tanto ritornava; pensavo: "Ormai la mia anima è stata invasa e violata nel suo intimo. Adesso niente più mi spaventa, non ho più bisogno di creare in me una dignità umana. Niente mi potrà fare più male di quanto non mi sia già stato fatto. Devo trovare qualcosa in grado di scrollarmi da dosso questo peso!"

Nel '93 partii per il militare e scelsi di far carriera in qualche corpo operativo per dimostrare a me stesso che ero veramente un uomo, anzi un uomo forte, addirittura migliore di altri, ma la mia decisione di arruolarmi fu anche per allontanarmi da Napoli; forse così qualcosa sarebbe cambiata, visto che ero completamente incatenato dalla droga e fisicamente l'astinenza mi costringeva a dovermi drogare più volte al giorno.
Ma partire non servì a nulla. Già al Centro Addestramento Reclute, dove i primi giorni ero in astinenza, incontrai un mio vecchio amico con il quale mi ero drogato a Napoli, e con lui ricominciai subito. Anche lui mise firma, e guarda un po', avemmo la stessa destinazione!
Io riuscivo a mascherare bene la mia condizione ma il mio amico un po' meno, infatti fu cacciato dopo circa un anno. Continuavo a nascondere il mio problema dietro una parvenza di bravo ragazzo con una bell'auto, ben vestito e ben voluto e rispettato da tutti. Finalmente ero riuscito ad avere tutto quello che avevo desiderato da piccolo e perfino quella dignità che mi era stata rubata!

Feci varie missioni ma quella che mi segnò di più fu nel '96 in Bosnia, poiché in quel contingente eravamo in 5 a drogarci e a turno andavamo in licenza per portare poi un rifornimento di eroina all'accampamento. Quando venne il mio turno di andare in licenza, al ritorno mi trovavo a Pisa per prendere l'aereo militare che mi avrebbe riportato a Sarajevo. Fui fermato dalla polizia civile e subito arrestato perché mi trovarono addosso una trentina di dosi. Allora ero un graduato dell'esercito e le autorità, mi mandarono in convalescenza, chiedendomi di usufruire di un precongedo, così non andai in galera.

Il mio dramma cominciò allora ad aggravarsi. Persi il lavoro; il conto in banca in poche settimane si azzerò andando in rosso, e la mia famiglia venne a sapere del mio problema. Il mio baratro era sempre più profondo e cominciai a perdere di nuovo la mia dignità (semmai prima ne avessi un po'!). Mi trascuravo, cominciavo a fare piccoli furti d'auto, di moto, e rapine. Provai ogni tipo di rimedio per poter smettere, ma fu tutto vano: le mie forze scemavano sempre di più. Poiché l'astinenza cresceva anche per colpa degli psicofarmaci, non avevo neanche più la forza di rubare. Cercai così di servirmi di quello che avevo in casa vendendomi di tutto, chiedendo a mia madre del denaro giurando che sarebbe stato l'ultimo buco. Erano passati degli anni da quegli ultimi buchi giurati a mia madre, ormai avevo 25 anni e quei due schiaffi che le avevo dato mi portarono alla conclusione che solo la morte avrebbe dato pace a me, e serenità alla mia casa! Infatti, tentai il suicidio con gli psicofarmaci cercando di andare in overdose, ma senza esito.

Un giorno un ragazzo, con il quale mi ero drogato qualche volta, mi diede un foglietto con un numero telefonico scritto a penna. Lo misi in tasca e pochi giorni dopo, vagando per strada senza meta dopo essermi fatto, mi venne in mente di chiamare quel numero. Rispose il Centro Betel, ed entrai in comunità la mattina dopo. Benché mi avessero raccomandato di restare per almeno un anno, mi ero prefissato di fare non più di un mese - il tempo di riprendermi fisicamente. Ma non appena mi sentii meglio, mi resi conto che avevo bisogno di più tempo perché volevo fare quest'altra esperienza per me nuova. Visto che ero ateo e che non credevo a nulla, tutto mi incuriosiva e decisi di fermarmi un attimo per riflettere. Arrivai alla conclusione che tutto ciò che avevo fatto e creduto fino a quel momento mi aveva portato solo a commettere innumerevoli errori, e che era proprio quello il momento adatto per dare una svolta alla mia vita. Avevo bisogno di azzerare tutto e ricominciare daccapo.

La mia nuova ricerca di Dio mi dava sempre di più un senso di sana pace (anziché la falsa "pace" dell'eroina), e quella nuova vita mi piaceva. Imparavo a dipendere da Dio, cioè, a comunicare nel modo più intimo a Colui che stava creando in me un carattere forte e sicuro, e cosa più importante, stava facendo in modo che mi potessi sentire una persona normale: quello che avevo sempre desiderato senza aver più bisogno di quella sostanza per esserlo.
Oggi mi sento proprio speciale agli occhi di Dio, perché sono stato pulito e restaurato da Lui, che ha gettato in fondo al mare tutto ciò che era il mio passato. Ecco perché riesco a parlare del mio passato così apertamente: è per Grazia di Dio che son potuto nascere di nuovo.
Oggi con mia madre ho un rapporto bellissimo, ed anche lei è riuscita a dimenticare tutto ciò che è stato il nostro travaglio come se fosse stato solo un brutto incubo, anche dopo aver notato in me un cambiamento radicale.
Sono felicemente sposato con Giovanna ed aspettiamo un bambino, ed anche se lei non ha avuto la mia stessa esperienza di droga, riesce benissimo a capirmi, ad amarmi e, qualche volta, a "sopportarmi", proprio perché abbiamo la stessa visione, quella di amare Dio nel medesimo modo. Ora le nostre vite sono veramente serene, nonostante i problemi che la vita comporta.
Dio vuole riscattare tutti gli uomini, e anche te che forse non hai niente a che vedere con la mia testimonianza. Forse la tua vita è vuota e manca di qualcosa. Ti dico che la salvezza è molto vicina a te e che Dio è pronto a togliere ogni tipo di male che affligge la Sua creatura. Nella Bibbia è scritto: "Egli lo trovò in una terra deserta, in una solitudine desolata e squallida . Egli lo circondò, ne prese cura e lo custodì come la pupilla del Suo occhio." Qualunque possa essere il tuo deserto, prova ad uscirne gustando la serenità che solo Dio può dare.
Te lo dice una persona che si sforzava inutilmente di essere come gli altri, ma che oggi, senza alcun merito, è speciale agli occhi di Dio… proprio come lo sei anche tu!

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