PROPOSTA DI RIFLESSIONE IN MERITO ALLE CENTRALI DELLA BASSA

I presbiteri don Claudio Andreoletti curato di Borgo San Giacomo, don Amatore Guerini parroco di Mairano, don Alessandro Lovati parroco di Faverzano, don Sergio Mariotti parroco di Offlaga, don Domenico Paini curato di Manerbio, don Gabriele Scalmana incaricato per la pastorale del creato nella diocesi di Brescia, in data 8 aprile 2002, si sono incontrati presso la canonica di Faverzano per riflettere sull'emergenza ecologica che ha investito la nostra zona, soprattutto in merito alla progettata costruzione delle centrali termoelettriche di Calvisano (2 da 400 MW), Mairano (400 MW), Offlaga (1600 MW).
Poichè noi crediamo che la natura è Creazione, cioè dono di Dio da gestire con responsabilità, questa enorme concentrazione di unità produttive elettriche ci preoccupa molto, tenuto anche conto che si inserisce in un territorio già gravato da altre non piccole problematiche ambientali, quali le cave, varie industrie chimiche, una programmazione del territorio spesso confusa e speculativa, un probabile termodistruttore (a Dello?), un'agricoltura per alcuni aspetti fin troppo intensiva.
A partire quindi dalla nostra fede, desideriamo invitare alla riflessione la società civile, le nostre comunità cristiane, le autorità, i comitati locali.
Alla società civile:
1. Dobbiamo meditare sul futuro della nostra società. Un cosiddetto sviluppo che introduca nell'ambiente veleni dannosi alla salute e distrugga ulteriormente il capitale naturale consegnatoci dalla storia, non ci sembra accettabile nè per noi nè per le generazioni future.
2. Noi proponiamo come regola di esistenza la "sobrietà felice". Ciò significa assumere uno stile di vita materialmente semplice (esemplificando: acquistare solo cose che ci sono veramente necessarie, consumare meno energia eliminando gli sprechi e restando nel limite di 3 kW di elettricità per famiglia senza passare ai 4,5 kW, produrre meno rifiuti riciclando il più possibile i materiali e aderendo alla raccolta differenziata, usare l'automobile il meno possibile compatibilmente con le nostre vere necessità, privilegiando il trasporto pubblico) e dare molto più spazio ai valori spirituali in senso ampio, cioè la vita sociale, la cultura, la ricerca scientifica, lo sport praticato, la musica, la religione.
3. La nostra zona dovrebbe essere rispettata nella sua vocazione preminentemente agricola (che preferiremmo fosse di tipo cosiddetto "biologico") considerando che la nostra è una terra molto fertile; questo contesto può abbinarsi all'attività artigianale o anche naturalistica (il parco dell'Oglio) che, se incrementate, porterebbero sicuramente ad un aumento dei posti di lavoro.
Non potrebbe inserirsi armonicamente, invece, una realtà pesantemente industrializzata, richiamata dal facile approvigionamento energetico.
4. La possibilità di nuovi posti di lavoro creati dalla realizzazione dei progetti in discussione non può lascirci indifferenti. Tuttavia si deve riconoscere che nella nostra realtà il lavoro, comunque, non manca, come testimonia anche il folto gruppo di lavoratori immigrati presenti.
Alla comunità cristiana:
1. La fede cristiana parte dall'affermazione: "Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore e signore del cielo e della terra". E' un'affermazione impegnativa, che ci obbliga ad accogliere la natura non come un possesso, ma come una "concessione" da amministrare oculatamente.
2. Noi cristiani, quindi, abbiamo una testimonianza molto importante da offrire alla società attuale. Essa consiste nel proporre un modo di vivere che trovi la sua felicità non nel consumismo e nel denaro, ma nel relazionarci con semplicità alla natura e al prossimo, nella ricerca dei valori spirituali, sia laici che religiosi. Questo dovrebbe essere vero per ognuno di noi singolarmente, ma anche e soprattutto per le famiglie cristiane e per le strutture ecclesiastiche, come gli oratori, gli istituti religiosi, le parrocchie.
3. Noi ci rivolgiamo soprattutto ai giovani cristiani, affinchè progettino la loro vita non sulla base del piacere e dello spendere ad ogni costo, ma come servizio alla società presente e futura, che sarà la loro, nella prospettiva di un bene comune che includa anche la natura e si allarghi ai confini del mondo intero. Noi vorremmo che i giovani credenti fossero testimoni convincenti di questo modo di pensare e di agire anche presso gli altri giovani loro coetanei.
Alle autorità:
1. Ci rendiamo conto che le nostre amministrazioni locali tante volte devono fare i conti con una disponibilità di cassa che impedisce la realizzazione di opere pubbliche anche urgenti . A noi sembra tuttavia, che l'eccessivo peso dato al denaro possa talvolta rendere succubi di scelte che avrebbero bisogno di assoluta lucidità civica e alto senso critico. Il fatto ad esempio, che le centrali siano una buona fonte di entrate pecuniarie per le casse comunali , non può essere "la" ragione per accettarle. Il buon amministratore guarda al bene comune del territorio di propria competenza, inserito nel più generale bene nazionale ed internazionale; tale bene comune non può prescindere dalla sostenibilità ambientale e dalla vivibilità anche futura della terra.
2. In particolare, l'energia elettrica, soprattutto dopo la sua privatizzazione, si sta sempre più rivelando una grande operazione economica, che risponde non a logiche di bene comune, ma a pure logiche affaristiche. Noi desidereremmo che le autorità, invece di puntare sui grandi progetti, per loro natura incontrollabile e rischiosi, stimolassero molto di più il risparmio pubblico e privato dell'energia e promuovessero con maggiore convinzione l'uso delle energie rinnovabili. Se l'enormità di capitali investiti per la costruzione delle citate centrali venisse impiegata per sostenere la diffusione dei pannelli solari o nella ricerca di migliori sistemi di risparmio o nella riconversione di centrali già esistenti per aumentare il rendimento, si raggiungerebbe lo stesso risultato con molti meno rischi.
3. Grandi centrali come quelle progettate, anche se a metano, sono nocive all'ambiente globale terrestre. Come tutti sanno il metano stesso e l'anidride carbonica sono tra i principali gas-serra, senza contare gli altri inquinanti emessi e il calore residuo liberato nell'ambiente. A ciò si aggiungono gli inevitabili problemi legati all'inquinamento elettromagnetico e acustico, all'aumento del traffico autoveicolare, allo sconvolgimento del nostro attuale ecosistema agricolo.
Ai comitati locali:
1. Diamo il nostro sostegno ai comitati locali, anche se non sempre è possibile per noi preti intervenire di persona alle riunioni per impedimenti dovuti ad altri impegni. Molti cristiani però vi sono coinvolti e quindi è praticamente sempre assicurata la presenza di qualche membro della comunità.
2. Il nostro sostegno è però legato a due condizioni: (1) che non ci si limiti ad una estemporanea protesta contro le scelte delle autorità, ma ci si converta ad un progetto nuovo di società, con proposte concrete alternative rivolte agli amministratori e con un impegno personale sincero di sobrietà e di autocontrollo; (2) che si utilizzino solo strumenti legali, senza alcuna ombra di violenza, con un atteggiamento sereno e costruttivo verso tutti, mettendo in primo piano la verità delle intenzioni e delle parole.
3. Proponiamo un'azione in due tappe: (1) puntare alla cancellazione dei progetti di centrali e alla stesura di programmi alternativi di risparmio, di uso di energie rinnovabili, di valorizzazione del nostro territorio a scopo agricolo, naturalistico o paesaggistico; (2) in subordine, se impossibile il primo punto, puntare ad un drastico ridimensionamento di dette centrali e ad una gestione pubblica, anche se all'interno delle aziende private, di tutti i sistemi di controllo delle emissioni e dei danni ambientali, ben sapendo che sarebbe piuttosto ingenuo lasciare che il controllato sia anche controllore dei propri dati.
Dopo la stesura di queste riflessioni, condividendo le linee del documento, hanno aderito i seguenti sacerdoti: don Santino Baresi parroco di Cignano, don Vittorio Brunelli parroco di Dello, don Annibale Baronchelli parroco di Borgo San Giacomo, don Luigi Gandossi parroco di Calvisano, don G.Pietro Doninelli curato di Calvisano, don Carlo Bosio parroco di Longhena.

Faverzano, 19 Aprile 2002

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