Domenica 27 aprile 2003

 

I sei sindaci del Comitato che rappresenta i 35 Comuni dei Distretti sociosanitari 8 e 9 hanno incontrato l’assessore regionale Bernardo
Dalla Bassa nuovo no alle centrali
Soddisfazione per il Piano energetico della Lombardia, ma impegno a tener duro


Graziano Guerini

BASSA BRESCIANA

Soddisfazione per l’indicazione del Piano energetico regionale, che fissa in 1.300 Mw l’ulteriore fabbisogno di potenza termoelettrica in Lombardia, a fronte di richieste di centrali per un totale di 15mila Mw; ma nel contempo impegno a tener duro, per impedire che vengano realizzate nuove centrali nella Bassa. È questo il senso del messaggio portato dai sei sindaci del Comitato di rappresentanza dei sindaci dei distretti sociosanitari 8 e 9 della Bassa Bresciana all’assessore regionale ai Servizi di pubblica utilità, Maurizio Bernardo nell’incontro tenuto a Milano il 17 aprile. Ieri i sei primi cittadini, riuniti nella sala consiliare del Comune di San Paolo, hanno illustrato le ultime mosse di una battaglia avviata ormai da molti mesi, che non intendono abbandonare fino a che non avranno le necessarie garanzie.Erano presenti all’incontro il sindaco di Barbariga Stefano Scalvenzi, di Corzano Stefano Inverardi, di Ghedi Osvaldo Scalvenzi, di Pompiano Gianfranco Tortella, di Offlaga Cesare Tomasoni e di San Paolo Fausto Gardoni. Iniziamo dai dati positivi: la Regione, approvando il Piano energetico, ha stabilito in 1.300 Mw la potenza termoelettrica aggiuntiva ancora necessaria alla Lombardia, sempre che vengano portati a compimento i progetti già in itinere (e non riguardanti il Bresciano), che dovranno garantire alla nostra Regione una nuova potenza di 7.800 Mw. Un dato che i sindaci considerano favorevolmente, sia perchè di gran lunga inferiore alla domanda di installazione di nuova potenza (assommava in totale a 15mila Mw), sia perchè le indicazioni territoriali di ubicazione degli impianti pongono al primo posto le province di Mantova, Lodi e Cremona e solo al seconda quelle di Brescia e Bergamo (Milano è addirittura classificato al terzo posto). La prima considerazione che ne discende è che alla luce di queste indicazioni non hanno più nessuna ragione di esistere le ipotesi delle nuove centrali di Offlaga (800 Mw) e Mairano e Calvisano (400 Mw ciascuna), che determinerebbero nella sola nostra provincia una potenza addirittura superiore a quella necessaria in tutta la Lombardia. In sostanza, sottolineano i sindaci, il Piano energetico regionale e le indicazioni relative alle priorità delle aree di ubicazione azzerano ogni programma precedente, postulano un nuovo assetto, impongono un confronto col territorio. Proprio in prospettiva di questo i sindaci, incontrando l’assessore regionale, hanno messo le mani avanti, presentando un lungo documento che puntualizza dettagliatamente tutte le ragioni per cui la Bassa non si presta alla localizzazione delle centrali. Se sotto il profilo della convenienza economica le richieste dei produttori di energia avevano puntato su questa zona in quanto ben servita dai metanodotti, ricca di acqua, con aree dai costi non proibitivi, i sindaci ribaltano il discorso indicando in primo luogo la vocazione agricola della Bassa (Brescia ha la più alta produzione di latte), che risulterebbe penalizzato da tali insediamenti. Ma il cahier di doleances non si ferma qui: elenca ancora «una dinamica atmosferica molto lenta, che impedisce una normale dispersione delle emissioni»; il netto dissenso di popolazione ed amministratori, espresso attraverso referendum e l’impegno della Giunta tutta, nel caso di Offlaga, a dimettersi senza presentare nuove liste nel caso si proceda contro la volontà degli offlaghesi; l’alto costo dell’energia che verrebbe prodotta nel Bresciano, non in grado di competere in termini di prezzi con l’energia di importazione; il prounciamento dello stesso assessore provinciale Enrico Mattinzoli, secondo il quale i consumi previsti al 2010 dal Piano energetico regionale sono superiori a quelli stimati dall’Amministrazione provinciale stessa; e molto altro ancora. Quali le possibili soluzioni secondo i sindaci bresciani? Il solo incremento di un paio di punti percentuali della quota di energia importata potrebbe facilmente coprire l’ulteriore fabbisogno. Ma basterebbe anche solo sfruttare al meglio l’eccesso di offerta di potenza installata con l’adeguamento delle reti di distribuzione, che rappresentano il buco nero che ne impedisce attualmente la fornitura laddove è necessario. In conclusione la Bassa non necessita di ulteriore energia, ma chiede la tutela delle sue produzioni. Lo chiedono i sindaci a nome di una popolazione di centocinquantamila persone.




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